Posto la prima parte della traduzione di un lungo saggio di Padre Seraphim Rose sul movimento del "rinnovamento carismatico", in cui l'autore va al di là dell'argomento specifico per trattare diffusamente del concetto - importantissimo, soprattutto al giorno d'oggi - di prelest , o "inganno spirituale".

Gian Piero


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IL "RINNOVAMENTO CARISMATICO" COME SEGNO DEI TEMPI

di Fr. Seraphim Rose


Nota. Fr. Seraphim Rose (1934-1982), fu un monaco Ortodosso dell’antica tradizione, che dedicò la sua vita a risvegliare il moderno uomo dell’Occidente a verità spirituali ormai dimenticate. Dalla sua remota cella sui monti della California del nord, Seraphim produsse scritti diffusi in tutto il mondo in milioni di copie. Al giorno d’oggi, egli è il più amato scrittore spirituale in Russia. I suoi libri L’Ortodossia e la religione del futuro e L’anima dopo la morte hanno cambiato molte vite con la loro verità sobria e priva di compromessi. L’articolo che presentiamo risale agli anni ’70. Da allora il movimento carismatico ha fatto ulteriori rapidi progressi, con eventi come la Benedizione di Toronto (il “Movimento della Santa Risata”). Questo saggio tratta del movimento carismatico in sé, e non intende condannare le persone che vi partecipano.

"COSTA DEIR PRESE IL MICROFONO e ci disse che il suo cuore soffriva per la Chiesa Greco-Ortodossa. Chiese all’episcopaliano Padre Driscoll di pregare affinché lo Spirito Santo soffiasse in quella Chiesa, così come stava soffiando nella Chiesa Cattolica. Mentre Padre Driscoll pregava, Costa Deir piangeva al microfono. Dopo la preghiera vi fu un lungo messaggio “in lingue”, ed un’interpretazione altrettanto lunga del medesimo, in cui si affermava che le preghiere erano state ascoltate e che lo Spirito Santo avrebbe soffiato nella Chiesa Greco-Ortodossa, risvegliandola. Allora vi fu un’esplosione così forte di pianti e di invocazioni, che io mi ritrassi emotivamente...Ma mi sentii dire una cosa sorprendente: ‘Il giorno in cui leggeremo come lo Spirito si muove nella Chiesa Greco-Ortodossa, ricordiamoci di essere stati qui, nel momento in cui tutto cominciò’ “. [1].
Sei mesi dopo gli eventi sopra descritti, accaduti in occasione di un incontro “carismatico” interdenominazionale a Seattle, i Cristiani Ortodossi cominciarono a sentir dire, in effetti, che lo “spirito carismatico” stava muovendosi nella Chiesa Greco-Ortodossa. Dal gennaio del 1972, la rivista Logos di Fr. Eusebio Stephanou cominciò a parlare di questo movimento, già iniziato in varie parrocchie greche e siriache d’America, e che adesso si era diffuso anche in altre parrocchie, attivamente promosso da Fr. Eusebio. Dopo aver letto, nelle pagine che seguono, la descrizione di questo “spirito” dalle parole stesse dei suoi maggiori rappresentanti, non sarà difficile credere che il fenomeno, in realtà, ebbe origine nel mondo ortodosso ad opera di “Cristiani interdenominazionali”. Ma l’unica conclusione che può emergere da questa descrizione è, certamente, che lo spettacolare “risveglio carismatico” del giorno d’oggi non è solo un fenomeno di iper-emozionalismo e di “revivalismo” protestante - benché questi elementi siano fortemente presenti - , bensì l’opera di uno “spirito” che può essere invocato e che opera “miracoli”.
La domanda cui cercheremo di rispondere in queste pagine è: chi o cosa è questo spirito? Come Cristiani Ortodossi, sappiamo che non è solo Dio ad operare miracoli; anche il diavolo ha i suoi “miracoli”, e può infatti imitare qualsiasi genuino miracolo di Dio. In questo saggio cercheremo dunque, con grande cautela, di “mettere alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio" (1 Giov 4:1). Inizieremo con un breve inquadramento storico, poiché nessuno può negare che il “rinnovamento carismatico” è entrato nel mondo Ortodosso dalle denominazioni Protestanti e dalla Chiesa Romano-Cattolica, che a loro volta lo hanno ricevuto dalle sette Pentecostali.

Il movimento Pentecostale

IL MODERNO MOVIMENTO PENTECOSTALE, a prescindere dai suoi antesignani del XIX secolo, ha avuto origine precisamente alle 19.00 del 31 dicembre 1900. Prima di quel momento, Charles Parham, pastore Metodista di Topeka (Kansas), per porre rimedio alle manchevolezze del suo ministero cristiano, con un gruppo di studenti si era impegnato nello studio del Nuovo Testamento allo scopo di scoprire il segreto del potere della Cristianità apostolica. Gli studenti finirono col dedurre che tale segreto risiedesse nel “dono delle lingue” che, a loro parere, accompagnava sempre la discesa dello Spirito Santo negli Atti degli Apostoli. Con crescente eccitazione e tensione, Parham e i suoi studenti decisero di pregare finché non avessero essi stessi ricevuto il “Battesimo dello Spirito Santo”, insieme alla capacità di parlare in lingue. Il 31 dicembre 1900 essi pregarono dalla mattina fino alla notte, ma senza successo; finché una ragazza suggerì che mancava un ingrediente all’esperimento: l’ “imposizione delle mani”. Parham impose le mani sul capo della ragazza, che immediatamente cominciò a parlare in una “lingua sconosciuta”. Nel giro di tre giorni furono effettuati molti altri “Battesimi” del genere, fra cui quello dello stesso Parham e di dodici altri ministri di varie denominazioni; e ognuno dei “Battesimi” fu accompagnato dal fenomeno del “parlare in lingue”. Ben presto il revival si diffuse nel Texas, ed ebbe uno spettacolare successo in una piccola chiesa negra a Los Angeles. Da allora il fenomeno di è diffuso in tutto il mondo e conta una decina di milioni di seguaci.
Per circa cinquant’anni il Movimento Pentecostale è rimasto una realtà settaria, e ovunque è stato accolto con ostilità dalle chiese “ufficiali”. Tuttavia, col tempo, il “parlare in lingue” ha cominciato a manifestarsi anche in queste ultime, benché sulle prime alla cosa non fosse data molta pubblicità; finché nel 1960 un prete episcopale vicino a Los Angeles dette un grande impulso al fenomeno, dichiarando pubblicamente di aver ricevuto il “Battesimo dello Spirito Santo” e di aver parlato in lingue. Dopo qualche ostilità iniziale, il “risveglio carismatico” ottenne l’approvazione, ufficiale o ufficiosa, di tutte le maggiori denominazioni, e si diffuse rapidamente in America e altrove. Perfino la Chiesa Romano-Cattolica, un tempo rigida ed esclusivista, una volta accolto il “risveglio carismatico” (verso la fine degli anni ’60) è stata entusiasticamente coinvolta in questo movimento. In America, i vescovi romano-cattolici approvarono il movimento nel 1969; e le poche migliaia di Cattolici coinvolti sono aumentati fino a raggiungere le centinaia di migliaia, che si riuniscono periodicamente in conferenze “carismatiche” locali e nazionali i cui partecipanti raggiungono talvolta le decine di migliaia. I paesi romano-cattolici d’Europa sono diventati anch’essi entusiasticamente “carismatici”, come testimonia la conferenza “carismatica” che ha avuto luogo nell’estate del 1978 in Irlanda, a cui hanno presenziato migliaia di preti irlandesi. Poco prima della sua morte Papa Paolo VI ha incontrato una delegazione di “carismatici”, proclamando in quell’occasione di essere anche lui un “pentecostale”.
Quale può essere il motivo di un simile, spettacolare successo di un revival “cristiano” in un mondo apparentemente “post-cristiano”? La risposta si trova, senza dubbio, in due fattori: primo, un terreno ricettivo che comprende quei milioni di “Cristiani” che considerano loro religione arida, eccessivamente razionale, esteriore, priva di fervore o di potere; secondo, lo “spirito” evidentemente dotato di grande potenza che si nasconde dietro i fenomeni, e capace, se vi sono le condizioni adatte, di produrre una moltitudine e varietà di fenomeni “carismatici”, fra cui la guarigione, la glossolalia, il dono dell’interpretazione e della profezia; e, sullo sfondo, un’esperienza ineffabile chiamata “Battesimo dello (o nello, o con lo) Spirito Santo”.
Ma cos’è questo “spirito”? E’ significativo che questa domanda venga raramente, o mai, posta dai seguaci del “rinnovamento carismatico”. La loro esperienza “battesimale” è così potente, ed è stata preceduta da una così efficace preparazione, con forti preghiere ed aspettative, che essi non hanno alcun dubbio: ciò che hanno ricevuto è lo Spirito Santo, ed i fenomeni che hanno sperimentato sono esattamente quelli descritti negli Atti degli Apostoli. Bisogna aggiungere, poi, che l’atmosfera psicologica del movimento è così unilaterale, e ricca di tensione, che avere dubbi al riguardo sarebbe considerato un atto blasfemo contro lo Spirito. Delle centinaia di libri apparsi sul movimento, ben pochi esprimono dubbi sulla sua validità spirituale.
Per farsi un’idea più chiara delle caratteristiche peculiari del “rinnovamento carismatico”, esaminiamo alcune delle testimonianze e delle pratiche dei suoi partecipanti, mettendole sempre a confronto con la prospettiva della Santa Ortodossia. Queste testimonianze provengono, con poche eccezioni che verranno segnalate, dai libri apologetici e dai periodici del movimento, scritti da autori favorevoli ad esso e che – ovviamente – pubblicano solo quel materiale che sembra avallare le loro posizioni. Faremo inoltre un uso molto parco di fonti strettamente Pentecostali, dedicandoci soprattutto ai seguaci protestanti, cattolici ed ortodossi del “rinnovamento carismatico” contemporaneo.

