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    Predefinito 29 agosto - 1° settembre - Madonna delle Lacrime di Siracusa

    Dal sito SANTI E BEATI:

    Madonna delle Lacrime di Siracusa

    29 agosto – 1 settembre

    Lungo i secoli del Cristianesimo, Maria è apparsa varie volte, di tanto in tanto, quasi ad accompagnare l’umanità, che gli fu affidata da Gesù sulla Croce, nel cammino faticoso della vita di ognuno e delle Nazioni.
    Le apparizioni più conosciute e riconosciute dalla Chiesa, sono quella di Guadalupe in Messico all’indio Juan Diego nel 1548; quella del 1830 a Parigi, alla suora Figlia della Carità s. Caterina Labouré; quella di La Salette in Francia nel settembre 1846, ai due pastorelli Maximin Giraud e Mélanie Calvat; quella di Lourdes nel 1858 all’umile Bernadetta Soubirous, quella di Castelpetroso (Isernia) nel 1888, alle due contadine Serafina e Bibiana; quella di Fatima nel 1917 a tre pastorelli Lucia Dos Santos, Giacinta e Francesco Marto.
    E man mano in tempi più vicini ed in attesa della conferma ufficiale della Chiesa, a Medjugorje in Bosnia nel 1981 a sei veggenti e la recente lacrimazione di una statuetta a Civitavecchia.
    Fra tutte queste apparizioni e manifestazioni prodigiose, bisogna inserire la lacrimazione della Madonna a Siracusa, avvenuta nel 1953. Non c’era ancora la televisione, ma la radio, i cinegiornali e la stampa, diedero molto risalto al prodigio miracoloso, diffondendolo in tutta Italia e nel mondo.
    Raccontiamo in breve ciò che accadde. Due giovani coniugi, Angelo Iannuso e Antonina Lucia Giusti, sposatisi il 21 marzo del 1953, abitavano in una modesta casa in Via degli orti di S. Giorgio a Siracusa.
    La signora Antonina era in attesa del primo bambino, ma la gravidanza però si presentava difficile, al punto che a volte le procurava l’abbassamento della vista; il 29 agosto verso le 3 di notte, quel disturbo si acuì a tal punto, da renderla completamente priva di vista.
    Lo scoraggiamento fu totale, procurandole molta sofferenza, ma inaspettatamente verso le 8,30 del mattino, la vista tornò come prima e alzando lo sguardo verso il quadretto di gesso attaccato a capo del letto, incredula e meravigliata vide grosse lacrime scendere sul viso della Madonnina.
    Immediatamente richiamò l’attenzione del marito gridando: “La Madonnina piange”. Come era da aspettarselo, la notizia si sparse velocemente in tutta Siracusa e da lì nel mondo, suscitando enorme scalpore; la casa dei coniugi Iannuso si trasformò in meta di pellegrinaggio, che le foto dell’epoca documentano, perché tutti volevano vedere la “Madonnina che piange”.
    La statuetta-quadretto era un mezzo busto di gesso, raffigurante il Cuore Immacolato di Maria ed era un regalo di nozze, ricevuto dai giovani sposi. La misteriosa lacrimazione si protrasse a più riprese dal 29 agosto al 1° settembre; l’atteggiamento della Chiesa in questo frangente, fu di opportuna prudenza; il parroco di allora don Giuseppe Bruno, con il permesso della Curia arcivescovile di Siracusa, si recò il 1° settembre verso le 11 in casa Iannuso, con alcuni dottori del Laboratorio di Igiene e Profilassi della Provincia.
    Questi esperti, tra cui il dottor Michele Cassola, dichiaratamente ateo, e che in seguito presiederà la Commissione scientifica, una volta sul luogo, divennero testimoni oculari della lacrimazione; gli occhi di Maria si manifestarono gonfi di lacrime come di una persona presa da forte emozione, che presero a scendere rigando il delicato volto, andando a raccogliersi nel cavo della mano.
    Anche se alcuni presenti riuscirono ad assorbire con del cotone qualche lacrima, come già nei giorni precedenti, i chimici con la loro provetta, riuscirono ugualmente a raccoglierne una parte di circa un centimetro cubo.
    Dopo questo prelievo la Madonna non pianse più; quasi aspettasse questa raccolta ufficiale. Il quadro fu poi nei giorni seguenti sottoposto all’esame di una Commissione scientifica, che ne diede un’ampia relazione; riportiamo solo alcuni punti salienti; la parte di apparente maiolica dell’effige della Vergine, fu staccata dal vetro nero di supporto e si poté constatare che era costituita da uno spessore di gesso da 1 a 2 cm ca. e che al momento dell’esame era completamente asciutta; poi il liquido raccolto venne sottoposto ad una serie di analisi chimico-fisico-biologiche, che confrontate con il secreto lacrimale di un adulto e di un bambino di due anni e sette mesi, facevano riscontrare la stessa composizione e le stesse sostanze escretorie del tipo di lacrime umane; la relazione porta la firma dei componenti e dello stesso presidente della Commissione, dottor Cassola, il quale pur essendo ateo e non credente, non sapeva spiegarsi scientificamente il fenomeno; la data è del 9 settembre 1953.
    Dopo la pubblicazione di questo documento, tre mesi dopo, il 12 dicembre 1953, l’episcopato della Sicilia, unanimemente dichiarò autentica e senza dubbio la lacrimazione prodigiosa. Un anno dopo papa Pio XII, il 17 ottobre 1954 diffuse nel mondo un radiomessaggio, dicendo tra l’altro: “Comprenderanno gli uomini l’arcano linguaggio di quelle lacrime? Oh, le lacrime di Maria!”. (Si era in pieno periodo della cortina di ferro sovietica e della Chiesa del silenzio, perseguitata).
    Il 19 settembre 1953, il quadro ripristinato nella sua interezza, fu sistemato in una stele di pietra bianca in Piazza Serapide; il grande culto sviluppatosi, fece accorrere negli anni milioni di fedeli e si rese necessario nel tempo la costruzione di un degno Santuario.
    Il quadretto rimase a Piazza Serapide fino al 1968, quando fu spostato sull’altare della cripta dell’erigendo Santuario; qui rimase dal 1968 al 1987 e dal 1° maggio 1994 al 4 novembre 1994.
    Il nuovo tempio fu iniziato nel 1989, magnifico nella struttura e alto circa 103 metri; l’ardita realizzazione è opera degli architetti francesi Andrault e Parat, la sua forma sembra indicare una lacrima caduta dal cielo; ha la capienza di 11.000 posti in piedi e 6.000 a sedere, con 16 cappelle; la cripta ha 18 ingressi e una capienza di 3.000 posti.
    Il santuario venne consacrato con solennità da papa Giovanni Paolo II il 6 novembre 1994; dal suo discorso pronunciato in quell’occasione riportiamo: “….Le lacrime della Madonna appartengono all’ordine dei segni: esse testimoniano la presenza della Madre nella Chiesa e nel mondo. Piange una madre quando vede i suoi figli minacciati da qualche male, spirituale o fisico”.
    Le lacrime sono state raccolte in un artistico e prezioso reliquiario, opera del prof. Biagio Poidimani di Siracusa, è a tre ripiani sovrapposti e alla base, ai quattro angoli, vi sono le statuine di s. Lucia, patrona di Siracusa, s. Marziano, primo vescovo della città e quelle dei santi apostoli Pietro e Paolo.
    E questo reliquiario fu richiesto sul letto di morte nel 1973, dal dottor Cassola, il quale se lo strinse al petto e dopo un po’ singhiozzando, chiese un confessore, dicendo: “Prima, vedevo davanti a me come una muraglia invalicabile. Ora quella muraglia, grazie al pianto della Madonna, è crollata”.
    Il nuovo santuario accoglie circa un milione di pellegrini all’anno, provenienti da tutto il mondo. Il prodigio miracoloso di Siracusa si distingue da tutti gli altri eventi eccezionali, che hanno visto la Madonna come protagonista e stimolatrice dell’umanità.
    Per prima cosa Ella non ha parlato, come del resto anche nelle apparizioni di Guadalupe e di Castelpetroso, ma in questo caso a Siracusa ha pianto, ma nessuna parola poteva superare l’eloquenza del suo silenzio unito al pianto.
    Bisogna dire che le apparizioni della Madonna, non l’hanno vista mai ridere o sorridere allegra, ma sempre mesta, addolorata e a La Salette anche piangente, sempre in colloqui ed esortazioni a convertirsi, a non offendere più con il peccato e l’oltraggio il Cuore di suo Figlio; avvertendo dell’approssimarsi di sconvolgimenti mondiali e ideologici.
    Ma se a Fatima, Lourdes, Parigi, La Salette, ha fatto conoscere il suo dolore e la sua esortazione al pentimento, attraverso veggenti e umili ragazzi; qui a Siracusa parlò con il suo pianto, a migliaia di persone e quasi a confermare il prodigio, affinché fosse creduto, si è sottoposta a fredde analisi scientifiche e da laboratorio, perché a differenza di tutte le altre visioni e apparizioni, il prodigio di Siracusa resta comprovato dalla scienza.
    In un suo studio, il teologo Stefano De Fiores diceva nel 1978: “Maria piange per lanciare alla società, un ultimo monito a non rifiutare il regno di Dio e a non respingere ostinatamente i messaggi profetici dei suoi umili veggenti. Il suo è un pianto estremamente serio, saturo di tristi presagi, un richiamo a non respingere gli inviti divini, onde non incorrere nella rovina”.

