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    Predefinito 18 luglio (14 luglio) - S. Camillo de Lellis

    Dal sito SANTI E BEATI:

    San Camillo de Lellis, Sacerdote

    14 luglio - Memoria Facoltativa

    Bucchianico (Chieti), 25 maggio 1550 - Roma, 14 luglio 1614

    Di nobile famiglia, fu soldato di ventura. Persi i suoi averi al gioco, si mise a servizio dei Cappuccini di Manfredonia. Convertitosi ed entrato nell'Ordine, per curare una piaga riapertasi tornò a Roma nell'ospedale di San Giacomo degli Incurabili, dove si dedicò soprattutto ai malati. Si consacrò a Cristo Crocifisso, riprese gli studi al Collegio Romano e, divenuto sacerdote, fondò la "Compagnia dei ministri degli infermi", oggi in tutto il mondo. Il suo ordine si distinse da altri simili non solo per la croce rossa sul petto ma per lo spirito della sua opera legata alla carità misericordiosa. Egli pose attenzione unicamente malati, ponendo le basi alla figura dell'infermiere e del cappellano quali li vediamo oggi.

    Patronato: Infermieri, Malati, Ospedali, Abruzzo

    Etimologia: Camillo = aiutante nei sacrifici, fenicio

    Martirologio Romano: San Camillo de Lellis, sacerdote, che, nato vicino a Chieti in Abruzzo, dopo aver seguito fin dall’adolescenza la vita militare ed essersi mostrato incline ai vizi del mondo, maturò la conversione e si adoperò con zelo nel servire i malati nell’ospedale degli incurabili come fossero Cristo stesso; ordinato sacerdote, fondò a Roma la Congregazione dei Chierici regolari Ministri degli Infermi.

    Martirologio tradizionale (18 luglio): San Camillo de Lellis, Sacerdote e Confessore, Fondatore dei Chierici Regolari ministri degli infermi, celeste Patrono degli ospedali e degli infermi, il cui giorno natalizio è ricordato il quattordici di questo mese.

    (14 luglio): A Roma il natale di san CamIllo de Lellis, Sacerdote e Confessore, Fondatore dei Chierici Regolari ministri degli infermi, il quale, Illustre per virtù e per miracoli, dal Sommo Pontefice Benedetto decimoquarto fu ascritto nel numero dei Santi, e da Leone decimoterzo fu proclamato celeste Patrono degli ospedali e degli infermi. La sua festa però si celebra il diciotto di questo mese.

