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    Predefinito Si parla di sedevacantismo su EFFEDIEFFE

    A una prima lettura alcune obiezioni vengono subito in mente. Tuttavia sarebbe interessante parlarne. Quali sono i punti deboli fondamentali delle argomentazioni del Chiari?
    E a che testo, collegamento telematico o altro si può rimandare colui che chiedesse su che cosa poggiamo la persuasione per cui tutti i documenti conciliari, le encicliche e insomma molti documenti ufficiali e affermazioni pubbliche dei papi impegnano l'infallibilità e, dunque, se sono eterodossi nel loro contenuto, se ne deve inferire che chi li ha emanati o comunque approvati non è papa formaliter?
    Mi rendo conto che non sono certo questioni nuove per i frequentatori del forum, tuttavia repetita iuvant, tantopiù che Effedieffe, che tra l'altro è complessivamente un sito e un'editrice pregevole, è molto seguito e letto in ambito tradizionalista e ben venga quindi che vi si parli di sedevacantismo, pure se per prenderne le distanze.


    -------------------------

    Papato
    Stefano Maria Chiari
    24/09/2007

    Il recente articolo scritto da Blondet, «Modesta e difficile proposta di perdono», unito ad una recente richiesta da parte di un lettore, di parlare dell’opzione sedevacantista, ci dà l’opportunità di affrontare un serio problema: quello relativo alla figura e al ruolo del «Papato» nella fede della Chiesa.
    L’argomento, oltre ad essere delicato ed ostico ad un tempo, funge da discrimine importante, capace di connotare la vera fede cattolica e distinguerla dalle false interpretazioni del protestantesimo e delle chiese ortodosse.
    In primo luogo, occorre precisare: il Papato è ruolo voluto e pensato da Cristo stesso.
    Troppi e troppo chiari, a meno di procedere con sofistico ragionare, gli argomenti testuali presenti nei santi Vangeli.
    L’investitura di San Pietro, quale roccia visibile che fonda la Chiesa, detentore delle chiavi, che possono sciogliere e legare, invisibilmente radicata in Cristo Gesù, comporta un potere di giurisdizione universale (sugli agnelli e sulle pecore), capace di confermare infallibilmente nella fede i fratelli.
    La ragione di tale «potere» è semplicissima.
    Il Papa è funzionale proprio alla sopravvivenza della Chiesa, la quale, perché voluta e fondata da Dio stesso, deve essere necessariamente depositaria del vero e del giusto, in grado di indicare sempre la via da seguire e nella fede e nei costumi.
    Questa Autorità è conferita a vantaggio del fedele (chiunque) che voglia credere e che abbia intenzione di fidarsi di Dio; a vantaggio di colui che deve poter sapere con certezza l’oggetto del proprio credere e la norma del proprio agire (e deve possederne al contempo tutti i mezzi realizzativi).
    Questa esigenza ha origine dalla medesima infallibilità di Dio.
    Se è Dio, Colui che si rivela, non può farlo che perfettamente (senza difetti), totalmente ed esaustivamente (una volta sola per tutti i tempi).


    La Chiesa è la promessa indelebile di Dio all’uomo; è l’effusione del cuore del Padre, che in Cristo redime e salva l’umanità perdonata dal suo sangue grondante dalla croce.
    La Chiesa di Cristo, per essere veramente tale, deve poter realizzare attivamente e fattivamente quello che Gesù stesso realizzò; estensione misteriosa ma reale della sua Presenza; attualizzazione del Mistero dell’Incarnazione: Dio con noi.
    La Chiesa è lo stesso Gesù che partecipa di Sé chi a Lui si accosti, volendo approfittare del suo sacrificio perenne ed imperituro.
    Non esiste il tempo per il fedele che viva nella Chiesa.
    La cattolicità implica questo andirivieni continuo tra presente e passato, che costituisce un attimo eterno ed incancellabile, quello del Dio incarnato.
    Il mistero dell’Incarnazione - proiettato al mistero della croce e della resurrezione - raccoglie in sé l’apice della donazione reale dell’Infinito al finito, del Creatore alla creatura.
    L’uomo chiunque che aderisca alla fede della Chiesa, sarà uno in Cristo, pervaso dall’azione santificatrice dello Spirito del Padre; partecipe, per grazia, della natura divina.
    Questo tesoro ricchissimo ed inesauribile, di perdono e di divinizzazione, di purificazione e di santità, è posseduto e contenuto in vasi di creta.
    E’ all’uomo che Dio affida addirittura Gesù stesso.
    «Questo è il mio corpo che è dato per voi».
    Nessuno toglie la vita a Cristo, ma è Lui che la consegna liberamente, per poi riprenderla di nuovo. Per questo la Chiesa - pur essendo per definizione dello stesso simbolo niceno-costantinopolitano, Santa, perché partecipe della stessa santità di Cristo, suo capo e pastore; perché capace, nonostante il peccato dell’uomo, di santificare ed irrorare le anime del sangue di Cristo - è divina e divinizzante, ma, al medesimo tempo costituita da uomini peccatori e traditori: e nel novero di costoro rientra anche e a maggior ragione la gerarchia ecclesiastica.
    Del resto, nessuna sorpresa.
    San Pietro, prima di «riaversi», pur avendo giurato e spergiurato di morire per il maestro, piuttosto che rinnegarlo, non ha atteso il canto del gallo né il trascorrere dell’intera notte.
    Gli altri hanno lasciato di sé l’immagine di una Chiesa nascente veramente fragile e debole; continuamente esposta ai capricci degli uomini instabili ed incoerenti.
    Ma il mistero della croce va oltre.


