Do una mano al prof. Damiani, altrimenti passerà la notte alla tastiera!! Non serve aver acrobat writer…
Presentazione
Cari amici e benefattori,
Questo numero è un numero speciale a
due titoli.Si limita,infatti,ad uno studio
sul quale lavoriamo da tempo e che affronta
un argomento delicato:la posizione che la
Fraternità assume di fronte al Papa e le
obiezioni fatte a questa posizione o al
nostro silenzio circa queste stesse
obiezioni.Non abbiamo mai voluto,infatti,
scendere sul terreno di questa polemica per
non entrare nel vortice delle risposte alle
risposte che non risolvono nulla.Abbiamo
perciò sempre cercato di evitare di entrare
direttamente nel tema,per rifiuto di una
polemica vana e senza uscita,e per rifiuto
di spostare il problema nell ’universo delle
idee astratte.Questo è stato da sempre
l ’atteggiamento prudenziale di Mons.
Lefebvre e della Fraternità San Pio X.
Insisto sul carattere di questo
atteggiamento,perché mi sembra che esso
non sia sempre stato capito e riconosciuto:
davanti al mistero che attualmente avvolge
la Chiesa,davanti ad una situazione di crisi
alla quale nessuno può fornire una
spiegazione teologica apodittica e
pienamente soddisfacente,l ’unica
posizione veramente conforme alla fede,al
Credo e alla dottrina cattolica,è la scelta
della via della prudenza,virtù
soprannaturale che applica i principi
universali alle situazioni concrete e
particolari.
Non sosteniamo affatto e non abbiamo
mai pensato né detto che,già prima degli
anni sessanta e soprattutto a partire dal
Concilio Vaticano II,non ci sia un problema
gravissimo nella Chiesa:tutti lo sanno
benissimo.Mons.Lefebvre non eluse mai
nemmeno il caso del Papa,e si pose spesso
delle domande private o pubbliche sulla sua
legittimità:anche questo tutti lo sanno
benissimo.Però non si ritenne mai
autorizzato a concludere,lasciando il
giudizio alla Chiesa o ad un futuro
Pontefice.Il problema c ’è,ma è un
problema concreto non un problema
teorico,matematico o metafisico
quantunque la metafisica abbia qualcosa da
dire in proposito;su questo piano della
realtà concreta,l ’atteggiamento sicuro,che
assicura di non scivolare su strade
fuorvianti e pericolose,diverse da quella
della fede e della speranza,è quello della
prudenza soprannaturale,radicata appunto
nella fede nelle promesse di Gesù alla sua
Chiesa e nella speranza della grazia di
restare fedeli a Gesù sempre presente nella
sua Chiesa:questa Chiesa che è sua e non
quella degli uomini,nemmeno del Papa più
santo.L ’ordine morale,al quale appartiene
perfino l ’esercizio delle virtù teologali,è
regolato dalla virtù della prudenza “auriga
virtutum ”.
Questa scelta della via prudenziale è
stata fatta fin dall ’inizio da Mons.Lefebvre
e dalla Fraternità.E ’stata esposta e spiegata
tante volte,ma non è mai inutile ripetere le
stesse cose.
Questo studio è l ’opera comune dei
sacerdoti del Distretto d ’Italia.Frutto dei
nostri studi personali,delle nostre
riflessioni,di scambi di pareri,di
discussioni …riflette quindi il pensiero,del
quale assumo personalmente la
responsabilità,di tutti i sacerdoti della
Fraternità che lavorano in Italia.Non
pretende essere una presa di posizione
una dichiarazione ufficiale della Fraternità.
Più modestamente esprime ciò che il
Distretto d ’Italia accetta di affermare di
fronte alle tesi sedevacantiste,qualunque
siano.Non pretende nemmeno confutare
direttamente le dette tesi ma si limita a
manifestare questo fatto:che tali tesi non
risolvono nulla,anzi fanno nascere altri
problemi più gravi e altrettanto insolubili.
Inoltre,di fronte al mistero della Chiesa
e a quello della situazione odierna,non 4
La Tradizione
Cattolica
pretendiamo in alcun modo aver capito e
risolto ogni cosa.Non pretendiamo
nemmeno di aver emesso qualche sentenza
teologica o dogmatica definitiva.Non
pretendiamo di essere infallibili e non
vogliamo per niente condannare chi non
pensa come noi.Proponiamo le nostre
riflessioni a tutte le anime di buona volontà,
e aspettiamo solo da Dio e dalla Chiesa la
soluzione definitiva del mistero che stiamo
vivendo.