    Sua madre, Camilla de Compellis, l’ha messo al mondo a quasi 60 anni, ed è morta quando lui era sui 14. Il padre Giovanni, ufficiale al soldo della Spagna, visto che non studia, lo prende tra i suoi soldati: maneggio delle armi, gioco, risse per i soldi, Camillo non chiede di meglio. Ma nel 1570 il padre muore, e un’ulcera a un piede manda lui all’ospedale San Giacomo di Roma.
    Qui lo curano bene, lo assumono pure come inserviente, ma poi devono cacciarlo: non lavora, gioca, disturba... Torna soldato e combatte per Venezia, poi per la Spagna, si mangia ancora la paga alle carte e ai dadi, e finisce barbone in Puglia. Lo prendono poi come manovale i Cappuccini di Manfredonia, che lo aiutano anche a ritrovarsi, a capire, tanto che nel 1575 lui chiede di entrare nell’Ordine.
    Ma il piede malato lo riporta all’ospedale romano; il chiudersi e il riaprirsi della piaga scandiscono ormai i ritmi della sua vita. Stavolta rimane in ospedale per quattro anni, e si scopre capace di aiutare i malati, impara a curarli, dimentica il convento: la sua vita è lì per sempre, cercando "uomini da bene che si consacrassero con lui ai malati per solo amor di Dio". Ne ha con sé cinque nel 1582, quando passa all’ospedale di Santo Spirito.
    Riprende a studiare, è ordinato prete nel 1584, vede crescere intorno a sé i compagni, che nel 1586 vengono riconosciuti dalla Chiesa come religiosi della “Compagnia dei Ministri degli Infermi” (innalzata poi nel 1591 alla dignità di Ordine religioso). Portano sull’abito nero una ben visibile croce di panno rosso; il segno che d’ora in poi, nelle guerre e in ogni sventura, annuncia il soccorso e ravviva la speranza. E vengono chiamati “Camilliani” dal nome del fondatore, che estende la sua attività a tutta Italia.
    Lavoro negli ospedali, assistenza ai morenti anche nelle case, prendendo alla lettera la parola del fondatore: il malato e il povero sono “la persona del Signore”. Dunque gli uomini con la croce rossa sul petto rifiuteranno le cariche negli ospedali e si concentreranno sulle persone, come sacerdoti e come medici insieme, con la fede e con la scienza.
    Camillo anticipa gli sviluppi dell’assistenza ospedaliera. Dobbiamo essere “madri” dei malati, dice, più ancora che fratelli, e dare loro tutto il necessario, anche “con piacevolezza”: devono sorridere. Per mostrare come si fa, lascia anche la guida dell’Ordine e lavora in corsia. Alla sua morte i Camilliani sono 322; poi vengono altre vocazioni, ma trent’anni dopo ne troviamo solo 307, perché tanti sono stati falciati dalle epidemie al letto degli appestati, fedeli fino all'ultimo. La sua voce, però, ha continuato a chiamare, e gli “uomini da bene” a rispondere: oggi i Camilliani sono attivi in 27 Paesi dei 5 Continenti. I resti del fondatore (canonizzato nel 1746) sono venerati nel santuario del paese natale, Bucchianico, vivace centro di pellegrinaggi. Il Papa Pio XI il 28 Agosto del 1930 con la bolla "Expedit plane" proclamava San Camillo de Lellis e San Giovanni di Dio patroni univerali di tutti gli infermieri.

    Autore: Domenico Agasso










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    Predefinito Dalla "Vita di san Camillo", scritta da un suo compagno

    Ed. S. Cicatelli, Vita del P. Camillo de Lellis, Viterbo, 1615

    Cominciando dalla santa carità, come radice di tutte le virtù e come dono a lui più familiare, dico che san Camillo fù così infiammato di questa santa virtù, non solo verso Iddio, ma anche verso il prossimo, e particolarmente verso gli infermi. La loro vista bastava da sola ad intenerirlo, a commuoverlo e a fargli dimenticare completamente ogni altra attrattiva o soddisfazione terrana. Quando serviva qualcuno di loro pareva struggersi di amore e compassione e volentieri avrebbe preso sopra di sé ogni male per raddolcire il loro dolore, e alleviarli dalle infermità. Considerava tanto vivamente la persona di Cristo negli infermi, che spesso quando dava loro da mangiare, immaginandosi che essi fossero il suo Signore, domandava loro la grazia e il perdono dei suoi peccati. Stava con tale riverenza dinanzi a loro come stese proprio alla presenza del Signore.
    Non parlava mai d'altro, né più spesso, né con maggior fervore, che della santa carità, e l'avrebbe voluta imprimere nel cuore di tutti gli uomini. Per infiammare i suoi religiosi a questa santa virtù, soleva spesso ricordare loro le dolcissime parole di Gesù Cristo: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25, 36), le quali in verità pareva che gli fossero scolpite nel cuore, tante volte le diceva e ripeteva. Camillo era uomo di tanta carità, che aveva pietà e compassione non solo verso gli infermi e i moribondi, ma anche in generale verso tutti gli altri poveri e miserabili. Aveva il cuore pieno di tanta pietà verso i bisognosi, che soleva dire: Quando non si trovassero poveri nel mondo, gli uomini dovrebbero andare a cercarli e cavarli di sotto terra per far loro del bene, e usar loro misericordia.

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    St. Camillus de Lellis

    Born at Bacchianico, Naples, 1550; died at Rome, 14 July, 1614.

