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    Becero Reazionario
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    che ne pensate???
    ______________________

    Depositum fidei
    Maurizio Blondet
    11/06/2007


    Ricevo questa lettera:
    «Egregio dottor Blondet, sono un libero professionista di 37 anni. Tempo addietro su segnalazione di un mio amico mussulmano ho scoperto il vostro sito Effedieffe.
    Il mio amico però mi ha avvertito che sul vostro sito si trovano articoli interessanti, ma alcuni sono di taglio anticattolico.
    Ne convengo e a fronte di articoli veramente interessanti come 'Per Visco, i marginali sono evasori' e 'Il grande vampiro fiscale', appaiono articoli o parte di essi come la seguente che avvalorano quanto segnalatomi dal mio amico.
    'In questo progetto, occorre non avere contro il Vaticano - unico vero motivo della visita di Bush in Italia - ma il Vaticano è già assicurato dal super-consulente che si è scelto in politica internazionale, il noto devoto Henry Kissinger.
    Il quale darà i più santi consigli al cardinal Bertone, il primo segretario di Stato che non parla alcuna lingua straniera e la cui vera passione sono le partite di calcio (di serie B e C). La Sant'Egidio può essere persino un ostacolo più serio, per quanto incredibile sembri'.
    Come posso cercar di smentire il mio amico e farlo ricredere dalle sue impressioni?
    Un saluto amichevole.
    Antonino A.
    ».

    Perbacco, bisogna correre ai ripari.
    Perché questi sito è generalmente ritenuto «cattolico reazionario»; d'altra parte, i tradizionalisti cattolici puri e duri non lo ritengono tale, perché guardano con sospetto le mie citazioni di Buddha e di Maometto, e la mia evidente simpatia per le luci che scorgo nell'Islam.
    E adesso, vengo pure trattato da anti-cattolico.
    Bisogna assolutamente chiarire, per l'ennesima volta.
    Tutti coloro che scrivono in questo sito credono alla Presenza Reale di Cristo nell'Eucarestia, dispensata dalla Chiesa attraverso la trasmissione apostolica: la Pietra su cui le forze di Satana non prevarranno.
    Basta?
    Però io personalmente esito a darmi da solo l'etichetta di «cattolico».
    Oggi, nel discorso comune, «cattolici» sono Rosy Bindi, il senatore alla coca Emilio Colombo e anche Mastella e Casini: capirete che il vecchio glorioso marchio di fabbrica ne è uscito alquanto rovinato.
    Così, cerchiamo di dirci solo laici credenti.
    Ed è in quanto credenti qualunque, laici e non appartenenti a «movimenti» autorizzati, che critichiamo spesso (troppo spesso, d'accordo) la Chiesa gerarchica: più precisamente, critichiamo la sua «clericalizzazione».
    Cosa vuol dire?
    Che come effetto collaterale del Concilio, la gerarchia ecclesiastica è diventata una burocrazia specializzata, autoreferente, chiusa in sé, che ha perso il contatto col popolo normale dei credenti.
    Come disse don Giussani: è il popolo che ha abbandonato la Chiesa, o la Chiesa che ha abbandonato il popolo?
    La nostra sommessa opinione è che la gerarchia abbia sostituito il popolo dei credenti, tragicamente diminuito dopo il Concilio, coi contribuenti.
    Non vive più delle elemosine dei credenti, ma dell'otto per mille.
    Come tante altre burocrazie oggigiorno (l'eurocrazia, i sindacati, la magistratura) la Chiesa non si sente più sotto l'occhio del popolo, obbligata a rispondergli.

    Il popolo credente, in tempi migliori, ha sempre controllato, criticato, satireggiato l'alto clero.
    Nel '400 in Francia si tenevano processioni nel cui corteo apparivano asini vestiti con paramenti da cardinali, e con gli animali così bardati il popolo entrava addirittura dentro le cattedrali gotiche. Erano anti-cattolici, quei medievali francesi?
    Al contrario: sempre pronti alla satira e persino alla rivolta, impedivano col loro controllo una quantità di deviazioni ereticali e morali.
    Penso ci fossero, allora, meno casi di pedofilia occultata, ma non è qui l'essenziale.
    L'essenziale è che il popolo sentiva la fede come «cosa sua», ed esigeva, vegliando ferocemente, che gli ecclesiastici conservassero senza variazioni, e con dignità intellettuale e morale, il «depositum fidei».
    Oggi molta gerarchia, persino in buona fede e con le migliori intenzioni, ha sequestrato il «depositum fidei» e lo tratta come cosa sua.
    Basta leggere il cardinal Martini per capire che si sente in diritto di correggere San Paolo, e non parliamo di san Tommaso.
    Ma in genere, più o meno tutti i mitrati si sentono tenuti ad «aggiornare» in qualche modo l'antico fondo patrimoniale (tale è il significato di «depositum») della nostra fede comune, che invece hanno ricevuto in custodia.
    Ciò, in parte, perché il popolo-controllore non c'è più.
    I cardinali si circondano ed ascoltano un tipo di «laici» che sono i baciapile, loro impiegati.
    Si tratta di specialisti dell'adulazione, talora con vizi personali occulti (ho lavorato 19 anni ad Avvenire, so cosa dico), a cui l'alto clero conferisce lo status di consiglieri e di portavoce del popolo, e i mezzi della Chiesa per operare nel mondo d'oggi.
    Ascoltano anche i «teologi» cattedratici, ossia un'altra categoria di «specialisti» burocratici, la cui professione pagata è l'analisi critica dei dogmi.
    Che, per prestigio professionale, hanno adottato un linguaggio tecnico (burocratico) assolutamente privo di senso e di motivo - la fede è «per i poveri», e per secoli è stata chiarissima agli ignoranti, quando i teologi erano i santi, e l'alto clero, anche meno santo, si preoccupava di coprire le chiese di storie bibliche e vangeliche, la «biblia pauperum» che insegnava con immagini agli analfabeti - e che seminano il dubbio «critico».
    Lo seminano, perché l'analisi iper-critica del Vangelo testuale è la loro professione tecnica.