Questo studio si indirizza quindi,non
ai “maggiori ”,ai dottori o maestri del
sedevacantismo,ma ai “minori ”,ai
discepoli e ai semplici,i quali per lo più
fanno fiducia ai maestri e alle loro doti
innegabili,ma senza sempre aver studiato
o senza capire l ’argomentazione di fatto
sottile e piuttosto astrusa.S ’indirizza anche
ai fedeli che non aderiscono a queste tesi,
ma possono essere turbati dalle accuse e
dalle critiche fatte alla Fraternità,affinché
sappiano che non siamo così sprovvisti
d ’intelligenza o di scienza teologica -come
alcuni cercano di far credere -e nemmeno
di coraggio per affrontare una situazione
difficilissima.Anzi,penso che ci vuole più
coraggio e più equilibrio spirituale e
teologico per mantenere la posizione
delicatissima della prudenza che per
scegliere la strada semplificatrice del
sedevacantismo.
Questo lavoro vuole quindi essere un
atto di misericordia -e in questo stanno i
suoi limiti -verso le anime inquiete
turbate,affinché non perdano la speranza.
“Dio non manca mai nelle cose necessarie;
se,quindi,permette un gran male,i mezzi
per porre rimedio a tale male non
mancheranno,”disse il relatore della fede
durante il Concilio Vaticano I.Sicuramente
Dio ha più misericordia per i semplici,che
non hanno la capacità di proteggersi contro
l ’errore e il male,che non ne ha per i dotti.
Il lume della fede e della speranza basta
dunque ai semplici per sapere dov ’è la
strada della fedeltà alla Chiesa,senza
avvertire il bisogno di elaborare teorie
particolarmente sottili per illudersi di
risolvere il mistero della Chiesa.
Infine,semmai qualcuno stimasse che
siamo troppo severi con gli esponenti delle
tesi sedevacantiste,da alcuni supposti
vittime della nostra cattiveria,senza
permettermi di citare un solo brano della
loro produzione letteraria alla quale non
abbiamo mai voluto rispondere per non
scendere al livello di polemica,ricordo
solamente che per anni abbiamo sopportato
in un silenzio quasi totale parecchie accuse
piuttosto pesanti contro di noi o contro lo
stesso Mons.Lefebvre .Per non inasprire i
nostri rapporti con sacerdoti che erano una
volta i nostri fratelli,o con fedeli che erano
una volta i nostri amici,abbiamo preferito
tacere,e continueremo a farlo,lasciando
alla grazia fare il suo lavoro di verità nelle
anime la cui volontà è buona.
Si degni Dio gradire questo studio che
vuole essere un aiuto ai semplici che hanno
visto in Mons.Lefebvre il difensore della
loro fede,e allo stesso tempo rendere
omaggio e onore a Mons.Lefebvre,la cui
prudenza è stata ispirata dall ’amore di Gesù
e di Maria,dall ’amore alla Chiesa e
dall ’amore del Papa.
Madre delle Santa Speranza,
convertiteci.
Don Michele Simoulin
Il sedevacantismo:
una falsa soluzione a un vero problema
PARTE PRIMA:CHE COS ’È IL SEDEVACANTISMO
PREMESSA
Tra coloro che si oppongono agli insegnamenti del Concilio Vaticano II ed
all ’insieme delle deviazioni dottrinali,liturgiche e pastorali di cui esso è stato foriero
esistono sfumature diverse,tutt ’altro che insignificanti,circa il modo in cui
relazionarsi all ’attuale gerarchia ecclesiastica ed in particolare alla persona di colui
che ne è al vertice.
Tra queste posizioni si colloca quella detta “sedevacantista ”,secondo cui la
Sede di Pietro,almeno a partire dal 7 dicembre 1965,non sarebbe più occupata da
un vero pontefice;di conseguenza Giovanni Paolo II (come del resto Paolo VI,
almeno a partire da quella data)non avrebbe l ’autorità pontificia ed il suo nome
non dovrebbe essere citato nel canone della Messa nel luogo in cui le rubriche
liturgiche prescrivono di menzionare il papa.
