UN MAROCCHINO PER LA LEGA AL SENATO
Cadoneghe (Pd) - Dalla rinuncia alla cittadinanza italiana alla candidatura a rappresentante del popolo al Senato della Repubblica. È il passaggio compiuto da Zakaria Najib, cittadino italiano con origini marocchine nel nostro Paese da trentadue anni, che qualche mese fa aveva scritto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una lettera con l'intenzione di rinunciare alla cittadinanza, tornando extacomunitario, considerato che «a loro vengono dati casa e lavoro, per me invece solo tasse e le difficoltà di arrivare a fine mese».
La risposta del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno era stata: «Si può rinunciare alla cittadinanza italiana a condizione che l'interessato risieda o stabilisca la residenza all'estero e che detenga un'altra cittadinanza».
Se questa è la legge, il luogo dove si fanno le leggi è il Parlamento e Zakaria Najib ha dato la sua disponibilità a candidarsi a sedere in uno scranno a Roma. Disponibilità accettata: l'annuncia emozionatissimo lui stesso dicendo che «la segreteria della Lega Nord ha confermato la mia candidatura al Senato della Repubblica, nel collegio di Padova che comprende Cadoneghe e Vigodarzere». Cinquantenne, magazziniere, ha aggiunto alla cittadinanza marocchina quella italiana nel 1986, concessa dall'allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Residente a Cadoneghe, sposato con un'italiana, Lauretta, da cui ha avuto due figli, Francesca, 25 anni e Matteo, di 10, Najib ha già avuto un'esperienza amministrativa come consigliere comunale sotto le insegne della Lega Nord a Cadoneghe tra il 1999 ed il 2003.
Con il movimento che fa capo ad Umberto Bossi si è mosso in sintonia in questi anni, impegnandosi ad esempio nell'istituzione delle ronde a Cadoneghe. Ha riscosso successo nella manifestazione tenutasi a Cittadella a seguito della rilevanza assunta dal cosiddetto "editto anti sbandati", quando salendo sul palco ha letto la lettera nella quale provocatoriamente chiedeva di rinunciare alla cittadinanza, perché «da cittadino italiano non riesco ad usufruire degli inauditi ed incomprensibili vantaggi di cui godono i miei connazionali» sentendosi pesantemente discriminato rispetto agli extracomunitari.
Claudio Belluco