Lo spirito “ecumenico” del “rinnovamento carismatico”

PRIMA DI CITARE LE TESTIMONIANZE “CARISMATICHE”, noteremo una delle principali caratteristiche dell’originario Movimento Pentecostale, raramente menzionata dagli scrittori “carismatici”: lo straordinario numero e varietà delle sette pentecostali, ognuna con le sue peculiarità dottrinali, e molto spesso non in comunione con le altre. Vi sono “Assemblee di Dio”, “Chiese di Dio”, organizzazioni “Pentecostali” e di “Santità”, gruppi di “Vangelo Integrale”, etc., molti dei quali sono divisi in sette ancora più piccole. La prima cosa che verrebbe da dire riguardo allo “spirito” che anima una tale anarchia è che non si tratta per nulla di uno spirito di unità; e ciò in netto contrasto con la Chiesa Apostolica del I secolo, cui il movimento asserisce di volersi ispirare. Nonostante ciò, nel “rinnovamento carismatico” dello scorso decennio all’interno delle varie denominazioni si parla molto dell’ “unità” che esso ispira. Ma di quale tipo di unità può mai trattarsi? La vera unità della Chiesa, ben nota ai Cristiani Ortodossi sia del I che del XX secolo, o la pseudo-unità del Movimento Ecumenico, che nega l’esistenza stessa della Chiesa di Cristo?
La risposta a questa domanda viene fornita, in termini molto chiari, dal principale “profeta” del Pentecostalismo del XX secolo, David Du Plessis, che negli ultimi venti anni ha attivamente diffuso le notizie riguardanti il “Battesimo dello Spirito Santo” fra le denominazioni appartenenti al Consiglio Mondiale delle Chiese, in risposta ad una “voce” che nel 1951 gli ordinò di dedicarsi a questa missione. "Il risveglio pentecostale all’interno delle chiese è sempre più rapido e potente. La cosa più notevole è che questo rinnovamento si verifica nelle società cosiddette “liberali”, e in misura molto minore in quelle “evangeliche”; e non è affatto presente negli ambienti fondamentalisti del Protestantesimo. Questi ultimi sono adesso i più feroci oppositori di questo glorioso rinnovamento, perché è nel Movimento Pentecostale e nei movimenti modernisti del Consiglio Mondiale che si trovano le più potenti manifestazioni dello Spirito” (Du Plessis, p. 28, [2]).
Anche nella Chiesa Romano-Cattolica il “rinnovamento carismatico” si verifica negli ambienti “liberali”, ed uno dei suoi risultati è quello di incoraggiare ulteriormente il loro ecumenismo e le sperimentazioni liturgiche (“messe rock” e cose del genere); mentre i Cattolici tradizionalisti si oppongono al movimento quanto i Protestanti fondamentalisti. Senza alcun dubbio, l’orientamento del “rinnovamento carismatico” è fortemente ecumenista. Un pastore Luterano “carismatico”, Clarence Finsaas, scrive: “Molti si sorprendono che lo Spirito Santo possa muoversi anche nelle varie tradizioni della Chiesa storica...poco importa che la dottrina della Chiesa in questione sia calvinista o arminiana: ciò prova che Dio è più grande dei nostri credi, e che nessuna denominazione ha il monopolio su di Lui” (Christenson, p. 99). Un pastore Episcopaliano, parlando del “rinnovamento carismatico”, afferma che esso “conduce ecumenicamente ad una notevole unione fra Cristiani di differenti tradizioni, soprattutto al livello delle chiese locali” (Harper, p. 17). Il periodico “carismatico” californiano Inter-Church Renewal è pieno di “dimostrazioni di unità” come questa: “L’oscurità dei secoli veniva dissipata, e una suora romano-cattolica ed un Protestante potevano amarsi l’un l’altro di una strana nuova specie d’amore”. Ciò prova che “le vecchie barriere denominazionali stanno crollando. Le superficiali differenze dottrinali vengono messe da parte, perché tutti i credenti si ritrovino nell’unità dello Spirito Santo.” Il sacerdote Ortodosso Fr. Eusebio Stephanou è convinto che “questo traboccare dello Spirito Santo trascende le linee denominazionali...Lo Spirito di Dio si muove...sia dentro che fuori la Chiesa Ortodossa” (Logos, Jan., 1972, p. 12).
Qui il Cristiano Ortodosso che non trascura di “mettere alla prova gli spiriti” si trova su un terreno familiare, seminato dai soliti luoghi comuni ecumenistici. Ma soprattutto notiamo che questo nuovo “traboccare dello Spirito Santo”, proprio come il Movimento Ecumenico stesso, ha la sua origine fuori della Chiesa Ortodossa; quelle poche parrocchie ortodosse che lo hanno adottato stanno ovviamente seguendo una moda dei tempi, maturata completamente al di là dei confini della Chiesa di Cristo.
Ma coloro che si trovano al di fuori della Chiesa di Cristo, cosa possono insegnare ai Cristiani Ortodossi? E’ certamente vero (nessun Ortodosso consapevole potrebbe negarlo) che talvolta i Cristiani Ortodossi devono vergognarsi di fronte al fervore ed allo zelo di alcuni Romano-Cattolici e Protestanti quanto a frequenza alle sacre funzioni, attività missionarie, preghiera comunitaria, lettura delle Scritture, etc. Pur nel loro errore, i ferventi fedeli non-ortodossi possono far vergognare di sé gli Ortodossi, poiché i loro sforzi per compiacere Dio sono maggiori di quelli compiuti dagli Ortodossi, che possiedono la Cristianità apostolica nella sua pienezza. Gli Ortodossi farebbero meglio ad imparare da loro ed a risvegliarsi alla ricchezza spirituale della loro Chiesa, di cui non si accorgono per pigrizia spirituale o per le cattive abitudini acquisite. Tutto ciò si riferisce al lato umano della fede, agli sforzi umani che possono essere compiuti nelle attività religiose, indipendentemente dal fatto che la propria fede sia giusta o sbagliata.
Il movimento “carismatico”, tuttavia, afferma di essere in contatto con Dio, di aver trovato un modo per ricevere lo Spirito Santo, il traboccare della grazia di Dio. Ma è precisamente la Chiesa, e nient’altro, che nostro Signore Gesù Cristo stabilì come mezzo per comunicare la grazia agli uomini. Dobbiamo forse credere che la Chiesa dev’essere adesso sostituita da alcune “nuove rivelazioni”, capaci di trasmettere la grazia al di fuori della Chiesa, fra gruppi di persone che possono, certo, credere in Cristo, ma che non hanno alcuna conoscenza o esperienza dei Misteri (Sacramenti) che Cristo istituì, e nessun contatto con gli Apostoli ed i loro successori che Egli stesso scelse per amministrare i Misteri? No: oggi come nel I secolo, i doni dello Spirito Santo non vengono rivelati a coloro che si trovano fuori della Chiesa. Il grande Padre Ortodosso del XIX secolo, il Vescovo Teofane il Recluso, scrive che il dono dello Spirito Santo è concesso “proprio attraverso il Sacramento della Crismazione, introdotto dagli Apostoli in luogo dell’imposizione delle mani” (la forma del Sacramento che appare negli Atti degli Apostoli). “Noi tutti, battezzati e cresimati, possediamo il dono dello Spirito Santo...anche se non è attivo in tutti.” La Chiesa Ortodossa offre i mezzi per rendere attivo questo dono, e “non c’è altra via...Senza il Sacramento della Crismazione (o, in epoca precedente, senza l’imposizione delle mani da parte degli Apostoli) lo Spirito Santo non è mai disceso, e non scenderà mai” [3].
In breve: l’orientamento del “rinnovamento carismatico” può essere descritto come una nuova forma di ecumenismo, più profondo o “spirituale”. Ogni Cristiano è “rinnovato” nella sua tradizione, ma nello stesso tempo è stranamente unito ad altri, ugualmente “rinnovati” dalla stessa esperienza nelle loro rispettive tradizioni, che contengono tutte, in varia misura, eresia ed empietà! Questo relativismo conduce anche ad un’apertura a pratiche religiose del tutto nuove, come quando un prete Ortodosso consente a fedeli laici di “imporre le mani” su di lui dinanzi alle Porte Regali di una chiesa ortodossa (Logos, Aprile, 1972, p. 4).
Tutto ciò sfocia nella visione super-ecumenista del principale “profeta” pentecostale, che afferma che molti Pentecostali “hanno cominciato a intravvedere la possibilità che il Movimento diventi la Chiesa di Cristo degli ultimi giorni. Tuttavia, nel corso degli ultimi dieci anni la situazione è completamente cambiata. Molti fratelli sono adesso convinti che il Signore Gesù Cristo, il capo della Chiesa, riverserà il Suo Spirito su ogni carne, e che le Chiese storiche verranno rivitalizzate, o rinnovate, e in questo rinnovamento verranno unite dallo Spirito Santo” (Du Plessis, p. 33). Ovviamente, nel “rinnovamento carismatico” non c’è spazio per coloro che credono che la Chiesa Ortodossa sia la Chiesa di Cristo. Non fa meraviglia che perfino alcuni Ortodossi pentecostali ammettano di essere stati, sulle prime, “sospettosi dell’Ortodossia” di questo movimento (Logos, Aprile, 1972, p. 9).
Ma adesso guardiamo oltre le teorie e le pratiche ecumenistiche del Pentecostalismo, per individuare ciò che realmente ispira e dà forza al “rinnovamento carismatico”: l’esperienza concreta del potere dello “spirito”.

