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Discussione: per gli Italiani

  1. #1
    the dark knight's return
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    Predefinito per gli Italiani

    Domani sarà l'anniversario della truffa del secolo

    A-Casirati Scrivere "RIASSUMIAMO I FATTI

    Alcune considerazioni riassuntive sul Referendum del 2 Giugno 1946

    (articolo pubblicato da "NUOVA STORIA CONTEMPORANEA", Marzo / Aprile 2003)


    Dopo la pubblicazione su "NUOVA STORIA CONTEMPORANEA", nel numero 6 del 2002, degli articoli di Massimo Caprara, del Prof. Francesco Perfetti e del sottoscritto, mi sembra di potere fare un pò di chiarezza sui fatti del giugno 1946, tentando di riassumerli.
    Occorre premettere che non vanno confusi i due canali di rilevazione dei risultati elettorali, e cioè quello del Viminale (Ministero degli Interni, collegato con le Prefetture) e quello di via Arenula (Ministero della Giustizia, collegato con gli Uffici Centrali Circoscrizionali e con la Corte di Cassazione).
    Il primo aveva soprattutto compiti informativi nei confronti dell'opinione pubblica, e catalogava le cifre per Compartimenti, corrispondenti alle attuali Regioni; il secondo era il canale ufficiale, e raggruppava i dati per circoscrizione, redigendo un verbale dell'esito circoscrizionale e trasmettendolo alla Cassazione, alla quale spettava la sola mansione di sommare le risultanze delle trentuno circoscrizioni, e di proclamare il risultato del referendum.
    Tutte le rilevazioni riguardavano i soli voti validi. Non era stata disposta alcuna rilevazione per i voti non validi, e neppure (conseguentemente) per il totale generale - in ogni sezione, in ogni circoscrizione, e in tutto il territorio chiamato al voto - degli elettori votanti, ossia di coloro che avevano comunque deposto la scheda nell'urna. Questo, nonostante che l'articolo 2 della legge 16 marzo 1946, istitutiva del referendum, disponesse espressamente che doveva essere proclamata la vittoria della forma istituzionale che avesse riportato "la maggioranza degli elettori votanti".
    Nessuno (per quanto ciò possa apparire strano) sembra avesse rilevato prima del voto questa evidente contraddizione, che pertanto emerse in tutta la sua gravità solo quando il segretario del partito liberale, Cassandro, segnalò alla Cassazione la indiscutibile e chiarissima dizione dell'articolo 2.
    Detto ciò, vediamo cosa è accaduto dopo la chiusura delle urne.
    La legge stabiliva che i voti per la Assemblea Costituente andassero scrutinati prima di quelli per il referendum. Quindi, non vi è dubbio sul fatto che i primi dati sull'esito di quest'ultimo non poterono affluire alle Prefetture, e quindi al Viminale, che nella notte dal 3 al 4 giugno (si era votato fino al primo pomeriggio del 3).
    Sulla situazione alle 8 del mattino del 4 abbiamo una prova certa, rappresentata dal prospetto redatto dal Ministero dell'Interno col numero progressivo "1" (il che lo identifica come il primo fra tutti). E' quel prospetto che Degasperi aveva ricevuto riservatamente da Romita, e che fu allegato alla famosa lettera in data 4 giugno 1946 a Falcone Lucifero, da questi ripetutamente pubblicata nei suoi libri (il prospetto, non pubblicato insieme con la lettera per una scelta volontaria di Lucifero, è stato poi pubblicato da me con l'autorizzazione verbale, mai smentita, del medesimo Lucifero). Esso riguarda quasi quattromila sezioni su 35.000 ed attribuisce alla Repubblica una maggioranza del 65% circa, ma riferita quasi esclusivamente a risultati provenienti dal Centro-Nord. Ecco perché Degasperi, nella accompagnatoria, non solo non ne trae conclusioni positive per la Repubblica, ma anzi si sbilancia nel senso opposto: egli, come tutti, supponeva a favore della Repubblica, nel Centro-Nord, una maggioranza schiacciante, tale da annullare la prevedibile maggioranza monarchica nel Centro-Sud, e constatando, invece, una forte presenza monarchica anche al Nord, ne deduceva la probabilità di un successivo sorpasso.
