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    Predefinito 27 aprile (21 dicembre) - S. Pietro Canisio, Dottore della Chiesa

    Dal sito SANTI E BEATI:

    San Pietro Canisio Sacerdote e dottore della Chiesa

    21 dicembre - Memoria Facoltativa

    Nimega, 1521 - Friburgo, Svizzera, 21 dicembre 1597

    Pieter (Pietro) Kanijs (Canisio, nella forma latinizzata) nasce a Nimega, in Olanda, nel 1521. È friglio del borgomastro della città, ha perciò la possibilità di studiare diritto canonico a Lovanio e diritto civile a Colonia. In questa città ama trascorrere il tempo libero nel monastero dei certosini e la lettura del breve opuscolo degli Esercizi spirituali che Sant'Ignazio ha scritto da poco determina la svolta decisiva della sua vita: compiuta la pia pratica a Magonza sotto la direzione di padre Faber, entra nella Compagnia di Gesù ed è l'ottavo gesuita a emettere i voti solenni. A lui si deve la pubblicazione delle opere di San Cirillo di Alessandria, di San Leone Magno, di San Girolamo e di Osio di Cordova. Prende parte attiva al concilio di Trento, come teologo del cardinale Truchsess e consigliere del papa. Sant'Ignazio lo chiama in Italia, mandandolo dapprima in Sicilia, poi a Bologna, per rimandarlo quindi in Germania, dove resta per trent'anni, in qualità di superiore provinciale. Pio V gli offrì il cardinalato, ma Pietro Canisio pregò il papa di lasciarlo al suo umile servizio della comunità. Morì a Friburgo, in Svizzera, il 21 dicembre 1597. (Avvenire)

    Etimologia: Pietro = pietra, sasso squadrato, dal latino

    Patronato: diocesi di Innsbruck, diocesi di Bressanone, Scuole cattoliche in Germania

    Martirologio Romano: San Pietro Canisio, sacerdote della Compagnia di Gesù e dottore della Chiesa, che, mandato in Germania, si adoperò strenuamente per molti anni nel difendere e rafforzare la fede cattolica con la predicazione e con i suoi scritti, tra i quali il celebre Catechismo. A Friburgo in Svizzera prese infine riposo dalle sue fatiche.

    Martirologio tradizionale (27 aprile): San Pietro Canisio, Sacerdote della Compagnia di Gesù, Confessore e Dottore della Chiesa, che passò al Signore il ventuno Dicembre.

    (21 dicembre): Così pure a Friburgo di Svizzera il natale di san Pietro Canisio, Sacerdote della Compagnia di Gesù e Confessore, illustre per dottrina e santità, il quale, in tempi pericolosissimi per la Germania, strenuamente difese e propagò la fede cattolica. Dal Sommo Pontefice Pio undecimo fu ascritto nel catalogo dei Santi, e inoltre dichiarato Dottore della Chiesa universale, e la celebrazione della sua festa fu fissata al ventisette di Aprile.

    L'appellativo coniato per questo santo: "martello degli eretici", è del tutto improprio. Semmai S. Pietro Kanijs (nato a Nimega, Olanda, nel 1521) può essere definito un ferro posto tra l'incudine e il martello, cioè bersaglio della irritazione che la sua chiara predicazione suscitava negli ambienti protestanti, e della malevolenza che l'invidia gli procurava tra i suoi stessi compagni di religione. Figlio del borgomastro di Nimega, Pietro Kanijs, latinamente Canisius, ebbe la possibilità di frequentare ottime scuole, diritto canonico a Lovanio e diritto civile a Colonia.
    In questa città amava trascorrere il tempo libero nel monastero dei certosini. Nessuno sospettava che il giovane avvocato, al quale il padre aveva assicurato un buon avvio nella professione, sotto le ricche vesti portasse il cilicio. La lettura del breve opuscolo degli Esercizi spirituali che S. Ignazio aveva scritto da poco determinò la svolta decisiva della sua vita: compiuta la pia pratica a Magonza sotto la direzione di padre Faber, entrò nella Compagnia di Gesù e fu l'ottavo gesuita ad emettere i voti solenni. Nel giovane Ordine ebbe modo di coltivare i suoi studi preferiti e il suo amore per l'erudizione; a lui si deve la pubblicazione delle opere di S. Cirillo di Alessandria, di S. Leone Magno, di S. Girolamo e di Osio di Cordova.
    Vissuto in pieno clima di riforma e controriforma, prese parte attiva al concilio di Trento, come teologo del cardinale Truchsess e consigliere del papa. Si distinse per la profondità della sua cultura teologica, per il suo zelo e l'operosità, ma anche per lo spirito irenico, conciliativo. S. Ignazio lo chiamò in Italia, mandandolo dapprima in Sicilia a fondarvi il primo dei rinomati collegi, poi a Bologna ad insegnare teologia, per rimandarlo quindi in Germania, dove per trent'anni, in qualità di superiore provinciale, trasfuse le sue migliori energie, in un'epoca tanto difficile per la scissione operata dalla riforma protestante. Ebbe l'appellativo, meritato, di secondo apostolo della Germania (il primo è S. Bonifacio).
    Come scrittore non badò soltanto alle opere di erudizione, ma anche e soprattutto a quelle catechetiche, adattando l'insegnamento alle capacità dei piccoli e dei grandi. S. Pio V gli offrì il cardinalato, ma Pietro Canisio pregò il papa di lasciarlo al suo umile servizio della comunità, impiegando il tempo nella preghiera e nella penitenza. Morì a Friburgo, in Svizzera, il 21 dicembre 1597. Beatificato nel 1864 da Pio IX, fu canonizzato il 21 maggio 1925 da Pio XI che gli attribuì pure il titolo di dottore della Chiesa. Peraltro già papa Leone XIII lo aveva definito il secondo apostolo della Germania dopo san Bonifacio.

    Autore: Piero Bargellini




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    Blessed Peter Canisius

    (Kannees, Kanys, probably also De Hondt).

    Born at Nimwegen in the Netherlands, 8 May, 1521; died in Fribourg, 21 November, 1597. His father was the wealthy burgomaster, Jacob Canisius; his mother, Ægidia van Houweningen, died shortly after Peter's birth. In 1536 Peter was sent to Cologne, where he studied arts, civil law, and theology at the university; he spent a part of 1539 at the University of Louvain, and in 1540 received the degree of Master of Arts at Cologne. Nicolaus van Esche was his spiritual adviser, and he was on terms of friendship with such staunch Catholics as Georg of Skodborg (the expelled Archbishop of Lund), Johann Gropper (canon of the cathedral), Eberhard Billick (the Carmelite monk), Justus Lanspergius, and other Carthusian monks. Although his father desired him to marry a wealthy young woman, on 25 February, 1540 he pledged himself to celibacy. In 1543 he visited Peter Faber and, having made the "Spiritual Exercises" under his direction, was admitted into the Society of Jesus at Mainz, on 8 May. With the help of Leonhard Kessel and others, Canisius, labouring under great difficulties, founded at Cologne the first German house of the order; at the same time he preached in the city and vicinity, and debated and taught in the university. In 1546 he was admitted to the priesthood, and soon afterwards was sent by the clergy and university to obtain assistance from Emperor Charles V, the nuncio, and the clergy of Liège against the apostate Archbishop, Hermann von Wied, who had attempted to pervert the diocese. In 1547, as the theologian of Cardinal Otto Truchsess von Waldburg, Bishop of Augsburg, he participated in the general ecclesiastical council (which sat first at Trent and then at Bologna), and spoke twice in the congregation of the theologians. After this he spent several months under the direction of Ignatius in Rome. In 1548 he taught rhetoric at Messina, Sicily, preaching in Italian and Latin. At this time Duke William IV of Bavaria requested Paul III to send him some professors from the Society of Jesus for the University of Ingolstadt; Canisius was among those selected.

    On 7 September, 1549, he made his solemn profession as Jesuit at Rome, in the presence of the founder of the order. On his journey northward he received, at Bologna, the degree of doctor of theology. On 13 November, accompanied by Fathers Jaius and Salmeron, he reached Ingolstadt, where he taught theology, catechized, and preached. In 1550 he was elected rector of the university, and in 1552 was sent by Ignatius to the new college in Vienna; there he also taught theology in the university, preached at the Cathedral of St. Stephen, and at the court of Ferdinand I, and was confessor at the hospital and prison. During Lent, 1553 he visited many abandoned parishes in Lower Austria, preaching and administering the sacraments. The king's eldest son (later Maximilian II) had appointed to the office of court preacher, Phauser, a married priest, who preached the Lutheran doctrine. Canisius warned Ferdinand I, verbally and in writing, and opposed Phauser in public disputations. Maximilian was obliged to dismiss Phauser and, on this account, the rest of his life he harboured a grudge against Canisius. Ferdinand three times offered him the Bishopric of Vienna, but he refused. In 1557 Julius III appointed him administrator of the bishopric for one year, but Canisius succeeded in ridding himself of this burden (cf. N. Paulus in "Zeitschrift für katholische Theologie", XXII, 742-8). In 1555 he was present at the Diet of Augsburg with Ferdinand, and in 1555-56 he preached in the cathedral of Prague. After long negotiations and preparations he was able to open Jesuit colleges at Ingolstadt and Prague. In the same year Ignatius appointed him first provincial superior of Upper Germany (Swabia, Bavaria, Bohemia, Hungary, Lower and Upper Austria). During the winter of 1556-57 he acted as adviser to the King of the Romans at the Diet of Ratisbon and delivered many sermons in the cathedral. By the appointment of the Catholic princes and the order of the pope he took part in the religious discussions at Worms. As champion of the Catholics he repeatedly spoke in opposition to Melanchthon. The fact that the Protestants disagreed among themselves and were obliged to leave the field was due in a great measure to Canisius. He also preached in the cathedral of Worms.

    During Advent and Christmas he visited the Bishop of Strasburg at Zabern, started negotiations for the building of a Jesuit college there, preached, explained the catechism to the children, and heard their confessions. He also preached in the cathedral of Strasburg and strengthened the Catholics of Alsace and Freiburg in their faith. Ferdinand, on his way to Frankfort to be proclaimed emperor, met him at Nuremburg and confided his troubles to him. Then Duke Albert V of Bavaria secured his services; at Straubing the pastors and preachers had fled, after having persuaded the people to turn from the Catholic faith. Canisius remained in the town for six weeks, preaching three or four times a day, and by his gentleness he undid much harm. From Straubing he was called to Rome to be present at the First General Congregation of his order, but before its close Paul IV sent him with the nuncio Mentuati to Poland to the imperial Diet of Pieterkow; at Cracow he addressed the clergy and members of the university. In the year 1559 he was summoned by the emperor to be present at the Diet of Augsburg. There, at the urgent request of the chapter, he became preacher at the cathedral and held this position until 1566. His manuscripts show the care with which he wrote his sermons. In a series of sermons he treats of the end of man, of the Decalogue, the Mass, the prophecies of Jonas; at the same time he rarely omitted to expound the Gospel of the day; he spoke in keeping with the spirit of the age, explained the justification of man, Christian liberty, the proper way of interpreting the Scriptures, defended the worship of saints, the ceremonies of the Church, religious vows, indulgences. urged obedience to the Church authorities, confession, communion, fasting, and almsgiving; he censured the faults of the clergy, at times perhaps too sharply, as he felt that they were public and that he must avoid demanding reformation from the laity only. Against the influence of evil spirits he recommended the means of defence which had been in use in the Church during the first centuries—lively faith, prayer, ecclesiastical benedictions, and acts of penance. From 1561-62 he preached about two hundred and ten sermons, besides giving retreats and teaching catechism. In the cathedral, his confessional and the altar at which he said Mass were surrounded by crowds, and alms were placed on the altar. The envy of some of the cathedral clergy was aroused, and Canisius and his companions were accused of usurping the parochial rights. The pope and bishop favoured the Jesuits, but the majority of the chapter opposed them. Canisius was obliged to sign an agreement according to which he retained the pulpit but gave up the right of administering the sacraments in the cathedral.