    He was the son of an officer who had served both in the Neapolitan and French armies. His mother died when he was a child, and he grew up absolutely neglected. When still a youth he became a soldier in the service of Venice and afterwards of Naples, until 1574, when his regiment was disbanded. While in the service he became a confirmed gambler, and in consequence of his losses at play was at times reduced to a condition of destitution. The kindness of a Franciscan friar induced him to apply for admission to that order, but he was refused. He then betook himself to Rome, where he obtained employment in the Hospital for Incurables. He was prompted to go there chiefly by the hope of a cure of abscesses in both his feet from which he had been long suffering. He was dismissed from the hospital on account of his quarrelsome disposition and his passion for gambling. He again became a Venetian soldier, and took part in the campaign against the Turks in 1569. After the war he was employed by the Capuchins at Manfredonia on a new building which they were erecting. His old gambling habit still pursued him, until a discourse of the guardian of the convent so startled him that he determined to reform. He was admitted to the order as a lay brother, but was soon dismissed on account of his infirmity. He betook himself again to Rome, where he entered the hospital in which he had previously been, and after a temporary cure of his ailment became a nurse, and winning the admiration of the institution by his piety and prudence, he was appointed director of the hospital.

    While in this office, he attempted to found an order of lay infirmarians, but the scheme was opposed, and on the advice of his friends, among whom was his spiritual guide, St. Philip Neri, he determined to become a priest. He was then thirty-two years of age and began the study of Latin at the Jesuit College in Rome. He afterwards established his order, the Fathers of a Good Death (1584), and bound the members by vow to devote themselves to the plague-stricken; their work was not restricted to the hospitals, but included the care of the sick in their homes. Pope Sixtus V confirmed the congregation in 1586, and ordained that there should be an election of a general superior every three years. Camillus was naturally the first, and was succeeded by an Englishman, named Roger. Two years afterwards a house was established in Naples, and there two of the community won the glory of being the first martyrs of charity of the congregation, by dying in the fleet which had been quarantined off the harbour, and which they had visited to nurse the sick. In 1591 Gregory XIV erected the congregation into a religious order, with all the privileges of the mendicants. It was again confirmed as such by Clement VIII, in 1592. The infirmity which had prevented his entrance among the Capuchins continued to afflict Camillus for forty-six years, and his other ailments contributed to make his life one of uninterrupted suffering, but he would permit no one to wait on him, and when scarcely able to stand would crawl out of his bed to visit the sick. He resigned the generalship of the order, in 1607, in order to have more leisure for the sick and poor. Meantime he had established many houses in various cities of Italy. He is said to have had the gift of miracles and prophecy. He died at the age of sixty-four while pronouncing a moving appeal to his religious brethren. He was buried near the high altar of the church of St. Mary Magdalen, at Rome, and, when the miracles which were attributed to him were officially approved, his body was placed under the altar itself. He was beatified in 1742, and in 1746 was canonized by Benedict XIV.

    [Note: In 1930, Pope Pius XI named St. Camillus de Lellis, together with St. John of God, principal Co-Patron of nurses and of nurses' associations]

    Bibliography

    BUTLER, Lives of the Saints (Derby, 1845); Bullar. Roman., XVI, 83; CICATELLO, Life of St. Camillus (Rome, 1749); GOSCHLER, Dict. de theol. cath. (Paris, 1869), III.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. III, New York, 1908

  5. #5
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    Da dom Prosper Guéranger, L’Année Liturgique - Le Temps après la Pentecôte, Paris-Poitiers, 1901, VI ediz., t. IV, p. 150-158

    LE XVIII JUILLET.
    SAINT CAMILLE DE LELLIS, CONFESSEUR.