    Autore: Antonio Borrelli

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    L’arcano linguaggio delle lacrime

    Il pianto di Maria, espressione della sua maternità universale, è una manifestazione eccezionale della sua continua presenza materna nella vita dei suoi figli.


    Il saggio antico-testamentario Siracide tra i suoi consigli propone anche questo: "Non dimenticare i dolori di tua madre" (Sir 7, 29). Egli si riferisce alle doglie del parto sofferte da ogni madre, ma noi possiamo applicarlo al dolore della Madre del Popolo di Dio, che ha sperimentato sul Calvario le angosce della partoriente partecipando al mistero pasquale di Cristo, fonte della nostra rigenerazione spirituale.

    Nel corso dei secoli ella ha espresso nelle sue Apparizioni o nelle sue icone le sofferenze materne dinanzi ai pericoli e affanni che non mancano nel cammino della Chiesa. Ricordare i dolori di Maria significa prestare attenzione ad essi, conservarli nella memoria individuale e collettiva, interpretarli dal punto di vista delle scienze umane e della teologia, e infine tradurli in lezioni di vita.

    Originariamente, le autorevoli voci di Pio XII, del Card. Ildefonso Schuster e dell’Arcivescovo Ettore Baranzini convergono nell’additare come causa della lacrimazione della Vergine a Siracusa [29 Agosto – 1 Settembre 1953] il distacco o apostasia dei singoli o delle masse dalla fede cattolica, per aderire alle schiere dei nemici di Dio e della Chiesa [storicamente, chiara allusione al pericolo comunista]. Si tratta, per i nostri tempi, di una lettura storico-socio-politico-religiosa che ha la sua consistenza e non può essere trascurata in quanto rappresenta il significato originario e primigenio dell’evento. Essa non può essere considerata chiusa e definitiva, poiché l’approfondimento dell’evento deve continuare secondo varie prospettive.

    Significato mariologico

    In prima istanza si cerca il significato mariologico del pianto siracusano, sia perché chi piange attira innanzitutto l’attenzione sulla sua persona, sia perché l’evento non si può staccare dai precedenti interventi di Maria a Lourdes, La Salette, Fatima, in cui ella si mostra triste o addirittura in lacrime.