L ’intento delle riflessioni che seguono è molto preciso:ci domandiamo -dopo
aver chiarito in cosa consista la posizione sedevacantista,come si articoli e come
si giustifichi -che cosa significhi concretamente per un fedele,un sacerdote o un
vescovo abbracciare una tesi che ad essa si ispiri.In altri termini il fine di questo
studio è quello di fornire concretamente validi elementi di valutazione a chi
legittimamente si interroga sulla possibilità attuale e concreta di professare il
sedevacantismo,a chi dubiti pur avendolo abbracciato o a chi pur avendolo già
abbracciato non si renda perfettamente conto di che cosa significhi la propria presa
di posizione.
Prima di entrare nel dettaglio ci sia permessa tuttavia una riflessione che
riteniamo ancor più imprescindibile:poiché questa tesi è stata abbracciata da
confratelli che non si sono più riconosciuti nella posizione della Fraternità San Pio X,
è nostro proposito evitare qualunque tipo di riferimento o caricatura relativi alle
singole persone,ai caratteri o ad eventuali difetti personali che avrebbero come
unico effetto quello di ostacolare una serena e spassionata riflessione
sull ’importantissimo quesito che ci poniamo;speriamo di deludere nel modo più
radicale quegli animi -se ce ne siano -sempre a caccia di pettegolezzi o di materia
prima per dialettizzare nel modo meno opportuno.
Se per argomentare saremo costretti a citare dei testi e quindi degli autori
protestiamo di non farlo per colpire delle persone o dei confratelli,bensì nell ’unico
intento manifestato.
Ci auguriamo in questo modo di contribuire alla creazione di un clima di autentica
carità che possa servire da piattaforma per la valutazione della realtà e delle eventuali
divergenze:forse proprio la precarietà di questa piattaforma ha impedito fino ad
oggi di trattare tranquillamente questo tema.
Va pure riconosciuto che tra le file del sedevacantismo stesso non manca chi
auspica un confronto sereno e spassionato sul problema presente e tenti,forse
talora con qualche imperfezione,di creare un clima costruttivo.
La carità però,oltre a spingerci a cogliere questa necessità,ci obbliga anche a
dire la verità.
IL PUNTO DI PARTENZA COMUNE:IL RIFIUTO DEL CONCILIO
Intendiamo intraprendere la nostra analisi sul sedevacantismo con una
presentazione del tema a carattere storico,il più possibile semplice,per permettere
al lettore di cogliere il problema di fondo nella sua concretezza e nella sua
immediatezza,evitando il più possibile un periodare ed un frasario eminentemente
tecnici ed accademici che spesso hanno avuto l ’effetto di rendere inaccessibile
queste tematiche a chi,malgrado ciò,si è visto costretto a compiere scelte circa
questo delicato problema o comunque a confrontarsi con esso.
Tutti i “tradizionalisti ”sono gli eredi di quell ’opposizione agli errori conciliari
che ha avuto durante il Concilio stesso una sua prima espressione concreta e che
ha preso forma visibilmente in particolare attorno alle figure del Coetus
Internationalis Patrum ;a partire dal 1969 pure il rifiuto -anche se con sfumature
diverse -della riforma liturgica ha caratterizzato l ’oggetto delle battaglie intraprese
al Concilio.Esula dal nostro intento tracciare la storia interessantissima di questi
protagonisti della prima ora,tuttavia -anche se può sembrare banale sottolinearlo
-notiamo subito come pure il sedevacantismo nascerà da questo apprezzamento
negativo sui contenuti dottrinali del Concilio e non da un giudizio a priori contro
Paolo VI.
Chi si era opposto e continuava ad opporsi al Concilio si trovò infatti confrontato
ad un problema che sussiste tuttora:in che termini relazionarsi alla gerarchia
ufficiale ed a colui che la cristianità riconosceva come papa legittimo a tutti gli
effetti.Come era possibile per un cattolico continuare a doversi opporre al papa in
nome della fede cattolica allorché questi ne è il garante?
L ’ORIGINE DEL SEDEVACANTISMO
Davanti a questo problema la stragrande maggioranza dei vescovi che avevano
lottato contro le riforme conciliari si sottomise e,magari morendo di crepacuore,
le accettò per “spirito di ubbidienza ”(talora mista a un pizzico di comodità e di
debolezza).La vicenda di questi vescovi,assimilabile a quella analoga di tanti
“simpatizzanti ”o dei gruppi legati all ’“Ecclesia Dei ” non interessa direttamente
le nostre riflessioni,per il semplice fatto che a prescindere dalla nobiltà soggettiva
di intenti,questa posizione significava e significa la piena integrazione nella
compagine conciliare,quantunque testimonia certamente un dramma di coscienza.