    Accade così che il Papa, bravissima persona, si rivolga a questi tecnici del dubbio perché gli dicano se il limbo esiste o no.
    Ma non è solo questo.
    A forza di auto-referenzialità, il gergo tecnico teologico è tracimato nelle omelie.
    Così, le prediche cardinalizie sono avvolte in un linguaggio eufemistico (proprio dei teologi che non credono più ai dogmi, ma non possono dichiararlo apertamente), edulcorato e impersonale come i documenti della Commissione Europea di Bruxelles.
    Che non accende più alcuna fede.
    Un linguaggio levigato dall'uso, che a forza di «moderazione» eufemistica non parla più ad alcuna anima, non obbliga ad alcun cambiamento di vita.
    Chiaramente, tale linguaggio è tutto teso a smussare le espressioni estreme di Cristo: «Se il tuo occhio ti dà scandalo, strappatelo»; «Sepolcri imbiancati»; «E' più facile che una gòmena (kamelos) passi per la cruna di un ago che un ricco nel regno dei cieli», «nelle tenebre esteriori non ci sarà che pianto e stridor di denti» non sono certo espressioni di un moderato conformista, teso a tranquillizzare le coscienze sporche.
    Com'è che «cattolico» oggi è sinonimo di «moderato»?
    Questo stesso fatto significa che è avvenuto un tradimento di Cristo e della fede che ci ha lasciato.
    L'auto-referenzialità che non risponde al popolo cristiano porta a quasi inavvertite derive ereticali.

    Tale è, a nostro giudizio, la tendenza «giudaizzante» oggi egemone nella «dottrina» della gerarchia; tanto più pericolosa oggi, che il giudaismo pervertito (e profondamente cambiato proprio dopo Cristo) domina la potenza di questo mondo, tanto da configurarsi come figura anticristica.
    Il rischio della Chiesa clericale è abbracciare l'Anticristo e la sua «religione», sapete quale: l'unica religione rimasta, che si celebra nei memoriali della Shoah, che assolve una volta per sempre la ferocia super-armata dei giudei d0oggi, che li dichiara «vittime» eterne, più sacre e innocenti di Gesù Cristo.
    Se tutto ciò non è Anticristo, non so cos'altro dobbiamo aspettare.
    Per amore della Chiesa critichiamo l'alto clero, l'istituzione burocratica, per le sue insufficienze e (diciamo) sventatezze.
    I preti - buoni in numero sorprendente - non possono farlo, essendo obbligati all'obbedienza ai loro vescovi.
    E' dovere d'amore dei laici levare la voce contro ciò che nella Chiesa non va.
    Senza dimenticare - come noi non dimentichiamo - che dalla Chiesa riceviamo grati il Pane e la Grazia sacramentale.
    Ma è essenziale che l'alto clero non senta solo le voci degli adulatori, dei baciapile e dei sicofanti.
    Vorremmo tornare a tempi più cattolici ma meno clericali, come quando i credenti bardavano asini di porpore cardinalizie.
    Anche se siamo pochi, questa è la nostra funzione oggi.
    Se non altro a futura memoria, perché gli storici del domani possano dire: non tutti erano d'accordo, non tutti erano complici dell'Anticristo.

    Quanto all'amico musulmano che ci legge, vorrei non equivocasse la nostra posizione: noi, qui, difendiamo i musulmani in quanto oppressi e massacrati da un potere satanico, anzi anticristico perché si dichiara cristiano mentre uccide e stermina.
    Siamo profondamente con loro perché è su di loro che grava il terribile peso di questa fase dell'ultima battaglia.
    E perché Gesù ci ha insegnato ad amare e difendere tutti gli uomini oppressi, non solo i cristiani.
    Guardiamo a loro con simpatia e solidarietà, restando cristiani e trinitari.
    Ciò che non implica inimicizia per la loro fede, ma purtroppo nemmeno può evitare, ai margini, la ferocia dei loro fanatici e il disaccordo che, sulla fede, è non negoziabile né da una parte né dall'altra.
    Crediamo sia volontà misteriosa di Dio.
    «Se avesse voluto avrebbe fatto di voi una sola comunità».
    Dunque, «gareggiate nelle opere buone; Lui poi vi dirà perché siete discordi».