    Ne croyons pas que l’Esprit-Saint, dans son désir d'élever nos âmes au-dessus de la terre, n'ait que mépris pour les corps. C'est l'homme tout entier qu'il a reçu mission de conduire à l'éternité bienheureuse, comme tout entier l'homme est sa créature et son temple (1). Dans l'ordre de la création matérielle, le corps de l'Homme-Dieu fut son chef d'oeuvre; et la divine complaisance qu'il prend dans ce corps très parfait du chef de notre race, rejaillit sur les nôtres dont ce même corps, formé par lui au sein de la Vierge toute pure, a été dès le commencement le modèle. Dans l'ordre de réhabilitation qui suivit la chute, le corps de l'Homme-Dieu fournit la rançon du monde; et telle est l'économie du salut, que la vertu du sang rédempteur n'arrive à l'âme de chacun de nous qu'en passant par nos corps avec les divins sacrements, qui tous s'adressent aux sens pour leur demander l'entrée. Admirable harmonie de la nature et de la grâce, qui fait qu'elle-même celle-ci honore l'élément matériel de notre être au point de ne vouloir élever l'âme qu'avec lui vers la lumière et les cieux! Car dans cet insondable mystère de la sanctification, les sens ne sont point seulement un passage: eux-mêmes éprouvent l'énergie du sacrement, comme les facultés supérieures dont ils sont les avenues; et l'âme sanctifiée voit dès ce monde l'humble compagnon de son pèlerinage associé à cette dignité de la filiation divine, dont l'éclat de nos corps après la résurrection ne sera que l'épanouissement.
    C'est la raison qui élève à la divine noblesse de la sainte chargé les soins donnés au prochain dans son corps; car, inspirés par ce motif, ils ne sont autres que l'entrée en participation de l'amour dont le Père souverain entoure ces membres, qui sont pour lui les membres d'autant de fils bien-aimés. J’ai été malade et vous m’avez visité (2), dira le Seigneur au dernier des jours, montrant bien qu'en effet, dans les infirmités mêmes de la déchéance et de l'exil, le corps de ceux qu'il daigne appeler ses frères (3) participe de la propre dignité du Fils unique engendré au sein du Père avant tous les âges. Aussi l'Esprit, chargé de rappeler les paroles du Sauveur à l'Eglise (4), n'a-t-il eu garde d'oublier celle-ci; tombée dans la bonne terre des âmes d'élite (5) elle a produit cent pour un en fruits de grâce et d'héroïque dévouement. Camille de Lellis l'a recueillie avec amour; et par ses soins la divine semence est devenue un grand arbre (6) offrant son ombre aux oiseaux fatigués qu'arrête plus ou moins longuement la souffrance, ou pour lesquels l'heure du dernier repos va sonner. L'Ordre des Clercs réguliers Ministres des infirmes, ou du bien mourir, mérite la reconnaissance de la terre; depuis longtemps celle des cieux lui est acquise, et les Anges sont ses associés, comme on l'a vu plus d'une fois au chevet des mourants.

    Le récit liturgique de la vie de Camille est assez étendu pour nous dispenser d'y rien ajouter.

    Camille naquit à Bucchianico, ville du diocèse de Chieti. Il était de la noble famille des Lellis. Sa mère était sexagénaire quand elle le mit au monde; au temps qu'elle le portait, il lui sembla pendant son repos qu'elle donnait naissance à un petit enfant muni sur la poitrine du signe de la croix et conduisant une troupe d'enfants qui portaient le même signe. Dans sa jeunesse il suivît le métier des armes, et se laissa quelque temps aller aux vices du siècle. Mais à la vingt-cinquième année de son âge, il fut éclairé d'une telle grâce d'en haut et saisi d'une telle douleur d'avoir offensé Dieu, que soudain, tout en larmes, il résolut irrévocablement de laver les souillures de sa vie passée et de revêtir l'homme nouveau. C'était la fête de la Purification de la bienheureuse Vierge; le jour même, accourant chez les Frères Mineurs Capucins, il les supplia instamment de le recevoir parmi eux. Une première et une seconde fois sa prière fut exaucée; mais un ulcère repoussant, dont il avait souffert autrefois à la jambe, avant aux deux fois reparu et empiré, il se soumit humblement au dessein de la divine Providence qui avait sur lui de plus grandes vues. Vainqueur de lui-même, par deux fois donc il demanda l'habit de cet Ordre, et par deux fois, après l'avoir reçu, il le quitta.

