http://www.paginedidifesa.it/2007/ma...li_070728.html
Per lungo tempo la Republic of Norea Navy (Rokn) è stata tra le Forze armate di quel Paese quella cui venivano dedicate le minori attenzioni. Di fronte alla minaccia rappresentata dalla Corea del Nord, era infatti giocoforza per quella del Sud puntare principalmente a uno strumento militare imperniato su di un esercito ‘robusto’ - in quantità e qualità - e un’aeronautica in grado di confrontarsi con le forze aeree del nemico e di appoggiare efficacemente quelle di terra.
Ovviamente anche per la Rokn la missione principale era rappresentata dal contrasto delle forze navali nord-coreane ma alla luce del fatto che queste si limitavano a effettuare per lo più operazioni costiere, il suo sviluppo aveva finito con il replicare quasi fedelmente la natura della minaccia, risultando di conseguenza altrettanto limitato. Se a ciò aggiungiamo che mancavano una sufficiente base tecnologica per impostare navi di certe dimensioni e capacità - tanto da dover ricorrere a numerose unità di provenienza Usa - ecco che si comprende come questa Forza armata si trovasse in una sorta di limbo.
Ma tra la fine degli anni 80 l’inizio dei 90 la situazione comincia a cambiare. Il tumultuoso processo di crescita economica porta una serie di conseguenze importanti: da un lato aumenta la consapevolezza che un Paese come la Corea del Sud, ormai sviluppato, deve essere in grado di esercitare una maggiore influenza nell’area, mentre dall’altro lo sviluppo porta con sé l’acquisizione di conoscenze non solo in campo navale ma anche in molti altri settori ad alta tecnologia. L’insieme di questi fattori porta il Paese asiatico a riconsiderare il ruolo della propria Marina che deve così diventare nel nuovo contesto una vera e propria ‘blue water navy’, capace di difendere non solo le acque territoriali ma anche, e soprattutto, gli interessi nazionali nel senso più ampio del termine. Come affermato dal presidente sudcoreano Kim Dae Jung nel 2001, una Marina che “will defend the national interests in the five oceans and perform a role in defending world peace”.
Partono così una serie di programmi che puntano al deciso rafforzamento sia della componente di superficie che di quella subacquea, con l’obbiettivo di schierare entro il 2010 uno ‘strategic mobile squadron’ composto da un’unità anfibia Lpx, tre o più incrociatori delle diverse serie Kdx (I, II, e III), alcune unità di supporto, velivoli antisom e più sottomarini Kss-II (cioè i Type 214 tedeschi costruiti localmente); ma più in là nel tempo, nel 2020 circa, i propositi si fanno ancora più ambiziosi visto che gli ‘squadron' previsti dovrebbero diventare due o tre e comprendere, oltre alle unità già citate e a un maggior numero di Kdx III, anche più fregate della classe Ffx e due o tre sottomarini della classe Kss-III (entrambi ancora in fase di progetto).
Perno degli ‘strategic mobile squadron’ saranno dunque le Lpx, nel frattempo classificate come Lph (Landing platform helicopter), della classe Dokdo. Queste unità infatti diventeranno non solo quelle più importanti da un punto di vista dimensionale, ma saranno in grado di coniugare notevoli capacità anfibie con eccellenti capacità di comando e controllo.
Nel frattempo l’unità eponima (Lph 6111) è stata consegnata alla Rokn proprio all’inizio del luglio scorso, dopo il varo avvenuto nel 2005, e dovrebbe diventare pienamente operativa il prossimo anno. Pur non esistendo piani precisi per la costruzione delle altre due già previste - per le quali peraltro sono già stati decisi i nomi, Marado e Baegryong-do - l’obbiettivo rimane quello di schierarle entro il 2016.
Costruite dal cantiere Hanjin Heavy Industries & Constructions a Busan, queste Lph misurano 199 metri di lunghezza e 32 di larghezza, con un dislocamento che a pieno carico raggiunge le 18.800 tonnellate. Oltre a quello dimensionale, l’altro aspetto peculiare di queste unità anfibie è dato dalla presenza di un ponte di volo continuo con cinque spot di decollo e un’isola di grandi dimensioni posta sul lato di dritta; al di sotto di esso si trova poi un ampio ponte di carico, nel quale trovano posto i mezzi e i veicoli trasportati ma che funziona anche da hangar per gli elicotteri imbarcati, comunicante con il bacino allagabile per il lancio dei mezzi anfibi nella zona poppiera.