    Maurizio Blondet

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  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da codino Visualizza Messaggio
    che ne pensate???
    Tutto il male possibile.
    Con la scusa di colpire i «giudaizzanti» Blondet ci propina le deliranti teorie di Louis Massignon sulla «filiazione abramitica» dell’Islam e continua a “corteggiare” da vicino Marcione (vedi i recenti interrogativi sull’ispirazione divina di alcuni passi biblici). E Marcione, si sa, fa rima con gnosi.
    Non a caso, lo schema della visione politica di Blondet è perfettamente sovrapponibile a quello delle gnosi politiche del XX secolo, il cosiddetto schema dei «due principi e tre tempi» (Alain Besançon), col «Quarto Reich» israelo-americano nelle vesti del principio maligno cui imputare ogni accadimento nefasto.
    Ancora: da tempo si parla di una sorta di «teologia della liberazione palestinese» analoga alla TdL sudamericana. Ora, è noto che una delle tesi della TdL è la cosiddetta «sacramentalizzazione del povero», il povero come eterna vittima del “sistema”.
    Non accade forse lo stesso con la «cristificazione» del popolo palestinese come popolo-vittima?
    È casuale che la prosa blondettiana abbia da tempo assunto i medesimi toni truculenti, da “difensore dei poveri, degli oppressi e dei perseguitati”, adottati solitamente dai vari Boff, Sobrino, Casaldaliga, ecc?
    E quando Blondet auspica il collasso dell’Occidente intraprende un sentiero che porta a un’unica conclusione: quella che conduce al cattolico come “paria culturale”, dedito alla corrosione interna del mondo in cui vive, del quale auspica la distruzione.
    Non sostengo certo - lo dico da lettore di lunga data di Blondet - che vada buttato tutto quel che scrive; di certo però non è puntellandosi sulle sue invettive contro tutto e tutti, sull'ossessione cospirazionista o sulla dubbia ortodossia di certi passaggi che il mondo cattolico saprà far fronte alle sfide della modernità. Questa visione non può che scadere nell'irrazionalismo, nel romanticismo misterico.
    Già Emanuele Samek Lodovici ha mostrato quanto questa “alleanza” col Romanticismo in chiave antirazionalistica (il razionalismo dei Lumi, intendo) abbia nuociuto al mondo cattolico.
    Il cospirazionismo in fondo null’altro è se non una lettura “esoterica” del reale: gli eventi sembrano parlare per ciò che è celato “dietro”, per bocca di alcuni “illuminati” che “sanno”, “hanno visto”.
    Michele Federico Sciacca ha sempre avuto parole piuttosto pesanti per quegli scrittori cattolici prodighi solo di invettive contro tutto e tutti, scrittori «sotto questo aspetto, sterili e vuoti, decadenti anch'essi, capaci solo di «escandescenze» e non di una sola «incandescenza». E diventano ridicoli quando se la prendono non solo con la modernità e la cattolicità, ma anche con il Cattolicesimo e la Chiesa che «non fa», come se loro facessero qualcosa di serio e come se la Chiesa docente potesse trarre profitto da qualche lezioncina di rettorica o da sfoghi oratori. Questi scrittori, tranne qualche eccezione, non sono nè filosofi, né teologi, nè mistici; solamente degli intemperanti e degli inquieti senza profondità (tipo Bloy). Manca loro una soda preparazione filosofica e teologica; di qui la loro incapacità di assumere una vera e solida posizione critica (cioè speculativamente fondata) di fronte al pensiero moderno; le loro inesattezze teologiche, ecc. Sono una continua monotona protesta contro la società borghese e comunista e materialista, avvilita nell'adorazione del denaro, contro gli uomini perduti e senza Dio, contro la tecnica, la scienza ecc. Ma non basta protestare e inveire: è necessario costruire e loro non ne sono capaci» (M. F. Sciacca, L'ora di Cristo, ed. Bocca, Milano 1953, pp. 24-25).
    Di questo genere di “letteratura”, che è poi quella prodotta a getto continuo dal sito FdF, comincio ad averne un po’ le scatole piene.

  3. #3
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    Chiedo di citare i passi in cui Blondet sosterrebbe la "filiazione abramitica" dei musulmani e la "cristificazione" dei palestinesi. La visione "complottistica" (Mt. XII, 4, XXVI 3-5, Mc. III, 6, XIV, 1Lc. XXII, 2, Gv.V, 16-18 e XV, 53) risale a N.S. Gesù Cristo ed è solidamente attestata dalla Tradizione (cfr. "Il complotto giudeo-massonico contro la Chiesa Romana, in "Per padre il diavolo" di don Curzio Nitoglia, SEB 2002, pp. 246-260). Paragonare Blondet a Leonardo Boff mi sembra veramente demenziale. Domando ad Andreas Hofer, il cui nome ricorda un'eroica lotta popolare di liberazione, per chi prova simpatia nel conflitto israelo-palestinese e se provare simpatia per i palestinesi renda ipso facto meno cattolici.
    Del resto Blondet è un giornalista e fa solo (egregiamente) il suo lavoro: il suo grande merito è a mio avviso quello di non stancarsi di ricordarci da chi siamo dominati e di chi rischiamo di diventare servi come già lo è diventata la Chiesa (vedi i sorrisi e gli abgbracci di ratzinger agli erdi impenitenti dei deicidi)

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da FrancoDamiani Visualizza Messaggio
    Chiedo di citare i passi in cui Blondet sosterrebbe la "filiazione abramitica" dei musulmani
    Qui, ad esempio: «Il possesso dei musulmani palestinesi sulla «roccia» è legittimo: anch’essi sono discendenti di Abramo attraverso il figlio Ismaele» (Il tempio e i tempi ultimi). Massignon non avrebbe detto meglio! Vedi anche I fanatici dell'Apocalisse (ed. Il Cerchio). Non ho sottomano il testo ma suppergiù si trova nelle pagine iniziali, dove Blondet descrive l'eroica resistenza palestinese «contro ogni umana speranza» nei confronti dell'Anticristo israelo-americano.

    e la "cristificazione" dei palestinesi.
    Beh, la stessa lettera citata da codino ne fornisce un esempio (musulmani o palestinesi alla fin fine cambia poco). Chiunque legga con una certa assiduità il sito FdF avrà letto decine e decine di agiografie eroicizzanti del popolo palestinese e/o delle genti islamiche come vittima martirizzata della perfidia nazi-sionista.