    Parti pour Rome, il y fut reçu dans l'hôpital dit des Incurables. Tel était l'éclat de ses vertus, qu'on lui en confia même l'administration, ce dont il s'acquitta en toute intégrité et avec une sollicitude véritablement paternelle. Se regardant comme le serviteur de tous les malades, il faisait leurs lits, les nettoyait, soignait leurs plaies, et dans leur dernière agonie les soutenait par ses prières et ses pieuses exhortations; dans ces soins qui lui étaient habituels, il donna d'illustres exemples de patience admirable, de force invincible, d'héroïque charité. Mais il comprit bientôt de quel secours la connaissance des lettres pouvait lui être pour cet unique objet de ses pensées, le soulagement des âmes au milieu des dangers du dernier combat; à trente-deux ans donc il ne rougit pas de revenir au milieu des enfants s'adonner à l'étude des premiers éléments de la grammaire. Elevé par la suite au sacerdoce, il s'adjoignit quelques compagnons, et, en dépit des efforts contraires de l'ennemi du genre humain, jeta les premiers fondements de la Congrégation des Clercs réguliers Ministres des infirmes. Une voix du ciel partie de l'image du Christ en croix, laquelle même, admirable prodige! détacha ses mains du bois et les tendit vers lui, était venue merveilleusement l'affermir. Camille obtint pour son Ordre l'approbation du Siège apostolique; les membres s'astreignaient par un quatrième vœu très ardu à servir les malades même atteints de la peste. Il parut bien que cet institut était singulièrement agréable à Dieu et profitable au salut des âmes; car saint Philippe Néri, confesseur de Camille, attesta que souvent il avait vu les Anges suggérer à ses disciples auprès des mourants les paroles qu'ils devaient employer.

    Voué par ces liens plus étroits au service des malades, on ne saurait dire quelle merveilleuse ardeur, de jour et de nuit jusqu'à son dernier souffle, sans se lasser d'aucune fatigue, sans redouter aucun danger de la vie, il déploya pour leurs intérêts. Tout à tous, on le voyait d'un esprit prompt et joyeux dans la plus profonde humilité s'arroger près d'eux les plus vils offices, souvent à genoux, comme s'il eût vu le Christ dans les malades; pour être mieux à la disposition de tous en leurs besoins, il renonça spontanément au gouvernement général de l'Ordre et aux délices célestes dont il était inondé dans la contemplation. Son paternel amour pour les malheureux brilla surtout, lorsque Rome fut éprouvée par une maladie contagieuse que suivit une disette extrême, et lorsque à Nole en Campanie une cruelle peste exerça ses ravages. Telle fut enfin la flamme de sa charité envers Dieu et le prochain, qu'il mérita d'être appelé un Ange et d'éprouver en divers dangers de ses voyages le secours des Anges. Doué du don de prophétie et de la grâce des guérisons, il connut aussi les secrets des cœurs; à sa prière on vit tantôt se multiplier les vivres, et tantôt l'eau se changer en vin. Epuisé de veilles, de jeûnes, de travaux assidus, n'ayant plus, semblait-il, que la peau et les os, il supporta aussi courageusement cinq maladies également longues et cruelles, qu'il appelait les miséricordes du Seigneur; enfin à l'heure qu'il avait annoncée la veille des ides de juillet de l'an du salut mil six cent quatorze, muni des Sacrements il s'endormit a Rome dans le Seigneur en la soixante-cinquième année de son âge, entre les très doux noms de Jésus et de Marie, à ces mots: Que l'apparition du Christ Jésus te soit douce et festive. Il fut illustré par plusieurs miracles, et Benoît XIV l'inscrivit solennellement dans les fastes des Saints. Selon le vœu des prélats du monde catholique, et sur l'avis de la Congrégation des Rites sacrés, Léon XIII l’a déclaré Patron des hôpitaux et des malades en tous lieux, ordonnant d'invoquer son nom dans les litanies des agonisants.