"Parlare in lingue"

SE CONSIDERIAMO ATTENTAMENTE gli scritti del “rinnovamento carismatico”, notiamo che questo movimento somiglia da presso a molti movimenti settari del passato, che si basavano in parte o in tutto su una qualche bizzarra peculiarità dottrinale, o su una certa pratica religiosa. L’unica differenza è che adesso l’accento viene posto su un punto specifico, che nessun settario del passato aveva considerato così centrale: la glossolalia, ovvero il “parlare in lingue”.
Secondo la costituzione di varie sette pentecostali, “Il Battesimo dei credenti nello Spirito Santo è testimoniato da un segno fisico iniziale: il parlare in lingue” (Sherrill, p. 79). E questo non è solo il primo segno della conversione ad una setta, o corrente, pentecostale: secondo le migliori autorità pentecostali, questa pratica deve proseguire, o lo “Spirito” può andare perduto. Scrive David Du Plessis: “La pratica di pregare in lingue dovrebbe continuare, ed aumentare nella vita di coloro che sono battezzati nello Spirito; altrimenti può accadere che le altre manifestazioni dello Spirito si verifichino di rado, o cessino del tutto” (Du Plessis, p. 89). Molti testimoniano, come un Protestante, che la glossolalia “è diventata adesso un accompagnamento essenziale della mia vita di devozione” (Lillie, p. 50). E un libro romano-cattolico sull’argomento, più cautamente, dice che “fra i doni dello Spirito Santo”, quello delle lingue “è spesso, ma non sempre, il primo ad essere ricevuto. Per molti è dunque una soglia, attraverso la quale si passa nel regno dei doni e dei frutti dello Spirito Santo” (Ranaghan, p. 19).
Qui si può già notare un’enfasi che di certo non è presente nel Nuovo Testamento, in cui la glossolalia ha decisamente un significato minore: è solo il segno della discesa dello Spirito Santo il Giorno della Pentecoste (At 2), e in due altre occasioni (At 10 e 19). Dopo il I, o forse il II secolo, la glossolalia non è più menzionata in alcuna fonte ortodossa, e non viene menzionata neppure dai grandi Padri del deserto egiziano, così pieni dello Spirito di Dio da compiere una quantità di stupefacenti miracoli, fra cui risuscitare i morti. L’atteggiamento ortodosso nei confronti della genuina glossolalia può riassumersi nelle parole del Beato Agostino (Omelie su Giovanni, VI:10): "Nei primi tempi, "lo Spirito Santo cadeva su coloro che credevano, ed essi parlavano in lingue” che non conoscevano, "come lo Spirito consentiva loro." Questi erano segni adatti ai tempi. Era infatti opportuno che vi fosse questo segno dello Spirito Santo in tutte le lingue, per mostrare che il Vangelo di Dio avrebbe dovuto diffondersi in tutte le lingue del mondo. Questo fu solo un segno, che passò.” E Agostino continua, come per rispondere ai Pentecostali di oggidì: “Ci si aspetta forse che coloro ai quali vengono imposte le mani parlino in lingue? O, quando abbiamo imposto le mani su questi fanciulli, ognuno di voi aspettava di vedere se essi avessero parlato in lingue? E quando fu evidente che nessuno parlava in lingue, forse che qualcuno di voi fu così perverso di cuore da dire: ‘Questi non hanno ricevuto lo Spirito Santo’?”
I moderni Pentecostali, per giustificare il loro uso delle lingue, citano anzitutto la Prima Epistola di S.Paolo ai Corinzi (Cor 12-14). Ma S.Paolo scrive così proprio perché le “lingue” erano diventate una fonte di disordini nella Chiesa di Corinto; e, anche se non le proibì, minimizzò comunque la loro importanza. Questo passo, lungi dall’incoraggiare il moderno revival della glossolalia, dovrebbe al contrario scoraggiarlo: specialmente quando si scopre (come ammettono gli stessi Pentecostali) che vi sono altri modi di parlare in lingue, per nulla ispirati dallo Spirito Santo! Come Cristiani Ortodossi, sappiamo che parlare in lingue, come vero dono dello Spirito Santo, non può essere concesso a chi non fa parte della Chiesa di Cristo. Ma guardiamo più da vicino questo moderno fenomeno; e vediamo se esso possiede caratteristiche tali da rivelare la sua vera fonte.
Se già siamo resi sospettosi dall’eccessiva importanza attribuita alle “lingue” da parte dei moderni Pentecostali, un esame delle circostanze in cui questo fenomeno si verifica dovrebbe aprirci totalmente gli occhi...
Lungi dall’essere concesso gratuitamente e spontaneamente, senza la cooperazione dell’uomo – come tutti i veri doni dello Spirito Santo –, il moderno “dono delle lingue” può essere provocato quasi a volontà tramite una tecnica regolare di “preghiera” di gruppo molto concentrata, accompagnata da inni protestanti psicologicamente suggestivi (“Egli viene! Egli viene!”), che culmina in una “imposizione delle mani”; e usando talvolta un tipo di sforzo puramente fisico, come la ripetizione continua di una frase (Koch, p. 24), o di suoni emessi dalla bocca. Uno di questi “carismatici” ha ammesso che, come molti altri, dopo aver parlato in lingue “mi misi spesso a pronunciare sillabe senza senso, sforzandomi di dare l’avvio al flusso di preghiera in lingue” (Sherrill, p. 127). Simili sforzi vengono incoraggiati dai Pentecostali: “Emettere suoni dalla bocca non è “parlare in lingue”, ma può significare un onesto atto di fede, che lo Spirito Santo onorerà concedendo a quella persona il potere di parlare in un’altra lingua” (Harper, p. 11). Un altro pastore protestante afferma: “Lo sforzo iniziale di parlare in lingue, credo, è semplicemente un modo per rendersi conto che si deve ‘parlare’...Le prime sillabe e parole possono suonare strane ai vostri orecchi...Esse possono sembrare monche e inarticolate. Potete pensare di stare fingendo. Ma, continuando a parlare con fede...lo Spirito darà forma per voi ad un linguaggio di preghiera e di lode” (Christenson, p. 130). Un “teologo” gesuita racconta come mise in pratica questo consiglio: “Dopo colazione mi sentii fisicamente trascinato verso la cappella, dove mi sedetti a pregare. Seguendo la descrizione fatta da Jim del suo ottenimento del dono delle lingue, cominciai a dire con calma a me stesso: “la, la, la, la”. Con mio immenso stupore, ne seguì un rapido movimento della lingua e delle labbra, accompagnato da un tremendo sentimento di devozione” (Gelpi, p. 1).
E’ mai possibile che un sobrio Cristiano Ortodosso confonda questi pericolosi giochi psichici con i doni dello Spirito Santo?! Qui non c’è nulla di cristiano, nulla di spirituale: siamo piuttosto nel campo dei meccanismi psichici, che possono essere messi in moto per mezzo di ben definite tecniche psicologiche o fisiche; e il “dono delle lingue” sembra giocare il ruolo chiave di una specie di “interruttore”. In ogni caso, non somiglia affatto al dono spirituale descritto nel Nuovo testamento: è simile, piuttosto, alla glossolalia sciamanica, così com’è praticata in alcune religioni primitive, in cui lo sciamano o lo stregone conosce una tecnica ben precisa per andare in trance e comunicare a un “dio”, o ricevere da esso, un messaggio in una lingua ignota [4].
Nelle pagine che seguono incontreremo esperienze “carismatiche” così bizzarre che il paragone con lo sciamanesimo non sembrerà azzardato, soprattutto se comprendiamo che lo sciamanesimo primitivo non è che l’espressione di un fenomeno “religioso” il quale, lungi dall’essere estraneo all’Occidente moderno, gioca invece un ruolo significativo nella vita di alcuni “Cristiani” contemporanei: la medianità.

