che ne pensate???
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Depositum fidei
Maurizio Blondet
11/06/2007
Ricevo questa lettera:
«Egregio dottor Blondet, sono un libero professionista di 37 anni. Tempo addietro su segnalazione di un mio amico mussulmano ho scoperto il vostro sito Effedieffe.
Il mio amico però mi ha avvertito che sul vostro sito si trovano articoli interessanti, ma alcuni sono di taglio anticattolico.
Ne convengo e a fronte di articoli veramente interessanti come 'Per Visco, i marginali sono evasori' e 'Il grande vampiro fiscale', appaiono articoli o parte di essi come la seguente che avvalorano quanto segnalatomi dal mio amico.
'In questo progetto, occorre non avere contro il Vaticano - unico vero motivo della visita di Bush in Italia - ma il Vaticano è già assicurato dal super-consulente che si è scelto in politica internazionale, il noto devoto Henry Kissinger.
Il quale darà i più santi consigli al cardinal Bertone, il primo segretario di Stato che non parla alcuna lingua straniera e la cui vera passione sono le partite di calcio (di serie B e C). La Sant'Egidio può essere persino un ostacolo più serio, per quanto incredibile sembri'.
Come posso cercar di smentire il mio amico e farlo ricredere dalle sue impressioni?
Un saluto amichevole.
Antonino A. ».
Perbacco, bisogna correre ai ripari.
Perché questi sito è generalmente ritenuto «cattolico reazionario»; d'altra parte, i tradizionalisti cattolici puri e duri non lo ritengono tale, perché guardano con sospetto le mie citazioni di Buddha e di Maometto, e la mia evidente simpatia per le luci che scorgo nell'Islam.
E adesso, vengo pure trattato da anti-cattolico.
Bisogna assolutamente chiarire, per l'ennesima volta.
Tutti coloro che scrivono in questo sito credono alla Presenza Reale di Cristo nell'Eucarestia, dispensata dalla Chiesa attraverso la trasmissione apostolica: la Pietra su cui le forze di Satana non prevarranno.
Basta?
Però io personalmente esito a darmi da solo l'etichetta di «cattolico».
Oggi, nel discorso comune, «cattolici» sono Rosy Bindi, il senatore alla coca Emilio Colombo e anche Mastella e Casini: capirete che il vecchio glorioso marchio di fabbrica ne è uscito alquanto rovinato.
Così, cerchiamo di dirci solo laici credenti.
Ed è in quanto credenti qualunque, laici e non appartenenti a «movimenti» autorizzati, che critichiamo spesso (troppo spesso, d'accordo) la Chiesa gerarchica: più precisamente, critichiamo la sua «clericalizzazione».
Cosa vuol dire?
Che come effetto collaterale del Concilio, la gerarchia ecclesiastica è diventata una burocrazia specializzata, autoreferente, chiusa in sé, che ha perso il contatto col popolo normale dei credenti.
Come disse don Giussani: è il popolo che ha abbandonato la Chiesa, o la Chiesa che ha abbandonato il popolo?
La nostra sommessa opinione è che la gerarchia abbia sostituito il popolo dei credenti, tragicamente diminuito dopo il Concilio, coi contribuenti.
Non vive più delle elemosine dei credenti, ma dell'otto per mille.
Come tante altre burocrazie oggigiorno (l'eurocrazia, i sindacati, la magistratura) la Chiesa non si sente più sotto l'occhio del popolo, obbligata a rispondergli.
Il popolo credente, in tempi migliori, ha sempre controllato, criticato, satireggiato l'alto clero.
Nel '400 in Francia si tenevano processioni nel cui corteo apparivano asini vestiti con paramenti da cardinali, e con gli animali così bardati il popolo entrava addirittura dentro le cattedrali gotiche. Erano anti-cattolici, quei medievali francesi?
Al contrario: sempre pronti alla satira e persino alla rivolta, impedivano col loro controllo una quantità di deviazioni ereticali e morali.
Penso ci fossero, allora, meno casi di pedofilia occultata, ma non è qui l'essenziale.
L'essenziale è che il popolo sentiva la fede come «cosa sua», ed esigeva, vegliando ferocemente, che gli ecclesiastici conservassero senza variazioni, e con dignità intellettuale e morale, il «depositum fidei».
Oggi molta gerarchia, persino in buona fede e con le migliori intenzioni, ha sequestrato il «depositum fidei» e lo tratta come cosa sua.
Basta leggere il cardinal Martini per capire che si sente in diritto di correggere San Paolo, e non parliamo di san Tommaso.
Ma in genere, più o meno tutti i mitrati si sentono tenuti ad «aggiornare» in qualche modo l'antico fondo patrimoniale (tale è il significato di «depositum») della nostra fede comune, che invece hanno ricevuto in custodia.
Ciò, in parte, perché il popolo-controllore non c'è più.
I cardinali si circondano ed ascoltano un tipo di «laici» che sono i baciapile, loro impiegati.