    Qualcuno, come Y. Chiron, contesta l’organicità di tali Apparizioni, ritenendole ognuna un caso particolare da esaminare in se stesso: "Sarebbe eccessivo considerare le 15 Apparizioni dal 1830 al 1933 come un grande ciclo europeo che avrebbe una propria coerenza, per cui il messaggio si precisa e si completa da un’Apparizione all’altra. Non c’è continuità tra i messaggi delle grandi Apparizioni mariane del XIX secolo e dell’inizio del XX secolo, non c’è una specie di "rivelazione" progressiva. C’è piuttosto un identico messaggio diversamente formulato, secondo i bisogni dell’epoca e del luogo".

    Tesi a sua volta eccessiva, che rischia di omologare le Apparizioni nell’identico messaggio, non cogliendo le convergenze e le divergenze, e tanto meno l’evoluzione. In particolare, non c’è chi possa chiudere gli occhi di fronte alla diversità delle Apparizioni di Lourdes e di Fatima, soprattutto quanto al messaggio che nel 1917 assume una dimensioni storico-salvifica, politica, spirituale e perfino apocalittica che non aveva nel 1854. Nello stesso tempo permangono alcuni punti fondamentali, come la preghiera e la penitenza.

    Si può dunque, con Philippe Séveau, parlare di coerenza dei messaggi di Maria e insieme della loro escalation fino all’evento siracusano: "Maria ha parlato tante volte invitandoci alla penitenza, alla conversione del cuore: ora ella piange. Le sue lacrime sono un messaggio, e insistiamo su questo punto, un messaggio rivolto agli uomini del nostro tempo. Il suo pianto è la continuazione del messaggio materno di Maria che chiama gli uomini alla penitenza e alla conversione. [...] A Siracusa, Maria ha parlato senza parlare. A differenza degli altri messaggi tanto luminosi come quelli di Lourdes e Fatima, questa volta Maria ha taciuto completamente. Ma nessuna parola poteva superare l’eloquenza del suo silenzio unito al pianto. Nessuna sollecitudine, per chi sa capire con intelligenza d’amore, può superare le sue mute lacrime. Quando una madre vede respinti ostinatamente i suoi ammonimenti, quando vede i suoi figli ingannati incamminarsi verso la rovina perché non credono più in lei, ella trasforma il suo linguaggio in pianti che sono la più vibrante espressione del suo amore, la denuncia della impotenza in cui l’hanno ridotta, la resistenza dei suoi figli, il riflesso quasi sperimentale e il ricordo del male dove sono orientati".

    Manifestazione eccezionale di una presenza materna abituale

    Nelle ultime mariofanie la Vergine ha rivelato una profonda umanità, delicatezza e partecipazione psicologica alle sorti del mondo. In lei non è assente talvolta il sorriso, come quando Bernadette la asperge con acqua benedetta, tuttavia una più netta espressione di serietà, dolore, tristezza e perfino di pianto predomina sul volto di Maria nell’arco delle sue Apparizioni. La Madre di Gesù piange per i peccati e i mali del mondo e invita alla conversione. Ma, mentre nelle suddette Apparizioni Maria si mostra afflitta e piangente ed insieme lancia pressanti inviti e chiari messaggi, a Siracusa ella non parla se non attraverso "l’arcano linguaggio delle lacrime" (Pio XII).

    In base al nostro studio teologico-biblico del pianto di Maria, espressione della sua maternità universale, possiamo applicare a Siracusa quanto A. Bossard discerne nelle Apparizioni come elemento che le accomuna al di là delle loro specifiche finalità: "…ogni Apparizione di Maria può essere letta come una manifestazione eccezionale della sua presenza materna e abituale nella vita della Chiesa e dei suoi figli".

    La "scena di rivelazione" ha mostrato per sempre l’identità storico-salvifica e teologica di Maria, che da Madre di Gesù diviene Madre del discepolo amato, figura tipologica rappresentativa di tutti i discepoli del Signore. Questa prerogativa la rende presente nella vita della Chiesa, sia direttamente nelle Apparizioni, sia indirettamente nei segni ordinari e straordinari. In questo senso si esprime Giovanni Paolo II: "Le lacrime della Madonna appartengono all’ordine dei segni: esse testimoniano la presenza della Madre nella Chiesa e nel mondo. Piange una madre quando vede i suoi figli minacciati da qualche male, spirituale o fisico".

    Un problema posto sul tappeto da Pio XII riguarda la compresenza nella persona glorificata di Maria della gioia escatologica e insieme di una sensibilità alla situazione difficile dei Cristiani e delle loro Comunità. Il Pontefice lo aveva risolto negando a Maria assunta in Cielo qualsiasi sofferenza, incompatibile con il suo stato glorioso, ma anche escludendo in lei ogni insensibilità e affermando amore e pietà per i suoi figli ancora pellegrinanti. Senza dubbio Maria è in Cielo eternamente felice e non soffre dolore né mestizia; ma Ella non vi rimane insensibile, ché anzi nutre sempre amore e pietà per il misero genere umano, cui fu data per Madre, allorché dolorosa e lacrimante sostava ai piedi della Croce, ove era affisso il Figliolo.

    La figura di Maria cessa in tal modo di essere considerata come rutilante di gioia per la visione e il possesso beatifico di Dio Uni-Trino, ma chiusa nella sua letizia inalterabile e congiunta ad un’impassibilità di tipo stoico.

    Pio XII modifica questa immagine gloriosa, ma impassibile di Maria. Nega a lei il dolore e la tristezza come sono sperimentate nella vita terrena e perpetua in lei, secondo l’effato scolastico della gloria che perfeziona la grazia, la sua situazione di "Madre… dolorosa e lacrimante… ai piedi della Croce". Maria, pur felice, è compassionevole nei riguardi del "misero genere umano, cui fu data per Madre". La riflessione teologica ha cercato di spiegare questa condizione paradossale della Vergine glorificata ricorrendo ai vari strati compresenti nella psicologia umana e alla felicità più piena correlata alla fase finale dell’escatologia. Per il Card. Martini, "la felicità dei Santi non è così imperfetta da non accettare di coinvolgersi nell’umana infelicità".