La medianità "cristiana"

UN ACCURATO ED OBIETTIVO studio sul “dono delle lingue” è stato pubblicato dal pastore Luterano tedesco Dr. Kurt Koch (The Strife of Tongues). Dopo aver esaminato centinaia di esempi di questo “dono”, come esso si è manifestato negli ultimi anni, Koch giunge alla conclusione – basata su riferimenti scritturali – che solo quattro dei casi da lui esaminati potrebbero essere analoghi al “dono” descritto negli Atti degli Apostoli; ma non è sicuro di nessuno di essi. Un Cristiano Ortodosso, che può basarsi sull’intera tradizione patristica della Chiesa di Cristo, sarebbe più severo nel giudizio. Comunque sia, accanto a questi pochi casi su cui il giudizio è incerto, il Dr. Koch ne trova molti altri che possono essere sicuramente considerati casi di possessione diabolica – perché il “parlare in lingue” è, in effetti, una facoltà comune ai “posseduti”. Ma è nella conclusione cui giunge il Dr. Koch che troviamo forse la chiave dell’intero movimento. L’autore conclude che il movimento del “dono delle lingue” non è affatto un “rinnovamento”, perché in esso vi è ben poco pentimento o consapevolezza del peccato, ma è soprattutto una ricerca di potere e di esperienze. Il fenomeno della glossolalia non è il dono descritto negli Atti, né (nella maggior parte dei casi) una vera possessione diabolica; piuttosto, “è sempre più chiaro che, forse, più del 95% dell’intero movimento del “parlare in lingue” ha un carattere medianico.” (Koch, p. 35).
Cos’è un "medium"? Un medium è una persona dotata di una certa sensitività psichica, che la rende capace di essere un veicolo per la manifestazione di forze o esseri invisibili (laddove esseri reali sono coinvolti, come ha chiaramente affermato lo Starets Ambrogio di Optina [5], essi sono sempre gli spiriti caduti, il cui campo di azione è proprio questo, non gli “spiriti dei morti” immaginati dagli spiritisti). Quasi tutte le religioni non-cristiane fanno largo uso di doni medianici, come la chiaroveggenza, l’ipnosi, le guarigioni “miracolose”, l’apparizione e sparizione di oggetti, il loro spostamento da un luogo all’altro, etc.
E’ da notare che facoltà del genere sono state possedute anche da Santi Ortodossi; ma c’è un’enorme differenza fra il vero dono cristiano e la sua imitazione medianica. Il vero dono cristiano della guarigione, ad esempio, è concesso direttamente da Dio in risposta a ferventi preghiere, soprattutto quelle di un uomo particolarmente gradito a Dio, un giusto o un santo (Giac 5:16), ed anche grazie al contatto (ovviamente con fede) con oggetti santificati da Dio (acqua santa, reliquie di santi, etc.; cfr. At 19:12; 2 Re 13:21). Ma la guarigione medianica, come qualsiasi altro dono del genere, si compie tramite certe tecniche e certi stati psichici che possono essere coltivati e fatti “funzionare” con la pratica, e che non hanno alcun rapporto né con la fede né con l’azione di Dio. La capacità medianica può essere acquisita sia per ereditarietà che per trasferimento, grazie ad un contatto con qualcuno che ha il “dono”; o anche tramite la lettura di libri occulti [6].
Molti medium affermano che i loro poteri non sono affatto soprannaturali, ma provengono da una dimensione della natura di cui sappiamo ben poco. Ciò è vero, almeno fino ad un certo punto; ma è anche vero che la “dimensione” da cui provengono queste facoltà è proprio il regno degli spiriti caduti, che non esitano ad approfittarsi dell’opportunità fornita loro dagli incauti che penetrano in questo reame per imprigionarli nelle loro reti, aggiungendo i loro poteri e fenomeni demoniaci allo scopo di condurre le anime a perdizione. Qualsiasi possa essere la spiegazione dei vari fenomeni medianici, nella Sua rivelazione all’umanità Dio ha severamente proibito qualsiasi contatto con questo reame occulto:
" Non si trovi in mezzo a te chi immola, facendoli passare per il fuoco, il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o l'augurio o la magia; né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore.” (Deut 18:10-12; cfr. anche Lev 20:6).