Si tratta di specialisti dell'adulazione, talora con vizi personali occulti (ho lavorato 19 anni ad Avvenire, so cosa dico), a cui l'alto clero conferisce lo status di consiglieri e di portavoce del popolo, e i mezzi della Chiesa per operare nel mondo d'oggi.
Ascoltano anche i «teologi» cattedratici, ossia un'altra categoria di «specialisti» burocratici, la cui professione pagata è l'analisi critica dei dogmi.
Che, per prestigio professionale, hanno adottato un linguaggio tecnico (burocratico) assolutamente privo di senso e di motivo - la fede è «per i poveri», e per secoli è stata chiarissima agli ignoranti, quando i teologi erano i santi, e l'alto clero, anche meno santo, si preoccupava di coprire le chiese di storie bibliche e vangeliche, la «biblia pauperum» che insegnava con immagini agli analfabeti - e che seminano il dubbio «critico».
Lo seminano, perché l'analisi iper-critica del Vangelo testuale è la loro professione tecnica.
Accade così che il Papa, bravissima persona, si rivolga a questi tecnici del dubbio perché gli dicano se il limbo esiste o no.
Ma non è solo questo.
A forza di auto-referenzialità, il gergo tecnico teologico è tracimato nelle omelie.
Così, le prediche cardinalizie sono avvolte in un linguaggio eufemistico (proprio dei teologi che non credono più ai dogmi, ma non possono dichiararlo apertamente), edulcorato e impersonale come i documenti della Commissione Europea di Bruxelles.
Che non accende più alcuna fede.
Un linguaggio levigato dall'uso, che a forza di «moderazione» eufemistica non parla più ad alcuna anima, non obbliga ad alcun cambiamento di vita.
Chiaramente, tale linguaggio è tutto teso a smussare le espressioni estreme di Cristo: «Se il tuo occhio ti dà scandalo, strappatelo»; «Sepolcri imbiancati»; «E' più facile che una gòmena (kamelos) passi per la cruna di un ago che un ricco nel regno dei cieli», «nelle tenebre esteriori non ci sarà che pianto e stridor di denti» non sono certo espressioni di un moderato conformista, teso a tranquillizzare le coscienze sporche.
Com'è che «cattolico» oggi è sinonimo di «moderato»?
Questo stesso fatto significa che è avvenuto un tradimento di Cristo e della fede che ci ha lasciato.
L'auto-referenzialità che non risponde al popolo cristiano porta a quasi inavvertite derive ereticali.
Tale è, a nostro giudizio, la tendenza «giudaizzante» oggi egemone nella «dottrina» della gerarchia; tanto più pericolosa oggi, che il giudaismo pervertito (e profondamente cambiato proprio dopo Cristo) domina la potenza di questo mondo, tanto da configurarsi come figura anticristica.
Il rischio della Chiesa clericale è abbracciare l'Anticristo e la sua «religione», sapete quale: l'unica religione rimasta, che si celebra nei memoriali della Shoah, che assolve una volta per sempre la ferocia super-armata dei giudei d0oggi, che li dichiara «vittime» eterne, più sacre e innocenti di Gesù Cristo.
Se tutto ciò non è Anticristo, non so cos'altro dobbiamo aspettare.
Per amore della Chiesa critichiamo l'alto clero, l'istituzione burocratica, per le sue insufficienze e (diciamo) sventatezze.
I preti - buoni in numero sorprendente - non possono farlo, essendo obbligati all'obbedienza ai loro vescovi.
E' dovere d'amore dei laici levare la voce contro ciò che nella Chiesa non va.
Senza dimenticare - come noi non dimentichiamo - che dalla Chiesa riceviamo grati il Pane e la Grazia sacramentale.
Ma è essenziale che l'alto clero non senta solo le voci degli adulatori, dei baciapile e dei sicofanti.
Vorremmo tornare a tempi più cattolici ma meno clericali, come quando i credenti bardavano asini di porpore cardinalizie.
Anche se siamo pochi, questa è la nostra funzione oggi.
Se non altro a futura memoria, perché gli storici del domani possano dire: non tutti erano d'accordo, non tutti erano complici dell'Anticristo.
Quanto all'amico musulmano che ci legge, vorrei non equivocasse la nostra posizione: noi, qui, difendiamo i musulmani in quanto oppressi e massacrati da un potere satanico, anzi anticristico perché si dichiara cristiano mentre uccide e stermina.
Siamo profondamente con loro perché è su di loro che grava il terribile peso di questa fase dell'ultima battaglia.
E perché Gesù ci ha insegnato ad amare e difendere tutti gli uomini oppressi, non solo i cristiani.
Guardiamo a loro con simpatia e solidarietà, restando cristiani e trinitari.
Ciò che non implica inimicizia per la loro fede, ma purtroppo nemmeno può evitare, ai margini, la ferocia dei loro fanatici e il disaccordo che, sulla fede, è non negoziabile né da una parte né dall'altra.
Crediamo sia volontà misteriosa di Dio.
«Se avesse voluto avrebbe fatto di voi una sola comunità».
Dunque, «gareggiate nelle opere buone; Lui poi vi dirà perché siete discordi».
Maurizio Blondet
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