Di tutto rispetto sono, ovviamente, anche le capacità di carico: 720 uomini completamente equipaggiati e/o una combinazione di carri armati, veicoli corazzati, camion o altri veicoli, pezzi di artiglieria (complessivamente diverse decine), elicotteri (fino a un massimo di dieci) e, inoltre, sette mezzi da sbarco Aav (Amphibious assault vehicle) e altri due mezzi a cuscino d’aria Lsf -II, versione prodotta localmente dell’Lcac americano. In pratica, è possibile trasportare e sbarcare un intero battaglione di Marines con tutti i propri mezzi. Capacità di tutto rilievo, tanto da essere appannaggio di unità di ben poche altre Marine.
Ma se la costruzione della mera piattaforma non presentava particolari problemi, diverso è il discorso per ciò che riguardava altre componenti sensibili dalla nave. L’apparato propulsore, il sistema di gestione della piattaforma stessa e, in particolare, quello di combattimento presentavano non pochi problemi per un’industria come quella sudcoreana non ancora all’avanguardia in tutti i settori. E così quello che poteva essere un handicap si è trasformato in un’occasione; attraverso una serie di accordi mirati con aziende straniere, quelle locali hanno potuto godere di un’importante ricaduta in termini di know-how.
È ciò che è accaduto per l’impianto propulsore basato su quattro diesel Semt Pielstick 16 Pc2.5 Stc; prodotti su licenza in Corea del Sud, questi propulsori turbocompressi a 16 cilindri e con una potenza di 7650kw ciascuno possono imprimere alla Dokdo una velocità massima e una di crociera di rispettivamente 22 e 18 nodi mentre l’autonomia è stimata in circa ottomila miglia. E lo stesso è avvenuto per l’Integrated platform management system (Ipms); sviluppato in collaborazione con la Cae, esso controlla lo stato dello scafo, tutte le apparecchiature di sicurezza, governo, propulsione e generazione della corrente elettrica. Un Ipms talmente avanzato da permettere il contenimento del numero degli uomini di equipaggio in appena 300 unità.
Ancora più complicato si presentava il discorso relativo al sistema di combattimento; in questo caso infatti, oltre alla necessità di assicurare una certa capacità di autodifesa, ve ne erano altre ben più impegnative. In primo luogo la gestione di operazioni anfibie coinvolgenti sia elicotteri che mezzi da sbarco e, in seconda battuta, la funzione di nave sede comando per formazioni navali quali lo ‘strategic mobile squadron’. Quindi, un sistema in grado di assicurare le complesse funzioni di C4isr (Command, control, communications, computers, intelligence, surveillance and reconnaissance) tipiche di un’unità con questi compiti.
Ricorrendo a consulenze da parte di studi quali il John J. Mcmullen Associate, o aziende quali l’ex-Alenia marconi systems, è stato così possibile per la Ssangyong information & communications, insieme ad altre aziende coreane, sviluppare tale sistema di combattimento per il quale si è comunque dovuto fare ricorso anche a sistemi di provenienza straniera. In particolare, nel campo dei sensori spicca la presenza del radar Smart-L della Thales che svolge le funzioni di ricerca, scoperta e tracciamento sia aerea che di superficie; un apparato multifascio 3D che lavora in banda D con prestazioni davvero interessanti visto che può tracciare fino a mille bersagli aerei e cento di superficie, con una portata che può raggiungere e superare i 400 km.
Sempre della Thales sono anche i due sistemi Goalkeeper; questo Ciws (Close-in weapon system) sfrutta il potente cannone Gau-8 Avenger a sette canne rotanti da 30 mm - utilizzato dall’A-10 Thunderbolt-II - cui è associato un radar di scoperta e inseguimento dei bersagli, rappresentati dai missili antinave. L’altro sistema d’arma imbarcato sulla Dokdo è il Rim-116 Ram (Rolling airframe missile) della Raytheon. Anche il Ram - che dispone di una doppia modalità di guida, infrarosso e radio - è un sistema Ciws per la difesa dai missili antinave; tuttavia, grazie ad alcuni recenti miglioramenti è ora in grado di contrastare anche elicotteri, aerei e unità di superficie, sia pure in maniera limitata.
Con le Dokdo, in definitiva, la Rokn compie non solo un deciso salto di qualità nell’ambito della propria flotta ma soprattutto aggiunge nuove e importanti capacità. Laddove oltre alla minaccia costante della Corea del Nord, si aggiunge la competizione sempre più accesa con due vicini a dir poco scomodi come Cina e Giappone, la disponibilità di queste unità rappresenta un sicuro elemento di vantaggio. Se poi, come da più parti ipotizzato ma sempre smentito, fossero trasformate in portaerei leggere, allora la Rokn entrerebbe di diritto nel novero delle Marine più importanti nel panorama internazionale, con non pochi riflessi sullo scacchiere asiatico.