E’ praticamente impossibile conciliare la medianità con un genuino Cristianesimo, poiché il desiderio di fenomeni o poteri medianici è incompatibile col fondamentale orientamento cristiano verso la salvezza dell’anima. Ciò non significa che non vi siano “Cristiani” coinvolti nella medianità, spesso (come vedremo) inconsciamente; significa solo che essi non sono affatto veri Cristiani, che il loro Cristianesimo è in realtà un “nuovo Cristianesimo” come quello predicato da Nicholas Berdyaev, di cui tratteremo più avanti. Il Dr. Koch, pur dal suo punto di vista protestante, fa una valida osservazione quando nota: “Occultismo e spiritismo non danneggiano la vita religiosa. Lo stesso spiritismo, infatti, è in gran parte un movimento ‘religioso’. Il diavolo non attenta alla nostra ‘religiosità’... [Ma] c’è una grande differenza fra essere religioso ed essere rinato nello Spirito di Dio. E’ triste dover ammettere che le nostre Chiese contano più membri semplicemente ‘religiosi’ che veri Cristiani” [7].
La più nota forma di medianità nell’Occidente moderno è la seduta spiritica, in cui si instaura un contatto con certe forze che producono effetti palesi come colpi, voci, vari tipi di comunicazioni come la scrittura automatica e la glossolalia, il movimento di oggetti, e l’apparizione di mani e figure “umane” che possono talvolta essere fotografate. Questi effetti vengono prodotti con l’aiuto di certi atteggiamenti e tecniche, che enumereremo servendoci di uno dei più noti manuali sull’argomento [8].
1. Passività: "L’attività di uno spirito si misura dal grado di passività o sottomissione da lui trovata nel sensitivo o medium...” “La medianità...può essere ottenuta, tramite un assiduo allenamento, da chiunque abbandoni il suo corpo, con la sua volontà e le sue facoltà sensitive ed intellettuali, ad uno spirito che lo invade o lo controlla”.
2. Solidarietà nella fede: Tutti i presenti devono avere “un atteggiamento favorevole al medium”; i fenomeni spiritici sono “facilitati da una certa simpatia che sorge dall’armonia delle idee, delle opinioni e dei sentimenti fra gli sperimentatori e il medium. Quando questa simpatia ed armonia, così come l’abbandono della propria volontà, sono carenti fra i membri del ‘cerchio’, la seduta fallisce.” E ancora: “Il numero degli sperimentatori è di grande importanza. Se è eccessivo, si rivela un ostacolo all’armonia così necessaria per il successo.”
3. Tutti i presenti “uniscono le mani per formare il cosiddetto cerchio magnetico. Con questo circuito chiuso, ciascun membro contribuisce con una certa forza che viene collettivamente comunicata al medium.” Comunque, il “cerchio magnetico” è richiesto solo nel caso di medium scarsamente sviluppati. Mme Blavatsky, la fondatrice della moderna “teosofia”, che era essa stessa una medium, rideva delle rozze tecniche delle spiritismo, confrontandole con quelle dei ben più potenti medium orientali, fra cui può essere annoverato il fachiro che descriveremo nel cap. 3.
4. La necessaria atmosfera spiritica viene solitamente indotta con mezzi artificiali, come “il canto di inni, il suono di musica soft, ed anche l’offerta di preghiere.”
La seduta spiritica è davvero una forma alquanto rozza di medianità - benché proprio per questo motivo le sue tecniche sono maggiormente palesi -, e solo raramente produce risultati spettacolari. Vi sono altre forme più sottili, alcune delle quali vengono fatte passare per “cristiane”. Basta solo considerare le tecniche di un “guaritore per fede” come Oral Roberts (che fino a pochi anni fa, prima di unirsi alla Chiesa Metodista, era un ministro della setta della Santità Pentecostale), il quale causa guarigioni “miracolose” formando un vero e proprio “cerchio magnetico” composto di persone dotate della giusta simpatia reciproca, passività ed armonia di “fede”, che mettono le mani sull’apparecchio televisivo quando Roberts è in onda; le guarigioni possono essere provocate perfino col bere un bicchiere d’acqua, posto sulla televisione, che ha così assorbito il flusso di forze medianiche. Ma tali guarigioni, come quelle prodotte dallo spiritismo e dalla stregoneria, possono esigere in seguito un pesante prezzo sotto forma di disordini psichici e spirituali [9].
In questo ambito si deve essere molto cauti, poiché il diavolo imita sempre le opere di Dio; e molte persone dotate di facoltà medianiche continuano a pensare di essere cristiani, e che i loro doni provengano dallo Spirito Santo. Ma è lecito affermare che anche il “risveglio carismatico” è, in realtà, una forma di medianità?
Se si applicano i più ovvi criteri della medianità al “risveglio carismatico”, si rimane anzitutto colpiti dal fatto che i principali requisiti per la buona riuscita delle sedute spiritiche, sopra citati, sono tutti presenti negli incontri di preghiera “carismatici”; mentre nessuna di queste caratteristiche è presente, nella stessa forma o grado, nella vera adorazione cristiana così come è vissuta nella Chiesa Ortodossa.
1. La “passività” delle sedute spiritiche corrisponde a ciò che gli scrittori “carismatici” chiamano “una specie di lasciar andare...Ciò non significa solo dedicare la propria esistenza conscia, tramite un atto di volontà; ma si riferisce anche ad una vasta, anche se nascosta, area delle propria vita inconscia...Tutto ciò che si può fare è offrire se stessi – corpo, mente, ed anche la lingua – così che lo Spirito di Dio possa averne pieno possesso...Una simile persona è pronta: le barriere sono cadute, e Dio si muove con potenza attraverso il suo intero essere” (Williams, pp. 62-63; il corsivo è nell’originale). Un simile atteggiamento “spirituale” non ha niente a che vedere col Cristianesimo: è piuttosto quello del Buddhismo Zen, del “misticismo” orientale, dell’ipnosi e dello spiritismo. Una tale eccessiva passività è del tutto estranea alla spiritualità ortodossa, ed è solo un aperto invito all’attività degli spiriti ingannatori. Un osservatore favorevole al movimento nota che, agli incontri pentecostali, coloro che parlano in lingue, o che interpretano, “sembrano andare in trance” (Sherrill, p. 87). In alcune comunità “carismatiche” questa passività è così pronunciata che viene abolita anche ogni forma di organizzazione chiesastica ed ogni regola nei servizi religiosi, per agire in tutto come detta lo “spirito”.
2 Vi è una ben definita “solidarietà di fede”: non solo una solidarietà nella fede cristiana e nella speranza di salvezza, ma una specifica unanimità nel desiderio e nell’attesa dei fenomeni “carismatici”. Ciò è vero per tutti gli incontri di preghiera “carismatici”; ma una solidarietà ancora più forte è richiesta per l’esperienza del “Battesimo dello Spirito Santo”, che si svolge di solito in una piccola stanza appartata in presenza di poche persone che hanno già avuto l’esperienza. La presenza di un solo individuo con pensieri “negativi” riguardo all’esperienza è spesso sufficiente perché il “Battesimo” non abbia luogo – proprio come le preghiere di un prete Ortodosso furono sufficienti a infrangere l’illusione ottica provocata da un fachiro cingalese [n.d.t.: questo episodio è descritto nel libro L’Ortodossia e la religione del futuro di Padre Seraphim Rose].
3. Il “cerchio magnetico” spiritico corrisponde all’”imposizione delle mani” pentecostale, eseguita sempre da coloro che hanno già sperimentato il “battesimo” con la glossolalia, e che - per usare le parole degli stessi Pentecostali - svolgono la funzione di "canali dello Spirito Santo" (Williams, p. 64) – un termine usato dagli spiritisti per definire i medium.
4. L’atmosfera “carismatica”, come quella spiritica, è indotta tramite inni e preghiere di grande suggestione, e spesso, anche, col battito delle mani. Tutto ciò produce “un effetto di crescente eccitamento, estremamente inebriante” (Sherrill, p. 23).
