A 36 anni di distanza, vorrei rendere possibile la commemorazione, da parte della comunità di Pol, delle vittime di quella famosa e vergognosa domenica di sangue.
F.to
LupaNera
La locuzione inglese Bloody Sunday (letteralmente "domenica sanguinosa"[1]) si riferisce ad un drammatico evento accaduto il 30 gennaio 1972 a Derry, nell'Irlanda del Nord, quando un plotone di paracadutisti inglesi del 1° Reggimento aprì il fuoco su una folla di dimostranti che manifestavano contro alcune norme di polizia che consentivano l'internment, ovvero la reclusione preventiva senza termini temporali per il processo.
13 dimostranti, molti dei quali giovanissimi, restarono uccisi nella sparatoria. Numerosi furono anche i feriti, uno dei quali morì tempo dopo a causa delle ferite riportate.
In Irlanda del Nord a partire dalla fine degli anni '60 il clima politico era divenuto assai violento a seguito del conflitto che opponeva i sostenitori dell’appartenenza della provincia al Regno Unito, ai fautori della riunificazione dell’Irlanda. I primi, detti unionists, erano protestanti o di nascita protestante, discendenti dei coloni britannici giunti in Irlanda a partire dal XVI secolo, e costituivano i due terzi della popolazione nordirlandese. I secondi, detti republicans, erano cattolici o di nascita cattolica, discendenti degli antichi irlandesi, ed erano il restante terzo della popolazione ma anche la grande maggioranza sull’intera isola. Da secoli gli unionisti detenevano il monopolio del potere politico e la gran parte delle risorse economiche, emarginandone i repubblicani. Nel 1970 l’organizzazione indipendentista irlandese IRA (Irish Republican Army) aveva cominciato una intensa azione di guerriglia contro l’esercito britannico e la polizia nordirlandese (RUC, Royal Ulster Constabulary), ritenuti difensori dello status quo e schierati con gli unionisti. Dal canto loro le formazioni armate unioniste (tra cui la più importante è l’UDA, Ulster Defence Association) facevano fuoco sui repubblicani. La vita civile era ulteriormente sconvolta dagli scontri di piazza che opponevano i militanti unionisti a quelli repubblicani, e questi ultimi ai reparti antisommossa dell’esercito britannico e della polizia.
Fra le tante norme speciali emanate da Londra per sedare violenza politica e indipendentismo, una in particolare aveva suscitato viva opposizione e riguardava l'internment, ovvero la possibilità per le forze di polizia di trattenere in detenzione un sospetto a tempo praticamente indefinito, senza che vi fosse obbligo di rispettare tempi procedurali per l'apertura del processo. La situazione, in parte descritta nel noto film di Jim Sheridan "Nel nome del padre", era tale che già centinaia di nordirlandesi in gran parte repubblicani si trovavano in carcere senza alcuna prospettiva di essere rinviati a giudizio oppure rilasciati; la manifestazione di Derry (Londonderry per gli unionisti) era in realtà solo una delle tante che si tennero nell'Irlanda del Nord (Ulster per gli unionisti) per protestare contro questa negazione di basilari garanzie procedurali. I paracadutisti, comandati dal Colonnello Wilford, avevano ordine di disperdere la manifestazione (non autorizzata) ed aprirono il fuoco, sostennero poi, perché fatti segno di colpi d'arma da fuoco. La sparatoria durò qualche minuto. Alla presenza di giornalisti e fotoreporter, si vide la folla disperdersi nel tentativo di sfuggire le pallottole, e per molto tempo si parlò della testimonianza di un ragazzo che fu ferito perché non poteva correre e mettersi al riparo.
Il rischio che l'accaduto potesse innescare una generale reazione emotiva violenta, eventualmente capace di suscitare una repressione militare ancora più sanguinosa, fu miracolosamente evitato; si è supposto che a sedare gli istintivi moti di ribellione abbia autorevolmente contribuito la dirigenza dell'Ira, sebbene gli interessati abbiano smentito.