    La visione "complottistica" (Mt. XII, 4, XXVI 3-5, Mc. III, 6, XIV, 1Lc. XXII, 2, Gv.V, 16-18 e XV, 53) risale a N.S. Gesù Cristo ed è solidamente attestata dalla Tradizione (cfr. "Il complotto giudeo-massonico contro la Chiesa Romana, in "Per padre il diavolo" di don Curzio Nitoglia, SEB 2002, pp. 246-260).
    Non sapevo che i Protocolli dei Savi di Sion facessero parte del depositum fidei. Diciamo quindi che più che dal Vangelo la visione complottista è attestata dai signori citati.

    Paragonare Blondet a Leonardo Boff mi sembra veramente demenziale.
    Detto da Lei è un grande complimento. Comunque chiunque può giudicare da sé in base ai criteri che ho elencato, cosa che Lei si è ben guardato dal fare.

    Domando ad Andreas Hofer, il cui nome ricorda un'eroica lotta popolare di liberazione, per chi prova simpatia nel conflitto israelo-palestinese.
    Penso che in una tragedia entrambe le parti abbiano torti e ragioni. Cerco dunque di conoscere e poi giudicare con giustizia. La faziosità non è nelle mie corde.

    e se provare simpatia per i palestinesi renda ipso facto meno cattolici.
    Dice? avrei giurato il contrario...

    Del resto Blondet è un giornalista e fa solo (egregiamente) il suo lavoro: il suo grande merito è a mio avviso quello di non stancarsi di ricordarci da chi siamo dominati e di chi rischiamo di diventare servi come già lo è diventata la Chiesa (vedi i sorrisi e gli abgbracci di ratzinger agli erdi impenitenti dei deicidi)
    Sono contento per Lei, ma come Le ho già fatto notare in altre occasioni, non è meno protestante chi professa il «sola Traditio».

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da FrancoDamiani Visualizza Messaggio
    Chiedo di citare i passi in cui Blondet sosterrebbe la "filiazione abramitica" dei musulmani
    Vedi anche:

    In quanto credenti nel Dio-logos, siamo obbligati a «pensare», e a pensare anche l’Islam - ora che lo abbiamo a contatto - in modo non schematico.
    Come lo ha pensato Dio.
    Perché Dio l’ha pensato.
    E’ nella Scrittura, nell’episodio in cui Abramo scaccia nel deserto Ismaele, suo figlio legittimo e primogenito, con la sua madre, Agar la schiava.
    Un angelo appare ai due, che stanno morendo di sete, e promette a nome di Dio: «Anche di te farò un grande popolo, perché anche tu sei seme di Abramo».
    Molti secoli dovevano passare, ma la promessa è stata mantenuta: Maometto e il suo Corano hanno fatto dei discendenti di Ismaele, gli arabi, un grande popolo.
    «Tu sarai come onagro nella steppa, le mani tue contro tutti i tuoi fratelli, le mani dei fratelli contro di te».


    Fonte: Perché l’Occidente merita di morire

    E anche:

    Un mistero, non sono io a dirlo, ma il libro della Genesi (21): là dove Abramo scaccia, su istigazione di Sara, giudea, la schiava araba Agar, che gli ha dato un figlio - Ismaele, figlio «legittimo», primogenito fino all’età di 15 anni e poi ripudiato - e li manda a morire nel deserto.
    Ma Dio dice ad Abramo: «Anche dal figlio della serva farò una grande nazione, perché è seme tuo»; e ad Agar: «[Ismaele] sarà come un onagro nella steppa, le mani sue contro tutti i suoi fratelli, le mani dei fratelli contro di lui».
    Ismaele è il capostipite degli arabi, ed è stato l’Islam a farne una «grande nazione», con un compito misterioso fino agli ultimi giorni.


    Fonte: Parole misurate (risposta a certi lettori)

    Dunque, se le parole hanno un senso, secondo Blondet saremmo addirittura «obbligati» a «pensare anche l’Islam» «in modo non schematico», cioè accettare la filiazione abramitica dell'Islam. Non male, per uno che dichiara di non avere alcuna competenza teologica, salvo poi giudicare in punta di dottrina pressoché tutto il mondo cattolico, almeno quello che ha la sventura di non credere in un complotto cosmico giudaico-massonico dietro ogni evento nefasto...