    Gesù è capace di scrivere dritto su righe storte e di avvalersi di quei pavidi signori - che poi però saranno uno con Lui e daranno tutti (eccetto San Giovanni, sopravvisuto al martirio) la vita per testimoniare la Verità, che essi erano chiamati a custodire - e di rendere capace la sua sposa di una bellezza estrema, senza ruga né macchia né alcunché di simile.
    Dov’è questa garanzia?
    Dove si cela?
    Proprio nell’infallibilità di Dio comunicata agli uomini.
    E’ chiaro che una tale prerogativa deve poter prescindere dall’arbitrio delle singole persone e risiedere proprio in quell’assistenza promessa del Paraclito che sarà sempre con gli apostoli (e i suoi successori).
    In poche parole, quello di cui v’è necessità imprescindibile è l’impossibilità di errare nella proclamazione della vera fede e dell’autentica morale, non anche l’impeccabilità del ministro o gerarca amministrante questi doni.
    La storia della Chiesa ci conferma che Papi, vescovi, cardinali, sacerdoti, religiosi si sono macchiati dei peggiori peccati dell’umanità!
    È sempre stato così dal principio: Giuda non era forse dei dodici?
    L’indegnità spirituale che si attaglia a tanto scandalo, foriero di morte e di perdizione per chi volesse imitare un tale insensato portamento, è comunque in modo esuberante e palese sorpassato dalla chiarezza cristallina dai contenuti della fede e dei costumi, sempre difesi e proclamati nonostante tutto.
    I Papi delle diverse famiglie, che, come caste, al potere si azzuffavano per la conquista della soglia più potente e prestigiosa, non «riuscirono» loro malgrado a dirottare la barca di Pietro.
    Il loro turpe modo di vivere non smentiva la ricchezza della Buona Novella, piuttosto ne costituiva contrasto e contraddizione evidente.
    Il Pontefice ladro e lussurioso, avido ed impuro sarà stato giustamente ripudiato in quanto uomo peccatore e traditore, ma mai disobbedito in materia di verità.


    Occorre precisare altresì che la missione divinizzante della Chiesa non implica soltanto la declaratoria certa di quel che si debba credere e di cosa si debba fare per accedere alla vita eterna, ma offre, sempre nonostante l’uomo, i mezzi per ottenere questa salvezza.
    La potenza dello Spirito Santo, nella Chiesa, opera a più livelli (come l’anima che ne irradia forza e vitalità), e realizza la promessa di Cristo, prescindendo dalla buona fede dell’uomo.
    La transustanziazione - ferma restando la conformità (che tra l’altro si presume, all’esterno) all’intenzione della Chiesa - si realizzerà anche nelle mani di un immondo stupratore pedofilo: è Gesù che si consegna, prescindendo dalla dignità dello strumento utilizzato.
    Ora, il peccato comporta comunque uno scandalo, che minaccia in certi senso la stessa incolumità della vita di fede (in questo a ragione si dice che vi fu corresponsabilità nella riforma protestante: se i gerarchi fossero stati santi, certamente non si sarebbe arrivato a tanto; il demonio non avrebbe avuto «leve» da muovere contro la Chiesa), ma non è in grado di scalfirne le radici o di offuscarne la chiarezza per chiunque sinceramente cerchi Dio e la sua Verità.
    Quindi, distinguiamo.