Si potrebbe obiettare che tutte queste somiglianze fra medianità e Pentecostalismo sono solo coincidenze; ed infatti, allo scopo di verificare se il “rinnovamento carismatico” è realmente un fenomeno medianico, dovremo determinare quale tipo di “spirito” è quello che comunica attraverso i “canali” pentecostali. Numerosi testimoni, che hanno sperimentato il fenomeno e che lo ritengono frutto dello Spirito Santo, indicano chiaramente la sua natura: “Il gruppo si avvicinava, tutt’intorno a me. Sembrava che essi formassero coi loro corpi un imbuto attraverso il quale si concentrava il flusso dello Spirito che pulsava nella stanza. Mentre stavo lì seduto, fluì dentro di me.” (Sherrill, p. 122). Ad un incontro di preghiera pentecostale in ambito romano-cattolico, “entrando nella stanza si veniva praticamente annientati dalla forte presenza visibile di Dio” (Ranaghan, p. 79). (Si paragoni l’atmosfera “vibrante” con quella di alcuni riti indù e pagani; v. sopra, p. 50). Un altro testimone descrive la sua esperienza “battesimale”. “Mi accorsi che Dio era nella stanza e che si avvicinava a me. Non Lo vedevo, ma mi sentivo spinto da dietro. Mi sembrava di fluttuare verso il pavimento...” (Logos Journal, Nov.-Dic., 1971, p. 47). Altri esempi del genere verranno forniti più avanti, quando si tratterà dei fenomeni fisici che accompagnano l’esperienza “carismatica “. Questo spirito “pulsante”, “visibile”, “premente, che “si avvicina” e “fluisce” sembrerebbe confermare il carattere medianico del movimento “carismatico”. Qual che è certo, è che lo Spirito Santo non potrebbe mai essere descritto così!
Ricordiamo una strana caratteristica della glossolalia “carismatica” di cui abbiamo fatto menzione: questa facoltà non viene donata solo in occasione dell’esperienza iniziale del “Battesimo dello Spirito Santo”, ma si suppone che essa continui (sia in privato che in pubblico) e divenga un “accompagnamento essenziale” della vita religiosa: altrimenti, i “doni dello Spirito” potrebbero cessare. Uno scrittore “carismatico” presbiteriano parla della funzione specifica di questa pratica come “preparazione” per gli incontri “carismatici”:
"Spesso accade che...un piccolo gruppo, prima dell’incontro, preghi nello Spirito [cioè in lingue]. Così facendo, nel raduno successivo verrà grandemente accresciuto il senso della presenza e del potere di Dio”. E ancora: “Troviamo che pregare quietamente lo Spirito durante quegli incontri aiuta a mantenere un’apertura alla presenza di Dio... [poiché] dopo che ci si è abituati a pregare in lingue ad alta voce...il respiro, muovendosi attraverso le corde vocali e la lingua, riesce ben presto a manifestare il respiro dello Spirito, così che la preghiera prosegue quietamente, ma profondamente, dentro di noi” (Williams, p. 31).
Ricordiamo che il dono delle lingue può essere simulato con trucchi quali emettere “suoni” dalla bocca; e giungiamo all’inevitabile conclusione che la glossolalia “carismatica” non è affatto un “dono” ma una tecnica, acquisita tramite altre tecniche, che a sua volta può simulare altri “doni dello Spirito”, se si continua a coltivarla ed a praticarla. Non abbiamo forse qui una chiave per individuare quale sia il principale conseguimento del moderno Movimento Pentecostale: ovvero che esso ha scoperto una nuova tecnica medianica per ottenere (e preservare) uno stato psichico in cui abbondano “doni” miracolosi? Se ciò è vero, la definizione “carismatica” dell’ “imposizione delle mani” – “il semplice ministero di una o più persone che fungono da canali dello Spirito Santo per altri che non hanno ancora ricevuto questa benedizione”, in cui “la cosa più importante [è] che coloro che amministrano abbiano sperimentato in prima persona il movimento dello Spirito Santo” (Williams, p. 64) – descrive precisamente il trasferimento del dono medianico da parte di coloro che lo hanno già acquisito, diventando essi stessi medium. Il “Battesimo dello Spirito Santo” diviene così una iniziazione medianica.
Se il “rinnovamento carismatico” è in realtà un movimento medianico, si chiariscono molte delle contraddizioni che sorgono qualora esso venga considerato come un movimento Cristiano. Il movimento nasce in quella stessa America che cinquant’anni prima aveva dato i natali allo spiritismo, in un clima psicologico assai simile: un Protestantesimo morto e razionalistico viene improvvisamente travolto dalla reale esperienza di un “potere” invisibile che non può essere spiegato razionalmente o scientificamente. Il movimento ha più successo in quei paesi che hanno una tradizione medianica o spiritistica ale spalle: anzitutto America e Inghilterra, poi Brasile, Giappone, Filippine, l’Africa nera. Come viene fatto notare dalle ricerche accademiche sull’entusiasmo “religioso”, si trova un unico esempio di glossolalia, in un contesto anche solo nominalmente cristiano, nei milleseicento anni che ci separano dal tempo di S.Paolo (e anche in quel caso si è trattato di un fenomeno isterico di breve durata), fino al Movimento Pentecostale del XX secolo. Ma ricordiamo, d’altro canto, che questo stesso “dono” è posseduto da numerosi sciamani e stregoni appartenenti a religioni primitive, così come da alcuni moderni medium spiritici e dagli indemoniati. Le “profezie” e le “interpretazioni” che vengono esposte durante le funzioni “carismatiche”, come vedremo, sono stranamente vaghe e stereotipate, prive di alcun contenuto specificamente cristiano o profetico. La dottrina è subordinata alla pratica: il motto di entrambi i movimenti potrebbe essere – come gli entusiasti “carismatici” non si stancano di ripetere – “funziona!”: la stessa trappola di cui l’Induismo si serve per catturare le sue vittime. Non vi è dubbio che il “rinnovamento carismatico”, per quanto riguarda i suoi fenomeni, somiglia molto più allo spiritismo, e in generale alle religioni non-cristiane, che al Cristianesimo Ortodosso. Ma porteremo ancora altri esempi a convalida del nostro assunto.
Fin qui, a parte le affermazioni del Dr. Koch, abbiamo citato solo le testimonianze di coloro che sono favorevoli al “rinnovamento carismatico”, e che attestano ciò che, a loro parere, è opera dello Spirito Santo. Adesso citeremo la testimonianza di alcune persone che hanno abbandonato il movimento “carismatico”, o che hanno rifiutato di prendervi parte, perché ritenevano che lo “spirito” che lo anima non sia lo Spirito Santo.
1. “A Leicester (Inghilterra) un giovane, che da alcuni anni era credente, fu invitato con un suo amico – anch’egli credente – ad una riunione di un gruppo che “parlava in lingue”. L’atmosfera dell’incontro li affascinò, e in seguito essi pregarono per la seconda benedizione ed il battesimo dello Spirito Santo. Dopo aver pregato intensamente, qualcosa di caldo sembrò cadere sopra di loro. Si sentirono molto eccitati. Per alcune settimane rimasero in questa esperienza, ma col tempo le onde emotive si quietarono. L’uomo che mi ha narrato questo fatto ha aggiunto che aveva perduto ogni desiderio di leggere la Bibbia e di pregare. Aveva esaminato l’esperienza alla luce delle Scritture, e si era reso conto che essa non veniva da Dio. Si pentì e la denunziò...Il suo amico, invece, continuò a frequentare il gruppo, e smarrì la fede. Adesso non prende neppure in considerazione l’idea di proseguire sul suo cammino cristiano” (Koch, p. 28).
2. Due ministri protestanti si recarono ad un incontro di preghiera “carismatica” presso una chiesa presbiteriana di Hollywood. “Entrambi ci accordammo che, non appena qualcuno si fosse messo a “parlare in lingue”, avremmo pronunciato questa preghiera: ‘Signore, se questo dono viene da te, benedici questo fratello; ma, se non viene da te, allora fallo cessare, e fa’ che non vi sia più alcuna preghiera in lingue alla nostra presenza’... Un giovane dette inizio all’incontro con una breve orazione, dopo la quale chiunque era libero di “pregare in lingue”. Una donna cominciò a pregare fluentemente in una lingua straniera, senza intoppi o esitazioni. Non venne data alcuna interpretazione. Il Rev. B. ed io iniziammo a pregare quietamente, come avevamo concordato. Cosa accadde? Nessun altro parlò in lingue, benché in questi incontri tutti i partecipanti – tranne un architetto – fossero soliti pregare in lingue sconosciute” (Koch, p. 15). E’ da notare che, in assenza della solidarietà medianica di fede, i fenomeni non si verificano.