    Significato cristologico e antropologico delle lacrime

    A 25 anni dall’evento siracusano, durante la prima settimana di Studi mariani a Siracusa [19-24 giugno 1978], l’Arcivescovo Calogero Lauricella insisteva sul significato cristologico della lacrimazione siracusana, la quale va inserita "anzitutto ed essenzialmente nel mistero del dolore di Maria, coinvolta alla Croce di Gesù nel modo più intimo": "Le lacrime di Maria a Siracusa sono il segno di uno straordinario richiamo agli uomini peccatori e di una ripresentazione del dolore redentore di Cristo e di sua Madre".

    Nella stessa occasione si approfondiva il necessario legame delle lacrime della Vergine con il pianto di Gesù, documentato dal Nuovo Testamento in tre circostanze: con vero sussulto davanti alla tomba dell’amico Lazzaro (Gv 11, 35), con profonda emozione o "veemente pathos" alla vista di Gerusalemme (Lc 19, 41), e infine "con forti grida e lacrime" durante la sua Passione (Eb 5, 7). In particolare, il motivo delle lacrime versate da Gesù sulla Città Santa è la sua infedeltà e futura rovina. Essa non ha compreso la via della "pace", cioè dell’insieme dei beni messianici, della salvezza piena e totale [cfr. Is 57, 19; 66, 12; Ger 33, 6], e non ha riconosciuto "il tempo della sua visita", in quanto non ha colto il momento decisivo della salvezza offerta dalla venuta regale di Gesù. Di fronte a tale chiusura e rifiuto, Gesù reagisce con un pianto d’impotenza e con l’annuncio della sorte tremenda di Gerusalemme.

    In questa prospettiva cristologica, le lacrime di Maria rivelano la sua umanità, che non rimane indifferente di fronte alle sorti del mondo, ma anche la sua impotenza di fronte al gioco della libertà e responsabilità degli uomini, che si chiudono alla salvezza e alla pace messianica offerte da Cristo. Maria piange, come ha fatto Gesù, per lanciare alla società un ultimo monito a non rifiutare il Regno di Dio e a non respingere ostinatamente il messaggio evangelico. Il suo è un pianto estremamente serio, pregno di tristi presagi, un richiamo a non respingere gli inviti divini onde non incorrere nella rovina.

    Si è voluto inserire il pianto di Maria nell’esperienza universale dell’umanità, studiandone il significato antropologico. La Vergine di Nazaret è infatti "figlia di Sion" e "figlia di Adamo" [cfr. LG 55 e 56], appartiene al popolo di Israele, ma fa parte della stirpe di Adamo e del genere umano. Il suo pianto realizza la definizione della lacrima, simbolo universale.

    In questo contesto si colloca pure lo studio dei bisogni psichici e sociali, cui rispondono le Apparizioni e le altre manifestazioni dell’amore materno di Maria nel mondo: esigenza di fatti constatabili e concreti, materializzando realtà ultraterrene altrimenti distanti, bisogno di protezione e sicurezza di fronte all’angoscia per il presente malvagio e per il futuro oscuro, ricerca di una madre accogliente che garantisca il valore dell’amore e della comunione.

    Stefano De Fiores

    Fonte: Madre di Dio, 2006, fasc. n. 10

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    Predefinito Le lacrime di Maria






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    PIO XII

    RADIOMESSAGGIO AI SICILIANI

    TRA I MEMORANDI FASTI

    17 ottobre 1954*


    Ora, se tanto ardente e radicata è la devozione a Maria nel popolo di Sicilia, chi potrebbe meravigliarsi che Ella, secondo quanto ci è stato riferito dai vostri degnissimi Presuli, abbia scelto una vostra illustre città per dispensare in questi ultimi tempi segnalatissime grazie? Certamente questa sede Apostolica non ha finora in alcun modo manifestato il suo giudizio intorno alle lacrime che si dissero sgorgate da una sua effige in un umile casa di lavoratori; tuttavia non senza viva commozione prendemmo conoscenza della unanime dichiarazione dell'Episcopato della Sicilia sulla realtà di quell'evento. Senza dubbio Maria è in cielo eternamente felice e non soffre né dolore né mestizia; ma Ella non vi rimane insensibile, che anzi nutre sempre amore e pietà per il misero genere umano, cui fu data per Madre, allorché dolorosa e lacrimante sostava ai piedi della Croce, ove era affisso il Figliolo.

    Comprenderanno gli uomini l’arcano linguaggio di quelle lacrime? Oh, le lacrime di Maria! Erano sul Golgota lacrime di compatimento per il suo Gesù e di tristezza per i peccati del mondo. Piange Ella ancora per le rinnovate piaghe prodotte nel Corpo mistico di Gesù? O piange per tanti figli, nei quali l’errore e la colpa hanno spento la vita della grazia, e che gravemente offendono la Maestà divina? O sono lacrime di attesa per il ritardato ritorno di altri suoi figli, un dì fedeli, ed ora trascinati da falsi miraggi fra le schiere dei nemici di Dio? A voi spetta di cooperare con l'esempio e con l'azione al ritorno dei profughi alla casa del Padre e di adoperarvi affinchè si chiudano al più presto le brecce aperte dai nemici della religione nella vostra isola, fatta oggetto di cupido assedio.
    --------------------------------------------------------
    NOTE

    * AAS, 46 (1954), 658-661.


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    GIOVANNI PAOLO II

    OMELIA

    CELEBRAZIONE EUCARISTICA PER LA DEDICAZIONE
    DEL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE LACRIME

    VISITA PASTORALE A CATANIA E SIRACUSA


    Siracusa - Domenica, 6 novembre 1994

    1. Dominus flevit (cf. Lc 19, 41).

    C’è un luogo a Gerusalemme, sul versante del Monte degli Ulivi, dove secondo la tradizione Cristo pianse sulla città di Gerusalemme. In quelle lacrime del Figlio dell’uomo vi è quasi una lontana eco di un altro pianto, di cui parla la prima lettura tratta dal Libro di Neemia. Dopo il ritorno dalla schiavitù babilonese, gli Israeliti si accinsero a ricostruire il tempio. Prima, però, ascoltarono le parole della Sacra Scrittura, e del sacerdote Esdra, che poi benedisse il popolo con il libro della Legge. Allora tutti scoppiarono in lacrime. Leggiamo infatti che il governatore Neemia e il sacerdote Esdra dissero ai presenti: “Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete! [ . . .] non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza” (Ne 8, 9.10).