    Il prospetto va ricollegato, comunque, al noto racconto di Romita nel suo libro, e precisamente nel lungo capitolo "E una notte la Monarchia fu in vantaggio". La descrizione, assolutamente originale e credibile, della disperazione dell'Autore, fervente repubblicano (che era Ministro dell'Interno), in una certa notte, nella quale a un determinato punto, verso le ventiquattro, la Monarchia effettua il sorpasso nell'esito complessivo, e rimane "in netto vantaggio" per due ore, costringe il lettore e lo storico a soffermarsi sulla domanda logica: quale è questa notte?
    Orbene, Romita, con molta disinvoltura, all'inizio del capitolo, scrive che è quella "dal 3 al 4 giugno". Neppure si preoccupa di cambiare il contesto del racconto. Lo lascia come è, in modo che un osservatore un pò attento capisce benissimo che qualcosa non va. Basti pensare che colloca alla mattina ed al pomeriggio del giorno seguente fatti che sono accaduti sicuramente il giorno 5 (esempio eclatante: la conferenza stampa del pomeriggio, con la lettura dei dati ufficiali fino a quel momento, che attribuivano alla Repubblica circa 1.800.000 voti di vantaggio, la si può ritrovare in tutti i giornali del 6, con datazione precisa alle 17 circa del 5).
    Ma la notte è invece quella dal 4 al 5 giugno, e se non bastassero questi riferimenti temporali, peraltro già insuperabili, vi sarebbe, appunto, il prospetto delle ore 8, a dimostrare documentalmente che nessun vantaggio monarchico può essersi verificato nella notte dal 3 al 4.
    Perché, dunque, la frettolosa ed artigianale retrodatazione di 24 ore?
    Chiaro. Perché ammettere un netto vantaggio monarchico nella notte dal 4 al 5 giugno, a scrutinio ormai mescolato ed avanzatissimo, anzi quasi finito, voleva dire confessare il criminoso capovolgimento del risultato. Qualunque esperto di statistiche elettorali vi dirà che le percentuali, oltre un certo stato di avanzamento e di mescolanza, non possono più cambiare se non in misura minima.
    La falsità ideologica della data, pertanto, diventa una prova di per sè, come la confessione sui fatti e forse ancora più di essa, perché è la spia del dolo di chi, diretto responsabile o complice della frode elettorale, si è premurato di occultarla anche a distanza di tredici anni (il libro di Romita è del 1959).
    Tornando al sorpasso, lo stesso era maturato con gradualità durante l'intera giornata del 4, a mano a mano che, lentamente e in ritardo, arrivavano i risultati del Sud e delle Isole, con le previste forti maggioranze monarchiche. Questo andamento dell'afflusso è negato da molti scrittori, compreso Montanelli, i quali sono tutti caduti nella trappola della retrodatazione di cui ho detto, sostenendo che il vantaggio monarchico vi fu, ma solo come conseguenza del precoce arrivo dei risultati meridionali. Invece la verità è all'opposto: ancora la sera del 4 la Repubblica manteneva una lieve maggioranza, ma i dati mancanti erano quasi esclusivamente del Sud.
    Nello scorso numero di N.S.C. ho commentato le cifre fornite alle 21 da Degasperi a Lucifero. Ora aggiungo che, quanto alla loro integrale esattezza, si possono esprimere serie perplessità.
    Onestamente, non si capisce come mai Degasperi abbia potuto, la mattina del 5, dire al Re di essere dolorosamente sorpreso per l'esito dello spoglio effettuato nella notte, quando la sera prima aveva già comunicato a Lucifero un distacco di due milioni di voti a favore della Repubblica, giudicandolo ormai irreversibile. Ipocrisia? O che cosa? O forse la sera si era limitato a riferire cifre e previsioni di Romita, lanciate da quest'ultimo per fare sfoggio di ottimismo?
    Qualunque sia la verità su questi colloqui nella serata del giorno 4, sta di fatto che in quel momento lo scrutinio si riferiva sicuramente ad almeno due terzi del totale, e che i timori repubblicani si concentravano sul residuo terzo, di provenienza sudista.
    E infatti, quei timori si realizzarono in pieno nel colmo della notte, concretandosi nella maggioranza monarchica ormai definitiva e inequivocabile ("ogni speranza pareva perduta", scrive il desolato uomo di Tortona). Fu allora che, come oggi attesta Massimo Caprara, la notizia "raggiunse il ministro Togliatti". Caprara afferma, nel suo articolo, che fu lui a passare il microfono, in via Arenula, al capo del PCI, e prosegue: "La Monarchia, informò Romita, era al 54% dei voti".
    Era veramente quella la "netta maggioranza" di cui scrive lo stesso Romita nel suo libro di memorie?