3. "A San Diego, in California, una donna venne a chiedermi consiglio. Mi raccontò di una brutta esperienza da lei avuta durante una missione organizzata da un membro del movimento “carismatico”. Era andata ai suoi incontri, in cui egli aveva parlato della necessità del dono delle lingue; e, dopo una riunione, la donna aveva consentito che le venissero imposte le mani allo scopo di ricevere il battesimo dello Spirito Santo e il dono delle lingue. In quel preciso momento, cadde svenuta. Al risveglio si trovò sdraiata sul pavimento, con la bocca che ancora si apriva e si chiudeva senza pronunciare parola. Era terribilmente spaventata. Intorno a lei c’erano alcuni seguaci del predicatore, che esclamarono: ‘Sorella, hai davvero parlato meravigliosamente in lingue! Adesso hai lo Spirito Santo!” Ma la vittima di questo cosiddetto battesimo dello Spirito Santo aveva aperto gli occhi. Non tornò più nel gruppo; e, quando venne da me per chiedermi consiglio, soffriva ancora dei postumi del ‘battesimo spirituale’ “ (Koch, p. 26).
4. Un Cristiano Ortodosso californiano narra di un incontro privato con un ministro “pieno di Spirito”, che aveva condiviso lo stesso palco con i rappresentanti cattolici, protestanti e pentecostali del “rinnovamento carismatico”: “Per cinque ore parlò in lingue e usò ogni artificio (psicologico, ipnotico, “imposizione delle mani”...) per indurre i presenti a ricevere il ‘battesimo dello Spirito Santo’. La scena era davvero terribile. Quando impose le mani sulla nostra amica, questa emise suoni gutturali, si lamentò, pianse e gridò. Quell’individuo ne era molto compiaciuto. Disse che la nostra amica stava soffrendo per altre persone, e intercedeva per loro. Quando mi impose le mani, ebbi la sensazione di qualcosa di veramente malvagio. Le sue ‘lingue’ erano intervallate da parole in Inglese: ‘Tu hai il dono della profezia, lo sento!’ ‘Apri la bocca, e verrà fuori!’ ‘Stai bloccando lo Spirito Santo!’ Per grazia di Dio tenni la bocca chiusa, ma sono certo che, se avessi parlato, qualcun altro avrebbe ‘interpretato’ “(Comunicazione privata.)
5. I lettori di The Orthodox Word ricorderanno il resoconto della “veglia di preghiera” organizzata dall’Arcidiocesi Siro-Antiochena durante il suo convegno a Chicago nell’agosto del 1970. Dopo aver instaurato un’atmosfera drammatica ed altamente emotiva, i giovani iniziarono a “testimoniare” di come lo “spirito” li stava muovendo. Ma numerose persone lì presenti raccontarono in seguito che l’atmosfera era “oscura e minacciosa”, “soffocante”, “cupa e malvagia”; e fu solo per la miracolosa intercessione di S.Herman d’Alaska, la cui icona era presente nella stanza, che la riunione si sciolse e l’atmosfera malefica fu dissipata. (The Orthodox Word, 1970, nn. 4-5, pp. 196-199).
Molte persone hanno perduto interesse nella preghiera, nelle Scritture e nel Cristianesimo in genere; e sono perfino giunti a credere, come è accaduto ad uno studente, di non avere “più bisogno di leggere la Bibbia. Dio Padre in persona gli sarebbe apparso e avrebbe parlato con lui.” (Koch, p. 29).
Avremo ancora occasione di citare le testimonianze di molte persone che non trovano nulla di negativo o di malvagio nelle loro esperienze “carismatiche”, ed esamineremo il significato della loro testimonianza. Comunque, pur senza giungere ancora ad una conclusione circa la precisa natura dello “spirito” che provoca i fenomeni “carismatici”, sulla base delle prove fin qui raccolte possiamo già convenire col Dr. Koch: "Il movimento del “parlare il lingue” è espressione di una condizione delirante, attraverso la quale si verifica un’irruzione di potenze demoniache” (Koch, p. 47). Ciò significa che il movimento, che è certamente “delirante”, nell’aprirsi all’attività di uno “spirito” che non è certo lo Spirito Santo, non è demoniaco nelle sue intenzioni, né in se stesso (come lo sono invece l’occultismo e il satanismo contemporanei), ma per la sua stessa natura si rende particolarmente disponibile alla manifestazione di forze palesemente demoniache, che infatti talvolta appaiono. Questo libro è stato letto da molte persone che hanno partecipato al “rinnovamento carismatico”; non poche hanno poi abbandonato il movimento, riconoscendo che lo spirito da loro sperimentato nei fenomeni “carismatici” non era affatto lo Spirito Santo.
A tali persone, coinvolte nel movimento “carismatico”, che stanno leggendo questo libro, vorremmo dire: “Forse la vostra esperienza nel movimento “carismatico” è stata in gran parte positiva (anche se potete nutrire qualche dubbio su certe cose che avete visto o sperimentato); forse potete dubitare che vi sia in esso alcunché di demoniaco. Suggerendo che il movimento “carismatico” ha un’ispirazione medianica, non intendiamo negare la vostra esperienza nella sua interezza. Se vi siete risvegliati al pentimento per i vostri peccati, alla fede in Gesù Cristo come Salvatore dell’umanità, ad un sincero amore di Dio e del prossimo, tutto ciò è senza dubbio un bene, e non lo perderete certo abbandonando il movimento “carismatico”. Ma se pensate che la vostra esperienza di “parlare in lingue”, o di “profetizzare”, o qualsiasi altra cosa di “soprannaturale” che potete aver sperimentato, venga da Dio, allora vi invitiamo a scoprire che il dominio della vera esperienza spirituale cristiana è molto più profondo di quanto abbiate potuto finora immaginare; che gli inganni del demonio sono molto più sottili di quanto possiate sospettare; che l’inclinazione della nostra natura decaduta a confondere l’illusione con la verità, e una semplice consolazione emotiva per un’esperienza spirituale, è più grande di quanto si creda.”
Riguardo alla precisa natura delle “lingue”, probabilmente non può essere fornita alcuna risposta univoca. Sappiamo con certezza che nel Pentecostalismo, proprio come nello spiritismo, la frode e la suggestione giocano un ruolo non trascurabile, sotto le pressioni – talora assai forti – esercitate nelle cerchie “carismatiche” per costringere i fenomeni a manifestarsi. Un membro del “Jesus Movement”, movimento dal carattere ampiamente pentecostale, testimonia che, quando parlava in lingue, “era una cosa costruita emotivamente, in cui borbottavo un po’ di parole”; un altro ammette francamente: “Quando diventai Cristiano, la gente con cui stavo mi diceva che dovevo farlo. Così pregai per riuscirci, e giunsi perfino ad imitarli per far credere che avevo il dono” (Ortega, p. 49). Alcune delle presunte “lingue” sono dunque false, o, nel migliore dei casi, il prodotto della suggestione in condizioni emotive prossime all’isterismo. Vi sono tuttavia casi documentati di glossolalia pentecostale in lingue realmente ignote a chi le parlava (Sherrill, pp. 90-95); ci sono anche molte testimonianze riguardanti il senso di quiete, di sicurezza e di agio (senza alcun sintomo isterico) che accompagna l’ingresso nello stato di glossolalia; e vi è un carattere nettamente preternaturale nel fenomeno, a questo collegato, di “cantare in lingue”, in cui lo “spirito” ispira anche la melodia, e molte persone si uniscono per produrre un effetto variamente descritto come “inquietante e soprannaturale, ma straordinariamente bello” (Sherrill, p. 118) e "inimmaginabile, umanamente impossibile” (Williams, p. 33).
Sembra dunque che nessuna spiegazione semplicemente psicologica o emotiva possa essere sufficiente per molti dei fenomeni contemporanei di glossolalia. Se essi non sono opera dello Spirito Santo – e adesso dovrebbe essere chiaro che non è questo il caso –, è evidente che i fenomeni classificabili come autenticamente “soprannaturali” possono essere solo la manifestazione di un dono proveniente da qualche altro spirito.
Per identificare con maggior precisione questo “spirito”, e per comprendere meglio la natura del movimento “carismatico”, non solo nei suoi fenomeni ma anche nella sua “spiritualità”, dovremo attingere più in profondità dalle fonti della tradizione Ortodossa. E dovremo anzitutto tornare ad un insegnamento della tradizione ascetica, di cui già abbiamo trattato in questa serie di articoli per spiegare il potere esercitato dall’Induismo sui suoi devoti: il prelest, o inganno spirituale.