    L’infallibilità della Chiesa (e quindi papale) opera a prescindere dalla bontà dell’operatore e dalla sua fragilità.
    Nella Chiesa, pertanto, nonostante gli scandali che Gesù stesso dirà «inevitabili», permarrà sempre la roccia indelebile della Verità, della Via e della Vita.
    Non potranno mai dunque sparire né gli insegnamenti infallibili e perenni (che insegnino il vero) né gli strumenti sacramentali che portano, come via, alla vita eterna.
    E’ Gesù stesso ad operare: è Lui ad aver promesso!
    Il problema quindi di una contraddizione in termini tra ortodossia, ortoprassi e moralità del ministro si risolve nella prevalenza della Verità sulla menzogna, del Dio santo sull’uomo peccatore, della Chiesa infallibile sulla prassi biasimevole e ributtante; le contingenze storiche non potranno che confermare, loro malgrado, questo assunto: fate quel che dicono, non quel che fanno.
    Il problema della presente ora (del post-concilio) non è, al contrario, quello dell’apologetica (contro l’ideologia mai costruttiva massonico/protestante) di una Chiesa attaccata per il peccato passato dei suoi uomini (è inevitabile! Ripetiamo; quindi, nihil novi sub soli!) - che si vince con una coerente testimonianza dell’autentica carità di Cristo vissuta dai credenti (dal Papa all’ultimo dei fedeli) - ma quello di una crisi interna volta ad evidenziare un brusco cambiamento di direzione; una evidente contraddizione in termini nell’immutabile insegnamento dei contenuti della vera fede.
    Si sostiene: i Pontefici del post-concilio hanno dimenticato la vera fede cattolica, insegnano un cristianesimo umanizzato, «Onuizzato» (lasciate passare il termine), diverso dalla dottrina perenne della Chiesa di Cristo; esempi, tra tutti: la laicità dello Stato, la libertà religiosa e via dicendo.
    A questo punto la reazione ferocemente matematica del sedevacantismo (totale o solo formale) sembrerebbe la risposta più immediata: se il Papa non insegna la verità, non è Papa.
    Dio non permetterebbe una tale confusione ideologica proveniente da colui che ha investito con la sua medesima Autorità: il Papa non può essere tale.
    Il Papato è morto, oppure è presente soltanto sotto le sue spoglie meramente materiali; non è più «informato» del vero.


    A ben vedere la tesi sedevacantista (non si menziona una piuttosto che un’altra; il discorso resta volutamente generico, volto a cogliere i presupposti comuni e generali) portata alle sue estreme conseguenze palesa la medesima estinzione della Chiesa.
    La triplice unità divinizzante della Chiesa, nel campo della fede, della morale e della vita sacramentale (strumento per realizzare questo), viene meno proprio perché senza Pontefice autentico crolla l’intero edificio.
    Il sacerdozio e tutti gli altri sacramenti - privati del loro vero valore (anche a causa della riforma del Novus Ordo) terminano la loro corsa nel nulla insensato di una chiesa morta e mortifera.
    Questa ipotesi è contro la promessa di Cristo stesso.
    Non è accettabile l’opzione sedevacantista proprio perché, presupponendo un tradimento nella fede da parte del Pontefice (quindi il peccato di un uomo, che dà il suo assenso, comunque consapevole, a questa apostasia), finisce con il subordinare l’infallibilità alla «peccabilità», quindi con il ledere la «triplice potenza redentiva» che la Chiesa possiede per sua propria prerogativa indelebile, in virtù della Presenza di Cristo e della sua promessa e parola.
    La spiegazione di eventuali e palesi contraddizioni dottrinali deve essere un’altra.
    Ne parlammo già in un precedente articolo.
    Il punto nevralgico è quello di determinare la portata e la misura nonché il ruolo del Pontificato nella Chiesa.
    Supporre un Papa infallibile in ogni dove, sempre e comunque, non costituisce fede cattolica (sappiamo infatti che il Magistero papale è infallibile solo in certe precise circostanze: se costituisce insegnamento costante; se è solennemente proclamato ex cathedra; se si esprime in un Concilio Ecumenico).
    Essa presuppone che lo stesso Pontefice sia a sua volta servo della Chiesa; chiamato a custodirne intatta l’integrità e veridicità.
    L’autorità del Papa sarà pertanto funzionale a questa missione.
    Non potrà insegnare menzogna anziché verità, perché non è chiamato ad «inventare dogmi», ma ad esserne il custode e difensore.