    Ecco, quello degli israeliti era pianto di gioia per il tempio ricuperato, per la libertà riacquistata.

    2. Il pianto di Cristo sul versante del Monte degli Ulivi non fu, invece, un pianto di gioia. Egli infatti esclamò: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta” (Mt 23, 37-38).

    Parole simili Gesù dirà poco più tardi sulla via del Calvario, incontrando le donne di Gerusalemme in lacrime.

    Nel pianto di Gesù su Gerusalemme trova espressione il suo amore per la Città Santa, assieme al dolore per il suo futuro non lontano, che egli prevede: la Città sarà conquistata e il tempio distrutto, i giovani saranno sottoposti allo stesso suo supplizio, la morte di croce. “Allora cominceranno a dire ai monti: cadete su di noi! e ai colli: copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?” (Lc 23, 30-31).

    3. Sappiamo che Gesù pianse, un’altra volta, presso la tomba di Lazzaro. “Dissero allora i Giudei: “Vedi come lo amava!”. Ma alcuni di loro dissero: “Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?”” (Gv 11, 36-37). Allora Gesù, manifestando nuovamente una profonda commozione, si recò al sepolcro, ordinò di togliere la pietra, e, alzati gli occhi al Padre, gridò a gran voce: Lazzaro, vieni fuori dal sepolcro! (cf. Gv 11, 38-43).

    4. Il Vangelo ci parla ancora della commozione di Gesù, quando esultò nello Spirito Santo e disse: “Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto” (Lc 10, 21). Gesù gioisce per la paternità divina; si rallegra perché gli è dato di rivelare questa paternità, e si allieta infine per una particolare irradiazione di questa paternità sui piccoli.

    L’evangelista Luca definisce tutto questo come un’esultanza nello Spirito Santo. Esultanza che spinge Gesù a rivelarsi ancor di più: “Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Lc 10, 22) (cf. Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem, 20).

    5. Nel cenacolo Gesù predice agli Apostoli il loro futuro pianto: “In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia”. E aggiunge: “La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo” (Gv 16, 20-21). Così Cristo parla della tristezza e della gioia della Chiesa, del suo pianto e della sua letizia, riferendosi all’immagine di una donna che partorisce.

    6. I racconti evangelici non ricordano mai il pianto della Madonna. Non udiamo il suo gemito né nella notte di Betlemme, quando era giunto il tempo di dare alla luce il Figlio di Dio, e neppure sul Golgota, quando stava ai piedi della croce. Non ci è dato di conoscere neppure le sue lacrime di gioia, quando Cristo risuscitò.

    Anche se la Sacra Scrittura non accenna a questo fatto, parla tuttavia in favore di ciò l’intuizione della fede. Maria che piange di tristezza o di gioia è l’espressione della Chiesa, che si rallegra nella notte di Natale, soffre il Venerdì Santo ai piedi della Croce e di nuovo gioisce all’alba della Risurrezione. È la Sposa dell’Agnello, che ci ha presentato la seconda lettura tratta dal Libro dell’Apocalisse (cf. Ap 21, 9).

    7. Le lacrime di Maria compaiono nelle apparizioni, con cui Ella, di tempo in tempo, accompagna la Chiesa nel suo cammino sulle strade del mondo. Maria piange a La Salette, alla metà del secolo scorso, prima delle apparizioni di Lourdes, in un periodo nel quale il cristianesimo in Francia sperimenta una crescente ostilità.

    Ella piange ancora qui, a Siracusa, alla conclusione della seconda guerra mondiale. È possibile comprendere quel pianto proprio sullo sfondo di quegli eventi tragici: l’immane ecatombe, provocata dal conflitto; lo sterminio dei figli e delle figlie di Israele; la minaccia per l’Europa proveniente dall’Est, dal comunismo dichiaratamente ateo.

    Piange in quel periodo anche l’immagine della Madonna di Czestochowa a Lublino: fatto, questo, poco conosciuto fuori della Polonia. Si è invece molto diffusa la notizia dell’evento di Siracusa e molti sono stati i pellegrini che qui sono venuti. Anche il Cardinale Stefan Wyszynski venne qui in pellegrinaggio nel 1957, dopo la sua scarcerazione. Io stesso, allora giovane Vescovo, sono qui giunto durante il Concilio, ed ho potuto celebrare la Santa Messa il giorno della commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti.

    Le lacrime della Madonna appartengono all’ordine dei segni: esse testimoniano la presenza della Madre nella Chiesa e nel mondo. Piange una madre quando vede i suoi figli minacciati da qualche male, spirituale o fisico. Piange Maria partecipando al pianto di Cristo su Gerusalemme, oppure presso il sepolcro di Lazzaro o infine sulla via della croce.

    8. È giusto, però, ricordare anche le lacrime di Pietro. L’odierno Vangelo racconta la confessione di Pietro nei pressi di Cesarea di Filippo. Ascoltiamo le parole di Cristo: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16, 17). Ci sono ben note altre parole del Redentore a Pietro: “In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte” (Gv 13, 38). E così avvenne. Ma quando, nella casa del sommo sacerdote, al canto del gallo Gesù guardò Pietro, questi “si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto . . . E uscito, pianse amaramente” (Lc 22, 61-62). Lacrime di dolore, lacrime di conversione a conferma della verità della sua confessione. Grazie ad esse, dopo la risurrezione, egli poté dire a Cristo: “Signore, tu sai tutto; tu sai che io ti amo” (Gv 21, 17).

    9. Oggi, qui a Siracusa, mi è dato di dedicare il Santuario della Madonna delle Lacrime. Eccomi perciò finalmente qui per la seconda volta, dopo che la progettata Visita del primo maggio scorso è stata rimandata per i ben noti motivi.