    In 1559 he opened a college in Munich; in 1562 he appeared at Trent as papal theologian. The council was discussing the question whether communion should be administered under both forms to those of the laity who asked for it. Lainez, the general of the Society of Jesus, opposed it unconditionally. Canisius held that the cup might be administered to the Bohemians and to some Catholics whose faith was not very firm. After one month he departed from Trent, but he continued to support the work of the Fathers by urging the bishops to appear at the council, by giving expert opinion regarding the Index and other matters, by reports on the state of public opinion, and on newly-published books. In the spring of 1563 he rendered a specially important service to the Church; the emperor had come to Innsbruck (near Trent), and had summoned thither several scholars, including Canisius, as advisers. Some of these men fomented the displeasure of the emperor with the pope and the cardinals who presided over the council. For months Canisius strove to reconcile him with the Curia. He has been blamed unjustly for communicating to his general and to the pope's representatives some of Ferdinand's plans, which otherwise might have ended contrary to the intention of all concerned in the dissolution of the council and in a new national apostasy. The emperor finally granted all the pope's demands and the council was able to proceed and to end peacefully. All Rome praised Canisius, but soon after he lost favour with Ferdinand and was denounced as disloyal; at this time he also changed his views regarding the giving of the cup to the laity (in which the emperor saw a means of relieving all his difficulties), saying that such a concession would only tend to confuse faithful Catholics and to encourage the disobedience of the recalcitrant.

    In 1562 the College of Innsbruck was opened by Canisius, and at that time he acted as confessor to the "Queen" Magdalena (declared Venerable in 1906 by Pius X; daughter of Ferdinand I, who lived with her four sisters at Innsbruck), and as spiritual adviser to her sisters. At their request he sent them a confessor from the society, and, when Magdalena presided over the convent, which she had founded at Hall, he sent her complete directions for attaining Christian perfection. In 1563 he preached at many monasteries in Swabia; in 1564 he sent the first missionaries to Lower Bavaria, and recommended the provincial synod of Salzburg not to allow the cup to the laity, as it had authority to do; his advice, however, was not accepted. In this year Canisius opened a college at Dillingen and assumed, in the name of the order, the administration of the university which had been founded there by Cardinal Truchsess. In 1565 he took part in the Second General Congregation of the order in Rome. While in Rome he visited Philip, son of the Protestant philologist Joachim Camerarius, at that time a prisoner of the Inquisition, and instructed and consoled him. Pius IV sent him as his secret nuncio to deliver the decrees of the Council of Trent to Germany; the pope also commissioned him to urge their enforcement, to ask the Catholic princes to defend the Church at the coming diet, and to negotiate for the founding of colleges and seminaries. Canisius negotiated more or less successfully with the Electors of Mainz and Trier, with the bishops of Augsburg, Würzburg, Osnabrück, Münster, and Paderborn, with the Duke of Jülich-Cleves-Berg, and with the City and University of Cologne; he also visited Nimwegen, preaching there and at other places; his mission, however, was interrupted by the death of the pope. Pius V desired its continuation, but Canisius requested to be relieved; he said that it aroused suspicions of espionage, of arrogance, and of interference in politics (for a detailed account of his mission see "Stimmen aus Maria-Laach", LXXI, 58, 164, 301).

    At the Diet of Augsburg (1566), Canisius and other theologians, by order of the pope, gave their services to the cardinal legate Commendone; with the help of his friends he succeeded, although with great difficulty, in persuading the legate not to issue his protest against the religious peace, and thus prevented a new fratricidal war. The Catholic members of the diet accepted the decrees of the council, the designs of the Protestants were frustrated, and from that time a new and vigorous life began for the Catholics in Germany. In the same year Canisius went to Wiesensteig, where he visited and brought back to the Church the Lutheran Count of Helfenstein and his entire countship, and where he prepared for death two witches who had been abandoned by the Lutheran preachers. In 1567 he preached the Lenten sermons in the cathedral of Würzburg, gave instruction in the Franciscan church twice a week to the children and domestics of the town, and discussed the foundling of a Jesuit college at Würzburg with the bishop. Then followed the diocesan synod of Dillingen (at which Canisius was principal adviser of the Bishop of Augsburg), journeys to Würzburg, Mainz, Speyer, and a visit to the Bishop of Strasburg, whom he advised, though unsuccessfully, to take a coadjutor. At Dillingen he received the application of Stanislaus Kostka to enter the Society af Jesus, and sent him with hearty recommendations to the general of the order at Rome. At this time he successfully settled a dispute in the philosophical faculty of the University of Ingolstadt. In 1567 and 1568 he went several times to Innsbruck, where in the name of the general he consulted with the Archduke Ferdinand II and his sisters about the confessors of the archduchesses and about the establishment of a Jesuit house at Hall. In 1569 the general decided to accept the college at Hall.

    During Lent of 1568 Canisius preached at Ellwangen, in Würtemberg; from there he went with Cardinal Truchsess to Rome. The Upper German province of the order had elected the provincial as its representative at the meeting of the procurators; this election was illegal, but Canisius was admitted. For months he collected in the libraries of Rome material for a great work which he was preparing. In 1569 he returned to Augsburg and preached Lenten sermons in the Church of St. Mauritius. Having been a provincial for thirteen years (an unusually long time) he was relieved of the office at his own request, and went to Dillingen, where he wrote, catechized, and heard confessions, his respite, however, was short; in 1570 he was obliged again to go to Augsburg. A year latter he was compelled to move to Innsbruck and to accept the office of court preacher to Archduke Ferdinand II. In 1575 Gregory XIII sent him with papal messages to the archduke and to the Duke of Bavaria. When he arrived in Rome to make his report, the Third General Congregation of the order was assembled and, by special favour, Canisius was invited to be present. From this time he was preacher in the parish church of Innsbruck until the Diet of Ratisbon (1576), which he attended as theologian of the cardinal legate Morone. In the following year he supervised at Ingolstadt the printing of an important work, and induced the students of the university to found a sodality of the Blessed Virgin. During Lent, 1578, he preached at the court of Duke William of Bavaria at Landshut. The nuncio Bonhomini desired to have a college of the society at Fribourg; the order at first refused on account of the lack of men, but the pope intervened and, at the end of 1580, Canisius laid the foundation stone. In 1581 he founded a sodality of the Blessed Virgin among the citizens and, soon afterwards, sodalities for women and students; in 1582 schools were opened, and he preached in the parish church and in other places until 1589.

    The canton had not been left uninfluenced by the Protestant movement. Canisius worked indefatigably with the provost Peter Schnewly, the Franciscan Johannes Michel, and others, for the revival of religious sentiments amongst the people; since then Fribourg has remained a stronghold of the Catholic Church. In 1584, while on the way to take part in another meeting of the order at Augsburg, he preached at Lucerne and made a pilgrimage to the miraculous image of the Blessed Virgin at Einsiedeln. According to his own account, it was then that St. Nicholas, the patron saint of Fribourg, made known to him his desire that Canisius should not leave Fribourg again. Many times the superiors of the order planned to transfer him to another house, but the nuncio, the city council, and the citizens themselves opposed the measure; they would not consent to lose this celebrated and saintly man. The last years of his life he devoted to the instruction of converts, to making spiritual addresses to the brothers of the order, to writing and re-editing books. The city authorities ordered his body to be buried before the high altar of the principal church, the Church of St. Nicolaus, from which they were translated in 1625 to that of St. Michael, the church of the Jesuit College.

    Canisius held that to defend the Catholic truths with the pen was just as important as to convert the Hindus. At Rome and Trent he strongly urged the appointment at the council, at the papal court, and in other parts of Italy, of able theologians to write in defence of the Catholic faith. He begged Pius V to send yearly subsidies to the Catholic printers of Germany, and to permit German scholars to edit Roman manuscripts; he induced the city council of Fribourg to erect a printing establishment, and he secured special privileges for printers. He also kept in touch with the chief Catholic printers of his time &151; Plantin of Antwerp, Cholin of Cologne, and Mayer of Dillingen &151; and had foreign works of importance reprinted in Germany, for example, the works of Andrada, Fontidonio, and Villalpando in defence of the Council of Trent.

    Canisius advised the generals of the order to create a college of authors; urged scholars like Bartholomæus Latomus, Friedrich Staphylus, and Hieronymus Torensis to publish their works; assisted Onofrio Panvinio and the polemic Stanislaus Hosius, reading their manuscripts and correcting proofs; and contributed to the work of his friend Surius on the councils. At his solicitation the "Briefe aus Indien", the first relations of Catholic missioners, were published (Dillingen, 1563-71); "Canisius", wrote the Protestant preacher, Witz, "by this activity gave an impulse which deserves our undivided recognition, indeed which arouses our admiration" ("Petrus Canisius", Vienna, 1897, p. 12).

    The latest bibliography of the Society of Jesus devotes thirty-eight quarto pages to a list of the works published by Canisius and their different editions, and it must be added that this list is incomplete. The most important of his works are described below; the asterisk signifies that the work bears the name of Canisius neither on the title page nor in the preface. His chief work is his triple "Catechism". In 1551 King Ferdinand I asked the University of Vienna to write a compendium of Christian doctrine, and Canisius wrote (Vienna, 1555), at first for advanced students, his "Summa doctrinæ christianæ . . . in usum Christianæ pueritiæ", two hundred and eleven questions in five chapters (the first edition appeared without the name of the author, but later all three catechisms bore his name); then a short extract for school children, "Summa . . . ad captum rudiorum accommodata" (Ingolstadt, 1556), was published as an appendix to the "Principia Grammatices"; his catechism for students of the lower and middle grades, "Parvus Catechismus Catholicorum" (later known as "Institutiones christianæ pietatis" or "Catechismus catholicus"), is an extract from the larger catechism, written in the winter of 1557-58. Of the first Latin edition (Cologne, 1558), no copy is known to exist; the German edition appeared at Dillingen, 1560. The "Summa" only received its definite form in the Cologne edition of 1556; it contains two hundred and twenty-two questions, and two thousand quotations from the Scriptures, and about twelve hundred quotations from the Fathers of the Church are inscribed on the margins; later all these quotations were compiled in the original by Peter Busæus, S.J., and appeared in four quarto volumes under the title "Authoritates Sacræ Scripturæ et Sanctorum patrum" etc. (Cologne, 1569-70); in 1557 Johannes Hasius, S.J., published the same work in one large folio volume, entitled "Opus catechisticum", for which Canisius wrote an introduction. The catechism of Canisius is remarkable for its ecclesiastically correct teachings, its clear, positive sentences, its mild and dignified form. It is today recognized as a masterpiece even by non-Catholics, e.g., the historians Ranke, Menzel, Philippson, and the theologians Kawerau, Rouffet, Zerschwitz.

    Pius V entrusted Canisius with the confutation of the Centuriators of Magdeburg. Canisius undertook to prove the dishonesty of the centuriators by exposing their treatment of the principal persons in the Gospel &151; John the Baptist, the Mother of God, the Apostle St. Peter—and published (Dillingen, 1571) his next most important work, "Commentariorum de Verbi Dei corruptelis liber primus: in quo de Sanctissimi Præcursoris Domini Joannis Baptistæ Historia Evangelica . . . pertractatur". Here the confutation of the principal errors of Protestantism is exegetical and historical rather than scholastical; in 1577 "De Maria Virgine incomparabili, et Dei Genitrice sacrosancta, libri quinque" was published at Ingolstadt. Later he united these two works into one book of two volumes, "Commentariorum de Verbi corruptelis" (Ingolstadt, 1583, and later Paris and Lyons); the treatise on St. Peter and his primacy was only begun; the work on the Virgin Mary contains some quotations from the Fathers of the Church that had not been printed previously, and treats of the worship of Mary by the Church. A celebrated theologian of the present day called this work a classic defence of the whole Catholic doctrine about the Blessed Virgin (Scheeben, "Dogmatik", III, 478); in 1543 he published (under the name of Petrus Nouiomagus) "Des erleuchten D. Johannis Tauleri, von eym waren Euangelischen leben, Göttliche Predig. Leren" etc., in which several writings of the Dominican mystic appear in print for the first time. This was the first book published by a Jesuit. "Divi Cyrilli archiepiscopi Alexandrini Opera" (Latin translation, 2 fol. vols., Cologne, 1546); "D. Leonis Papæ huius nominis primi . . . Opera" (Cologne, 1546, later reprinted at Venice, Louvain, and Cologne), Leo is brought forward as a witness for the Catholic teachings and the discipline of the Church against the innovators; "De consolandis ægrotis" (Vienna, 1554), exhortations (Latin, German, and Italian) and prayers, with a preface by Canisius; "Lectiones et Precationes Ecclesiasticæ" (Ingolstadt, 1556), a prayerbook for students, reprinted more than thirty times under the titles of "Epistolæ et Evangelia" etc.; *"Principia grammatices" (Ingolstadt, 1556); Hannibal Codrett's Latin Grammar, adapted for German students by Canisius, reprinted in 1561, 1564 and 1568; *"Ordnung der Letaney von vnser lieben Frawen" [Dillingen (1558)], the first known printing of the Litany of Loreto, the second (Macerata, 1576) was most probably arranged by Canisius; *"Vom abschiedt des Coloquij zu Wormbs" (s. l. a., 1558?).

