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    Predefinito Chiesa e fisco. Le bugie laiciste

    A proposito di un articolo di "Repubblica"

    L'8 per mille equivocato

    Ristabiliamo la verità


    Sac. Giovanni Nervo, Padova


    Caro Direttore,
    il quotidiano "La Repubblica" nel numero di giovedì 2 agosto ha pubblicato un articolo di Curzio Maltese dal titolo: "Le tasse e i silenzi della Chiesa", in cui si fanno pesanti accuse sul piano fiscale. Maltese parte da una risposta provocatoria alla domanda posta da Prodi: «Perché quando vado a Messa questo tema non è mai toccato nelle omelie?» e risponde: «Non sarà mai perché la Chiesa è la prima a non pagare le tasse?». Lascio a chi ha competenza giuridica e amministrativa la risposta alle pesanti accuse che seguono, anche se il professor Dalla Torre ha già dato ampia risposta in un precedente numero di "Avvenire", dopo la notizia che la Commissione europea aveva avviato un procedimento contro il governo italiano per il "regalo" dell'Ici alla Chiesa cattolica (Marco Tarquinio ha a sua volta avanzato delle controdeduzioni all'articolo di Maltese su "Avvenire" del 3 agosto, a pagina 2). Vorrei invece fare qualche osservazione sull'affermazione, ripresa dall'"Espresso", che «lo Stato italiano verserà al Vaticano quest'anno 991 milioni di euro dell'8 per mille». Purtroppo da alcuni anni l'8 per mille è presentato all'opinione pubblica, anche da autorevoli personalità ecclesiastiche, come una benevola concessione dello Stato italiano alla Chiesa cattolica come riconoscimento della funzione sociale che essa compie. Con un doppio pericolo: di rendere dipendente la Chiesa dai finanziamenti della Stato e di rendere precaria la sua situazione economica perché una maggioranza politica sfavorevole alla Chiesa può far modificare la normativa e togliere l'8 per mille. Nessuno dice e informa la gente che lo Stato italiano, quando si è formato con l'unità d'Italia, ha sottratto forzatamente alla Chiesa italiana (sottrarre forzatamente dei beni a qualcuno in buon italiano si chiama "appropriazione indebita") i suoi beni, con cui provvedeva a se stessa senza chiedere nulla a nessuno. Il Concordato del 1929 aveva trovato un compromesso e aveva impegnato lo Stato a restituire una parte dei beni tolti, in realtà una assai piccola parte, con la cosiddetta "congrua", già introdotta nel 1876 con la legge 3336 che aveva istituito il "fondo culto", cioè integrando il compenso ai sacerdoti titolari di parrocchie, là dove i proventi dei beni rimasti alla Chiesa, "i benefici", non erano sufficienti al loro mantenimento. L'aggiornamento e rinnovamento del Concordato fatto con il presidente del Consiglio Craxi nel 1984 sostituisce la forma della "congrua" con la nuova forma dell'8 per mille: il cittadino italiano sceglie liberamente, se vuole, di destinare l'8 per mille delle tasse che deve allo Stato a beneficio della Chiesa cattolica per il mantenimento del clero, per le iniziative pastorali e caritative, o di altre confessioni religiose, o alle iniziative assistenziali dello Stato. Ma c'è una differenza: nei confronti delle altre confessioni religiose è una liberalità dello Stato per la funzione sociale che svolgono, per la Chiesa cattolica invece è un parziale, molto parziale, risarcimento di quanto le è stato tolto. È da aggiungere che, assicurato il sostentamento del clero, una parte considerevole dell'8 per mille viene impiegata in attività caritative e di promozione umana. Cioè la Chiesa restituisce una parte dell'8 per mille in servizi. Per concludere, l'integrazione con l'8 per mille alla mia pensione di vecchiaia, che mi consente un tenore di vita modesto ma dignitoso, non è una benevolenza e un privilegio che mi viene concesso dallo Stato, ma un doveroso e saggio provvedimento della mia Chiesa che ho servito per 66 anni e che continuo a servire serenamente e gioiosamente. Gli italiani conoscono questa realtà storica? Dall'articolo di Curzio Maltese sembrerebbe di no. Del resto i mezzi di comunicazione sociale non ne parlano mai. La ringrazio e la saluto cordialmente

    Fonte: Avvenire, 5.8.2007

  2. #2
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    Predefinito I soliti radicali ....

    Non ancora deciso se aprire un'indagine

    Vantaggi fiscali alla Chiesa, Ue vuole risposte

    Si ipotizzano aiuti di Stato illegali su esenzione Ici. Il governo italiano ha già risposto a una prima richiesta di informazioni


    BRUXELLES - La Commissione Ue chiederà al governo italiano «informazioni supplementari» su «certi vantaggi fiscali delle Chiese italiane», ma non ha ancora deciso se aprire un'indagine. Lo ha detto Jonathad Todd, portavoce della commissaria Ue alla Concorrenza, Neelie Kroes, precisando che, nel caso, si tratterebbe di un'inchiesta per aiuti di Stato illegali. «Ma non abbiamo ancora preso la decisione se aprire o no l'inchiesta», ha detto Todd, rilevando che il governo italiano ha già risposto a una prima lettera di richiesta di informazioni. Bruxelles ritiene però necessari ulteriori approfondimenti. Todd ha riferito che le informazioni sono state chieste dopo avere ricevuto segnalazioni nel 2006 da parte di soggetti italiani, di cui non però ha riferito l'identità.