  6. #6
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    Ecumenismo di guerra
    Maurizio Blondet
    13/06/2007



    «Quando il Signore mi chiamera', io gli diro' "Signore, io resto alla porta del Paradiso: ci entro quando ho visto entrare l'ultimo dei miei figli» (Padre Pio)

    Ricevo altre lettere catto-talebane che insistono: no, l'Islam è una falsa religione, è satanica…Ma stavolta, per cercare di farmi capire, ho da raccontare un episodio accaduto in Libano, e riferito dal caro Agostino Sanfratello, che là ha abitato e che là torna.
    Un giovane Hezbollah saluta il generale Aoun, cristiano maronita, e gli dice: «Starò sulla porta del Paradiso finchè anche tu non ci sari entrato».
    Il generale Aoun è seriamente commosso.
    Da arabo cristiano, capisce il pensiero del combattente sciita.
    Egli è serenamente certo che l'attende il Paradiso, perché è pronto a farsi uccidere in battaglia, e sa il premio che spetta ai martiri.
    Da fedele musulmano, ha motivo di dubitare che il generale, cristiano, infedele, sarà salvo.
    Ma il generale cristiano è con loro, quasi unico al loro fianco nel combattimento in corso; compagno leale, disinteressato, di cui ci si può fidare «fino al sangue».
    Perciò l'Hezbollah si fa garante per lui di fronte ad Allah.
    Ora, nessuno mi convincerà a proclamare che la fede di questo Hezbollah è falsa e satanica.
    E nessuno può dirlo in coscienza, senza aver paura di offendere Dio.
    Dirò di più.
    Questo è il solo livello in cui la parola «ecumenismo» non è una untuosa vacuità: l'ecumenismo dei pronti a morire in guerra.
    E' anche il solo livello in cui assume significato il mantra, generalmente falso, di tanti neo-gnostici da tavolino e neo-pagani, sulla «identità trascendente delle religioni».
    Perché chi sa appena qualcosa di queste cose, non ignora che il voto del giovane Hezbollah è ciò che nel Buddhismo si chiama «voto del Bodhisattva», che il monaco novizio deve fare in via preliminare: l'impegno a non entrare nel Nirvana finchè non vi sia entrato «l'ultimo filo d'erba».
    Nel Buddhismo, si onora la figura di Avalokiteshvara, «il Signore della Compassione», che perennemente sta sul limite, ritardando la propria Estinzione, per accogliere gli altri, più deboli, anzi l'intera creazione che (attesta san Paolo) «grida d'essere salvata».

    E' meno noto che padre Pio fece lo stesso voto.
    Ai fedeli dei gruppi di preghiera da lui istituiti assicurò: tranquilli, io starò sulla porta del Paradiso finchè non ci siate entrati tutti.
    L'esempio, del resto, gli veniva da Cristo stesso.
    Anch'Egli disse che avrebbe raccolto tutte le sue pecore, e solo alla fine «chiuderò la porta» dell'ovile.
    E disse ancora: «Io sono la Porta».
    E' un mistero: ma a quanto pare ogni storica via che promette la salvazione prevede la presenza di un Amico, di un Buon Pastore, che ci aspetta sulla Porta, e ritarda la propria privata salvezza per assicurare che chi bussa «è uno dei miei».
    E' un mistero che non abbiamo il diritto di «spiegare» con esoterismi da salotto, né di «confutare» con capziosi tomismi scolastici o coranici.
    Non noi, a cui si applica la sferzante avvertenza di san Paolo: «Non avete ancora sofferto fino al sangue».
    Questo è un mistero per guerrieri, per cui l'aldilà è già più vicino dell'aldiquà.
    Per chi ha già scontato la propria morte, domani o fra poche ore, e la affronta pronto, ossia spogliato di ogni impaccio superfluo (e di particolarismi spirituali), solo ormai si preoccupa del suo compagno d'armi che combatte al suo fianco, perché non gli sia negata la salvezza.
    E' il rude amore fra commilitoni sotto il fuoco.
    Non è possibile che questo atto d'amore non venga esaudito.
    Forse è per questi che fu detto: «Il Regno dei Cieli patisce violenza, e sono i violenti ad impadronirsene».
    O almeno, questo è uno dei significati che vi possiamo intravvedere noi, che non siamo pronti a soffrire fino al sangue.
    La commozione di Aoun è anche quella del vecchio comandante, il cui duro mestiere è mandare dei giovani alla morte, che riconosce il soldato su cui si può contare: terrà la posizione finchè avrà vita nel suo giovane corpo, fino a quel che l'eufemismo bellico chiama «l'estremo sacrificio sotto le più avverse condizioni».



    Una bella immagine di san Padre Pio a colloquio con dei soldati

    Noi, estranei a questo rapporto speciale di guerra, possiamo solo onorare quel giovane Hezbollah sentendolo nostro fratello nella fede, la fede vera.
    E, se mai, rimpiangere che quel che ho chiamato la clericalizzazione della Chiesa abbia obliterato questa possibilità umana, l'ascetica dei guerrieri.
    Oggi, ci si propone un solo modo di santità, omologo ai consacrati, ai preti, frati, suore, ai contemplativi.
    E' un eroismo profondissimo anche il loro, ma non il solo eroismo possibile.
    Anche noi abbiamo avuto i nostri samurai, i nostri cavalieri rajput, anche noi cristiani abbiamo conosciuto quella via.
    Abbiamo avuto i Templari.
    Abbiamo avuto i cavalieri.
    Abbiamo avuto Federico, imperatore germanico e siciliano, che volle esser calato nella tomba con la spada - spezzata, a dire che la milizia era per lui finita, non ci sono spade nel Cielo.
    Federico fu scomunicato da Pontefici-talebani, perché anziché partire per l'ennesima crociata si accordò con l'arabo per avere, pacificamente, Gerusalemme.
    Ma solo un guerriero può essere pacifico (l'Arabo lo capì perfettamente, e accedette all'accordo).
    Il clero non può facilmente giudicare chi non è imbelle, chi ha fatto delle armi la sua vocazione.
    Possiamo rimpiangere o no.
    Ma non può che essere stata volontà di Dio la nostra perdita della santificazione bellica, e in questo pensiero è giocoforza rassegnarci a questo spazio vuoto della cattolicità: che ha così poco da dire agli animosi e ai «violenti» che prendono d'assalto il Regno, e rende imbelle il cattolicesimo d'oggi, che lascia solo Aoun coi suoi Hezbollah e maroniti.
    Chissà.