    *"Ain Christlicher Bericht, was die hailige Christliche Kirch . . . sey" (Dillingen, 1559), translation and preface by Canisius (cf. N. Paulus in "Historischpolit. Blätter", CXXI, 765); "Epistolæ B. Hieronymi . . . selectæ" (Dillingen, 1562), a school edition arranged and prefaced by, Canisius and later reprinted about forty times; "Hortulus Animæ", a German prayer-book arranged by Canisius (Dillingen, 1563), reprinted later, probably published also in Latin by him. The "Hortuli" were placed later on the Index nisi corrigantur; *"Von der Gesellschaft Jesu Durch. Joannem Albertum Wimpinensem" (Ingolstadt, 1563), a defence of the order against Chemnitz and Zanger, the greater part of which was written by Canisius; "Institutiones, et Exercitamentas Christianæ Pietatis" (Antwerp, 1566), many times reprinted, in which Canisius combined the catechism for the middle grades and the "Lectiones et Precationes ecclesiasticæ" (revised in Rome); "Beicht und Communionbüchlein" [Dillingen, 1567 (?), 1575, 1579, 1582, 1603; Ingolstadt, 1594, etc.]; "Christenliche . . . Predig von den vier Sontagen im Aduent, auch vonn dem heiligen Christag" (Dillingen, 1570).

    At the request of Ferdinand II of Tyrol, Canisius supervised the publishing of *"Von dem hoch vnd weitberhümpten Wunderzeichen, so sich . . . auff dem Seefeld . . . zugetragen" (Dillingen, 1580), and wrote a long preface for it; then appeared "Zwey vnd neuntzig Betrachtung vnd Gebett, dess . . . Bruders Clausen von Vnterwalden" (Fribourg, 1586); "Manuale Catholicorum. In usum pie precandi" (Fribourg, 1587); "Zwo . . . Historien . . . Die erste von . . . S. Beato, ersten Prediger in Schweitzerland. Die andere von . . . S. Fridolino, ersten Prediger zu Glaris vnd Seckingen" (Fribourg, 1590): in this, the first of the popular biographies of the saints especially worshipped in Switzerland, Canisius does not give a scholarly essay, but endeavours to strengthen the Catholic Swiss in their faith and arouse their piety; "Notæ in Evangelicas lectiones, quæ per totum annum Dominicis diebus . . . recitantur (Fribourg, 1591), a large quarto volume valuable for sermons and meditations for the clergy; "Miserere, das ist: Der 50. Psalm Davids . . . Gebettsweiss . . . aussgelegt" (Munich, 1594, Ingolstadt, 1594); "Warhafte Histori . . . Von Sanct Moritzen . . . vnd seiner Thebaischen Legion . . . Auch insonderheit von Sanct Vrso" (Fribourg, 1594); *"Catholische Kirchengesäng zum theil vor vnd nach dem Catechismo zum teil sonst durchs Jahr . . . zusingen" (Fribourg, 1596); "Enchiridion Pietatis quo ad precandum Deum instruitur Princeps" (s. l., 1751), dedicated by Canisius in 1592 to the future emperor Ferdinand II (Zeitschrift für katholische Theologie; XIV, 741); "Beati Petri Canisii Exhortationes domesticæ", mostly short sketches, collected and edited by G. Schlosser, S.J. (Roermond, 1876); "Beati Petri Canisii Epistulæ et Acta": 1541-65, edited by O. Braunsberger, S.J. (4 vols., Freiburg im Br., 1896-1905). There still remain unpublished four or five volumes containing eleven hundred and ninety-five letters and regesta written to or by Canisius, and six hundred and twenty-five documents dealing with his labours.

    "Peter Canisius", says the Protestant professor of theology, Krüger, "was a noble Jesuit; no blemish stains his character" ("Petrus Canisius" in "Geschichte u. Legende", Giessen, 1898, 10). The principal trait of his character was love for Christ and for his work; he devoted his life to defend, propagate, and strengthen the Church. Hence his devotion to the pope. He did not deny the abuses which existed in Rome; he demanded speedy remedies; but the supreme and full power of the pope over the whole Church, and the infallibility of his teaching as Head of the Church, Canisius championed as vigorously as the Italian and Spanish brothers of the order. He cannot be called an "Episcopalian" or "Semi-Gallican"; his motto was "whoever adheres to the Chair of St. Peter is my man. With Ambrose I desire to follow the Church of Rome in every respect". PIus V wished to make him cardinal. The bishops, Brendel of Mains, Brus of Prague, Pflug of Naumburg, Blarer of Basle, Cromer of Ermland, and Spaur of Brixen, held him in great esteem. St. Francis of Sales sought his advice by letter. He enjoyed the friendship of the most distinguished members of the College of Cardinals — Borromeo, Hosius, Truchsess, Commendone, Morone, Sirlet; of the nuncios Delfino, Portia, Bonhomini and others; of many leading exponents of ecclesiastical learning; and of such prominent men as the Chancellor of the University of Louvain, Ruard Tapper, the provost Martin Eisengrein, Friedrich Staphylus, Franz Sonnius, Martin Rithovius, Wilhelm Lindanus, the imperial vice-chancellors Jacob Jonas and Georg Sigismund Seld, the Bavarian chancellor Simon Thaddaeus Eck, and the Fuggers and Welsers of Augsburg. "Canisius's whole life", writes the Swiss Protestant theologian Gautier, "is animated by the desire to form a generation of devout clerics capable of serving the Church worthily" ("Etude sur la correspondance de Pierre Canisius", Geneva, 1905, p. 46). At Ingolstadt he held disputations and homiletic exercises among the young clerics, and endeavoured to raise the religious and scientific standard of the Georgianum. He collected for and sent pupils to the German College at Rome and provided for pupils who had returned home. He also urged Gregory XIII to make donations and to found similar institutious in Germany; soon papal seminaries were built at Prague, Fulda, Braunsberg, and Dillingen. At Ingolstadt, Innsbruck, Munich, and Vienna schools were built under the guidance of Canisius for the nobility and the poor, the former to educate the clergy of the cathedrals, the latter for the clergy of the lower grades. The reformed ordinances published at that time for the Universities of Cologne, Ingolstadt, and Vienna must be credited in the main to his suggestions.

    With apostolic zeal he loved the Society of Jesus; the day of his admission to the order he called his second birthday. Obedience to his superiors was his first rule. As a superior he cared with parental love for the necessities of his subordinates. Shortly before his death he declared that he had never regretted becoming a Jesuit, and recalled the abuses which the opponents of the Church had heaped upon his order and his person. Johann Wigand wrote a vile pamphlet against his "Catechism"; Flacius Illyricus, Johann Gnypheus, and Paul Scheidlich wrote books against it; Melanchthon declared that he defended errors wilfully; Chemnitz called him a cynic; the satirist Fischart scoffed at him; Andreæ Dathen, Gallus, Hesshusen, Osiander, Platzius, Roding, Vergerio, and others wrote vigorous attacks against him; at Prague the Hussites threw stones into the church where he was saying Mass; at Berne he was derided by a Protestant mob. At Easter, 1568, he was obliged to preach in the Cathedral of Würzburg in order to disprove the rumour that he had become a Protestant. Unembittered by all this, he said, "the more our opponents calumniate us, the more we must love them". He requested Catholic authors to advocate the truth with modesty and dignity without scoffing or ridicule. The names of Luther and Melanchthon were never mentioned in his "Catechism". His love for the German people is characteristic; he urged the brothers of the order to practise German diligently, and he liked to hear the German national hymns sung. At his desire St. Ignatius decreed that all the members of the order should offer monthly Masses and prayers for the welfare of Germany and the North. Ever the faithful advocate of the Germans at the Holy See, he obtained clemency for them in questions of ecclesiastical censures, and permission to give extraordinary absolutions and to dispense from the law of fasting. He also wished the Index to be modified that German confessors might be authorized to permit the reading of some books, but in his sermons he warned the faithful to abstain from reading such books without permission. While he was rector of the University of Ingolstadt, a resolution was passed forbidding the use of Protestant textbooks and, at his request, the Duke of Bavaria forbade the importation of books opposed to religion and morals. At Cologne he requested the town council to forbid the printing or sale of books hostile to the Faith or immoral, and in the Tyrol had Archduke Ferdinand II suppress such books. He also advised Bishop Urban of Gurk, the court preacher of Ferdinand I, not to read so many Protestant books, but to study instead the Scriptures and the writings of the Fathers. At Nimwegen he searched the libraries of his friends, and burned all heretical books. In the midst of all these cares Canisius remained essentially a man of prayer; he was an ardent advocate of the Rosary and its sodalities. He was also one of the precursors of the modern devotion of the Sacred Heart.

    During his lifetime his "Catechism" appeared in more than 200 editions in at least twelve languages. It was one of the works which influenced St. Aloysius Gonzaga to enter the Society of Jesus; it converted, among others, Count Palatine Wolfgang Wilhelm of Neuburg; and as late as the eighteenth century in many places the words "Canisi" and catechism were synonymous. It remained the foundation and pattern for the catechisms printed later. His preaching also had great influence; in 1560 the clergy of the cathedral of Augsburg testified that by his sermons nine hundred persons had been brought back to the Church, and in May, 1562, it was reported the Easter communicants numbered one thousand more than in former years. Canisius induced some of the prominent Fuggers to return to the Church, and converted the leader of the Augsburg Anabaptists. In 1537 the Catholic clergy had been banished from Augsburg by the city council; but after the preaching of Canisius public processions were held, monasteries gained novices, people crowded to the jubilee indulgence, pilgrimages were revived, and frequent Communion again became the rule. After the elections of 1562 there were eighteen Protestants and twenty-seven Catholics on the city council. He received the approbation of Pius IV by a special Brief in 1561. Great services were rendered by Canisius to the Church through the extension of the Society of Jesus; the difficulties were great: lack of novices, insufficient education of some of the younger members, poverty, plague, animosity of the Protestants, jealousy on the part of fellow-Catholics, the interference of princes and city councils. Notwithstanding all this, Canisius introduced the order into Bavaria, Bohemia, Swabia, the Tyrol, and Hungary, and prepared the way in Alsace, the Palatinate, Hesse, and Poland. Even opponents admit that to the Jesuits principally is due the credit of saving a large part of Germany from religious innovation. In this work Canisius was the leader. In many respects Canisius was the product of an age which believed in strange miracles, put witches to death, and had recourse to force against the adherents of another faiih; but notwithstanding all this, Johannes Janssen does not hesitate to declare that Canisius was the most prominent and most influential Catholic reformer of the sixteenth century (Geschichte des deutschen Volkes, 15th and 16th editions, IV, p. 406). "Canisius more than any other man", writes A. Chroust, "saved for the Church of Rome the Catholic Germany of today" (Deutsche Zeitschrift für Geschichtswissenschaft, new series, II, 106). It has often been declared that Canisius in many ways resembles St. Boniface, and he is therefore called the second Apostle of Germany. The Protestant professor of theology, Paul Drews, says: "It must be admitted that, from the standpoint of Rome, he deserves the title of Apostle of Germany" ("Petrus Canisius", Halle, 1892, p. 103).