    Il Concilio Vaticano I esprime chiarissimamente questo concetto: il Papa deve ed ha diritto di essere custode supremo della verità infallibile che viene da Dio, ma, sempre, secondo Dio e la sua verità. Quindi, un Papa che negasse domani (per ipotesi) la resurrezione di Cristo sarebbe un bugiardo, apostata, mentitore, che però non avrebbe potere di cambiare di una virgola il contenuto della vera fede.
    Il fedele potrebbe ignorare benissimo la sua pronuncia.
    La Fede, così come trasmessa e creduta, qualora assuma i connotati dell’universalità o della irreformabilità non è soggetta a manipolazione da chicchessia, fosse anche il Papa.
    Nel caso contrario, è evidente che ci esporremmo all’arbitrio di un uomo.
    Gesù, conoscendo bene l’animo umano avrebbe peccato di ingenuità conferendo tanto indiscriminato potere ad un uomo.
    Il Papa resta tale; una sua pronuncia conforme alla fede autentica (del magistero perenne, della sacra Scrittura, della santa Tradizione) sarà sempre (anche se in diversa misura) vincolante per il fedele; una sua dichiarazione contro questa verità: sarà come se non fosse.
    A chi è dato il «compito» arduo di fare questa cernita?
    Alla semplice applicazione del principio di non contraddizione: se ieri la Chiesa credeva «bianco», domani non potrà credere «nero».
    Il problema invece che attiene alla permanenza attiva della presenza eucaristica nel Novus Ordo, deve risolversi in maniera analoga.
    La «nuova messa», pur essendosi «abbrutita» nella forma e nei contenuti, non può ritenersi espressamente contro la vera fede, nell’essenzialità della sua costituzione.
    Anche qui, ad operare è la promessa di Cristo.
    «Sarò con voi sempre».
    La transustanziazione avrà luogo nelle mani del sacerdote che uniformerà la sua all’intenzione della Chiesa, che non può averne altra se non Gesù vivo e vivente in corpo, anima e divinità, celato sotto le specie eucaristiche.
    Lo stesso dicasi anche per tutti gli altri sacramenti.
    Cristo sarà protagonista unico della grazia elargita, l’uomo indegno mezzo inconsapevole di tanto amore.


    Ai perplessi sedevacantisti propongo questa ulteriore riflessione: l’uomo che striscia come un verme e che in un bagno di sangue confonde l’immagine del suo volto, sfigurandola, scompiglia i passanti e gli astanti: sono stati uomini a ridurlo così; gli uomini a cui Lui si è liberamente consegnato.
    Chi tra essi sa scorgere la bellezza estrema della sua indelebile Divinità?
    Chi sa farlo, a parte la Santissima Vergine, forse San Giovanni ed il buon ladrone che ha saputo cogliere nella profondità del suo sguardo, abbandonandosi fiducioso alla sua misericordia?
    Così la sposa di Cristo, in mano d’uomo, oramai irriconoscibile, nasconde sempre uno sguardo penetrante e sorprendentemente vivo agli occhi di chi si sappia intuirne la traiettoria e l’orizzonte.


    Stefano Maria Chiari

  2. #2
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    Simpatico, ma troppo generico e fallace in molti aspetti. A leggere queste righe sembra che noi sedevacantisti siamo quasi anti-infallibilisti !

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da Peucezio Visualizza Messaggio
    [...]

    ben trovato, peuketios, come va? è una vitache non ti fai vedere......
    verrai anche tu a Modena?

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da Filotea Visualizza Messaggio
    ben trovato, peuketios, come va? è una vitache non ti fai vedere......
    verrai anche tu a Modena?
    Cosa accade a Modena di bello? E quando?
    Sono diventato un assiduo frequentatore di Verrua, grazie all'amico Nino a cui, alla fine della settimana, prudono le gambe e, complice la mia sonnolenza mattutina, non li si riesce a tenere fermo in città. Una domenica di queste, prima o poi, vedrò di fare una bella rimpatriata in quel di Vivarini.

  5. #5
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    A proposito, appena lo vedete o sentite salutatemi caldamente il caro don Ugolino, che ormai penserà che mi sono disperso definitivamente nelle steppe della Russia, aggredito da qualche orso o rapito da qualche tribù di cosacchi.

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da Peucezio Visualizza Messaggio
    Cosa accade a Modena di bello? E quando?
    Sono diventato un assiduo frequentatore di Verrua, grazie all'amico Nino a cui, alla fine della settimana, prudono le gambe e, complice la mia sonnolenza mattutina, non li si riesce a tenere fermo in città. Una domenica di queste, prima o poi, vedrò di fare una bella rimpatriata in quel di Vivarini.
    http://www.politicaonline.net/forum/...=327290&page=7


  7. #7
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    Difficile. Comunque nel caso vi faccio sapere.

 

 

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