    Personalmente, debbo dire che nutro qualche ragionevole dubbio. Siamo nei "grandi numeri", ormai: una maggioranza monarchica così forte corrispondeva ad un margine superiore al milione e mezzo di voti. Per arrivarvi, partendo dalla precedente maggioranza repubblicana, bisogna supporre una vera e propria "valanga azzurra". C'era davvero? L'obbiettività mi induce a cautela, pur senza mettere in discussione l'onesto ricordo di Massimo Caprara. Può essere accaduto che Romita abbia volutamente esagerato, con Togliatti, le dimensioni della sconfitta, per sollecitare ed urgenzare il suo immediato intervento.
    Che poi l'intervento di Togliatti vi sia stato è fuori questione. Caprara dice chiaro e tondo, a più riprese, che il Ministro agì.
    Come abbia fatto, lo lascia intendere all'inizio del suo intervento, dove ricorda che le sommatorie circoscrizionali (dei soli voti validi) per la Repubblica e la Monarchia erano affidate a pubblici funzionari espressamente incaricati dal Guardasigilli, i quali dovevano redigere, come infatti avvenne, "un conteggio preciso da trasmettere all'Ufficio Elettorale istituito presso la Corte di Cassazione e destinato a far testo fuori di ogni controllo". Il suo commento è preciso: "Era una operazione inusuale, che di fatto delegava agli incaricati scelti dal ministero della Giustizia una autonoma gestione dei voti".
    Io non so se Massimo Caprara abbia letto il mio libro "La Grande Frode": ma debbo constatare che questa versione dei fatti ricalca esattamente la mia tesi circa il "modus operandi" di Togliatti nel "ritoccare" il risultato.
    In buona sostanza, tutta la manovra si basava sulla mancanza di controlli in ordine alle sommatorie circoscrizionali. Fu sufficiente correggere tali sommatorie in un certo numero di circoscrizioni, migliorando localmente le percentuali della Repubblica e peggiorando quelle della Monarchia, e così si ottenne, sul totale generale, il risultato che si desiderava comunicare all'opinione pubblica.
    C'era tuttavia un punto debole, ed era la contraddizione nei testi legislativi evidenziata più sopra.
    Io non sono in grado di dire se Togliatti se ne fosse reso conto. I monarchici, no sicuramente, in quanto è certo che in un primo momento non vi pensarono neppure per un attimo, e diedero l'impressione di subire il colpo della strana sconfitta quasi con rassegnazione. Fu un gruppo di giuristi di Padova che si accorse dell'articolo 2 e della "maggioranza degli elettori votanti", e indusse Cassandro a "richiamare l'attenzione" della Corte Suprema sul punto.
    Allora si delinearono, nei confronti del Primo Presidente della Corte, Pagano, due iniziative ben distinte, ed anzi opposte.
    Una, abbastanza ingenua e sgangherata, partì da Romita. Il Ministro dell'Interno, repubblicano fanatico ma pur sempre piemontese, non aveva dismesso il sacro rispettoso terrore dei Reali Carabinieri, incorruttibili custodi di legalità, ed aveva ancora paura che la trama venisse scoperta. Gli sembrava troppo bello quello che era avvenuto. Voleva, dunque, accelerare i tempi, e ricorse al tramite di un consigliere di Cassazione, tale Vitale, che inviò da Pagano inventando una richiesta del Re di proclamare subito la Repubblica per consentirgli di andare in esilio al più presto. Naturalmente non era vero nulla, Lucifero lo seppe, si infuriò e telefonò a Degasperi, il quale, costernato, promise di intervenire per bloccare Romita (ma non si sa se l'abbia fatto). Comunque, Degasperi, che sapeva di questa faccenda, era convinto che il 10 giugno, nella sala della Lupa, Pagano avrebbe proclamato la Repubblica, ed è certamente esatto quanto racconta Andreotti, cioè del suo grande stupore alla fine della seduta (altri precisano che allo stupore si accompagnavano una forte contrarietà ed una viva preoccupazione per quanto poteva accadere).
    La mossa di Romita non è una novità, perché parecchi storici ne hanno parlato, pur senza comprenderne bene il senso.
    Invece dobbiamo solo alla buona memoria di Caprara il resoconto della seconda iniziativa, finora meno nota, e di ben altra portata.