    Soon after his death reports spread of the miraculous help obtained by invoking his name. His tomb was visited by pilgrims. The Society of Jesus decided to urge his beatification. The ecclesiastical investigations of his virtues and miracles were at first conducted by the Bishops of Fribourg, Dillingen, and Freising (1625-90); the apostolic proceedings began in 1734, but were interrupted by political and religions disorders. Gregory XVI resumed them about 1833; Pius IX on 17 April, 1864, approved of four of the miracles submitted, and on 20 November, 1869, the solemn beatification took place in St. Peter's at Rome. In connection with this, there appeared between 1864-66 more than thirty different biographies. On the occasion of the tercentenarv of his death, Leo XIII issued to the bishops of Austria, Germany, and Switzerland his much-discussed "Epistola Encyclica de memoria sæculari B. Petri Canisii"; the bishops of Switzerland issued a collective pastoral; in numerous places of Europe and in some places in the United States this tercentenary was celebrated and about fifty pamphlets were published. In order to encourage the veneration of Canisius there is published at Fribourg, Switzerland, monthly since 1896, the "Canisius-Stimmen" (in German and French). The infirmary of the College of St. Michael, in which Canisius died, is now a chapel. Vestments and other objects which he used are kept in different houses of the order. The Canisius College at Buffalo possesses precious relics. In the house of Canisius in the Broersstraat at Nimwegen the room is still shown where he was born. Other memorials are: the Canisius statue in one of the public squares of Fribourg, the statue in the cathedral of Augsburg, the Church of the Holy Saviour and the Mother of Sorrows, recently built in his memory in Vienna, and the new Canisius College at Nimwegen. At the twenty-sixth general meeting of German Catholics held at Aachen, 1879, a Canisius society for the religious education of the young was founded. The general prayer, said every Sunday in the churches originated by Canisius, is still in use in the greater part of Germany, and also in many places in Austria and Switzerland. Various portraits of Canisius exist: in the Churches of St. Nicolaus and St. Michael in Fribourg; in the vestry of the Augsburg Cathedral; in the Church of St. Michael at Munich; in the town hall at Nimwegen; in the town hall at Ingolstadt; in the Cistercian monastery at Stams. The woodcut in Pantaleo, "Prosopographia", III (Basle, 1566), is worthless. Copper-plates were produced by Wierx (1619), Custos (1612), Sadeler (1628), Hainzelmann (1693), etc. In the nineteenth century are: Fracassini's painting in the Vatican; Jeckel's steel engraving; Leo Samberger's painting; Steinle's engraving (1886). In most of these pictures Canisius is represented with his catechism and other books, or surrounded by children whom he is instructing. (See CHRISTIAN DOCTRINE; COUNTER-REFORMATION; SOCIETY OF JESUS.)

    Bibliography

    B.P. Canisii Epist. et Acta, ed. BRAUNSBERGER, (5 vols., Freiburg im Br., 1896-1905) s. v. Confessions and Testamentum; the Beatification Acts (some printed as manuscripts in only a few copies, the others unprinted); Mon. Hist. Societatis Jesu: Chronicon Polanci, Epistola quadrimestres mittæ etc., so far about thirty volumes (Madrid. 1894--). Of the complete biographies, the following are the most important: RADERUS, De Vita Canisii (Munich, 1614); SACCHINUS, De vita et rebus gestis P. Petri Canisii (Ingolstadt, 1616); BOERO, Vita del Beato Pietro Canisio (Rome, 1864); RIESS, Der selige Petrus Canisius (Freiburg, 1865); LE BACHELET in Dict. de Théol. Cath. (Paris, 1905), s. v. Canisius. Biographies, in German: by PRATISS (Vienna, 1865), MARCOUR (Freiburg, 1881), PFÜLF (Einsiedeln, 1897), MEHLER (Ratisbon, 1897); in Latin by PYTHON (Munich, 1710); in French by DORIGNY (Paris, 1707), SÉGUIN (Paris, 1864), BOVET (Fribourg, 1865, 1881), DE BERTIGNY (Fribourg, 1865), MICHEL (Lille, 1897); in Dutch by DE SMIDT (Antwerp, 1652), SÉGUIN-ALLARD (Nimwegen, 1897); in Italian by FULIGIATTI (Rome, 1649), ODDI (Naples, 1755); in Spanish by NIEREMBERG (Madrid, 1633), GARCIA (Madrid, 1865). Cf. also KROSS, Der selige Petrus Canisius in Oesterreich (Vienna, 1898), from manuscript sources; REISER, B. Petrus Canisius als Katechet (Mainz, 1882); ALLARD, Canisiana, from the Dutch Studien (Utrecht, 1898-99); BRAUNSBERGER, Entstehung u. erste Entwicklung d. Katechismen d. seligen Petrus Canisius (Freiburg, 1893); SOMMERVOGEL, Bibliothèque de la C. de J. (new ed., Brussels and Paris, 1890-1900), II, 617-88; VIII, 1974-83; DUHR, Gesch. d. Jesuiten in den Länden deutscher Zunge, I (Freiburg, 1907); various Nuntiature Reports of Germany and Switzerland published by STEINHERZ, SCHELLHASS, HANSEN, STEFFENS-REINHARDT, etc.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. XI, 1911, New York

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    Predefinito Dagli "Scritti" di san Pietro Canisio, sacerdote

    ... Tu conosci, Signore, in quanti modi e quante volte – in quello stesso giorno – mi hai affidato la Germania, per la quale in seguito avrei continuato ad essere sollecitato, per la quale avrei desiderato vivere e morire. Tu alla fine, come se mi si aprisse il cuore del sacratissimo corpo, che mi sembrava di vedere davanti a me, mi hai comandato di bere a quella sorgente, invitandomi, per così dire, ad attingere le acque della mia salvezza dalle tue fonti, o mio Salvatore. Ed io desideravo ardentemente che fiumi di fede, di speranza e di carità di là si versassero in me. Avevo sete di povertà, di castità, di obbedienza e domandavo di essere da te tutto lavato, vestito e ornato. Quindi, dopo che avevo osato giungere al tuo cuore dolcissimo ed estinguere in esso la mia sete, tu mi promettevi una veste intessuta di tre parti, che potessero proteggere la nudità della mia anima e che fossero sommamente adatte a questa missione: erano la pace, l’amore e la perseveranza. Rivestito di questo indumento di salvezza, io avevo fiducia che niente mi sarebbe mancato, ma ogni cosa si sarebbe realizzata per la tua gloria.

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    Predefinito

    GIOVANNI PAOLO II

    LETTERA AI VESCOVI TEDESCHI IN OCCASIONE
    DEL IV CENTENARIO DELLA MORTE
    DI SAN PIETRO CANISIO


    Venerabili Fratelli nell'Episcopato,

    1. Quando, il 2 settembre 1549, san Pietro Canisio ottenne la benedizione di Papa Paolo III per la sua missione in Germania, si inginocchiò sulla tomba del Capo degli Apostoli, Pietro, per pregare. Ciò che visse interiormente lo plasmò in maniera così profonda che in un frammento delle sue confessioni afferma: «Tu sai, O Signore, quanto intensamente mi affidasti quel giorno la Germania. Da allora la Germania ha occupato sempre più i miei pensieri e ho desiderato ardentemente offrire la mia vita e la mia morte per la salvezza eterna della Germania» (Pietro Canisio, Epistulae, 1). Questo era il programma di vita al quale rimase eroicamente fedele fino alla sua serena dipartita il 21 dicembre 1597.

    Nella sua Enciclica Militantis ecclesiae, del 1° agosto 1897, il mio stimato predecessore Leone XIII definì giustamente e con onore «Secondo Apostolo della Germania» colui che Papa Pio IX aveva beatificato il 20 novembre 1864 (Leone XIII, Militantis Ecclesiae, 3: AAS 30 (1987) 3-9).

    Quando il 21 maggio 1925 venne elevato agli onori degli altari da Papa Pio XI acquisì il titolo di Dottore della Chiesa.

    Nella sua amorevole provvidenza, Dio fece di san Pietro Canisio il proprio ambasciatore in un periodo in cui la voce dell'annuncio cattolico di fede nei Paesi di lingua tedesca rischiava di tacere. In ciò rientrano entrambi i poli nel cui campo di tensione si dispiegarono la personalità e le opere del Dottore della Chiesa: la Germania, che allora era costituita da un territorio molto più esteso di quello di oggi e la verità della fede cattolica che venne esposta a diverse critiche.

    2. In veste di cooperatore alla diffusione della verità (cfr 3 Gv 8), Pietro Canisio servì la Chiesa in Germania in molteplici modi. Anche quando si dedicò ad attività politiche e organizzative, il fine della sua opera rimase l'annuncio della verità e furono sempre la catechesi e la pastorale il motivo conduttore della sua ricca produzione. Sia lo straordinario apprezzamento che ottenne dalle autorità ecclesiali e secolari sia gli ostacoli che i suoi detrattori tentarono di porre sul suo cammino dimostrano in che modo convivessero in lui schiettezza e ragionevolezza.

    Il santo prestò particolare attenzione ai giovani, nella cui formazione intellettuale e religiosa vedeva un presupposto essenziale per un futuro cattolico della Germania. Era questa l'attività riconosciuta dei suoi confratelli nella Società di Gesù, il cui frutto fu la creazione in pochi decenni di una élite spirituale, che divenne l'elemento propulsore di quell'epoca culturale, nella quale ciò che il Concilio di Trento aveva seminato produsse il suo abbondante raccolto.

    Un'esperienza così incoraggiante ci fa comprendere quale grande significato potrebbe rivestire attualmente una scuola permeata dallo spirito del Vangelo, strettamente connessa alla vita della Chiesa e impegnata in alti ideali culturali. Così, cari Fratelli, vi raccomando vivamente la promozione dell'istituzione scolastica cattolica che in Germania è del resto organizzata da tempo in maniera esemplare. Chi serve i giovani, serve il futuro della Chiesa e della cultura. Per questo un'educazione giovanile basata sulla Chiesa è un servizio indispensabile per una feconda fioritura culturale e religiosa della Germania, per la quale vale anche la pena di fare sacrifici di carattere finanziario ed ideale.

    3. Il fatto che Pietro Canisio, nonostante la sua infaticabile attività ecclesiale, abbia lasciato anche una vasta opera di carattere teologico, suscita stupore e meraviglia. Se si valutano i teologi in base alle loro qualità creativo-speculative e alla loro disposizione critico-storica, è difficile trovare in lui una particolare originalità e grandi divagazioni spirituali. Che il santo fosse ben lontano da tali esigenze, è certamente attribuibile al fatto che nelle confuse condizioni del tempo in cui visse si sentiva inviato al servizio della verità di fede quale Pastore di uomini: «Desidero risvegliare negli altri e in me stesso un fervore più grande affinché il deposito cattolico della fede, che l'Apostolo non ci ha affidato senza motivo e che è preferibile a tutti i tesori di questo mondo, venga custodito preziosamente intatto e autentico, poiché da esso dipendono la saggezza cristiana, la pace generale e la santità dell'uomo» (S. Pietro Canisio, Meditationes seu Notae in Evangelicas Lectiones, in Societatis Iesu Selecti Scriptores, II, Freiburg im Breisgau 1955).

    Pietro Canisio si immerse consapevolmente nella corrente della santa tradizione, che gli apostoli avevano avviato e tramandato, affinché essa come tradizione viva unisse ogni nuova generazione di fedeli alle origini della Rivelazione in Gesù Cristo. Canisio riunì in sé l'erudizione dello spirito, la santità di vita e - secondo un ideale tipico della sua epoca plasmata dall'umanesimo e dal Rinascimento - anche la finezza e l'eleganza dell'espressione verbale, cosicché subito dopo la sua morte venne definito «il sant'Agostino del suo tempo».

    Accostare la scienza teologica alle Scritture e alla Tradizione secondo quanto stabilito dal Magistero della Chiesa e avvalorarla attraverso la vita personale, è un messaggio per tutti coloro che oggi si dedicano all'insegnamento della teologia. L'opera di Pietro Canisio dimostra che la scienza teologica diviene feconda solo se si pone al servizio della verità rivelata. Questo compito può essere svolto solo da quei teologi che con il loro punto di vista non si pongono a una distanza critica dalla Chiesa, ma dimorano in essa come suoi membri che credono, che sperano, che amano. Per questo il teologo deve seguire come un sismografo i cambiamenti repentini delle scienze umane, e invece di divenire loro schiavo, deve porre le loro conoscenze alla luce della fede e valutarle da questo punto di vista. Solo in questo modo potrà essere un interlocutore onesto e attendibile per le scienze profane le cui indagini hanno comunque un orientamento etico. La Chiesa è dunque lo spazio vitale del teologo. Come il pesce non può vivere fuori dall'acqua, così il teologo può restare fedele alla propria identità solo se radica saldamente nella vita della Chiesa le sue speculazioni e le sue domande, le sue ricerche e le sue opere.

    4. Pietro Canisio non aveva a cuore solo i «grandi» della Chiesa e della politica. Si rivolgeva anche ai «piccoli», in particolare ai bambini. In una lettera scrive: «Altri possono prendere a pretesto il proprio lavoro, possono mirare alle cariche più alte, che rendono alla Chiesa massimi servigi. ( . . .) Possono anche giustificarsi affermando che non vogliono diventare essi stessi bambini fra i bambini. Cristo, la Sapienza di Dio stesso, non si è tirato indietro e ha trattato i fanciulli con confidenza » (Pietro Canisio, Epistulae, VII, 333s.). Quando ne aveva l'occasione, si dedicava personalmente a istruire i bambini nella fede; allo stesso tempo cercò di avere la possibilità di rivolgersi alle nuove generazioni dei Paesi cattolici di lingua tedesca, esponendo in forma scritta l'insegnamento religioso e morale nei Catechismi. Dalla sua forza di immedesimazione nelle capacità di apprendimento dei suoi lettori scaturirono tre Catechismi rivolti a tre diversi gruppi e differenti per complessità di linguaggio, ma sostanzialmente identiche per struttura e contenuto. Sebbene il tempo in cui operò Canisio fosse drammatico e pieno di prove laceranti, il santo rimase fedele al suo principio di rinunciare ad accese polemiche, di non fomentare polarizzazioni e di esporre in prima linea l'insegnamento cattolico, senza neanche nominare i nemici e tanto meno aggredirli.