    ESENZIONE ICI - A quanto si è appreso, la richiesta supplementare di informazioni riguarderebbe la norma contenuta nella Finanziaria 2006, l'ultima del governo Berlusconi, che prevede l'esenzione dall'Ici degli immobili di proprietà della Chiesa cattolica adibiti a finalità commerciali. L'esenzione è riconosciuta anche alle altre religioni che hanno un accordo con lo Stato italiano e alle attività no-profit. Bruxelles intenderebbe chiarire inoltre anche le riduzioni di imposta (al 50%) concesse alle imprese commerciali della Chiesa.

    ANTITRUST - Todd ha sottolineato che, se avviata, si tratterebbe della prima volta che l'antitrust europeo apre un'indagine sulla Chiesa cattolica, anche se in Belgio c'è stato un contenzioso tra il governo e la Chiesa per una questione di Iva e anche in Spagna c'è un'indagine in corso che riguarda facilitazioni fiscali.

    «NESSUN PRIVILEGIO» - «Chiesa, fisco, esenzioni: il 'privilegio' che non c'è». Titola così «Avvenire», il quotidiano dei vescovi italiani, un intervento dello segretario della Cei, mons. Giuseppe Betori. «Non possiamo fare a meno di precisare che l'esenzione dall'Ici è materia del tutto estranea agli accordi concordati, che nulla prevedono al riguardo, e ricordare ancora una volta che essa si applica alle sole attività religiose e di rilevanza sociale, che deriva dalla legislazione ordinaria ed è del tutto uguale a quella di cui si giovano gli altri enti non commerciali, in particolare il terzo settore», scrive mons. Betori. «Chi contesta un tale atteggiamento dello Stato verso soggetti senza fine di lucro operanti per la promozione sociale in campo esistenziale, sanitario, culturale, educativo, ricreativo e sportivo, manifesta una sostanziale sfiducia nei confronti di molteplici soggetti sociali di diversa ispirazione, particolarmente attivi nel contestare il disagio e la povertà. Sarebbe incongruo che lo Stato gravasse quelle realtà, ecclesiali e non, che perseguono fini di interesse collettivo».

    Fonte: Corriere della sera, 28.8.2007

  3. #3
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    PRINCIPIO LIBERALE NON PRIVILEGIO

    di Paolo Del Debbio


    L’Europa ha chiesto informazioni supplementari al governo italiano sull’esenzione dall’Ici degli immobili di proprietà della Chiesa cattolica. Questo rappresenterebbe un vantaggio fiscale per la Chiesa stessa e dunque sarebbe lesivo delle norme dell’Unione europea.

    La norma era contenuta nell’ultima Finanziaria del governo Berlusconi e il centrosinistra aveva già protestato a quel tempo. Ha risposto monsignor Giuseppe Betori, segretario della Conferenza episcopale italiana sostenendo che non c’è nessun privilegio e che questa norma riguarda solo gli edifici che ospitano attività con scopi sociali in vari campi: esistenziale, sanitario, culturale, educativo, ricreativo, sportivo.

    Qual è la logica per la quale nella Finanziaria si erano esentati dall’Ici questi edifici? È il principio liberale, non confessionale della sussidiarietà. La questione infatti non è quella - come molti hanno detto e diranno in questi giorni - di una serie di privilegi di cui gode la Chiesa cattolica grazie al Concordato. Questa norma è infatti al di fuori del Concordato. La domanda da farsi è un’altra: è arrivato in Italia il tempo di riconoscere, anche fiscalmente, a tutti coloro che fanno cose al posto dello Stato (e meglio dello Stato), in particolare nel campo sociale, un ruolo primario all’interno della società? O vogliamo, forse, continuare a parlare della crisi del welfare e poi non dare uno straccio di aiuto a tutti coloro che questo welfare tengono in piedi con attività sociali, culturali, educative ed altre?

    La sussidiarietà non è un principio estraneo all’Europa, che l’ha nel trattato di Maastricht, e non è estraneo alla Costituzione italiana stessa che da qualche anno lo prevede come uno dei suoi principi.