    Ora, però, vengo come Vescovo di Roma, come Successore di Pietro, e compio con gioia questo servizio nei riguardi della vostra comunità, che saluto con affetto nella persona del suo Pastore, Mons. Giuseppe Costanzo, il quale, raccogliendo l’eredità dei suoi predecessori, con tanto impegno ha preparato questo giorno. Con lui saluto il Cardinale di Palermo, tutti i Vescovi della Sicilia e le Autorità civili, amministrative e militari presenti, ringraziandole per la loro collaborazione all’organizzazione di questa mia visita pastorale.

    Rivolgo un particolare pensiero a tutti i Sacerdoti, invitandoli ad essere fedeli imitatori dell’apostolo Paolo, che soggiornò in questa splendida Città durante il viaggio che lo portò da Cesarea a Roma (cf. At 28, 12). La missione che avete ricevuto, carissimi, richiede coraggio e costanza, ma il Signore saprà ricompensare il vostro generoso servizio. Il mio saluto va poi ai Religiosi, alle Religiose ed ai Membri degli Istituti secolari. Auspico che, come è stato sottolineato nella recente assemblea del Sinodo dei Vescovi, la vita consacrata risplenda come testimonianza dei valori dello spirito e si faccia promotrice di un apostolato “di frontiera”, che sappia rispondere al profondo bisogno di Dio presente nel nostro tempo. Saluto con affetto anche tutti i fedeli laici, in modo speciale le famiglie, in questo anno ad esse dedicato: siano il segno in una società spesso distratta ed indifferente di un amore oblativo, radicato nella fede della Chiesa e aperto alla vita.

    10. Sento risuonare in me quest’oggi, in questo luogo, le parole di Cristo che dice a Pietro: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terrà sarà sciolto nei cieli” (Mt 16, 18-19). Queste parole di Cristo esprimono la suprema autorità che Egli, come Redentore, possiede: il potere di rimettere i peccati, acquistato a prezzo del sangue versato sul Golgota; il potere di assolvere e perdonare.

    11. Santuario della Madonna delle Lacrime, tu sei sorto per ricordare alla Chiesa il pianto della Madre.

    Ricorda anche il pianto di Pietro, a cui Cristo ha affidato le chiavi del regno dei cieli per il bene di tutti i fedeli. Possano queste chiavi servire per legare e per sciogliere, a redenzione di ogni umana miseria.

    Qui, tra queste mura accoglienti, vengano quanti sono oppressi dalla consapevolezza del peccato e qui sperimentino la ricchezza della misericordia di Dio e del suo perdono! Qui li guidino le lacrime della Madre. Sono lacrime di dolore per quanti rifiutano l’amore di Dio, per le famiglie disgregate o in difficoltà, per la gioventù insidiata dalla civiltà dei consumi e spesso disorientata, per la violenza che tanto sangue ancora fa scorrere, per le incomprensioni e gli odi che scavano fossati profondi tra gli uomini e i popoli.

    Sono lacrime di preghiera: preghiera della Madre che dà forza ad ogni altra preghiera, e si leva supplice anche per quanti non pregano perché distratti da mille altri interessi, o perché ostinatamente chiusi al richiamo di Dio.

    Sono lacrime di speranza, che sciolgono la durezza dei cuori e li aprono all’incontro con Cristo Redentore, sorgente di luce e di pace per i singoli, le famiglie, l’intera società.

    O Madonna della Lacrime, guarda con materna bontà al dolore del mondo! Asciuga le lacrime dei sofferenti, dei dimenticati, dei disperati, delle vittime di ogni violenza.

    Ottieni a tutti lacrime di pentimento e di vita nuova, che aprano i cuori al dono rigenerante dell’amore di Dio. Ottieni a tutti lacrime di gioia dopo aver visto la profonda tenerezza del tuo cuore. Sia lodato Gesù Cristo!

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    STORIA DELLA MADONNA DELLE LACRIME A SIRACUSA



    Il 21 Marzo 1953, sabato, ebbi la gioia di benedire, con cuore di Padre, nella nostra Chiesa Parrocchiale del Pantheon, le nozze di due semplici creature: Angelo Iannuso di Vincenzo e Antonina Lucia Giusto di Eduardo. Gli sposi avevano progettato di celebrare le nozze in Dicembre del 1952, durante l'Ottavario della Festa di S. Lucia, nella Basilica del Sepolcro. Per un lutto di famiglia la data del matrimonio fu trasferita e si rimase così nella Parrocchia della sposa. Assai gradito ai giovani sposi fu il regalo di un quadretto da capezzale raffigurante il Cuore Immacolato di Maria: dono di nozze di una loro cognata, che l'aveva acquistato per L.3.500 presso l'Emporio di Salvatore Floresta al Corso Umberto I n. 28 in Siracusa.

    Sotto lo sguardo della Mamma del Cielo ha inizio in Via degli Orti di S. Giorgio n. 11, la vita della nuova famigliola sostentata da un duro lavoro quotidiano, ben presto confortata dalla speranza di avere una creaturina, frutto di un sincero amore. Ma si presentava intanto per Antonina una gravidanza difficile, tanto che talvolta le offuscava la vista. Nella notte che va dal 28 Agosto al 29 Agosto Antonietta si sentì tanto male... Verso le 3 perdette completamente la vista; fino alle ore 8,30 circa non ci vedeva affatto. Durante uno degli attacchi convulsivi ritrovò la vista. Non credeva a se stessa. Aprendo gli occhi, intanto, vide che la Madonna del suo capezzale piangeva. Emozione, timore, gioia... Facile pensare come la notizia si sparse nel vicinato fino a diffondersi in tutto il rione e poi in tutta la città. Era vero... la Madonna di Antonietta piangeva, versava dagli occhi lacrime vere. In quella mattinata del sabato 29 Agosto 1953 la Madonnina (è questo il nome che il popolo subito ha gridato) ha versato lacrime sei o sette volte. La folla premeva in quella povera casetta, tutti volevano vedere. Fu chiamata la Polizia: questa dovette constatare che la Madonna piangeva veramente. Si dispose così un severo servizio d'ordine al comando del Dott. Nicolò Samperisi, Commissario dirigente l'Ufficio di P. S. nella cui giurisdizione era posta Via degli Orti, validamente coadiuvato dal Brigadiere Umberto Ferrigno. Facile pensare come in tutto il rione del Pantheon si parlasse animatamente di un fatto così straordinario. C'era chi gridava al miracolo, ma c'era anche chi non credeva, prospettando la possibilità di un trucco balordo... Molti mi chiedevano se io fossi andato a vedere. Ma, a dire il vero, non me la sentivo di fare la parte del curioso. Ma intanto verso sera del 30 si presentano davanti al cancelletto della mia Casa Canonica due uomini di età matura (li ho davanti agli occhi, ma non so individuarli) che con linguaggio serio e persuasivo mi invitano ad andare in Via degli Orti n. 11 perché la Madonna veramente piangeva. Mi dicono: «Padre, la Madonna piange... venga. Che ne pensa Lei?».