    A questo proposito ricordo la mia Lettera Apostolica Catechesi tradendae, che riprende l'eredità del «Dottore della Chiesa dell'annuncio» e sviluppa i principi dell'odierna catechesi. Strutturata in maniera sistematica, essa intende offrire l'essenziale della dottrina cattolica con la necessaria completezza e, in relazione al grado di formazione del suo destinatario, introdurla in tutti gli ambiti della vita cristiana.

    Se una coscienza matura presuppone una solida cultura, una salda conoscenza della fede è necessaria affinché l'uomo sia in grado, nel corso della sua vita, che oggi talvolta lo fa sentire come se camminasse sull'orlo di un precipizio, di distinguere fra il vero e il falso, il bene e il male, la via verso la santità e la strada sbagliata.

    Ai numerosi uomini e alle molte donne che si impegnano nel non sempre facile servizio della catechesi, rivolgo la mia più profonda gratitudine. Dopo i mutamenti politici nei Paesi dell'Est, il compito della catechesi ha assunto una nuova dimensione. Questo servizio della Chiesa non è rivolto solo ai bambini e ai giovani, ma anche agli adulti. Nel vostro Paese vivono infatti molte persone che o sono state defraudate della verità su Gesù Cristo o, anche se una volta credevano in essa, l'hanno poi deliberatamente esclusa dalla propria vita. Vi sono grato per i molteplici sforzi catechetici che compite per offrire a chi cerca di dare un senso alla propria vita, una fonte, la cui acqua non solo permette di placare la sete ardente, ma «dona la vita eterna» (Gv 4, 14).

    5. La prima fonte, alla quale Pietro Canisio attinse come a una sorta di elisir di lunga vita, fu costituita dalle Sacre Scritture. Si riferiva ad esse soprattutto quando predicava. Sia che si trovasse all'interno delle cattedrali o nelle corti dei principi, sia nelle parrocchie o nei conventi, il pulpito restava per lui il luogo privilegiato al servizio della verità. Egli stesso una volta disse che nella Chiesa di Dio non esiste ufficio più degno, efficace e benedetto di quello del predicatore, che lo amministra fedelmente ed espone al popolo, spiegandola, la corretta interpretazione della Parola di Dio. All'opposto, il cristianesimo non viene mai tanto danneggiato come quando si affida la predicazione a coloro che insegnano l'errore (Pietro Canisio, Epistulae et Acta, VI, 627).

    Riflettere sul grande predicatore Canisio ci ricorda che fra le forme di discorso religioso, la predica ha un ruolo di primo piano. Essa infatti non è solo un modo di creare comunione tramite la comunicazione, ma è l'eco della voce di Gesù Cristo stesso, che esorta gli uomini: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al vangelo» (Mc 1, 15).

    Nella nostra epoca l'ufficio del predicatore rappresenta una sfida particolare. A causa del messaggio dei mezzi di comunicazione sociale, al cui potere di penetrazione, spesso rafforzato dalle immagini, l'uomo riesce a stento a sottrarsi, a causa della loro tendenza alla semplificazione e della discutibilità dei valori che essi trasmettono, il predicatore spesso si sente come «uno che grida nel deserto» (Mt 3, 1-3). Ciononostante la predica costituisce anche oggi una grande possibilità di trasmissione della fede. A questo proposito, il contatto personale che si instaura fra colui che predica e colui che ascolta assume un significato particolare. L'immediatezza dell'incontro permette al messaggio di mostrare la propria autenticità. Il predicatore non è solo colui che insegna, ma è soprattutto colui che reca una testimonianza. La Parola viene espressa attraverso un intermediario cosicché la predica risuoni in un certo qual modo come l'eco dell'annuncio di Cristo: «Chi ascolta voi, ascolta me» (Lc 10, 16). Per questo è indispensabile che il sacerdote stesso, in particolare in occasione della Celebrazione Eucaristica, svolga il suo ufficio di predicatore.

    Sulla base di questa esigenza prioritaria incoraggio tutti coloro ai quali è affidato l'annuncio a prepararsi a fondo attraverso lo studio, la preghiera e la riflessione a svolgere questo compito. Se la Parola delle Sacre Scritture sarà per il predicatore come il pane quotidiano, diverrà per lui più facile annunciare la Buona Novella ai suoi fedeli come Parola di vita.

    6. Come ho già ricordato all'inizio della mia lettera, il secondo Apostolo della Germania trasse ispirazione per la sua missione di vita pregando sulla tomba del suo grande Santo Patrono, l'Apostolo Pietro, e ricevette la benedizione per la sua missione da un successore di quest'ultimo, Papa Paolo III.

    Con profonda gratitudine possiamo oggi affermare che l'unità fra la Santa Sede e i Vescovi tedeschi è molto salda. I segni di questa vicinanza e di questa comunione spirituale, che costantemente mi offrite, mi riempiono di gioia. Anche innumerevoli sacerdoti e fedeli mi dimostrano la loro generosità e la loro devozione. Da parte sua la Santa Sede ha sempre attribuito il massimo valore al profondo vincolo che la unisce alla Chiesa in Germania e le ha espresso più volte il suo particolare apprezzamento. Io stesso, durante i miei tre viaggi apostolici, ho manifestato la mia vicinanza alla Chiesa in Germania. Come sapete, il Successore di Pietro, al quale il Signore ha affidato il compito di confermare i propri fratelli, si sente vincolato all'esempio dell'Apostolo delle Genti san Paolo e si occupa di tutte le comunità. Per questo valga ciò che Papa Pio IX disse durante il Concilio Vaticano I: «Questa suprema autorità del Vescovo di Roma, venerabili Fratelli, non opprime, aiuta; non distrugge, edifica; consolida nella dignità, unisce nell'amore, rafforza e tutela i diritti dei suoi confratelli, i Vescovi» (Collectio Lacensis, VII, 497s.). Le numerose persone che hanno sperimentato l'oppressione politica o ideologica, sanno quanto ciò sia vero.

    Il ruolo del Vescovo di Roma ci viene in mente anche quando affrontiamo la questione dell'unità dei cristiani. Dai giorni di Pietro Canisio, nei quali era già stata stabilita la dolorosa divisione della fede in Occidente, il rapporto della Chiesa cattolica con le comunità ecclesiali scaturite dalla Riforma è mutato radicalmente. Vi rammento il Decreto su l'Ecumenismo Unitatis redintegratio del Concilio Vaticano II e anche la mia Enciclica Ut unum sint e vi esorto a studiare i principi del vero ecumenismo che vi sono contenuti e a metterli in pratica con onestà. Il Primato del Vescovo di Roma costituisce un servizio irrinunciabile per l'unità. «Presiedere nella verità e nell'amore affinché, la barca ( . . .) non sia squassata dalle tempeste e possa un giorno approdare alla sua riva», in ciò consiste il compito urgente del Successore di Pietro. Per questo vi esorto ad assumere insieme a me la comunione spirituale come criterio dei vostri sforzi rivolti all'unità sia della Chiesa in Germania sia con le comunità ecclesiali separate. Allo stesso tempo rinnovo la preghiera che dieci anni fa elevai alla presenza del Patriarca ecumenico, Sua Santità, Dimitrios I: «Lo Spirito Santo ci doni la sua luce, ed illumini tutti i Pastori e i teologi delle nostre Chiese, affinché ( . . .) possiamo cercare, evidentemente insieme, le forme nelle quali questo ministero possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri» (Giovanni Paolo II, Omelia, 6 dic 1987: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X, 3 (1987) 1306ss.).

    Venerabili Fratelli!

    San Pietro Canisio, Dottore della Chiesa, nel corso dei cinquanta anni del suo inarrestabile impegno, nell'eroica ubbidienza al servizio reso alla verità, spesso con dolore, seminò ciò che non molto tempo dopo la sua morte diede abbondanti frutti. Il suo cammino al servizio della fede cattolica lo portò in tutti i Paesi dell'Europa centrale, dalla sua città natale Nimega, a Roma e a Messina, da Strasburgo al mio luogo di nascita, Cracovia, e infine a Friburgo. I confini nazionali erano estranei alla sua opera; Egli si considerava al servizio della Chiesa che va oltre le nazioni. Ciò che egli nella confusione del tempo in cui visse poteva solo immaginare, è oggi, alle soglie del terzo millennio, la nostra speranza: Con il nostro aiuto Dio sta per creare «una grande primavera cristiana» (Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio, 86), una giovane Chiesa nel vecchio continente europeo. La Madre di Dio e Madre della Chiesa, che il secondo Apostolo della Germania ha venerato con le parole, con gli scritti e con la preghiera, dia a voi e a coloro che vi sono affidati il buon consiglio: «Fate quello che vi dirà» (Gv 2, 5).

    Vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

    Dal Vaticano, 19 settembre 1997

    IOANNES PAULUS PP. II

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    Predefinito Propongo questa preghierte giratami da un amico

    Preghiera per conservare la Fede

    di San Pietro Canisio


    Professo davanti a voi la mia fede, Padre e Signore del cielo e della terra, mio Creatore e Redentore, mia forza e mia salvezza, che fin dai miei più teneri anni non avete cessato di nutrirmi col sacro pane della Vostra Parola e di confortare il mio cuore. Affinché non vagassi come le pecore traviate che sono senza pastore, Voi mi raccoglieste nel seno della Vostra Chiesa; raccolto mi educaste, educato mi conservaste, insegnandomi, con la voce di quei pastori nei quali volete essere ascoltato e obbedito, come di persona, dai vostri fedeli.
    Confesso a viva voce per la mia salvezza tutto quello che i cattolici hanno sempre e a buon diritto creduto nel loro cuore. Ho in abominio Lutero, detesto Calvino, maledico tutti gli eretici; non voglio aver nulla in comune con loro, perché non parlano né sentono rettamente, né posseggono l’unica regola della Vera Fede, proposta dall’unica, santa, cattolica, apostolica e romana Chiesa.
    Mi unisco invece, nella comunione, abbraccio la Fede, seguo la religione e approvo la dottrina di quelli che ascoltano e seguono Cristo, non soltanto quando insegna nella parola scritta, ma anche quando giudica nei Concilî Ecumenici e definisce nella Cattedra di Pietro, testificandola con l’autorità dei Padri. Mi professo, inoltre, figlio di quella Chiesa romana che gli empi bestemmiatori disprezzano, perseguitano ed abominano come se fosse anticristiana; non mi allontano in nessun punto dalla sua autorità, né rifiuto di dare la vita e versare il sangue in sua difesa e credo che i meriti di Cristo possono essere di salvezza per me e per gli altri solo nell’unità di questa santa Chiesa.
    Professo con franchezza assieme a San Girolamo di essere unito con chi è unito alla cattedra di Pietro, e protesto con Sant’Ambrogio di seguire in ogni cosa quella Chiesa romana che riconosco riverentemente, con San Cipriano, come radice e madre della Chiesa universale.
    Mi affido a questa fede o dottrina che da fanciullo ho imparato, da giovane ho confermato, da adulto ho insegnato e che finora, col mio potere, ho difeso. A fare questa confessione non mi spinge altro motivo che la gloria e l’onore di Dio, la coscienza della Verità, l’autorità delle Scritture canoniche, il sentimento e il consenso dei Padri della Chiesa, la testimonianza della fede che devo dare ai miei fratelli e, infine, l’eterna salvezza che aspetto in cielo e la beatitudine promessa ai veri fedeli. Se accadrà che a causa della mia professione io sia disprezzato, maltrattato, perseguitato, lo considererò come una straordinaria grazia e favore, perché vorrà dire che Voi, o mio Dio, mi date occasione di soffrire per la giustizia, e perchè non volete che mi siano benevoli quelle persone che, come aperti nemici della Chiesa e della verità cattolica, non possono essere vostri amici. Tuttavia perdonate loro, Signore, poiché, o perché istigati dal demonio o accecati dal luccichio di una falsa dottrina, non sanno quello che fanno o non vogliono saperlo. Concedetemi comunque questa grazia: che in vita o in morte io renda sempre un’autorevole testimonianza della sincerità e della fedeltà che debbo a Voi, alla Chiesa e alla Verità, e che non mi allontani mai dal santo amore e che io sia in comunione con quelli che vi temono e che custodiscono i Vostri santi precetti nella S. Romana Chiesa, al cui giudizio con animo pronto e rispettoso, sottometto me stesso e tutte le mie opere.
    Tutti i Santi che, o trionfanti in cielo, o militanti in terra, sono indissolubilmente uniti col vincolo della pace nella Chiesa Cattolica, esaltino la Vostra immensa bontà e preghino per me. Voi siete il principio e la fine di tutti i miei beni; a voi sia in tutto e per tutto lode, onore e gloria sempiterna.