    In Inghilterra il Charity Act (che si occupa di tutte le organizzazioni della società civile con scopi sociali) segue esattamente questa logica: paga meno tasse o non le paga proprio chi svolge attività di rilievo sociale sussidiarie nei confronti dello Stato, cioè, al posto dello Stato. Il provvedimento italiano vede la Chiesa tra i suoi beneficiari accanto e al pari di altre religioni e di organizzazioni che operano nel settore non profit, senza scopo di lucro. Sarebbe illogico e venato di discriminazione confessionale un intervento che volesse annullare o ridimensionare questo provvedimento di stampo liberale giustamente adottato dal nostro Paese
    C’è anche una dimensione politica di questo problema che va ad aumentare il tasso di caos presente nel centrosinistra. L’Udeur ha fatto sapere che questo intervento dell’Europa è stato richiesto da membri della coalizione che governa: radicali e sinistra radicale. Se fosse vero questo andrebbe a complicare ulteriormente, e su un punto non marginale, la litigiosità nel centrosinistra. Non è questo il fatto essenziale che invece è la difesa di un principio liberale.

    Fonte: Il Giornale, 29.8.2007

  4. #4
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    Bruxelles indaga Roma sugli sconti fiscali garantiti alla Chiesa

    di Alessandro M. Caprettini


    Gli sconti fiscali garantiti dal governo italiano alla Chiesa cattolica non piacciono a Bruxelles. Dove ieri è stato confermato che è in partenza una richiesta di «ulteriori chiarimenti» sulle concessioni che permettono non solo l’esenzione dall’Ici per le proprietà immobiliari ecclesiastiche, ma anche robusti tagli ad altre imposte - per gli esercizi commerciali legati alla Chiesa - con un mancato introito annuale, per il fisco, di quasi 400 milioni di euro.

    La notizia, fatta trapelare dal quotidiano britannico Guardian, ha trovato ammissione ufficiale nelle parole del portavoce della commissaria alla Concorrenza Neelie Kroes, Jonathan Todd. Che ha rivelato ieri come una lettera formale era stata inviata a Roma nel mese di giugno; una risposta del governo Prodi è arrivata, ma la si ritiene «insufficiente nei chiarimenti» precedentemente reclamati. Così da spingere la Commissione a reclamare «un surplus di informazioni». Sempre che poi non debba partire una vera e propria inchiesta «per aiuti illegali di Stato».

    Su quest’ultimo punto c’è ancora nebbia fitta: «Non abbiamo ancora preso la decisione se aprire o no una inchiesta» ha fatto sapere Todd. Per il quale, comunque, è più che naturale il passo compiuto in direzione dell’Italia «dato che in ogni settore dove ci sono attività economiche esiste il rischio di distorsioni del mercato». Il portavoce della Kroes ha poi ammesso che la richiesta di chiarimenti spedita a Roma ha preso il via a causa di segnalazioni giunte proprio dall’Italia sui tavoli della commissaria alla Concorrenza. Nomi? Non ne ha fatti: «È la regola per proteggere chi presenta denunce, per evitare eventuali rappresaglie da parte di competitori, anche se dubito che la Chiesa cattolica faccia rappresaglie», s’è limitato a osservare Todd. Ma nei palazzi di Bruxelles si parla di almeno una decina di segnalazioni in partenza dall’Italia, tra le quali si dà per certa quella di Maurizio Turco, già eurodeputato della lista Bonino e attualmente vicepresidente vicario a palazzo Madama, eletto nella Rosa nel pugno.

    Il caso sollevato dal parlamentare radicale riguarda il decreto legislativo 504 del 1992: il governo Amato introduceva l’Ici, ma ne esentava dal pagamento gli immobili della Chiesa. Una successiva sentenza della Consulta bocciò quel paragafo della legge, ma nel 2004 la Finanziaria del governo Berlusconi decise di reintrodurre lo sgravio (valido per tutte le religioni che hanno un accordo con lo Stato italiano e per attività non profit), che i decreti Bersani avrebbero dovuto abolire, salvo poi risultare inefficaci davanti ad alcuni cavilli legali in cui si precisa che le esenzioni si applicano a tutte le attività «non esclusivamente commerciali».

    Di qui i ricorsi a Bruxelles e la decisione degli uffici della commissaria alla Concorrenza di vederci chiaro. Non è la prima volta che la Ue si occupa dei rapporti Stati-chiese. Proprio in Belgio c’è stato un lungo contenzioso per una questione riguardante l’Iva e in Spagna è in corso un’analoga diatriba su facilitazioni fiscali concesse alla Chiesa. Ma sarebbe invece la prima volta - se le risposte richieste al governo di Roma risultassero nuovamente insufficienti - che l’antitrust della Ue potrebbe aprire formalmente un’inchiesta mettendo nel suo mirino la Chiesa cattolica. «Non abbiamo ancora preso una decisione» è tornato a ripetere Todd. Ma non sono pochi a ritenere che l’apertura di un’inchiesta sia inevitabile. Anche perché ancora il Guardian riferiva ieri nella sua corrispondenza dalla capitale comunitaria come monsignor Karel Kasteel, segretario del pontificio collegio “Cor Unum” (in pratica il ministro della Solidarietà di Benedetto XVI), in una intervista alla Stampa di pochi giorni or sono facesse sapere come la Santa Sede pensi a «possibili ritocchi» al testo del concordato dell’84, soprattutto «sulle questioni del fisco, dell’educazione cattolica e dello status giuridico delle istituzioni ecclesiali».