    Nella mattinata di lunedì, prima di Messa, vengono in sagrestia del Pantheon due bambine che con affabilità mi dicono che la Madonna piange e poi, con insistenza, soggiungono: «Vada, Padre Bruno, vada, la Madonna piange davvero, noi l'abbiamo vista». Non volli lasciarle deluse e promisi che sarei andato. Nel pomeriggio dello stesso lunedì 31 Agosto Mons. Giuseppe Cannarella, Cancelliere della Curia Arcivescovile di Siracusa, viene nell'Ufficio Parrocchiale del Pantheon per trattare in merito ad una pratica di matrimonio. Siamo seduti l'uno di fronte all'altro nelle due classiche poltrone. Il discorso cade sugli avvenimenti del giorno. Dico al pio Monsignore che da più parti si chiede un giudizio dell'Autorità Ecclesiastica. - Bisogna essere molto prudenti, mi dice Monsignore. Al che rispettosamente replico: «Prudenti si, ma fino a quando?». Mons. Cannarella resta pensoso e poi mi dice: - Cosa potremmo fare? Suggerisco timidamente la opportunità di provvedere ad un esame del liquido che sgorgava dal quadretto.

    Decidiamo così di andare subito al Laboratorio di Igiene e Profilassi della Provincia, al Foro Siracusano, per chiedere una eventuale analisi delle lacrime. In Ufficio si teneva orario straordinario e fu quindi possibile incontrarci con il Dott. Francesco Cotzia, al quale esponemmo la nostra richiesta. Il Dott. Cotzia si dichiarò disponibile e volle interessare il collega Dott. Michele Cassola. Questi si dimostrò piuttosto scettico, ma sinceramente interessato a vederci chiaro per amore di verità. Si concordò così per l'indomani mattina una visita in casa di Via degli Orti 11 con il proposito di accertare quanto si asseriva in merito alla lacrimazione del quadretto e quindi procedere ad un sufficiente prelievo del liquido (per mezzo di adatte pipette) per sottoporlo ad un rigoroso esame scientifico. Mons. Cannarella, dopo questo colloquio, si sentì come sollevato da un peso e mi disse queste testuali parole: «Parroco, disponi tu nel modo più opportuno e segui di presenza minutamente gli eventi. Io riferirò a Mons. Arcivescovo. Tu intanto informa, perché sia presente domani all'arrivo della Commissione in Via degli Orti, il Parroco di S. Lucia al Sepolcro Padre Arcangelo Signorino O.F.M., competente per territorio».

    Mi premurai di parlare con il Capo di Gabinetto del Questore per informarlo della composizione della Commissione scientifica e della decisione di procedere l'indomani all'esame del liquido. Lo pregai pertanto di disporre di non fare togliere da nessuno il quadro dal luogo dove veniva conservato la notte, se prima non arrivasse in casa lannuso la Commissione da me guidata. La Questura informò il Commissario di P. S. Dott. Samperisi e tutto fu fedelmente eseguito. Mons. Giuseppe Cannarella, essendo Cancelliere della Curia Arcivescovile di Siracusa, in quel periodo era l'unica Autorità Ecclesiastica in sede, poichè l'Arcivescovo Mons. Ettore Baranzini si trovava presso la Villa S. Metodio, Seminario di villeggiatura in Canicattini Bagni. Consapevole della delicatezza del compito affidatomi dalla fiducia di Mons. Cannarella, credetti opportuno invitare a far parte della Commissione un tecnico dotato di scrupolose qualità, l'Ing. Luigi D'Urso. Questi aderì ben volentieri. La Commissione, guidata dal Parroco Giuseppe Bruno, veniva così formata dai Dottori Francesco Cotzia, Michele Cassola e Ingegnere Luigi D'Urso. Punto di incontro per recarci insieme in Via degli Orti fu scelto lo stesso Ufficio Provinciale di Igiene in Foro Siracusano. Mentre stavamo per scendere le scale del detto Ufficio ci è venuto incontro il Dott. Roberto Bertin, che era chimico della Squibb in servizio a Siracusa. Meravigliato per il nostro gruppetto, ce ne chiese il motivo e mi pregò di volerlo accogliere tra noi. Io lo accettai prontamente perché era un chimico ed era quindi utile per il nostro compito. Bertin fu così aggregato alla Commissione. Giunti in Via degli Orti il servizio di Polizia ci aprì un varco in mezzo alla folla assiepata, ma, arrivati davanti alla porta di casa Iannuso, non ci volevano fare entrare; la Signora Antonietta era troppo seccata e stanca. Non valsero neppure le insistenze del Dott. Samperisi. Ma appena la Giusto mi vide in quel gruppetto fu presa da una gioia serena, ricordandosi che io avevo benedetto il suo matrimonio.