    Amen


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    Busto di S. Pietro Canisio, Ruhmeshalle, Monaco

    Dominikus Custos, litografia di Pietro Canisio, 1600

    Ritratto di S. Pietro Canisio, Innsbruck

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    LEONE XIII

    LETTERA ENCICLICA
    MILITANTIS ECCLESIAE
    IN OCCASIONE DEL III CENTENARIO
    DELLA MORTE DEL BEATO PIETRO CANISIO


    1 agosto 1897

    Il bene della chiesa militante, e così pure il suo onore, esorta a celebrare più spesso con rito solenne la memoria di coloro che per la loro straordinaria virtù e pietà furono innalzati alla gloria della chiesa trionfante. Mediante questi segni di onore infatti si insinua il ricordo dell’antica santità, cosa sempre opportuna, utilissima poi in questi tempi infausti per la fede e la pietà. E proprio nel presente anno, per la benevolenza della divina provvidenza, è concesso a Noi di rallegrarci per il compiersi del terzo centenario della morte di Pietro Canisio, uomo di eccelsa santità, con l’unico intento di incitare gli animi dei buoni a quelle arti mediante le quali lui stesso venne in aiuto in modo tanto efficace alla società cristiana. Il nostro tempo infatti presenta non poche analogie con i tempi nei quali operò il Canisio, quando la bramosia di novità e l’avvento tumultuoso di una cultura più libera furono seguiti dallo smarrimento della fede e dalla decadenza dei costumi. Ad allontanare questa duplice peste da tutti, ma soprattutto dalla gioventù, si adoperò questo apostolo della Germania, secondo dopo Bonifacio, e non solo con opportune predicazioni o con la sottigliezza delle dispute, ma soprattutto con l’istituzione delle scuole e con la stampa di ottimi libri. Avendo seguito i suoi esempi preclari, anche molti altri uomini volonterosi del vostro popolo, usando le medesime armi contro un genere di nemici per nulla grossolano, mai trascurarono, per la difesa e la dignità della religione, di custodire ogni nobile disciplina e di perseguire con animo ardente ogni esercizio delle arti oneste, con il favore e l’approvazione dei romani pontefici, che sempre si preoccuparono con grande sollecitudine di custodire l’antica grandezza delle lettere, e di far sì che ogni espressione di umana civiltà ricevesse di giorno in giorno sempre nuovi incrementi. E voi ben sapete, venerabili fratelli, che la cosa che sempre Ci è stata più cara è l’educazione corretta e salutare dell’adolescenza; a questo, per quanto Ci è stato possibile, abbiamo sempre guardato con attenzione. Ora poi utilizziamo volentieri la presente occasione, presentando l’esempio del valoroso condottiero Pietro Canisio agli occhi di coloro che negli accampamenti della chiesa militano per Cristo, affinché, forti del pensiero che alle armi della giustizia si debbano associare le armi della cultura, possano più energicamente e vittoriosamente servire la causa della religione.

    Quanto sia stato gravoso l’impegno assunto da quell’uomo zelantissimo della fede cattolica, appare facilmente a coloro che considerano con attenzione il volto della Germania agli inizi della ribellione luterana. Modificati i costumi, di giorno in giorno sempre più degradati, fu facile il passaggio all’errore; e lo stesso errore poi condusse a maturazione la definitiva rovina dei costumi. Così, a poco a poco, molti si allontanarono dalla fede cattolica; quindi il virus del male si diffuse ampiamente in quasi tutte le province e contaminò uomini di ogni condizione e fortuna, al punto che nella mente di molti si consolidò l’opinione che la causa della religione in questo regno fosse ormai totalmente perduta, e che non ci fosse ormai più alcun rimedio per curare la malattia. E senza dubbio non ci sarebbe stato più nulla da fare riguardo alle cose supreme, se Dio non fosse intervenuto con efficace soccorso. C’erano ancora in Germania uomini di antica fede, ragguardevoli per la cultura e lo zelo della religione; c’erano i principi della Casa Bavarese e Austriaca, e soprattutto il re dei romani Ferdinando, primo del suo nome, per i quali era un dato indiscusso la protezione e la difesa con tutte le loro forze della causa cattolica. E Dio donò alla Germania in pericolo un nuovo e di gran lunga il più valido soccorso, la Compagnia di Gesù, nata opportunamente proprio in quella tempesta, e a questa, primo fra i tedeschi, diede il suo nome Pietro Canisio.

    Non dobbiamo qui ora ripercorrere tutti gli aspetti dell’esemplare santità di quest’uomo; con quale impegno si sia preso cura della patria lacerata da dissidi e sedizioni, per ricostituire un comune sentire degli animi e l’antica concordia; con quale ardore abbia combattuto nelle dispute con i maestri dell’errore, con quali discorsi abbia incitato gli animi, quali fastidi abbia sopportato, quante regioni abbia percorso, quante faticose missioni abbia intrapreso per la causa della fede, Prendiamo in considerazione soltanto le armi della cultura; con quale costanza le ha esposte, con quale prudenza, con quale senso di opportunità! Quando ebbe fatto ritorno da Messina, dove si era recato come maestro della parola, subito si impegnò con singolare energia ad insegnare le sacre discipline nelle Università di Colonia, Ingolstadt e Vienna, e seguendovi la via regale della scuola cristiana dei dottori di sicura fama, aprì le menti dei tedeschi alla grandezza della teologia scolastica. Dal momento che in quel tempo i nemici della fede da questa si tenevano lontani con supremo disgusto, poiché su di essa si fondava principalmente la fede cattolica, proprio questo metodo di studio cercò di rimettere pubblicamente in auge nei licei e nei collegi della Compagnia di Gesù, che lui stesso aveva contribuito a realizzare con tanta fatica e lavoro. E lui stesso non si vergognò affatto di calarsi dalla sapienza più alta ai primi elementi degli studi letterari, e di accogliere fanciulli da istruire, scrivendo proprio per loro dei libri di letteratura e delle grammatiche. Contemporaneamente, dalle dimore dei principi, nelle quali teneva le sue orazioni, tornava spesso alle prediche al popolo, al punto che, mentre scriveva le cose più alte, sia in ordine a controversie dottrinali che sui costumi, metteva mano anche alla composizione di opuscoli che rafforzassero la fede del popolo e suscitassero e nutrissero la sua pietà. Degna di grande ammirazione per la sua utilità nel preservare dal laccio dell’errore gli inesperti fu la sua pubblicazione di una Summa della dottrina cattolica, opera densa e concisa, chiarissima nel suo limpido latino, non indegna dello stile dei padri della chiesa. A questa splendida Opera, che fu accolta dai dotti in tutti i regni europei con unanime lode, sono inferiori per la mole, ma non per l’utilità, quei due famosissimi catechismi, scritti da quel santo uomo ad uso degli indotti, uno per istruire sulla religione i fanciulli, l’altro per istruire su di essa gli adolescenti che si dedicano allo studio delle lettere, Tutti e due, non appena furono pubblicati, conobbero un così grande successo fra i cattolici, da essere fra le mani di tutti coloro che insegnavano le verità fondamentali della fede cristiana; e non venivano usati soltanto nelle scuole, quasi come latte da sorbirsi dai fanciulli, ma venivano pubblicamente spiegati per l’utilità di tutti nelle chiese. È successo così che il Canisio per trecento anni è stato considerato il maestro comune dei cattolici di Germania, al punto che nella coscienza del popolo queste due affermazioni avevano lo stesso significato, conoscere il Canisio, e tenere saldamente la verità cristiana,

    Questi scritti del nostro santo indicano chiaramente a tutti i buoni la via da seguire. Sappiamo poi, venerabili fratelli, che questa gloria della vostra gente è magnifica: usatela con sapienza e in modo felice per promuovere con intelligenza e passione l’onore della patria e per conseguire il bene privato e pubblico. In verità è del massimo interesse che chiunque fra di voi è sapiente e buono, si adoperi con forza a favore della religione; diriga al suo decoro e difesa ogni luce della mente e tutte le risorse delle scienze letterarie; e con il medesimo proposito, colga subito e si impadronisca con la conoscenza di qualsiasi cosa che in ogni ambito porti al bene, sia con l’incremento delle arti che della cultura. Infatti, se mai vi fu un tempo in cui, per la difesa del cattolicesimo, fosse richiesto in modo speciale una grande cultura e una grande erudizione, questo è proprio il nostro tempo, nel quale un più rapido progresso in ogni campo della cultura umana, offre talvolta ai nemici del nome cristiano lo spunto per combattere la fede. Per respingere l’attacco di costoro, bisogna far ricorso a forze di pari valore; occupare per primi le posizioni e strappare dalle loro mani le armi con le quali si sforzano di spezzare ogni legame fra le cose divine e quelle umane, I cattolici interiormente così preparati e a dovere formati, potranno facilmente dimostrare che la fede divina non solo non si contrappone alla cultura umana, ma è anzi di questa come il coronamento e il fastigio.
    Anche in quelle cose in cui maggiore sembra essere la distanza, o in cui sembra esservi opposizione, la fede può molto facilmente accordarsi con la filosofia e ad essa associarsi, al punto di illuminarsi l’una con l’altra in modo sempre più grande; la natura non è nemica, ma compagna e ancella della religione.
    Con il suo aiuto non solo tutte le conoscenze si arricchiscono, ma le lettere e tutte le arti ricevono maggiore vigore e vitalità. Quanto poi pervenga alle sacre dottrine di ornamento e di dignità dalle discipline profane, lo può facilmente comprendere chi ben conosce la natura umana, incline a tutto ciò che colpisce piacevolmente i sensi. Perciò, presso i popoli che eccellono sugli altri per la loro cultura, a stento si presta una qualche fiducia ad un sapienza rozza, e soprattutto i dotti non prestano attenzione a quelle cose che non si accompagnino ad una forma bella ed elegante. Ora noi siamo debitori ai dotti non meno che agli ignoranti: dobbiamo stare con i primi nel combattimento, dobbiamo sostenere questi ultimi quando vacillano e rafforzarli.
    E’ qui in verità il campo si aprì davanti alla chiesa con estrema larghezza. Infatti, appena essa riprese vigore dopo le lunghe persecuzioni, vi furono uomini di grande dottrina che con il loro ingegno e la loro scienza illustrarono quella fede che per l’innanzi uomini di grande coraggio avevano suggellato con il loro sangue. In questa lode per primi operarono concordi i padri, e lo fecero con tale vigore, che non potrà mai esserci nulla di più valido; e lo fecero il più delle volte con espressione dotta, degna delle orecchie dei romani e dei greci, Spronati quasi come da aculei dalla dottrina e dall’eloquenza di costoro, molti in seguito si gettarono con tutte le loro forze nello studio delle sacre verità, e raccolsero un patrimonio cosi’ grande di Sapienza cristiana, nel quale, in ogni successivo periodo della chiesa, gli uomini fossero in grado di trovare tutto quanto potesse loro servire a sradicare le antiche superstizioni, o a distruggere i nuovi flagelli degli errori. In ogni tempo si trovò sempre una grande abbondanza di uomini dotti, anche in quel periodo in cui tutto ciò che vi era di più prezioso fu esposto alla furia e alla rapina dei barbari e quasi cadde nella trascuratezza e nella dimenticanza. Al punto che, se quegli antichi preziosi prodotti della mente e della mano dell’uomo, se quelle cose che un tempo furono in sommo onore presso i romani e i greci non andarono completamente perdute, tutto questo deve essere ascritto a merito del lavoro e della diligenza della chiesa.

