Limonte, c'è il primo sì
Prove generali di macro regione Piemonte Liguria
Macroregione tra Liguria e Piemonte: le nozze partono dalla sanità
MAURIZIO TROPEANO
INVIATO A NOLI (SAVONA)Il «patto di Noli» benedetto anche dalla presenza del vescovo di Savona, monsignor Domenico Calcagno, sancisce ufficialmente l’avvio del percorso di integrazione tra Piemonte e Liguria. Claudio Burlando cita Mario Soldati: «Mi chiedo che bisogno aveva il Piemonte di conquistare l’Italia quando aveva Genova». Mercedes Bresso puntualizza: «Il termine Limonte sarà un marchio registrato». Non ci sarà una fusione ma un percorso che potrebbe portare alla creazione di una macroregione a statuto speciale sul modello del Trentino Alto Adige.
Per attuarlo è necessaria una legge costituzionale e un accordo con le altre regioni e il governo nazionale. Per questo i due presidenti e le giunte riunite al gran completo nel Palazzo Vescovile di Noli hanno scelto una strada più breve che si basa sull’applicazione dell’articolo 117 comma 8 della Costituzione: definizione di un accordo quadro interregionale «per la gestione comune di interventi di interesse congiunto». Per renderlo operativo è sufficiente una legge di ratifica regionale.
Per dirla con Burlando ieri è stato lanciato «un sasso nello stagno» che servirà a valutare la reazione delle altre istituzioni. Scartato il modello catalano - evocato a più riprese dalla Bresso ma di difficile e complessa attuazione - Piemonte e Liguria hanno deciso di lavorare sull’applicazione di un articolo della Costituzione «finora mai attuato» su così larga scala per «la gestione comune di interventi che permettono di migliorare l’esercizio delle proprie funzioni». Spiega Bresso: «Elaboreremo un protocollo con regole di controllo da parte dei consigli regionali». Dunque i primi interlocutori saranno le assemblee legislative. Per questo saranno coinvolti i presidenti delle Assemblee e il percorso si avvarrà della consulenza di due costituzionalisti.
Secondo Burlando il lavoro si potrebbe concludere «entro l’anno». E non si tratta solo di ingegneria istituzionale ma ci saranno «conseguenze dirette sui cittadini e sul sistema economico». I primi risultati si avranno in campo sanitario: una società mista avrà il compito di ridurre entro il 2009 le liste d’attesa per le analisi diagnostiche; i pensionati, gli studenti e i lavoratori stagionali residenti avranno diritto al doppio medico di famiglia. E poi infrastrutture: candidatura congiunta per ottenere la sede dell’Autorità dei Trasporti; costituzione di una società concessionaria con Anas per il trasporto locale per realizzare, ad esempio la Albenga-Acqui-Pedrosa; promozione congiunta del sistema portuale e dei retroporti.
L’articolo 117 parla anche della possibilità di «individuare organi comuni». Per ora si parla solo di sedute in contemporanea dei due consigli per approvare le intese regionali. Spiega Bresso: «L’operazione non comporterà un aumento dei costi della politica e l’intesa punta ad ottenere dei risparmi per quanto riguarda la gestione burocratica». Un esempio? Si potrebbero mettere in comune le società per l’internazionalizzazione, per le Adozioni internazionali, per la promozione turistica. L’obiettivo è quello di «ottenere sensibili economie di scala nella gestione amministrativa». Se la sperimentazione darà buoni risultati si potrà procedere con la seconda fase: obiettivo la macroregione a statuto speciale.