    Va detto che un barlume di questa via è rimasto, e proprio in padre Pio, il cappuccino mitissimo.
    Più volte, in bilocazione, è apparso a gente diversa durante la prima guerra mondiale: e spesso, in quel periodo 1915-18, fu visto «vestito da soldato».
    Da fantaccino italiano delle trincee.
    Non c'è dubbio che padre Pio partecipò a quella guerra, e dal suo convento garganico volò volontario sull'Isonzo e sul Carso tra i morenti e i feriti, da patriota qual era.
    Il generale Cadorna attestò di quel cappuccino (in quel caso si presentò in saio) che entrò nella sua tenda la notte della rotta di Caporetto, e dissuase il generale dal suicidio cui si preparava, pistola già alla tempia.
    Solo molti anni dopo Cadorna, portato a visitare San Giovanni Rotondo, riconobbe in quel frate «quel» frate; e padre Pio gli esclamò allegro: «L'abbiamo vista brutta quella notte, eh generale?». Notate il plurale: «L'abbiamo vista brutta».
    Così parlano i soldati dopo la battaglia, fra loro.
    Il rude amore del soldato semplice, camerata Pio.
    Lui forse potrà giudicare se è falsa la religione del giovane Hezbollah.
    Noi no.
    Anzi vorremmo che tutti i musulmani fra noi, che non hanno sofferto fino al sangue, imparassero da lui.
    Ne seguissero l'esempio generoso.

    Maurizio Blondet

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  7. #7
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    Ho scritto una lettera a Blondet:

    *** *** ***

    Caro Blondet,
    visto che tanto a proposito del suo ultimo articolo (Ecumenismo di Guerra) riceverà migliaia di commenti, questa volta le scrivo anch'io. L'articolo è per me bellissimo, ed io penso più o meno le stesse cose. (A conferma di ciò le segnalo, qualora avesse tempo di leggerlo, questo mio vecchio articolo: http://www.salpan.org/ARTICOLI/Fallaci.htm ).
    Purtuttavia, non mi spiego una cosa molto semplice: lei dice sempre di essere cattolico in quanto “crede nella presenza reale di Cristo” nelle specie eucaristiche. Va benissimo. Ma Cristo era Dio o no? Era figlio di Dio, seconda Persona della Ss. Trinità, consustanziale al Padre o semplicemente un profeta, un grande uomo, un nuovo Adamo creato da Allah? Perchè questa è la questione: il cristianesimo dice: Cristo è Dio, ed è morto in Croce per redimere il genere umano; l'Islam (sin dal Corano) dice: Cristo è un uomo, un grande profeta, non è morto in Croce, pensare che Dio possa avere un Figlio è politeismo e pensare che Dio possa morire in croce è una bestemmia. Tutto qui è il problema: c'è “opposizione di contraddizione” (come direbbero i tomisti) fra queste due proposizioni “Cristo è Dio”, “Cristo non è Dio”, non possono essere vere entrambe. A me - a parte ciò che mi dice la Fede - sembra molto strano che possano essere entrambe rivelate da Dio due religioni che sono in piena contraddizione, non su cose secondarie, ma sull'oggetto principale delle stesse, ovvero Cristo e la natura di Dio.
    Ciò che mi sembra più prudente (“prudente” non nel senso comune del termine, ma in senso teologico, ove si intende per “prudenza” la facoltà di discernere il bene dal male) pensare è che - come spesso succede nella storia, e come molto bene veniva spiegato nei libri di storia sette e ottocenteschi, scritti perlopiù da gesuiti, che vedevano la Provvidenza come motore della storia – “Dio permette un male per ottenere con ciò un bene maggiore del male permesso”. Questo è accaduto tante volte nella storia. Ricordo – ad esempio – nel libro “Sionismo e Fondamentalismo” di don Nitoglia, la seguente spiegazione (cito a senso): “perchè Dio ha permesso la nascita dello Stato di Israele? Probabilmente, poiché Dio permette il male solo in vista di un bene maggiore, la ha permessa di modo che la riunione di tutti gli ebrei in un unico stato, renderà più palese, clamorosa ed evidente a tutti, la conversione degli ebrei che dovrà avvenire alla fine dei Tempi...”.
    Dunque anche in quest’ottica io leggo l’esistenza e la resistenza dell’Islam: Dio ha permesso un male (la nascita dell’Islam, le stragi e le conversioni forzate di milioni di cristiani – ricordiamocelo – compiute da Maometto e dai primi califfi, la conquista della Spagna, gli Arabi fino a Poitiers, la caduta di Costantinopoli, la trasformazione di Santa Sofia – “rispetto alla quale le più belle chiese di Roma sembrano stalle” raccontano i cronisti dell’epoca – in una moschea, gli Arabi sotto Vienna etc.) in vista di un bene maggiore, cioè la resistenza che – in questi Tempi, forse, ultimi – i popoli arabi combattono contro il potere arrogante e incontenibile del dragone, al posto dei cristiani ormai piegati e devirilizzati.
    Lei, caro Blondet, cita i cavalieri Templari e le altre milizie medievali: ma chi fu il nemico allora? Proprio gli infedeli arabi: le Crociate, la Reconquista, Poitiers, Costantinopoli, Vienna. Proprio lottando contro gli arabi i cristiano poterono dimostrare di essere pronti a sacrificare la vita per Dio, suprema ascesi. Sono d’accordissimo che possa esistere un “ecumenismo dei pronti a morire” (“la dove gli uomini sono pronti a morire per una causa che li trascende, non trionferà mai il materialismo” scriveva Attilio Mordini), ma questa è altra questione rispetto alla Verità. “Una causa non è necessariamente giusta solo perchè qualcuno è morto per essa” scriveva Oscar Wilde; figuriamoci una religione!
    Questa la mia contestazione principale.
    Poi una contestazione secondaria: come fa a stimare l’«adelpho» della dissoluzione Federico II di Svevia? Protomassone, eretico, giudaizzante, esoterista, arabofilo, nemico della Fede cristiana etc...
    Ce ne vuole, secondo me! Uno che – anziché combattere la Crociata e consentire quell’ecumenismo dei morti in guerra di cui sopra – la conquista in base ad accordi diplomatici basati sulle comuni frequentazioni di circoli esoterici che lo accumunavano al Sultano dell’epoca (dopo aver procrastinato il più possibile di adempiere alla sua promessa di partire per la Crociata). Per me personaggio storico disprezzabilissimo. E poi chiama “talebani” i papi medievali? Che hanno edificato l’Europa? Senza i quali gli arabi ci avrebbero tagliato le gole dalla Sicilia alla Danimarca? Gli attuali sono “modernisti” e i medievali sono “talebani”? Mah, ci vedo qualche incoerenza, o meglio una mancata “presa di partito” (oppure un voler criticare tutto a tutti i costi...).
    Per il resto le rinnovo la mia – grande, mi creda – stima. Un saluto