    Mi invitò ad entrare e vedere la foto-ricordo della cerimonia di nozze. Io replicai: «O tutti o nessuno!». Si convinse e così potemmo entrare. Il Parroco Signorino, che era stato da me invitato a nome di Mons. Cannarella, era venuto con un taccuino in mano, ma ben presto si congedò dicendomi: «Mi faccia sapere qualche cosa». Nella camera da letto, i materassi erano ripiegati, trovammo il Ten. Col. Giovanni Grasso, Comandante il Presidio Militare di Siracusa, il Ten. Col. Carmelo Romano, un gruppetto di Agenti dell'ordine e qualche altra persona. Fu aperto il cassetto, dove il quadro era deposto, coperto da una tovaglietta bianca; ma quanta fu l'emozione nel constatare che gli occhi erano coperti di liquido! L'immagine fu accuratamente asciugata con cotone e poggiata sul materasso. Volemmo restare in attesa che il fenomeno si manifestasse dinanzi a noi. Venne pure il Dott. Mario Marletta, anche lui funzionario dell'Ufficio Provinciale di Sanità. Non sto a descrivere i sentimenti di commozione e di timore insieme che invasero il nostro cuore quando dopo le ore 11 l'immagine cominciò a manifestare gli occhi gonfi di lacrime come persona presa da forte emozione, e poi scendere giù delle lacrime che, rigando il volto delicato, andavano a raccogliersi nel cavo della mano. Purtroppo alcuni presenti riuscirono ad assorbire qualche lacrima con del cotone, ma i chimici con la loro pipetta poterono assicurarsi una parte del liquido. Io, sebbene avessi portato con me del cotone, non osai toccare minimamente neanche una goccia di quelle lacrime perché sentivo la grave responsabilità di assicurare alla indagine scientifica un fenomeno che già interessava tanta parte del mondo. Da quel momento in cui i chimici poterono raccogliere almeno una parte delle lacrime sgorgate in loro presenza la Madonna non ha pianto più. Segno... che lascia pensare. È da notare che l'Ing. D'Urso volle smontare l'immagine di gesso dalla lastra di supporto e al cospetto di tutti si poté constatare che il gesso era perfettamente asciutto. I chimici, recatisi di urgenza presso il Laboratorio Provinciale di Igiene, dettero inizio subito all'analisi delle lacrime della Madonna di gesso, analisi meticolosa che si protrasse nei giorni 1 e 2 Settembre con la mia attenta presenza. Ed ecco una prima relazione giurata, stilata in data 9 Settembre 1953, cui seguì in pari data una relazione analitica del liquido sgorgato dagli occhi della Madonnina di Via degli Orti n. 11 a Siracusa.

    «Il giorno 1 settembre 1953, alle ore 11, per incarico del Cancelliere della Curia Arcivescovile di Siracusa Mons. Giuseppe Cannarella, ci siamo recati in via degli Orti n. 11, abitazione della signora Giusto Antonietta, per constatare il presunto fenomeno della fuoruscita di liquido da una immagine di Madonna. Con l'aiuto degli agenti di P. S., che ci hanno fatto passare tra la numerosa folla stazionante davanti la casa, siamo entrati in una camera da letto che riceve luce da una finestra prospiciente in via Carso, dove la detta signora, a nostro invito, ha aperto un cassetto chiuso a chiave, in fondo al quale coperta da un tovagliolo, era riposta una immagine della Madonna apparentemente di maiolica colorata su vetro nero. Detta immagine era già evidentemente bagnata in più posti della faccia e del busto, che sono stati accuratamente asciugati con cotone. E rimasta così una sola goccia, all 'angolo interno dell 'occhio sinistro che è stata prelevata con una pipetta di 1/10 di cm.3. Successivamente altre gocce sono sgorgate dallo stesso posto e sono state ancora raccolte. Mentre si riponeva il contenuto in un tubo di vetro, altre lacrime sono scese dall 'occhio e si sono raccolte sull 'incavo formato dalla mano sorreggente il cuore, dove sono state pure prelevate. Non è stato possibile durante il prelevamento impedire che parte delle lacrime fossero asciugate dagli astanti. In tutto è stato portato in Laboratorio poco più di un cm3 di liquido. Il fenomeno, durato circa quindici minuti, da quando l'effige è stata messa fuori dal cassetto, non si è più ripetuto e non è stato possibile quindi di avere altro materiale per l'esame. «È da notare che l'esame con lenti di ingrandimento degli angoli interni degli occhi non ha fatto rilevare nessun poro o irregolarità della superficie dello smalto. La parte di apparente maiolica dell'effigie è stata staccata dal vetro nero di supporto e si è potuto notare che la immagine è costituita da uno spessore di gesso vario da 1 a 2 centimetri circa, verniciato a colori vari all 'esterno e grezzo all 'interno, dove mostra una superficie irregolare bianca che al momento dell'esame si mostrava completamente asciutta. «Firmano quali membri della Commissione incaricata: Dott. Michele Cassola, Dott. Francesco Cotzia, Dott. Ing. Luigi D 'Urso, Parroco Rev. Giuseppe Bruno. «Erano presenti pure: il Commissario di P.S5. dott. Samperisi Nicolò, il prof Greco Pasqualino da Floridia, il dott. Bertin Roberto, Chimico, il brigadiere di P. S. Ferrigno Umberto, il Ten. Col. Giovanni Grasso, Comandante il Presidio militare di Siracusa ed il Ten. Col. Carmelo Romano, ufficiale superiore del Presidio». «I primi quattro firmatari tanto attestano, prestando giuramento, sui SS. Vangeli, di dire tutta la verità e soltanto la verità». «In fede Siracusa, 9 settembre 1953. Parroco Giuseppe Bruno».

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    è una bella storia...e questo dimostra anche che Dio e Maria non sono lontani, che i miracoli e i prodigi operati da Dio ci sono ancora oggi, e continueranno ad esserci.....una bella storia che privilegia un'umile e cristiana coppia di sposi e una cristianissima città.....tra le immagini del mio angolo bello, ho anche un quadrettino della Madonnina di Siracusa, presa durante un viaggio scolastico l'anno scorso...non è grande, non è un capolavoro, non è prezioso...ma a me piace molto.....spero un giorno di recarmi anche al santuario a pregare davanti a quella bella immagine....

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    Biagio Tommaso Poidiniani, Reliquario della Madonna delle Lacrime, 1954, Siracusa

 

 
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