Sull ’altro versante invece,ovvero tra coloro che continuarono ad opporsi agli
errori conciliari,questo problema avrebbe un giorno scatenato non solo semplici
divergenze bensì fratture dolorose ed insanabili tra chi continuava a riconoscere la
legittimità di Paolo VI,e dei suoi successori,e chi decise di rifiutarla.La prima
posizione fu quella di mons.Lefebvre ed è tuttora quella sostenuta dalla Fraternità
San Pio X;la seconda,quella sedevacantista,si diversificò a sua volta in ulteriori
prese di posizione che meritano la nostra attenzione per cogliere appieno le attuali
articolazioni ed istanze del mondo sedevacantista.
La prima presa di posizione pubblica di sapore sedevacantista la si deve al
gesuita messicano Saenz y Arriaga che nel 1973 pubblica l ’opera Sede Vacante ;se
da una parte il titolo ci fornisce indicazioni sul pensiero di fondo dell ’autore,bisogna
tuttavia riconoscere che si tratta ancora di un sedevacantismo allo stato embrionale
e comunque molto atipico.Quanto alle argomentazioni,esso fa astrazione
dall ’elemento cruciale su cui si baseranno in seguito la maggioranza delle
dimostrazioni sedevacantiste ovvero l ’approvazione definitiva da parte di Paolo VI
della Dignitatis Humanae,nell ’ambito della promulgazione del Concilio (7
dicembre 1965).Il padre Saenz basa infatti le proprie riflessioni piuttosto sulla
Nostra Aetate,sull ’ecumenismo,sulla collegialità e sul Novus Ordo Missae (art.
7).Se da una parte il padre Saenz testimonia un grande malessere e indignazione
nei confronti del Concilio e del suo spirito,i suoi scritti non sono affatto organizzati
in modo sistematico e strettamente argomentativo.Si ricava piuttosto l ’impressione
di un sedevacantismo a carattere istintivo,un sedevacantismo implicito e latente
più che risultante da una rigorosa dimostrazione,ancora molto lontano dalle
sistemazioni e dalle tesi successive.Bisogna riconoscere inoltre che l'opera
menzionata non ha praticamente
avuto eco fuori dal Messico e
comunque non sembra essere
considerata dagli stessi
sedevacantisti né un valido punto di
riferimento per le loro
argomentazioni né tantomeno il
manifesto ufficiale del
sedevacantismo.Di poco anteriore
a Sede Vacante è un ’altra
interessante opera del padre Saenz
che rappresenta una delle
primissime sintesi delle deviazioni
dottrinali dovute al Concilio:La
Nueva Iglesia Montiniana (1971);
in quest ’opera però non affiora
ancora una presa di posizione
sedevacantista.Il padre Saenz y
Arriaga morì il 28 aprile 1976.
A questa prima e lacunosa presa
di posizione,fece seguito in Francia
dopo tre anni,nel 1976,quella del
Padre Noël Barbara,con
argomentazioni già più chiare e
strutturate.
Se questa presa di posizione sembrava poter tranquillizzare le coscienze di chi
non poteva accettare il Concilio Vaticano II,in realtà conteneva già in nuce quei
presupposti che avrebbero irrimediabilmente diviso in un breve lasso di tempo il
sedevacantismo stesso e che ne evidenziano alcune aporie:la questione non ha un
interesse puramente storico ma è attualissima poiché ritroviamo ancora oggi le
conseguenze di queste stesse premesse.
Infatti,se Paolo VI non era papa dove era la Chiesa?
Se Paolo VI non era papa da dove sarebbe “rinata ” la Chiesa??
Chi avrebbe potuto eleggere un giorno un vero papa?Se Paolo VI non era papa,
chi poteva dichiararlo davanti alla Cristianità allorché questa continuava a
riconoscerlo come vero pontefice?
Era e resta in gioco la visibilità della Chiesa e la sua continuità nel tempo
(indefettibilità),elementi costitutivi e indispensabili all ’esistenza stessa della Chiesa
Cattolica.