Amnesia per le Br
I terroristi? Figli che “giocano” nel cortile di casa ex-post-neo comunista. Lo dice Bossi? No, un ex “giocatore”
Ci scusiamo con i due grandi del cinema italiano per l’utilizzo del titolo del loro nuovo film. Vorremmo scrivervi qualche considerazione sull’omicidio del Prof. Biagi e il titolo più appropriato ci sembra quello scelto da Salvatores ed Abatantuomo che peraltro hanno ricevuto 500 milioni l’uno e 700 l’altro per le loro fatiche. Non male per due estremisti di sinistra (area Rifondazione) considerando che questa montagna di quattrini si assomma ad altre già percepite grazie ai favori di Silvio Berlusconi. Ma tant’è... Dicevamo delle amnesie: quella sicuramente più drammatica, è l’amnesia del ministero dell’interno che non ha scortato la povera vittima; evidentemente il fatto che le Br abbiano sanguinosamente attaccato il ministero del Lavoro negli ultimi anni, non ha significato nulla (e come vedremo, l’attenzione al ministero del Lavoro ha una sua specifica spiegazione, un significato politico). Questi pensieri ci vengono ricordando le dimissioni dell’allora ministro degli Interni Francesco Cossiga allorché venne rinvenuto il cadavere di Aldo Moro: un gesto di moralità politica che in questa occasione è mancato; e questo non fa onore al governo che pure è parte lesa in questo omicidio. Forse sono passati troppi anni dalla fine degli anni ’80, dalla fine dei grandi processi per terrorismo, per questo siamo ancora lì a titolare: “la pistola è la stessa”. E allora? Che interesse ha questo dettaglio? Nessuno, l’omicidio del Prof. Biagi non è un delitto comune, è un tragico gesto politico e come tale va analizzato.
Girotondini peggio della Cgil
La discussione più interessante si è snodata sulla questione dei girotondini, del loro livore politico, capace secondo la vulgata di centrodestra, di generare violenza politica e altro. Ha reagito vivacemente anche la Cgil dichiarandosi non disposta a rinunciare ai propri princìpi, alla lotta contro la modifica dell’articolo 18, anche e soprattutto dopo l’omicidio Biagi. (Potremmo chiosare informandovi che l’art. 18 in Italia non può essere invocato in caso di licenziamento da parte dei sindacati! Proprio così, sia che siate un dirigente sindacale sia un semplice addetto amministrativo, per voi non c’è la possibilità di reintegro perchè i sindacati sono esentati dall’art. 18. Altro poco limpido esempio di moralità politica). Ma tornando alla questione centrale, cioè se i toni debbano restare accesi o riportarsi verso un clima consociativo per evitare la deriva terrorista, come ha sostenuto fra gli altri Gad Lerner in una trasmissione su La 7, devo dire che penso che abbia ragione Sergio Cofferati, che la lotta politica non debba essere condizionata nei suoi tempi e nei suoi temi dall’iniziativa della lotta armata. Negli anni ‘70 la lotta armata ebbe una forte diffusione anche perché in realtà era divenuta l’unica forma di opposizione nel momento in cui si andava verso l’unità nazionale con il governo Andreotti, sostenuto dal Pci, che poi finì con l’omicidio Moro.
Peggio l’odio di Sciuscià di chi alza la voce
La passione politica, l’estremismo non sono di per sè motivi scatenanti della violenza politica, anzi possono esserne una causa ri-tardante. Questo anche quando l’esagerazione è feroce, come quando si vede a Sciuscià un vignettista di grido scriversi col pennarello un numero sul braccio e con lo sguardo pieno di odio aggredire verbalmente un ministro israeliano rinfacciandogli quel gesto: nel caso di specie l’amnesia è verso la Shoah, verso i kamikaze palestinesi che fanno strage di israeliani di qualunque età solo per il fatto di essere al mondo, perpetuando il genocidio nazista da una comoda poltrona mediatica e di sinistra. Fa impressione vedere una vecchia gloria dell’Autonomia operaia (Franco “Bifo” Berardi) usare argomenti come “a chi giova” o “sedicenti Br” o “regolamento di conti interno al governo”, che francamente non si sentivano più dai tempi del sequestro Sossi (1974) quando insomma per il Pci le Br erano definite sedicenti e si diceva che il terrorismo era solo fascista.