    Togliatti scrisse a Pagano, nella sua veste di Guardasigilli con potere disciplinare sulla Magistratura, ordinandogli proprio il contrario di quello che auspicavano Romita e Degasperi, ossia di limitarsi alla lettura delle cifre dei verbali circoscrizionali ed alla sommatoria complessiva, omettendo qualsiasi ulteriore pronuncia. Questa era una deviazione dalla procedura voluta dalla legge, che invece comportava "la proclamazione del risultato del referendum", e quindi, in ogni caso, una pronuncia.
    L'ordine in parola, eseguito da Pagano (che infatti aveva risposto a Caprara: "Assicuri il Ministro"), è stato commentato dalla stampa attuale come l'invito a ritardare, non si capisce bene per quale motivo, la decisione istituzionale.
    Non è questo il punto. C'è una verità precisa, che non pare sia stata ancora percepita da chi si è occupato, forse con un pò di superficialità, della cosa, peraltro complicata o almeno non semplicissima.
    Togliatti non aveva, né poteva avere, dubbi sulle cifre che sarebbero state lette da Pagano, in quanto erano quelle dei famosi verbali circoscrizionali, redatti dai funzionari di sua fiducia e quindi a lui ben noti. Il suo problema stava nel fatto che la Cassazione, in quel momento, non poteva effettuare alcuna proclamazione, essendo in possesso dei soli voti validi, senza i voti non validi e quindi senza il totale degli elettori votanti richiesto dalla legge per il calcolo della maggioranza. Era l'effetto, forse del tutto imprevisto, della nota discrasia legislativa (o era imprevisto solo che i monarchici se ne accorgessero ancora in tempo per rimediare?)
    In base alla legge, la Corte, lette le cifre, avrebbe dovuto semplicemente dichiarare non essere possibile, allo stato, proclamare vincente una delle due forme istituzionali, per la mancanza di un dato essenziale, e rendersi perciò necessaria una nuova rilevazione di tutti i verbali sezionali per ricavarne la cifra dei voti non validi, nonché, ovviamente, quella degli elettori votanti, con una "quadratura" del risultato sia sezionale che circoscrizionale e nazionale. Ora, tale nuova rilevazione, di fatto, avrebbe dato luogo a quel controllo delle sommatorie dei funzionari ministeriali che era stato a priori escluso quando erano stati effettuati i ritocchi, e sventato la frode.
    S'imponeva dunque, per il Ministro, un supplemento di azione, e il primo passo consisteva proprio nel neutralizzare l'effetto della dichiarazione della Cassazione, rendendola più anòdina possibile. E questo avvenne, nel senso che i giudici, dopo la lettura, si limitarono a rimandare ogni giudizio al successivo 18 giugno.
    Gli stessi promisero peraltro, nel testo dell'ordinanza, di comunicare, nella seconda adunanza, "il totale degli elettori votanti". E la riserva era estremamente grave ed insidiosa, in quanto costituiva la conferma che la maggioranza necessaria per la proclamazione sarebbe stata calcolata su quella cifra, come voleva la legge, e che quindi la rilevazione dei voti nulli doveva essere effettuata, pur in assenza di un ordine formale.
    Qui Togliatti fu costretto ad un ulteriore drastico e gravissimo intervento, questa volta in seno al Consiglio dei Ministri, che si riunì ripetutamente nella notte fra il 10 e l'11 giugno 1946.
    Traggo dal verbale, redatto dal segretario Giustino Arpesani, il seguente decisivo passo: "Togliatti ha parlato con Pagano e Pilotti il quale ultimo gli confermava che tutte le leggi prendono in considerazione il numero di tutti i votanti. Ha chiesto, prospettando la gravità della situazione politica, se si poteva addivenire alla definitiva proclamazione per il 18, ma non è possibile, in quanto si deve controllare attraverso tutti i verbali (35.000) il numero dei votanti. Inoltre ci sono i ricorsi che possono richiedere l'esame delle schede, che fra l'altro non sono qui e forse sono distrutte".
    Difficile commentare. Il testo è eloquente. Togliatti, preso atto della situazione giuridica illustrata dal Procuratore Generale Pilotti, impose al Consiglio dei Ministri, in quella memorabile seduta, di ribellarsi alla Cassazione proclamando unilateralmente la Repubblica e rifiutando ogni controllo!
    Tutto il resto, dalla strage di via Medina a Napoli alla ordinanza del 18 giugno, non fu che il seguito logico dell'acquiescenza dei ministri al "diktat" comunista.
    Il parto difficile ed assistito era andato in porto.