    Ipotesi queste che comunque, dopo l’esplodere del caso, dietro i portali di bronzo hanno smentito abbastanza seccamente. «Posizioni personali» ha tenuto a precisare ieri padre Ciro Benedettini, vicedirettore della sala stampa vaticana. «Mai affrontata la questione fiscale nell’intervista» ha poi voluto far sapere lo stesso monsignor Kasteel.

    Fonte: Il Giornale, 29.8.2007

  5. #5
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    I vescovi: nessun privilegio, solo demagogia

    di Anna Maria Greco


    Il titolo di Famiglia Cristiana è molto eloquente: «Ma le mense della Caritas non sono ristoranti». In un duro editoriale, il settimanale dei Paolini liquida «l’infondata polemica sui presunti privilegi fiscali della Chiesa» accusando la sinistra verde e radicale, a incominciare da Paolo Cento, di montare questa storia solo per «calcare la scena» politica in un momento di difficoltà.

    Da più di una settimana il sottosegretario all’Economia chiede di rompere il «tabù» dei privilegi fiscali della Chiesa, aprendo una discussione in Parlamento e affrontando il tema nella prossima Finanziaria. L’occasione era rappresentata dall’intervento del segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, al Meeting di Rimini sul dovere di pagare le tasse secondo leggi giuste. E ora che la Lega lancia lo sciopero fiscale e l’Ue chiede chiarimenti sugli sgravi della Chiesa, l’argomento è più che mai d’attualità.

    Il governo, per Famiglia Cristiana, è in difficoltà sul tema delle tasse e allora qualcuno individua «la madre di tutti i guai fiscali nella Chiesa cattolica che gode di privilegi enormi, che vanno sbaragliati. Possiede immensi beni e benefici, che vanno naturalmente tassati. E dunque non può atteggiarsi a paladina della lotta all’evasione. Insomma, da quel pulpito non può venire la predica». Ma in realtà, spiega l’editoriale, si fa confusione tra Vaticano e Chiesa e solo a quest’ultima è destinato l’8 per mille, che «non è un privilegio». Per il resto, l’intesa approvata dal Parlamento «prevede che le attività economiche della Chiesa italiana siano tassate al pari degli altri contribuenti». Quanto all’Ici, non si paga «solo per gli immobili dove si fa un’attività sociale e non commerciale. Forse Cento pensa che le mense della Caritas facciano concorrenza ai ristoranti?». Per la rivista dei Paolini, tanta confusione serve solo ad attirare l’attenzione su una sinistra radicale che si è autoesclusa dal dibattito sul Partito democratico. Così, si rispolvera la legge della «manomorta», cioè la tassazione sulla rendita dei beni e sulla carità praticata da giacobini, Borboni e dai piemontesi di Cavour e abolita solo da De Gasperi. Ciò «non fa onore all’intelligenza di un sottosegretario di Stato all’Economia, né al governo che rappresenta».

    Un affondo deciso e, d’altronde, già il segretario della Cei Giuseppe Betori - sul quotidiano dei vescovi Avvenire - aveva tacciato tutta la polemica di «demagogia», precisando che l’esenzione dall’Ici non rientra nel Concordato. «Un privilegio che non c’è». Un intervento necessario anche perché lunedì si era fatto un gran clamore sull’intervista di Karel Kasteel, segretario del Pontificio Consiglio Cor Unum, il ministero della Solidarietà. Per La Stampa avrebbe detto che la Santa Sede non ha preclusioni sulla revisione del Concordato. Ma il portavoce Vaticano aveva parlato di «posizione personale» e lo stesso Kasteel aveva smentito il senso dato alle sue parole nell’intervista.

    Fonte: Il Giornale, 29.8.2007

  6. #6
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    Predefinito Svanisce una delle illusioni di Giovanni Paolo II: l'Europa non è più cristiana

    Il Polo denuncia i mandanti: «C’è la mano della sinistra»

    di Stefano Casamassima


    Una trama dell’ultrasinistra. Un complotto ordito dal governo. Un disegno a opera dei radicali con la regia di Emma Bonino. E un’Unione europea incompetente, paradossale, preda della massoneria e da scomunicare. Il centrodestra in simultanea apre il fuoco con le batterie pesanti contro l’annuncio da parte dell’Ue di un’imminente richiesta di «informazioni supplementari» all’Italia sulle esenzioni concesse alla Chiesa e alle organizzazioni religiose non profit. Il tutto nel sospetto di una presunta violazione delle regole della concorrenza.