    Dal momento che lo studio della scienza e delle arti apporta alla religione una luce così grande, senza alcun dubbio coloro che si sono totalmente consacrati agli studi è necessario che adoperino tutta la loro solerzia non solo per pensare, ma anche per agire, affinché le loro conoscenze non rimangano chiuse in loro Stessi e sterili. I dotti quindi mettano i loro studi a servizio della comunità cristiana e dedichino il loro tempo libero al bene comune, e cosi’ le loro conoscenze non sembreranno restare inconcludenti, ma saranno congiunte con la realtà dell’azione. Questa azione si evidenzia soprattutto nell’educazione dei giovani; e quest’opera è di così grande valore che richiede per sé la maggior parte dell’impegno e della sollecitudine. Proprio per questo, venerabili fratelli, vivamente vi esortiamo affinché vegliate a custodire nelle scuole l’integrità della fede, oppure, qualora fosse necessario, affinché ad essa queste siano con sollecitudine ricondotte; sia quelle di antica fondazione, come quelle che sono state aperte di recente; sia quelle dedicate all’infanzia, sia quelle che vengono chiamate medie ed universitarie. Gli altri cattolici delle vostre regioni cerchino in primo luogo ed ottengano che nell’educazione degli adolescenti siano garantiti e salvaguardati i diritti propri dei genitori e della chiesa.

    A questo riguardo, bisogna prendersi cura specialmente delle cose che seguono. Prima di tutto, bisogna che i cattolici abbiano, specialmente per i bambini, delle scuole proprie e non miste [pluriconfessionali], e che siano scelti degli ottimi maestri, assolutamente fidati. L’insegnamento in cui la realtà religiosa è erronea o assente è pieno di pericoli, e vediamo che questo spesso succede nelle scuole che abbiamo chiamato miste. Nessuno si lasci facilmente persuadere che si possa senza pericolo separare la pietà dall’istruzione. Infatti, se nessun periodo della vita umana, sia nelle cose pubbliche che in quelle private, può fare a meno della funzione della religione, tanto meno può essere privata di quella funzione quell’età inesperta, di fervido ingegno, e posta fra le tante tentazioni della corruzione. Chi dunque organizza l’insegnamento in modo tale che non abbia nessun punto di contatto con la religione, corrompe gli stessi germi del bello e dell’onesto e prepara non un presidio alla patria, ma la peste e la rovina del genere umano. Chi infatti, tolto di mezzo Dio, potrà ancora trattenere gli adolescenti nel dovere, o ricondurre quelli che hanno deviato dai retti sentieri della virtù e che sono caduti nel baratro dei vizi?

    È necessario poi che la religione venga insegnata ai giovani non soltanto in certe ore, ma bisogna che tutta l’educazione sia impregnata del modo di sentire della pietà cristiana. Se questo viene meno, se questo sacro alito non pervade e non scalda l’anima dei docenti e dei discenti, si raccoglieranno pochi frutti dall’insegnamento; e invece ne deriveranno spesso gravi danni.

    Quasi tutte le discipline hanno i loro pericoli, e questi difficilmente potranno essere evitati dagli adolescenti se alle loro menti e alle loro volontà non vengono posti dei freni divini. Bisogna perciò fare molta attenzione affinché non venga posto in secondo piano ciò che è l’essenziale, cioè il culto della giustizia e della pietà; affinché nella gioventù, costretta soltanto alle cose che si vedono con gli occhi, non si atrofizzi ogni vigore di virtù; affinché i maestri, mentre insegnano con grande fatica le pedanterie dell’istruzione e analizzano sillabe e accenti, non siano poi solleciti di quella vera sapienza il cui "inizio è il timore del Signore", ed ai cui precetti ci si deve conformare in tutti i momenti della vita. La conoscenza delle molte cose abbia perciò unita a sé la cura della perfezione dello spirito; la religione informi e diriga a fondo ogni scienza, qualunque essa sia, e colpisca con la sua maestà e soavità, da rimanere così come un pungolo negli animi degli adolescenti.
    Siccome fu sempre intenzione della chiesa che ogni genere di studi servisse principalmente alla formazione dei giovani, è necessario che questa materia di studio non solo abbia il suo posto, e un posto speciale, ma è ugualmente necessario che nessuno possa svolgere un insegnamento così importante, se prima non sia stato riconosciuto idoneo a tale insegnamento dal giudizio e dall’autorità della chiesa stessa.

    Ma non è soltanto nelle scuole dei fanciulli che la religione reclama i sui diritti. Vi fu un tempo in cui negli statuti di ogni Università, in primo luogo di quella di Parigi, era disposto che tutti gli studi fossero orientati alla teologia, in modo tale che nessuno fosse ritenuto giunto al supremo livello della sapienza, se non avesse conseguito la laurea in questa disciplina. Il restauratore dell’età Augustale Leone X, e dopo di lui gli altri pontefici Nostri predecessori, vollero che l’Ateneo romano e le altre cosiddette Università degli studi, quando ardevano le empie guerre contro la religione, fossero come solide fortezze, dove, sotto la guida e l’autorità della sapienza cristiana, venissero istruiti i giovani, Un ordinamento degli studi siffatto, che dava il primo posto a Dio e alle cose sacre, portò ottimi frutti; certamente fece sì che i giovani così istruiti fossero maggiormente fedeli al loro dovere. Questo positivo risultato potrà rinnovarsi anche presso di voi, se voi cercherete con tutte le vostre forze di ottenere che nelle scuole medie, nei ginnasi, nei licei e nelle università, vengano assicurati alla religione i suoi propri diritti.

    Non succeda però mai che anche ottimi consigli siano vanificati, e venga intrapresa una inutile fatica, qualora venisse meno l’accordo degli animi e la concordia nell’azione. Che cosa potranno mai fare le forze divise dei buoni, contro l’impeto unito dei nemici? O a che cosa servirà il coraggio dei singoli, dove venga meno una comune regola di condotta? Per questo vi esortiamo grandemente affinché, tolte di mezzo le inopportune controversie e le contese di parte, che possono con facilità dividere gli animi, tutti consentano in modo univoco a procurare il bene della chiesa, e, riunite le forze, tendano a quest’unica cosa e manifestino un’unica volontà, "cercando si conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace" (Ef 4,3).

    Ci ha persuasi a fare queste ammonizioni la memoria e la commemorazione di un grande santo; e volesse il cielo che i suoi esempi luminosi si imprimessero negli animi e li muovessero a quel suo amore della sapienza che non può recedere mai dal lavorare per la salvezza degli uomini e dal difendere la dignità della chiesa, Confidiamo quindi che voi, venerabili fratelli, che in questo avete una particolare sollecitudine, troverete sicuramente tra i dotti numerosi soci e compagni in questo glorioso lavoro. Ma questa nobile impresa, quasi deposta nel loro seno, la potranno soprattutto attuare coloro che sono stati dalla divina .provvidenza incaricati del magnifico compito di istruire la gioventù. Se costoro ricorderanno, cosa cara agli antichi, che la scienza separata dalla giustizia deve essere chiamata astuzia piuttosto che sapienza, o meglio, se presteranno attenzione a quanto dicono le sacre Scritture "vani sono... tutti gli uomini nei quali non c’è la scienza di Dio" (Sap 13,1), impareranno ad usare le armi della scienza non solo per la loro personale utilità, ma per la comune salvezza. Potranno infine sperare di ottenere, dal loro lavoro e dalla loro operosità, i medesimi frutti che ottenne un tempo Pietro Canisio nei suoi collegi e nei suoi istituti, formare cioè dei giovani docili e virtuosi, ornati di buoni costumi, che detestano con fora gli esempi dei cattivi, e che sono solleciti della scienza e della virtù. Quando la pietà avrà posto nell’animo di questi giovani più solide radici, sarà quasi del tutto scomparso il pericolo che essi possano essere intaccati da opinioni perverse o che possano deflettere dalla loro precedente vita virtuosa. E in costoro che la chiesa e la società civile ripongono le loro migliori speranze essi saranno in futuro illustri cittadini e, con il loro consiglio, la loro prudenza, la loro cultura potranno essere salvaguardati l’ordinamento civile e la tranquillità della vita domestica.

    Per il resto, a Dio ottimo massimo, che è il "Signore delle scienze", alla sua vergine Madre, che è chiamata "Sede della sapienza", forti dell’intercessione di Pietro Canisio, che per la gloria della sua dottrina ha così bene meritato dalla chiesa cattolica, innalziamo le Nostre preghiere, affinché sia possibile essere partecipi dei voti che abbiamo formulato per l’incremento della chiesa stessa e per il bene della gioventù. Fiduciosi di questa speranza, a voi singolarmente, venerabili fratelli, e a tutto il vostro clero e popolo, auspice dei doni celesti e testimone della Nostra paterna benevolenza, impartiamo di tutto cuore l’apostolica benedizione.

    Roma, presso San Pietro, il 1 agosto 1897, ventesimo anno del Nostro pontificato.

  10. #10
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    Lightbulb Re: 27 aprile (21 dicembre) - S. Pietro Canisio, Dottore della Chiesa

    27 aprile 2018: San Liberale, patrono di Treviso e Castelfranco Veneto; SAN PIETRO CANISIO, teologo gesuita, confessore e Dottore della Chiesa…


    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico
    http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm
    “San Pietro Canisio, confessore e dottore, 27 aprile.”




    SANTA MESSA celebrata da Don Floriano Abrahamovicz alla "Domus Marcel Lefebvre" di Paese (TV) il 25 APRILE 2018, FESTA di SAN MARCO EVANGELISTA, ed oggi 27 APRILE 2018, FESTA di SAN LIBERALE, patrono di Treviso e Castelfranco Veneto:


    «27 aprile, San Liberale, patrono di Treviso e Castelfranco Veneto
    https://www.youtube.com/watch?v=aQkc3TlFEHw
    San Marco - Litanie maggiori
    https://www.youtube.com/watch?v=4JSoUGHCkD4
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
    SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815
    SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
    »


    SANTA MESSA alle ore 10.30 sempre a Paese (TV) ogni DOMENICA…


    SANTE MESSE dei Sacerdoti dell’IMBC:



    "Sante Messe - Sodalitium"
    Sante Messe - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/
    "S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
    S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    https://oratoriosantambrogiomilano.wordpress.com/
    “Oratorio Sant'Ambrogio – Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11)”
    "Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara”
    https://www.youtube.com/channel/UCQZ...G-HXEQsb7zruAw
    “Sodalitium IMBC”
    https://www.youtube.com/user/sodalitium






    Ligue Saint Amédée
    http://liguesaintamedee.ch/
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
    https://liguesaintamedee.ch/saint-du...ierre-canisius
    “27 Avril : Saint Pierre Canisius, Docteur de l'Église, Patron secondaire du Diocèse de Lausanne, Genève et Fribourg (1521-1597).”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...e_canisius.jpg





    Saint Pierre Canisius, Docteur de l'Église
    http://sanctoral.com/fr/saints/image...e_canisius.jpg

















    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf
    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    27 aprile. Preghiera di San Pietro Canisio - Sacerdote della Compagnia di Gesù, Confessore e Dottore della Chiesa - per conservare la fede:
    https://www.sursumcorda.cloud/preghi...vera-fede.html
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...23&oe=5B565EF8
    “Preghiera di San Pietro Canisio per conservare la vera fede (27.4 e 21.12)”





    https://www.sursumcorda.cloud/images...Involution.jpg





    https://www.sursumcorda.cloud/images...Involution.jpg






    “O Maria, Voi vi chiamate la madre della perseveranza. Questo gran dono per Voi si dispensa: a Voi lo domando, e per Voi lo spero.”»







    https://www.sursumcorda.cloud/sostie...mo-detail.html
    Catechismo sul Modernismo - Centro Studi Giuseppe Federici




    https://www.facebook.com/romancatholicsnonunacum/
    https://www.facebook.com/pietroferrari1973/




    https://forum.termometropolitico.it/...la-chiesa.html
    “Pietro Canisio, in olandese Pieter Kanijs, o Kanisius, o Kanijs, o Kanîs (Nimega, 8 maggio 1521 – Friburgo, 21 dicembre 1597), è stato il primo gesuita della provincia germanica. Nel 1925 è stato proclamato santo e dottore della Chiesa da papa Pio XI.”