    Ange de la charité, quelles voies ont été les vôtres sous la conduite du divin Esprit! Il fallut un long temps avant que la vision de votre pieuse mère, quand elle vous portait, se réalisât: avant de paraître orné du signe de la Croix et d'enrôler des compagnons sous cette marque sacrée, vous connûtes la tyrannie du maître odieux qui ne veut que des esclaves sous son étendard, et la passion du jeu faillit vous perdre. O Camille, à la pensée du péril encouru alors, ayez pitié des malheureux que domine l'impérieuse passion, arrachez-les à la fureur funeste qui jette en proie au hasard capricieux leurs biens, leur honneur, leur repos de ce monde et de l'autre. Votre histoire montre qu'il n'est point de liens que la grâce ne brise, point d'habitude invétérée qu'elle ne transforme: puissent-ils comme vous retourner vers Dieu leurs penchants, et oublier pour les hasards de la sainte charité ceux qui plaisent à l'enfer! Car, elle aussi, la charité a ses risques, périls glorieux qui vont jusqu'à exposer sa vie comme le Seigneur a donné pour nous la sienne: jeu sublime, dans lequel vous fûtes maître, et auquel plus d'une fois applaudirent les Anges. Mais qu'est-ce donc que l'enjeu de cette vie terrestre, auprès du prix réservé au vainqueur?
    Selon la recommandation de l'Evangile que l'Eglise nous fait lire aujourd'hui en votre honneur, puissions-nous tous à votre exemple aimer nos frères comme le Christ nous a aimés (7)! Bien peu, dit saint Augustin (8), ont aujourd'hui cet amour qui accomplit toute la loi; car bien peu s'aiment pour que Dieu soit tout en tous (9). Vous l'avez eu cet amour, ô Camille; et de préférence vous l'avez exercé à l'égard des membres souffrants du corps mystique de l'Homme-Dieu, en qui le Seigneur se révélait plus à vous, en qui son règne aussi approchait davantage. A cause de cela, l'Eglise reconnaissante vous a choisi pour veiller, de concert avec Jean de Dieu, sur ces asiles de la souffrance qu'elle a fondés avec les soins que seule une mère sait déployer pour ses fils malades. Faites honneur à la confiance de la Mère commune. Protégez les Hôtels-Dieu contre l'entreprise d'une laïcisation inepte et odieuse, qui sacrifie jusqu'au bien-être des corps à la rage de perdre les âmes des malheureux livrés aux soins d'une philanthropie de l'enfer. Pour satisfaire à nos misères croissantes, multipliez vos fils; qu'ils soient toujours dignes d'être assistés des Anges. Qu'en quelque lieu de cette vallée d'exil vienne à sonner pour nous l'heure du dernier combat, vous usiez de la précieuse prérogative qu'exalte aujourd'hui la Liturgie sacrée, nous aidant par l'esprit de la sainte dilection à vaincre l'ennemi et à saisir la couronne céleste (10).

    -----------------------------------------------------------------------
    NOTE

    1. I Cor. VI, 19, 20.

    2. Matth. XXV, 36.

    3. Heb. II, 11-17.

    4. Johan. XIV, 26.

    5. Luc. VIII, 8, 15.

    6. Ibid. XIII, 19.

    7. Johan XV, 12.

    8. Homilia diei Aug. In Joh. tract. LXXXIII.

    9. I Cor. XV, 28.

    10. Collecta diei.

  6. #6
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    Santuario di S. Camillo, Bucchianico

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    Reliquiario contenete il cuore di S. Camillo del Lellis, Santuario di S. Camillo, Bucchianico (v. Parrocchia S. Camillo de Lellis agli Orti Sallustiani, Roma)

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    vetera sed semper nova
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    VATICANO - “I Santi della Carità” nell’Enciclica “Deus caritas est”: San Camillo de Lellis

    Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Nella sua Enciclica “Deus caritas est”, Papa Benedetto XVI annovera Camillo de Lellis tra i “modelli insigni di carità sociale”, additandolo ad esempio per tutti gli uomini di buona volontà. A buona ragione Camillo merita di essere preso a modello, in particolare per il contributo che egli ha dato, nel campo umano, allo sviluppo della assistenza agli ammalati, tanto da essere definito da Benedetto XIV nel decreto di canonizzazione “iniziatore di una nuova scuola di carità”.
    Toccato dalla miserevole condizione in cui versavano i malati ricoverati negli ospedali, Camillo decise di dare vita “ad una compagnia di homini dabbene”, che si prendessero cura dei malati, motivati semplicemente dall’ardore apostolico. Il suo zelo fu tale da contribuire all’iniziale sviluppo della scienza infermieristica, codificando per i suoi seguaci un codice deontologico che, secoli dopo, sarà ripreso dalle moderne scienze infermieristiche.
    La profonda spiritualità che mosse Camillo all’azione lo rese capace di percepire i bisogni dell’uomo malato e di animare i suoi seguaci a prendersene cura, con una attenzione che oggi viene definita “assistenza globale”. Nel fare questo, Camillo anticipa di alcuni secoli coloro che sono considerati i fondatori della teoria dell’assistenza infermieristica, un’attività che nel XVI secolo veniva imposta a coloro che dovevano scontare una pena. Camillo, perciò, non è il continuatore della tradizione millenaria della Chiesa nel campo della carità: egli ne realizza il contenuto spirituale con la attenzione e la priorità data alla persona umana. Con l’invito a prendersi cura dei malati “con lo stesso affetto che suole una madre verso l’unico figlio infermo”, Camillo non solo indica il modo di servire ma la centralità della persona del malato nella prassi dei suoi seguaci.
    Questa attenzione lo porta a proposte innovative nel campo della assistenza, tali da entrare a buon diritto nel codice professionale di colui che esercita l’arte della assistenza. Infatti, leggendo le “Regole che s’hanno da tenere negli Ospedali per ben servire gli infermi” - scritte da Camillo per i suoi seguaci che operavano all’Ospedale Ca’ Granda di Milano - si deve riconoscere che egli si riferisce a quanto oggi viene definito “bisogni di assistenza infermieristica” (come alimentare una persona, come spostarla, come aiutarla a riposare, come aiutarla nell’eliminazione urinaria e intestinale). Per rispondere a questi bisogni San Camillo propose nuove tecniche. Ad esempio, inventò la tecnica dell’igiene del cavo orale: nella situazione di limitazione fisica, essa fu “una carità particolarmente cara quanto inusitata”, mai vista prima.
    San Camillo inventò il rifacimento del “letto occupato”, ossia la modalità per rifare il letto - una tecnica che richiede particolari accorgimenti - quando la persona non poteva essere alzata e necessitava di maggiore confort. Inventò anche degli ausili per evitare che i suoi malati fossero costretti ad andare “in gabinetti che sono sporchi, puzzano e sono anche coperti di fango”. Questi brevi e semplici esempi stanno a dimostrare la potenza della Grazia trasformante. Camillo, un uomo di poco studio, seppe comprendere l’unità e l’unicità della persona umana, offrendo risposte personali a bisogni individuali, con creatività e competenza. (Fratel Luca Perletti, Segretario Generale dei Missionari Camilliani)
    Nota biografica - Camillo de Lellis nacque a Bucchianico (Chieti) il 25 maggio 1550 e morì a Roma il 14 luglio 1614. Da giovane seguì le orme del padre, dedicandosi all’arte militare. Fu la parola di un frate cappuccino che gli fece aprire gli occhi: egli ricordò il 2 febbraio 1575 come il giorno della sua conversione. A causa di una piaga alla gamba fu ricoverato all’ospedale S. Giacomo di Roma. Di fronte alla situazione di abbandono dei malati, Camillo pensò di convocare un gruppo di amici e di coinvolgerli nel servizio degli infermi . Nacque così nel 1582 la Compagnia dei Servi degli Infermi. Quattro anni dopo Papa Sisto V la riconobbe come Congregazione e accolse la domanda di Camillo di portare sulla veste una croce rossa. Quando Papa Benedetto XIV lo proclama Santo (1746), afferma che Camillo de Lellis è stato iniziatore di "una nuova scuola di carità".
    Attualmente, l‘Ordine è presente nei 5 continenti, dove conta 156 case e circa 1100 religiosi. E’ impegnato in molteplici attività nel campo sanitario e sociale, con speciale preferenza per le fasce più deboli ed emarginate. Gestisce circa 180 opere (Ospedali, Case di Cura, Centri di Riabilitazione psico - fisica, case alloggio, etc). Opera anche nel campo educativo attraverso l’amministrazione di alcune Università con un indirizzo sanitario e sociale. Attraverso i diciotto centri di pastorale sanitaria contribuisce a diffondere l’attenzione della Chiesa verso i malati, abilitando migliaia di persone a svolgere varie attività nel campo della salute. Una particolare menzione all‘Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria “Camillianum“ di Roma, nato su esplicito desiderio di Giovanni Paolo II, che ha come obiettivo la formazione pastorale degli operatori sanitari. (A.P.)
    (Agenzia Fides 1/3/2006)

 

 
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