    Un coro praticamente unanime con la virtù di unire la Cdl più di un grande centro e di un partito unico, e di sopire in una condanna a tutto tondo i malumori, le diffidenze e le rivalità che hanno agitato gli ultimi mesi dell’opposizione. Nel nome di Santa Romana Chiesa e di un arbitrio che non trova una giusta causa. Anche perché, ricorda il presidente dell’Udc, Rocco Buttiglione, «la questione è delicata e dubito che la competenza sia dell’Ue visto che la fonte giuridica di questi rapporti è nel Concordato, un trattato internazionale tra due Stati». Un invito alla prudenza che coinvolge anche le possibili conseguenze di un atteggiamento «anticristiano», il cui sospetto, ricorda Buttiglione, ha portato «alla sconfitta nei referendum sul trattato in Francia e Olanda». Un’Europa, quindi, che rischia di allontanarsi rapidamente da una società come quella italiana, come ricorda l’ex ministro Carlo Giovanardi, «dove volontariato e opere della Chiesa hanno fornito un formidabile contributo alla crescita civile», supplendo spesso a carenze pubbliche. E se a sorpresa è più moderata la posizione del segretario centrista, Lorenzo Cesa, che chiama a un confronto sereno le forze politiche e a «ragionare con la dovuta maniera tra di noi con tutti i partiti», il capogruppo alla Camera, Luca Volontè, va giù duro e dietro il «dossier» Ue vede la mano dei radicali e del ministro Emma Bonino, che «da mesi lavora a fianco a fianco dei deputati italiani ed europei per colpire dall’Europa la Chiesa italiana». Un atto d’accusa a cui fa spalla Maurizio Ronconi, per cui a Bruxelles «prevalgono nuovamente i circoli radical-massonici», con la complicità delle corrispondenti organizzazioni italiane e «di un governo diviso e imbelle». Un vento anticristiano che non è una novità per il segretario della Dca, Gianfranco Rotondi, ma che invece crea stupore all’interno di Forza Italia che, per bocca di Francesco Giro, responsabile dei rapporti col mondo cattolico, «esprime la sorpresa per le richieste di chiarimento della Commissione europea». Dello stesso tono le parole del vicepresidente dei senatori azzurri, Giuseppe Vegas, incredulo per l’offensiva degli «ambienti anticlericali» che stanno al governo con Prodi. E al capo del governo è rivolto l’appello di Maurizio Lupi che gli chiede di «prendere le distanze» dagli oppositori della Chiesa che «si agitano nel suo schieramento». Il pensiero di Giorgio Jannone, del direttivo di Forza Italia, va invece all’area cattolica dell’Unione che esce come al solito «sconfitta» mentre è sconfortato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, che si abbandona a un «povera Italia, povera Europa». Invece ad aggredire ci pensa il leader de La Destra, Francesco Storace, che vedendo «lo zampino del Governo» dietro la minaccia dell’Ue alla Chiesa, chiede di rispondere «a muso duro» a una irricevibile ingerenza comunitaria». E alla Cdl propone «qualcosa di più eclatante dello sciopero del Lotto» appoggiando la richiesta a tutti gli elettori di versare l’8 per mille alla Chiesa. D’accordo con lui da Alleanza nazionale, Maurizio Gasparri, secondo cui «vanno respinti gli attacchi morali e materiali che offendono tradizioni e valori profondamente radicati nella realtà italiana». Gli fa eco Gianni Alemanno per cui «l’eventualità che la Commissione europea apra una procedura di infrazione contro lo Stato italiano è una grave dimostrazione di insensibilità rispetto alla cultura religiosa del nostro popolo». A chiosare ci pensa Roberto Calderoli (Lega): «Anatema. Se io fossi la Chiesa scomunicherei l’Unione europea».

    Fonte: Il Giornale, 29.8.2007

  7. #7
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    L’ala radicale esulta, l’Udeur minaccia gli alleati

    di Redazione


    da Roma

    Se il centrodestra si presenta compatto in difesa della Chiesa, senza troppe sorprese il centrosinistra vede esplodere al suo interno le visioni contrapposte delle anime laiche e cattoliche che compongono la maggioranza.

    Così in maniera ovvia quanto stridente con l’ala massimalista, arriva la difesa dell’Udeur, in primis dal segretario, Clemente Mastella, secondo cui è «del tutto evidente il carattere pretestuoso della presunta violazione delle norme della libera concorrenza». E mentre il guardasigilli spera che «non si alzi il solito polverone anticlericale», Mauro Fabris minaccia anche conseguenze politiche nel caso dietro l’iniziativa europea si nascondessero un «soggetto italiano» o «esponenti della maggioranza» nel qual caso bisognerebbe aprire un serio confronto all’interno dello schieramento. E sul punto dice di non voler «garantire privilegi», vista «la disponibilità a verificare e censire le attività no profit che è giusto trattare alla stregua di quelle di Legambiente e dei sindacati», sbarrando però la porta a «qualsiasi tentativo di intervenire in modo vessatorio in Finanziaria».

    E perentoria è anche Marina Sereni, (Ulivo), quando in maniera tranchant ricorda che «gli accordi tra Stato e Chiesa e che governano i rapporti tra l’Italia e la Santa Sede sono materia che riguarda due stati sovrani». Anche se lascia la porta aperta al confronto con l’Ue: «Daremo tutti i chiarimenti necessari». Ma, sottolinea, «come avremmo e abbiamo fatto per qualsiasi altra richiesta legittimata dal fatto che l’Italia ha scelto di far parte dell’Unione europea». In soccorso arriva anche il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, che vede una «strumentalizzazione politica per mettere i bastoni tra le ruote di chi fa solo del bene». Mentre, incalza, «l’Unione Europea piuttosto che prendersela con la Chiesa, farebbe bene a dare concrete disposizioni in merito ai paradisi fiscali».