L’inganno spirituale

IL CONCETTO DI PRELEST, di primaria importanza negli insegnamenti ascetici dell’Ortodossia, è del tutto assente nel mondo cattolico-protestante, che ha prodotto il movimento “carismatico”; e questo fatto spiega perché un inganno così evidente può esercitare una simile influenza su cerchie di persone nominalmente “cristiane”, ed anche perché un “profeta” come Nicholas Berdyaev, proveniente dall’Ortodossia, considera essenziale che nella “nuova età dello Spirito Santo” "Non resterà più traccia della concezione ascetica del mondo." Il motivo è ovvio: la concezione ascetica del mondo, propria dell’Ortodossia, offre i soli mezzi grazie ai quali l’uomo, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo al Battesimo ed alla Crismazione, può continuare ad acquisire lo Spirito Santo nella sua vita; ed insegna come discriminare e guardarsi dall’inganno spirituale. La “nuova spiritualità” di cui sognava Berdyaev, e che il “rinnovamento carismatico” attualmente mette in pratica, ha basi del tutto diverse; ed alla luce degli insegnamenti ascetici ortodossi essa è precisamente considerata una frode. Non c’è quindi spazio per entrambe le concezioni nello stesso universo spirituale: accettare la “nuova spiritualità” del “rinnovamento carismatico” significa rifiutare il Cristianesimo Ortodosso; e, di converso, per continuare ad essere un Cristiano Ortodosso si deve rigettare il “rinnovamento carismatico”, che è una contraffazione dell’Ortodossia.
Per chiarire tutto ciò, nelle pagine che seguono esporremo l’insegnamento della Chiesa Ortodossa riguardo all’inganno spirituale, seguendo principalmente il compendio di questo insegnamento elaborato nel XIX secolo dal Vescovo Ignazio Brianchaninov - che può essere annoverato fra i Padri Ortodossi dei tempi moderni - nel primo volume delle sue opere complete.
Vi sono due tipi principali di prelest o inganno spirituale. Il primo, e più spettacolare, si verifica allorché qualcuno cerca di raggiungere un alto stato spirituale, o visioni spirituali, senza esser stato purificato dalle passioni, e affidandosi al proprio giudizio. Ad un simile individuo, il diavolo accorda grandi “visioni”. Vi sono molti esempi del genere nelle Vite dei Santi, uno dei principali libri di testo dell’insegnamento ascetico Ortodosso. S.Nicetas, Vescovo di Novgorod (Genn. 31), iniziò a praticare la vita solitaria senza preparazione e contro il consiglio del suo abate; e ben presto cominciò a udire una voce che pregava con lui. Allora “il Signore” gli parlò e mandò un “angelo” per pregare al suo posto, e per insegnargli a leggere libri, invece di pregare, e a dare insegnamenti a coloro che venivano da lui. L’asceta seguì il consiglio, continuando sempre a vedere l’ “angelo” che pregava accanto a lui; e la gente era sbalordita dalla sua saggezza spirituale e dai “doni dello Spirito Santo” che egli sembrava possedere, fra cui quello di fare “profezie” che si avveravano regolarmente. L’inganno venne scoperto solo quando i padri del monastero scoprirono la sua avversione per il Nuovo Testamento (benché potesse citare a memoria il Vecchio Testamento, che non aveva mai letto); e grazie alle loro preghiere fu indotto al pentimento, finché non raggiunse più tardi una genuina santità. S.Isacco delle Grotte di Kiev (Febb. 14) vide una grande luce, e gli apparve “Cristo” con degli “angeli”. Quando Isacco, senza farsi il segno della Croce, si inchinò dinanzi a questo “Cristo”, i demoni presero possesso della sua persona e, dopo aver danzato selvaggiamente con lui, lo lasciarono come morto. Anche Isacco raggiunse in seguito la vera santità. Vi sono molti casi del genere, in cui “Cristo” e gli “angeli” appaiono agli asceti e offrono loro poteri stupefacenti e “doni dello Spirito Santo”, che spesso conducono l’asceta illuso alla follia o al suicidio.
Ma vi è un altro tipo di inganno spirituale, più comune e meno spettacolare, che non offre alle sue vittime grandi visioni ma solo esaltanti “sentimenti religiosi”. Ciò accade, secondo il Vescovo Ignazio, “quando il cuore desidera e cerca la gioia di sentimenti santi e divini, mentre è ancora del tutto inadatto ad essi. Chi non ha uno spirito contrito, chi attribuisce a se stesso qualche merito o pregio, e non si attiene fermamente all’insegnamento della Chiesa Ortodossa bensì a qualche tradizione, a qualcosa escogitata dal suo arbitrario giudizio, o ad un insegnamento non-ortodosso, si trova in questo stato di illusione.” La Chiesa Romano-Cattolica possiede interi manuali spirituali scritti da persone che si trovavano in uno stato del genere: un tipico esempio è l’ Imitazione di Cristo di Tommaso da Kempis. Il Vescovo Ignazio scrive dell’ Imitazione: “Regna in questo libro, e traspira dalle sue pagine, l’unzione dello spirito maligno, che seduce il lettore e lo intossica...Il libro conduce direttamente il lettore alla comunione con Dio, senza una previa purificazione tramite il pentimento...A detta dell’autore, persone carnali possono accedere all’estasi da uno stato di diletto e di intossicazione ottenuto senza difficoltà, senza rinuncia di sé, senza pentimento, senza crocefissione della carne con le sue passioni ed i suoi desideri (Gal 5:24), lusingando così il loro stato decaduto.” Come scrive I.M. Kontzevitch, il grande trasmettitore dell’insegnamento patristico, il risultato di tutto ciò è che “l’asceta, sforzandosi di accendere nel suo cuore l’amore per Dio, ma trascurando il pentimento, si esercita ad ottenere un senso di diletto, di estasi; e finisce con l’ottenere esattamente l’opposto: ‘egli entra in comunione con Satana, e viene infettato dall’odio contro lo Spirito Santo’ (Vescovo Ignazio)”.
Questa è la condizione in cui si trovano, a loro insaputa, i seguaci del “rinnovamento carismatico”. Una simile conclusione risulterà più chiara esaminando le loro esperienze e dottrine, punto per punto, mettendole a confronto con l’insegnamento dei Padri Ortodossi esposto dal Vescovo Ignazio.

(Continua)