Le Br non sono marziani
Ma la vera questione ci pare essere l’appartenenza ideale ed ideologica delle Br alla sinistra italiana. Rossana Rossanda qualche anno fa parlò di album di famiglia; i brigatisti nei loro libri testimonianza, hanno sempre sottolineato la loro militanza nella sinistra storica italiana, perfino nel sindacato. Il punto è che leggendo la rivendicazione delle Br e le loro prolisse risoluzioni strategiche, si riscontra sì un tono da Terza Internazionale e c’è una forte attenzione sui temi sindacali e del lavoro, ma questi non sono marziani, definirli killer seriali non aiuta; le Br sono la deriva violenta dell’iniziativa politica superideologica che sostituisce le piazze al voto democratico, che considera il proprio avversario un nemico, soprattutto un simbolo da colpire. Il linguaggio dei brigatisti è perfettamente omologo a quello delle frange operaiste del sindacato.
Il “milieu” del terrorismo
I girotondini costituiscono, che gli piaccia o no, il milieu culturale al cui interno una scelta sciagurata come la lotta armata trova appoggio, silenzio, conformismo omertoso di stampo mafioso. Avete mai fatto caso all’atteggiamento verso i pentiti di mafia, anche i più squalificati? Ebbene costoro hanno sempre goduto nell’intellighentsia di sinistra di un trattamento di buona considerazione soprattutto quando si facevano strumento di lotta politica accusando qualche Dc di connivenza mafiosa. Ma qual è stato, invece, l’atteggiamento degli stessi intellettuali verso i pentiti del terrorismo? Tacciati di infamia e tradimento, isolamento civile e sociale (e questo lo sappiamo bene). Il peccato era ammettere le responsabilità dirette nella lotta armata di chi aveva militato nella sinistra, discutere seriamente sul fatto che l’estremismo sociale e sindacale (l’operaio sociale che oggi Negri ha mandato in pensione) era parte integrante della sinistra e aveva fatto scelte di violenza e di morte.
È la lotta di classe che genera mostri
Ma si dirà che a contraddire tutto ciò c’è l’evidente silenzio verso i G-ottini, i no global: amnesia, vi diciamo per l’ennesima volta. Le Br sono sempre state un gruppo a forte vocazione operaista, non hanno mai fatto reclutamenti di massa e hanno avuto una profonda distanza se non vero e proprio conflitto politico verso i movimenti spontaneisti, verso quella che un tempo era l’area dell’autonomia. Insomma vogliamo ricordare che in un gruppo di licenziati dalla Fiat nei primi anni Ottanta (i famosi 61, per chi non soffre di amnesia) c’erano delegati sindacali che poi si rivelarono brigatisti regolari a tutti gli effetti; era, ed è tuttora, quella dell’estremismo sindacale l’area di reclutamento brigatista. In definitiva l’amnesia è grave e a tutto tondo perchè da allora sono passati pochi mesi, perchè tutto è stato detto e scritto e i delitti politici non sono tragici gialli su cui accanirsi morbosamente, come nel caso della tragedia di Cogne. Se l’ideologia politica, il sonno della ragione genera mostri, è la lotta di classe che genera il terrorismo rosso e dall’altra parte l’amnesia ci impedisce di confrontarci con la tragica realtà che in Italia, all’interno della sinistra di classe, c’è ancora oggi chi fa una scelta di violenza politica e agisce nella clandestinità di un movimento politico, le Br, che nessuno, ricordate, ha mai ufficialmente dichiarato sciolto.
di Barbone Marco