    Intanto Emma Bonino, ministro per le politiche Comunitarie, glissa sulle accuse e sceglie una risposta tecnica facendo sapere che «quando arriveranno», il governo risponderà ai chiarimenti sollecitati da Bruxelles. E se il leader radicale Marco Pannella pensa sia «più serio» rispondere nel merito ai quesiti della Commissione, il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, non ha dubbi e ritiene che «anche la Chiesa debba corrispondere quando si tratta di attività che prescindono dal culto», anche perché, scherza, «io sono cavouriano, libera Chiesa in libero Stato». Serissimo invece è Maurizio Turco (Rnp), per cui lo Stato deve «cancellare le leggi che prevedono esenzioni». Un tema caro anche a Villetti (Sdi) e su cui concorda senza mezzi termini il Verde Paolo Cento per cui è giunta l’ora di un «tavolo bilaterale Stato Chiesa». Bisogna tutelare le attività sociali e religiose della Chiesa, ricorda, ma di pari passo procedere al «superamento delle attuali forme di privilegio» sulle attività strettamente economiche. Detto fatto, arriva la proposta di Angelo Bonelli che annuncia «un pacchetto di proposte da inserire in Finanziaria per eliminare l’esenzione fiscale e Ici per gli immobili ecclesiastici che hanno attività commerciali».

    Fonte: Il Giornale, 29.8.2007

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    Bruxelles chiede chiarimenti a Roma su esenzione Ici decisa da Berlusconi

    Chiesa-Ue: scoppiano le polemiche in Italia

    Il centrodestra: spirito anticristiano, c'è lo zampino del governo Prodi. Il centrosinistra: stop a privilegi. Mastella: no a polverone


    ROMA - La richiesta della Commissione europeadi ulteriori chiarimenti all'Italia sul provvedimento della Finanziaria 2006 (l'ultima del governo Berlusconi) che concede esenzioni dell'Ici agli edifici delle religioni riconosciute dallo Stato anche se non destinti al culto (principalmente quelli della Chiesa cattolica), ha scatenato una nuova serie di polemiche tra il centrodestra, che parla di «spirito anticristiano dell'Ue», e il centrosinistra, che dice «no ai privilegi». Per il ministro della Giustizia, Clemente Mastella (Udeur), «è evidente il carattere pretestuoso della presunta violazione delle norme della libera concorrenza cui porterebbe l'esenzione dell'Ici per gli enti ecclesiastici. Gli immobili oggetto dell'esenzione non sono solo ecclesiastici, ma di tutti gli enti no profit, mentre pagano integralmente l'Ici le strutture alberghiere, i ristoranti e i negozi di proprietà di enti ecclesiastici. Spero che non si alzi il solito polverone anticlericale a fronte di una semplice e legittima richiesta di approfondimento dell'Ue».

    CENTRODESTRA - «Non è una novità che dall'Unione europeaspiri talvolta un vento anticristiano», ha commentato il segretario della Dc per le autonomie, Gianfranco Rotondi. «C'è lo zampino del governo dietro la minaccia Ue contro la Chiesa. È bene che si risponda a muso duro contro un'irricevibile ingerenza comunitaria», ha affermato Francesco Storace, leader della Destra. «Il dossier dell'Ue su falsi benefici fiscali dell'Italia alla Chiesa cattolicaè frutto del lavoro fatto dai radicali italiani e coadiuvato dal ministro Emma Bonino», accusa Luca Volontè, capogruppo dell'Udc alla Camera. «Prodi prenda le distanze dagli anticlericali che si agitano nella sua coalizione e difenda il ruolo sociale insostituibile che ha la Chiesa in Italia», ha affermato Maurizio Lupi (Forza Italia). «Anche solo pensare di aprire una procedura contro l'Italia per presunte, e di fatto inesistenti, agevolazioni fiscali è a dir poco stupefacente», ha dichiarato il vice presidente dei senatori di FI, Giuseppe Vegas. ««È incredibile l'offensiva, anche sul piano fiscale, che il governo muove contro la Chiesa. Vanno respinti gli attacchi morali e materiali che offendono tradizioni e valori profondamente radicati nella realtà italiana. La Ue eviti gravi interferenze che non sarebbero tollerabili», secondo Maurizio Gasparri (An). ««Nell'Ue prevalgono nuovamente i circoli radical-massonici», è convinto Maurizio Ronconi, vice presidente dei deputati Udc alla Camera. «Invito la Commissione Uea essere più prudente e a non avallare i sospetti di un'Ue anticristiana che hanno portato alla sconfitta nei referendum sul trattato in Francia e Olanda», ammonisce Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc. «È sconcertante l'intenzione dell'Ue che dimostra di non conoscere la situazione italiana e di cedere alle idee più oltranziste e false che circolano sui rapporti tra Stato e Chiesa in Italia», ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni.