    *** *** ***

  8. #8
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    ecco la risposta (che sinceramente dovro' rileggere più volte per capire)

    13/06/2007
    Trinità e politeismo


    Caro Blondet,

    visto che tanto a proposito del suo ultimo articolo (Ecumenismo di Guerra) riceverà migliaia di commenti, questa volta le scrivo anch’io.
    L’articolo è per me bellissimo, ed io penso più o meno le stesse cose.
    Purtuttavia, non mi spiego una cosa molto semplice: lei dice sempre di essere cattolico in quanto crede nella presenza reale di Cristo?
    Nelle specie eucaristiche.
    Va benissimo.
    Ma Cristo era Dio o no?
    Era figlio di Dio, seconda Persona della Santissima Trinità, consustanziale al Padre o semplicemente un profeta, un grande uomo, un nuovo Adamo creato da Allah?
    Perchè questa è la questione: il cristianesimo dice: Cristo è Dio, ed è morto in croce per redimere il genere umano; l’Islam (sin dal Corano) dice: Cristo è un uomo, un grande profeta, non è morto in croce, pensare che Dio possa avere un figlio è politeismo e pensare che Dio possa morire in croce è una bestemmia. Tutto qui è il problema: c’è opposizione di contraddizione (come direbbero i tomisti) fra queste due proposizioni ? Cristo è Dio?, Cristo non è Dio? Non possono essere vere entrambe.
    A me - a parte ciò che mi dice la fede - sembra molto strano che possano essere entrambe rivelate da Dio due religioni che sono in piena contraddizione, non su cose secondarie, ma sull’oggetto principale delle stesse, ovvero Cristo e la natura di Dio.
    Ciò che mi sembra più prudente (“prudente” non nel senso comune del termine, ma in senso teologico, ove si intende per “prudenza” la facoltà di discernere il bene dal male) pensare è che - come spesso succede nella storia, e come molto bene veniva spiegato nei libri di storia sette e ottocenteschi, scritti perlopiù da gesuiti, che vedevano la Provvidenza come motore della storia.
    Dio permette un male per ottenere con ciò un bene maggiore del male permesso?
    Questo è accaduto tante volte nella storia.
    Ricordo, ad esempio, nel libro “Sionismo e Fondamentalismo” di don Nitoglia, la seguente spiegazione (cito a senso): “Perchè Dio ha permesso la nascita dello Stato di Israele? Probabilmente, poiché Dio permette il male solo in vista di un bene maggiore, la ha permessa di modo che la riunione di tutti gli ebrei in un unico Stato, renderà più palese, clamorosa ed evidente a tutti, la conversione degli ebrei che dovrà avvenire alla fine dei Tempi...”. Dunque anche in quest’ ottica io leggo l’esistenza e la resistenza dell’Islam: Dio ha permesso un male (la nascita dell’Islam, le stragi e le conversioni forzate di milioni di cristiani - ricordiamocelo - compiute da Maometto e dai primi califfi, la conquista della Spagna, gli arabi fino a Poitiers, la caduta di Costantinopoli, la trasformazione di Santa Sofia, rispetto alla quale le più belle chiese di Roma sembrano stalle, raccontano i cronisti dell’epoca in una moschea, gli arabi sotto Vienna etc.) in vista di un bene maggiore, cioè la resistenza che in questi Tempi, forse, ultimi i popoli arabi combattono contro il potere arrogante e incontenibile del dragone, al posto dei cristiani ormai piegati e devirilizzati.
    Lei, caro Blondet, cita i cavalieri Templari e le altre milizie medievali: ma chi fu il nemico allora? Proprio gli infedeli arabi: le Crociate, la Reconquista, Poitiers, Costantinopoli, Vienna.
    Proprio lottando contro gli arabi i cristiani poterono dimostrare di essere pronti a sacrificare la vita per Dio, suprema ascesi.
    Sono d’accordissimo che possa esistere un ecumenismo dei pronti a morire (la dove gli uomini sono pronti a morire per una causa che li trascende, non trionferà mai il materialismo scriveva Attilio Mordini), ma questa è altra questione rispetto alla Verità.
    “Una causa non è necessariamente giusta solo perchè qualcuno è morto per essa” scriveva Oscar Wilde; figuriamoci una religione.
    Questa la mia contestazione principale.
    Poi una contestazione secondaria: come fa a stimare l’“adelpho” della dissoluzione Federico II di Svevia?
    Protomassone, eretico, giudaizzante, esoterista, arabofilo, nemico della fede cristiana, etc...
    Ce ne vuole, secondo me!
    Uno che anziché combattere la Crociata e consentire quell’ecumenismo dei morti in guerra di cui sopra la conquista in base ad accordi diplomatici basati sulle comuni frequentazioni di circoli esoterici che lo accomunavano al Sultano dell’epoca (dopo aver procrastinato il più possibile di adempiere alla sua promessa di partire per la Crociata).
    Per me personaggio storico disprezzabilissimo.
    E poi chiama “talebani” i Papi medievali?
    Che hanno edificato l’Europa?
    Senza i quali gli arabi ci avrebbero tagliato le gole dalla Sicilia alla Danimarca?
    Gli attuali sono “modernisti” e i medievali sono “talebani”?
    Mah, ci vedo qualche incoerenza, o meglio una mancata “presa di partito” (oppure un voler criticare tutto a tutti i costi...).
    Per il resto le rinnovo la mia, grande, mi creda, stima.
    Un saluto