    “Preghiera per conservare la vera Fede” di san Pietro Canisio S. J. (1521-1597), teologo gesuita olandese proclamato “Dottore della Chiesa” da Papa Pio XI nel 1925:



    NON POSSUMUS: San Pietro Canisio: "Ho in abominio Lutero, detesto Calvino, maledico tutti gli eretici"...

    https://www.corrispondenzaromana.it/...-la-vera-fede/

    «Professo davanti a Voi la mia fede. Padre e Signore del Cielo e della terra, mio Creatore e Redentore, mia forza e mia salvezza, che fin dai miei più teneri anni non avete cessato di nutrirmi col sacro pane della vostra Parola e di confortare il mio cuore. Affinché non vagassi errando con le pecore traviate che sono senza Pastore. Voi mi raccoglieste nel seno della vostra Chiesa; raccolto, mi educaste; educato, mi conservaste insegnandomi con la voce di quei Pastori nei quali volete essere ascoltato e ubbidito, come di persona, dai vostri fedeli.
    Confesso ad alta voce per la mia salvezza tutto quello che i cattolici hanno sempre a buon diritto creduto nel loro cuore. Ho in abominio Lutero, detesto Calvino, maledico tutti gli eretici; non voglio avere nulla in comune con loro, perché non parlano né sentono rettamente, e non posseggono la sola regola della vera Fede propostaci dall’unica, santa, cattolica, apostolica e romana Chiesa. Mi unisco invece nella comunione, abbraccio la fede, seguo la religione e approvo la dottrina di quelli che ascoltano e seguono Cristo, non soltanto quando insegna nelle Scritture ma anche quando giudica per bocca dei Concilii ecumenici e definisce per bocca della Cattedra di Pietro, testificandola con l’autorità dei Padri. Mi professo inoltre figlio di quella Chiesa romana che gli empii bestemmiatori disprezzano, perseguitano e abominano come se fosse anticristiana; non mi allontano in nessun punto dalla sua autorità, né rifiuto di dare la vita e versare il sangue in sua difesa, e credo che i meriti di Cristo possano procurare la mia o l’altrui salvezza solo nell’unità di questa stessa Chiesa.
    Professo con franchezza, con san Girolamo, di essere unito con chi è unito alla Cattedra di Pietro e protesto, con sant’Ambrogio, di seguire in ogni cosa quella Chiesa romana che riconosco rispettosamente, con san Cipriano, come radice e madre della Chiesa universale. Mi affido a questa Fede e dottrina che da fanciullo ho imparato, da giovane ho confermato, da adulto ho insegnato e che finora, col mio debole potere, ho difeso. A far questa professione non mi spinge altro motivo che la gloria e l’onore di Dio, la coscienza della verità, l’autorità delle Sacre Scritture canoniche, il sentimento e il consenso dei Padri della Chiesa, la testimonianza della Fede che debbo dare ai miei fratelli e infine l’eterna salvezza che aspetto in Cielo e la beatitudine promessa ai veri fedeli.
    Se accadrà che a causa di questa mia professione io venga disprezzato, maltrattato e perseguitato, lo considererò come una straordinaria grazia e favore, perché ciò significherà che Voi, mio Dio, mi date occasione di soffrire per la giustizia e perché non volete che mi siano benevoli quelle persone che, come aperti nemici della Chiesa e della verità cattolica, non possono essere vostri amici. Tuttavia perdonate loro, Signore, poiché, o perché istigati dal demonio e accecati dal luccichio di una falsa dottrina, non sanno quello che fanno, o non vogliono saperlo.
    Concedetemi comunque questa grazia, che in vita e in morte io renda sempre un’autorevole testimonianza della sincerità e fedeltà che debbo a Voi, alla Chiesa e alla verità, che non mi allontani mai dal vostro santo amore e che io sia in comunione con quelli che vi temono e che custodiscono i vostri precetti nella santa romana Chiesa, al cui giudizio con animo pronto e rispettoso sottometto me stesso e tutte le mie opere. Tutti i santi che, o trionfanti nel Cielo o militanti in terra, sono indissolubilmente uniti col vincolo della pace nella Chiesa cattolica, esaltino la vostra immensa bontà e preghino per me. Voi siete il principio e il fine di tutti i miei beni; a Voi sia in tutto e per tutto lode, onore e gloria sempiterna.»
    https://www.corrispondenzaromana.it/...-Canisio-1.jpg










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    «27 aprile 2018: San Pietro Canisio, confessore e dottore della Chiesa detto il "Martello del protestantesimo".
    Pietro Kanijs, latinizzato in Canisius e italianizzato in Pietro Canisio, nacque a Nimega, in Olanda, nel 1521
    , l'anno della ribellione del monaco agostiniano Martin Lutero. Suo padre era il borgomastro della città. Iniziò gli studi letterari per passare a quelli di diritto canonico e civile a Colonia, in un’atmosfera arroventata dalle lotte di religione scatenate da Lutero a causa della rottura con Roma, nella quale trascinò i paesi del Nord Europa. Canisio divenne un giovane e brillante avvocato, ma la sua chiamata era un’altra: proprio a Colonia, nel silenzio del monastero certosino gli era capitato tra le mani un opuscolo di Esercizi spirituali di sant´Ignazio di Lodola, che lo illuminarono e lo aiutarono a maturare la sua scelta, così lasciò la natale Nimega, per completare gli studi teologici a Magonza, una delle roccaforti del protestantesimo. Entrò quindi nella Compagnia di Gesù per difendere dai pulpiti il valore della tradizione cattolica. Nel 1549 insegna nella nuova università di Ingolstadt e nel 1556 diviene superiore della provincia religiosa dei gesuiti. Alla terza riapertura del concilio di Trento il cardinale Truchsess lo volle al suo seguito e il papa lo nominava suo consigliere. Nell´assise ecumenica Canisio si distinse per la profondità della sua cultura teologica, per la grande moderazione e per la capacità di mediare tra le varie correnti al fine di mantenere i dibattiti nella carità e nella conciliazione. Alla fine del concilio, Ignazio di Loyola lo chiamò in Italia, inviandolo prima a Messina per avviare un collegio di studi e quindi a Bologna dove conseguì il dottorato in teologia. Chiamato a ricoprire ruoli nella politica attiva della chiesa, si adoperò come legato papale all’accettazione e applicazione dei decreti emanati dal concilio tridentino da parte degli stati cattolici. In seguito alla sua dedizione alla Chiesa il papa san Pio V gli offrì la cattedra cardinalizia, che Pietro Canisio declinò preferendo ritirarsi in preghiera e penitenza nel convento di Friburgo, in Svizzera, dove il 21 dicembre 1597 morì. Fu canonizzato nel 1925 e nominato «dottore della chiesa», mentre la Chiesa di Germania già lo aveva affiancato come suo secondo apostolo accanto a san Bonifacio.
    Dagli "Scritti" di san Pietro Canisio, sacerdote
    …Tu conosci, Signore, in quanti modi e quante volte – in quello stesso giorno – mi hai affidato la Germania, per la quale in seguito avrei continuato ad essere sollecitato, per la quale avrei desiderato vivere e morire. Tu, alla fine, come se mi si aprisse il cuore del sacratissimo corpo, che mi sembrava di vedere davanti a me, mi hai comandato di bere a quella sorgente, invitandomi, per così dire, ad attingere le acque della mia salvezza dalle tue fonti, o mio Salvatore. Ed io desideravo ardentemente che fiumi di fede, di speranza e di carità di là si versassero in me. Avevo sete di povertà, di castità, di obbedienza e domandavo di essere da te tutto lavato, vestito e ornato. Quindi, dopo che avevo osato giungere al tuo cuore dolcissimo ed estinguere in esso la mia sete, tu mi promettevi una veste intessuta di tre parti, che potessero proteggere la nudità della mia anima e che fossero sommamente adatte a questa missione: erano la pace, l’amore e la perseveranza. Rivestito di questo indumento di salvezza, io avevo fiducia che niente mi sarebbe mancato, ma ogni cosa si sarebbe realizzata per la tua gloria.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...50&oe=5B6AAF43





    «[VITA EST MILITIA] Carlo III di Scozia
    https://www.radiospada.org/2018/04/v...iii-di-scozia/
    https://www.radiospada.org/2018/04/v...iii-di-scozia/
    Nota di Radio Spada; continua oggi, festa di san Pietro Canisio, questa rubrica radiospadista che durerà sino al compimento dell’Ottava di Pentecoste, dedicata all’esercizio del cattolicesimo ilitare e ai grandi condottieri cattolici.”
    https://i1.wp.com/www.radiospada.org...%2C1302&ssl=1»






    “IL 27 aprile 1605 muore Papa Leone XI de' Medici, eletto al Sommo pontificato il 5 aprile dello stesso anno.”
    “Il 27 aprile 1605, dopo brevissimo pontificato, muore Papa Leone XI de' Medici.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...9b&oe=5B4EC97D





    “Il 27 aprile 1672 Clemente X innalzava agli onori dei Beati Papa Pio V Ghislieri (1566-1572) difensore della Chiesa e della Cristianita dal pericolo interno degli eretici e dal pericolo esterno dei Maomettani.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...7c&oe=5B97C674





    "L’educazione dei fanciulli è del tutto trascurata o guastata da troppo effeminate cure" (Pio XI, Enc. Miserentissimus Redemptor, 8 maggio 1928)
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...2c&oe=5B662C4E





    «La fondamentale Enciclica sulla riparazione “Miserentissimus Redemptor” (a 90 anni dalla pubblicazione)
    https://www.radiospada.org/2018/04/l...pubblicazione/
    Si avvicina sempre più l’8 maggio 2018 in cui si compiono i novant’anni dell’Enciclica di Pio XI “MISERENTISSIMUS REDEMPTOR” sulla riparazione (necessaria a placare la giustizia divina per mezzo del Sacro Cuore di Gesù). Radio Spada in preparazione di questo importante anniversario ne propone il testo integrale [RS].
    LETTERA ENCICLICA “MISERENTISSIMUS REDEMPTOR” DEL SOMMO PONTEFICE PIO XI SULL’ATTO DI RIPARAZIONE AL SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ.»








    Il simbolo di Treviso e il suo patrono
    “Il simbolo di Treviso e il suo patrono
    San Liberale: il pagano convertito al cristianesimo, patrono di Treviso.
    Morto il 27 aprile del 437, i suoi resti si trovano tuttora nella cripta del Duomo di Treviso. Nato ad Altino, San Liberale è il santo protettore del capoluogo di Marca e di Castelfranco.
    Il simbolo di Treviso e il suo patrono.

    TREVISO Patrono del capoluogo di Marca e Castelfranco Veneto, San Liberale nacque ad Altino, nell'antica città romana posizionata tra Padova e Aquileia. Di ricca famiglia pagana, Liberale fin da giovane volle arruolarsi come soldato, convertitosi al cristianesimo con lo scopo di soccorrere i poveri e pregare, venne educato nella fede cristiana da Eliodoro, primo vescovo della città. Quando l'opposizione dei pagani e degli ariani, divenne insostenibile, Eliodoro decise di affidare la sua sede al vescovo Ambrogio, per ritirarsi poi nelle isole della laguna di Venezia. Dopo qualche tempo, preoccupato per l'incapacità di Ambrogio di fronteggiare pagani ed eretici, Liberale decise di intraprendere la ricerca di Eliodoro, chiedendo prima consiglio al Signore. Durante la preghiera nella cattedrale si addormentò e nel sonno gli apparve il suo angelo custode, che lo incoraggiò e gli preannunciò la vicina morte. Liberale decise così di recarsi a Castrazone, dove vi era una chiesa dedicata a S. Lorenzo, non trovando modo di raggiungere l'isola dove risiedeva Eliodoro, si fermò là conducendo vita eremitica. Colpito da grave malattia, dopo poco tempo, morí il 27 aprile del 437.
    Riconosciuto subito come santo, il suo corpo venne seppellito nella chiesa di S. Lorenzo entro un'arca marmorea, la leggenda afferma che in seguito alla sua morte, si verificarono episodi di miracoli. Il suo corpo, secondo fonti storiche, sarebbe stato portato a Treviso dagli abitanti di Altino nel 452 quando, sotto la minaccia degli Unni di Attila, si rifugiarono numerosi in quella città, nella cui diocesi restarono incorporati definitivamente anche Altino e il suo territorio. Intorno al VII sec. la sede vescovile passò a Torcello, dove vennero portati corpi di Liberale e degli altri martiri Teonisto, Tabra e Tabrata, per essere collocati in quella cattedrale. La presenza ed il culto di quei corpi santi a Treviso sono attestati, a cominciare dal 1082, da un crescendo di testimonianze monumentali ed archivistiche man mano che ci si avvicina alla fondazione, nel 1360 o nel 1365 della Confraternita di S. Liberale, da parte del beato Enrico di Treviso. I resti si trovano tuttora nella cripta del Duomo di San Pietro a Treviso.”
    http://1.citynews-trevisotoday.stgy....aleduomo-2.jpg








    http://santiebeati.it/immagini/Origi...450/30450B.JPG








    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

 

 
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