    CENTROSINISTRA - «È assurda la levata di scudi del centrodestra contro l'Ue. Se lo Stato è laico, deve esserlo anche nell'applicare le norme», ha replicato Marco Rizzo, capo delegazione dei Comunisti italianiall'Europarlamento. «Bisogna augurarsi che la posizione del nostro Paese, decisamente europeista, sappia orientarsi per superare questo privilegio, che rimane in capo agli enti ecclesiastici», ha aggiunto Natale Ripamonti, vice presidente del gruppo Verdi-Pdci del Senato. «C'è un solo metodo per appurare cos'è un privilegio fiscale: se a parità di attività vi è un differente trattamento, c'è discriminazione», sostiene Maurizio Turco, deputato della Rosa nel pugno. «Quando avevo sollevato questo tema non era per anticlericalismo, che non mi appartiene, ma per la necessità di armonizzare le regole fiscali anche per gli istituti religiosi», ha precisato il sottosegretario all'Economia, Paolo Cento (Verdi). «Le informazioni richieste dalla Commissione europea al governo italiano sulle esenzioni fiscali concesse al Vaticano non sono il frutto di un'azione diabolica della Bonino, ma dal fatto che esistono privilegi», ha affermato Roberto Villetti, vice segretario dello Sdi e capogruppo della Rosa nel pugno alla Camera.

    Fonte: Corriere della sera, 28.8.2007

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    Predefinito La Bonino ed il suo atavico odio alla Chiesa ....

    La Commissione deciderà se aprire un'inchiesta per aiuti di Stato illegali
    Nel mirino alcune esenzioni Ici nella Finanziaria 2006. Forza Italia: "Sorpresi"

    Vantaggi fiscali alla Chiesa
    Ue chiede informazioni all'Italia


    Bonino: "Esamineremo le richieste di chiarimento quando arriveranno"


    BRUXELLES - La Commissione Ue chiederà al governo italiano "informazioni supplementari" su "certi vantaggi fiscali delle chiese italiane", ma non ha ancora deciso se aprire un'inchiesta. Lo ha detto Jonathan Todd, il portavoce del commissario alla Concorrenza Neelie Kroes, precisando che, nel caso, si tratterebbe di un'inchiesta per aiuti di Stato illegali. Sarebbe la prima volta che la Chiesa finisce nel mirino dell'antitrust europeo.

    "Non abbiamo ancora preso la decisione se aprire o no l'inchiesta", ha detto Todd, rilevando che il governo italiano ha già risposto ad una prima richiesta di notizie. Bruxelles ritiene però necessario un surplus di informazioni, "pertanto le chiederemo in forma scritta o verbale", ha detto Todd, senza precisare quando.

    La Finanziaria 2006. Ad attirare l'attenzione della Commissione sarebbe stata in particolare una norma contenuta nella Finanziaria del 2006, l'ultima del governo Berlusconi, che prevede l'esenzione dall'Ici degli immobili di proprietà della Chiesa adibiti a finalità commerciali. Forza Italia, tramite il responsabile per i rapporti con il mondo cattolico Francesco Giro, "esprime la sua sorpresa" per le richiesta di Bruxelles.

    L'esenzione è riconosciuta anche alle altre religioni che hanno un accordo con lo Stato italiano e alle attività no-profit. Bruxelles intenderebbe chiarire inoltre anche le riduzioni di imposta (al 50%) concesse alle imprese commerciali della Chiesa. Todd ha spiegato che le informazioni sono state chieste dopo le segnalazioni, nel 2006, da parte di soggetti italiani di cui non però ha riferito l'identità. Il portavoce ha sottolineato che, se l'inchiesta dovesse essere avviata, si tratterebbe della prima volta che l'antitrust europeo mette nel suo mirino la Chiesa, anche se in Belgio c'è stato un contenzioso per una questione di Iva e anche in Spagna c'è un'indagine in corso su delle facilitazioni fiscali.

    La reazione della Bonino. Emma Bonino, ministro per le Politiche europee, attraverso il suo portavoce fa sapere che il governo italiano esaminerà le richieste di chiarimento della Commissione europea "quando arriveranno". E spiega che una risposta a una precedente richiesta di Bruxelles è stata data dal ministero dell'Economia prima dell'estate con "pertinenti dettagli tecnici". "Probabilmente - dice il portavoce della Bonino - la Commissione non li ha ritenuti sufficienti". In ogni caso per ora si tratta "solo di una richiesta di informazioni": tuttavia "se l'iter avesse esito sfavorevole, l'Italia rischierebbe una proceduta di infrazione proprio quando si' è finalmente riusciti a ridurne il numero".