    Pierfrancesco P.

    RISPOSTA

    Mi spiace constatare che lei non ha percepito l’essenziale del mio pezzo - sospendere il giudizio davanti all’eroismo.
    Anzitutto sul perché Dio permette il male: perché il male, la sciagura, è un bene superiore.
    Ci toglie dal nostro stato naturale e ci costringe alla “metanoia”, la conversione profonda, che è un mutamento ontologico: solo così mutati si può entrare in Paradiso (“Se non rinascerete”, “se non diventate come questi bambini…”, significa questo cambiamento).
    La sua rinuncia alla comprensione, ne sono convinto, nasce dal suo “disprezzo” per la Trinità.
    C’è un solo Dio ma in tre persone: è il mistero della vita intima di Dio, che è Amore.
    Un Amore che non riusciamo nemmeno ad intuire, tanto è estremo e terribile spoliazione: Dio Padre si spoglia della Sua divinità per il Figlio; diverrebbe un nulla, se il Figlio non gliela restituisse accettando di essere Nulla.
    Essi “sono” solo perché “rinunciano”, l’Uno a favore dell’Altro.
    E lo scambio di questo amore estremo è così totale ed integrale, da essere esso stesso Dio, ed è lo Spirito.
    Ma s’intende, questa non è che una approssimazione dell’inspiegabile.
    Avrebbe fatto meglio a non scrivere anche lei, e non costringermi a scrivere di questo.

    Maurizio Blondet

    http://www.effedieffe.com/lettere.php

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da codino Visualizza Messaggio
    ecco la risposta (che sinceramente dovro' rileggere più volte per capire)
    Sempre ci sia qualcosa che occorre "capire" delle "verità nascoste" elargiteci dall'"illuminato" Blondet...
    Un altro sintomo di come «il mondo cristiano non sia più in grado di distinguere chiaramente tra la propria religione e l'Isiam. Siamo forse tornati ai tempi di san Giovanni Damasceno, quando ci si domandava se l'Islam non fosse una forma come un'altra di cristianesimo? Non si può escludere che sia così. Per lo storico non c'è nulla d nuovo: quando una Chiesa non sa più in cosa crede, né perché crede, scivola verso l'Islam senza nemmeno rendersene conto» (Prefazione di Alain Besançon a Jacques Ellul, Islam e Cristianesimo. Una parentela impossibile, Lindau, 2006, pag. 26).

  10. #10
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    Codino, io non ho capito, nell'articolo sul sito salpan, il riferimento al Rinascimento come periodo negativo. E' stato un periodo fecondo di opere religiose bellissime. Non penso abbia quella carica anticristiana e negativa come l'illuminismo.

    Ho capito la lettera da te postata. E' vero che sono da rigettare gli innumerevoli errori dell'islam, ma esistono anche elementi di verità. Questi elementi di verità come l'esistenza di Dio sono afferrabili anche dalla ragione naturale.
    Dio può spiengere una persona in buona fede, in uno stato di ignoranza incolpevole, ad atti virtuosi nella sua religione falsa, non grazie alla sua religione falsa, talvolta malgrado essa.

    Blondet voleva esaltare l'eroismo degli islamici che muoiono combattendo in guerra. Almeno ad una prima lettura dell'articolo, mi pare che sia così. Non voleva certo esaltare gli errori dell'islam.

    CIAO

 

 
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