Londra richiese al Primo Ministro nordirlandese, il protestante unionista B. Faulkner, i poteri in materia di ordine pubblico e giustizia, ma al rifiuto di questi emanò una norma (detta "direct rule", governo diretto) con la quale scioglieva il governo e il parlamento locali ed agiva direttamente, accrescendo ulteriormente da un lato la tensione e dall'altro i poteri dell'esercito e della polizia.
Una commissione d'inchiesta governativa, affidata a Lord Widgery, fu apprestata per valutare i fatti del Bloody Sunday, ma non comminò condanne ad alcuno, accogliendo la tesi della difesa dei militari secondo la quale questi avrebbero risposto al fuoco, non avrebbero quindi attaccato per primi; in pratica, dell'accaduto, che quasi unanimemente è definito "strage", non furono rintracciate responsabilità penali. Sembra invece sempre più certo che nessuno dei dimostranti fosse armato.
Molti studiosi hanno sostenuto che l'istituzione della commissione Widgery sia stata il frutto di una frenetica trattativa fra il governo di Londra ed i dirigenti dell'IRA, e la tesi sembrerebbe trovare ulteriori argomentazioni nella registrazione dell'incremento dell'attività militare dell'esercito clandestino (si suppone per ritorsione) dopo il verdetto assolutorio.
Altre ipotesi sono state avanzate, cui si attribuisce minor credito, ed una vorrebbe che il Bloody Sunday fosse più o meno stato intenzionalmente attuato, per provocare una reazione emotiva generale che potesse giustificare una repressione armata definitiva. Per quanto non inverosimile, e quindi non da escludersi a priori, questa teoria non tiene conto delle pesanti ripercussioni effettivamente prodottesi presso la pubblica opinione già in madrepatria, dove la privazione di alcuni diritti costituzionali provocò ulteriore (e grave) dissenso, anche perché la discussa norma non era stata pubblicizzata come d'ordinario e molti inglesi non ne erano perciò a conoscenza prima d'allora, ed evocò una prevedibile ondata di simpatia, quasi di vicinanza nel cordoglio, per gli irlandesi.
Si ritiene che nel lungo periodo l'eccidio del Bloody Sunday abbia radicalizzato la popolazione repubblicana cattolica del Nord Irlanda, spostandone i consensi dalle organizzazioni pacifiche all'IRA, e facendone mutare le rivendicazioni dal riconoscimento dei propri diritti civili e politici all'indipendenza dal Regno Unito con contestuale riunificazione dell'Irlanda.
Unitamente all'esito della prima inchiesta, il fatto in sé rimane, a distanza di più di trent'anni, sospeso come una pesantissima ombra sui rapporti fra Gran Bretagna, Repubblica d'Irlanda, unionisti e repubblicani del Nord dell'isola, e tuttora l'argomento è trattato con malcelata tensione e vividissima attenzione.
Nel 1998 il premier inglese Tony Blair, probabilmente a margine delle trattative con il Sinn Féin, istituì una nuova commissione d'inchiesta che avrebbe dovuto esaminare nuove risultanze di indagine non note a Lord Widgery. La commissione è tuttora in lavori e ne è a capo Lord Saville di Newdigate; non ha ancora redatto la relazione finale (si tratta di un organo inquirente, non giudicante), attesa per l'estate del 2005.
Nel Bogside, il quartiere di Derry in cui avvenne la strage, è nel frattempo stata creata una importante raccolta di murales, con ovvie finalità di memoria di questo e di altri fatti di sangue connessi al conflitto, il cui più famoso descrive Edward Daly (successivamente ai fatti, vescovo cattolico della città, noto anche per le sue coraggiore prese di posizione) mentre collabora al salvataggio dei feriti.
Il noto gruppo musicale degli U2 ha dedicato ai fatti la celebre canzone Sunday Bloody Sunday, e nel 2002 il regista Paul Greengrass ne ha fatto un film.
1^ Nel gergo inglese, bloody ("sanguinoso") viene spesso usato senza specifico riferimento al significato letterale, a scopo enfatico, in modo simile all'italiano "dannato"; in particolare, every bloody sunday è una locuzione comune che si può far corrispondere a "ogni maledetta domenica". Quando applicata a casi di violenza, come la Bloody Sunday del 21 novembre 1920 a Dublino, l'aggettivo torna a implicare il suo significato letterale.