    Esenzione Ici. L'annuncio della Commissione arriva nel mezzo delle polemiche sui vantaggi di cui gode la Chiesa cattolica, in particolare su alcune forme di esenzione dall'Ici. Proprio oggi, il quotidiano dei vescovi Avvenire pubblicava un intervento di mons. Giuseppe Betori, il segretario della Cei. "L'esenzione dall'Ici - scrive Betori - si applica alle sole attività religiose e di rilevanza sociale ed è del tutto uguale a quella di cui si giovano gli altri enti non commerciali, in particolare il terzo settore. Chi contesta un tale atteggiamento dello Stato manifesta una sostanziale sfiducia nei confronti di molteplici soggetti sociali di diversa ispirazione, particolarmente attivi nel contestare il disagio e la povertà".

    Fonte: Repubblica, 28.8.2007

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    Predefinito Le bugie laiciste

    La Chiesa possiede 100 mila fabbricati in Italia, molti destinati
    ad attività economiche, per un'Ici non versata di 2200 milioni

    Un "tesoro" immobiliare da 9 miliardi
    Così si agevolano scuole e case di riposo


    di LUCA IEZZI


    ROMA - L'Europa sospetta che l'Italia abbia un occhio di riguardo per "l'azienda Chiesa" e le conceda un regime fiscale agevolato rispetto ai concorrenti laici. La commissione Ue non mette in dubbio le prerogative temporali concesse alla Chiesa cattolica come la totale esenzione Irpef per i dipendenti del Vaticano. Il problema nasce per le attività economiche collegate a quella pastorale e in almeno quattro i settori la Chiesa è leader nazionale: immobiliare, turismo, sanità ed educazione privata. Visti gli sgravi su Ici, Ires, Irap il dubbio dell'aiuto di Stato assume consistenza.

    Ici. Tutto nasce dall'immenso patrimonio immobiliare: impossibile definirlo con certezza, le stime dicono 100 mila fabbricati per 8-9 miliardi di euro di valore. Riducendo l'analisi a realtà più piccole, ma rappresentative, come Roma, l'elenco è impressionante: 550 tra istituti e conventi, 500 chiese, 250 scuole, 200 case generalizie 65 case di cura, 50 missioni, 43 collegi, 30 monasteri, 25 case di riposo e ospizi, 18 ospedali. Sono quasi 2 mila gli enti religiosi residenti e risultano proprietari di circa 20 mila terreni e fabbricati. Va ricordato la legge istitutiva dell'Ici esentava i luoghi di culto e le loro pertinenze per cui alcune non sono mai state nemmeno segnalate ai comuni. Nel corso degli anni si è assistito a un braccio di ferro tra i sindaci e gli enti religiosi che tentavano di allargare a dismisura il perimetro delle esenzioni (alloggi di religiosi, sedi di fondazioni, opere pie, ospedali, università). Nei contenziosi i Comuni avevano avuto il sostegno della corte di Cassazione che dal 2004 ha chiarito che se in un fabbricato si svolgeva un'attività commerciale doveva pagare l'imposta. Il governo Berlusconi aveva esentato tutti gli immobili posseduti da enti religiosi no profit scatenando le proteste (e un primo interesse dell'Ue). Ora la legge colpisce solo locali utilizzati "esclusivamente" per attività commerciali. Una formulazione che lascia molto spazio al proprietario che autocertifica l'uso ai fini dell'Ici. La nuova formula secondo l'Ares fa perdere ai comuni 2,2 miliardi di euro. "Per Roma è meno di 20 milioni - stima Marco Causi assessore al Bilancio del comune - e conteranno molto gli accertamenti f caso per caso, i contenziosi non sono molti e con questo tipo di contribuenti cerchiamo soluzioni condivise". Anche se il direttore di Roma Entrate Andrea Ferri spiega: "La normativa non aiuta ad evitare i contenziosi, ci sono casi di uso "promiscuo" commerciale e no-profit in cui l'attività a scopo di lucro è evidentemente preponderante".

    Ires. Conventi, palazzi e condomini sono diventati sedi di cliniche, scuole e soprattutto alberghi. Se l'attività è svolta da enti di assistenza e beneficenza l'Ires scende del 50% (esenzione totale se il reddito è generato da un immobile di proprietà diretta del Vaticano). Un bel vantaggio per chi opera nel turismo. E anche in questo caso Roma si è trasformata l'epicentro di un impero: il turismo religioso genera un fatturato di 5 miliardi l'anno con 40 milioni di presenze. In tutta Italia preti e suore gestiscono 250 mila posti letto. L'attività è considerata meritoria tanto che il governo ha stanziato 10 milioni di euro per la promozione degli itinerari della fede. Con un ulteriore facilitazione: le organizzazioni no-profit collegate a entità religiose mantengono la qualifica a vita senza dover ogni anno presentare bilanci certificati e senza correre il rischio di vedersi negata dallo Stato la qualifica per inadempimenti formali o sostanziali (come appunto la generazione di profitti).
    Irap. Infine sul fronte del costo del personale le retribuzioni corrisposte ai sacerdoti dalla Chiesa cattolica, non costituiscono base imponibile ai fini dell'Irap, ma per ognuno di loro le associazioni possono dedurre una quota nella determinazione del reddito d'impresa.

    Fonte: Repubblica, 29.8.2007

 

 
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