    Nota: Franco Malnati"



    e a chi ancora non volesse credere alla falsità dei conteggi di quella truffa dico questo:

    repubblicani di cosa avevate paura?perchè mandare via in maniera antidemocratica SM Umberto II?perchè costringere i discendenti all'esilio?


    siete solo ridicoli


    IL 2 GIUGNO UN SOLO GRIDO CI ACCOMPAGNERA'

    VIVA IL RE!






    CONTRO LE TRUFFE PER UN'ITALIA REALMENTE LIBERA


    ONORE ALL'ULTIMO CAPO DI STATO


  2. #2
    SMF
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    il 2 giugno non è la mia festa.

  3. #3
    the dark knight's return
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    UNIONE DEI C LUB R EALID'I TALIA




    La Monarchia Italiana: Casa Savoia

    La Monarchia Sabauda ha unificato l'Italia dopo millequattrocento anni di divisioni.
    Questa monarchia ingiustamente criminalizzata per quasi mezzo secolo e perseguitata da una legge iniqua che prevede l'esilio ai nascituri per il solo reato di chiamarsi Savoia, temuta al punto di non permettere che i sovrani morti in esilio riposino in patria, potrebbe oggi affratellare tutti gli italiani, garantire l'unità minacciata e guidare il nostro popolo verso la rinascita. Il Re, per la sua origine non partitica, rappresenterebbe un forte e stabile simbolo al vertice dello stato e, per la sua naturale neutralità, potrebbe svolgere molto meglio di un Presidente della Repubblica il ruolo di arbitro nelle contese politiche e di pacificatore nazionale. Neanche la soluzione presidenzialista, concentrando troppi poteri in un solo uomo, sarebbe una soluzione positiva, ma rappresenterebbe, vista la voracità e la carenza del senso dello stato e del bene comune di tanti politici italiani, un rischio permanente per le pubbliche libertà.

  4. #4
    Extra Ecclesiam nulla salus
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    Citazione Originariamente Scritto da Richard Gecko Visualizza Messaggio
    vittima di questa repubblicha delle banane...brucia il drappo repubblicano


    Dico anche a te quello che dissi, tanto tempo fa, ad altri amici monarchici.

    Non si fa propaganda e non si rende un buon servizio alla Monarchia... denigrando la Repubblica e la bandiera attuale.

    Per me quello è il Tricolore d'Italia. Con o senza lo scudo sabaudo, quel Tricolore è e resta la bandiera del mio Paese. E l'Italia resta il mio Paese, sia che abbia una Repubblica, sia che abbia una Monarchia.

    Amici monarchici, non parlate di Monarchia offendendo la Repubblica e le sue istituzioni. Presentatela come una legittima, valida, possibile alternativa. Ma non fate in modo che ciò che è repubblicano venga considerato al pari della spazzatura.

    Io, per lo meno, la vedo così.

  5. #5
    the dark knight's return
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    Il nome Edera deriva dal latino "haerere ": essere attaccato


    Pianta lianosa che si sviluppa fino a 30 metri è strisciante [praticamente subdola....] o rampicante nel caso trovi un sostegno su cui crescere. Sfrutta radici avventizie fibrose per ancorarsi agli alberi. È legnosa o semilegnosa ed il fusto che si origina può presentarsi più o meno contorto [non avevamo dubbi!!!].
    L’edera è una pianta sempreverde a foglie alterne e lucenti con la pagina inferiore più chiara. Le foglie dei fusti che portano fiori sono lunghe 3-5 cm, generalmente intere o con margini ondulati; quelle sui fusti senza fiori di solito hanno da 3 a 5 lobi e sono lunghe 5-10 cm. Le foglie, di solito verde scuro e lucenti, spesso con venature pallide, possono essere rossastre in inverno. Il margine è intero ed il picciolo è molto lungo.

    I fiori, di piccole dimensioni, sono ermafroditi e fioriscono da maggio a settembre. Formano infiorescenze ombrelliformi tondeggianti (di solito 5) all’apice dei rami e sono di colore giallo verdastro. I cinque petali dei fiori sono lunghi 3-4 mm, bruni esternamente e verdi inter-namente. Secernono abbondante nettare e sono impollinati da vespe e farfalle.

    I frutti sono bacche nere con riflessi bluastri del diametro di 4-6 mm. Contengono una sostanza tossica (hederacoside) velenosa per l’uomo [e per la politica italiana!]; gli uccelli passeriformi si nutrono di questi frutti durante l’inverno.

    Si coltiva in piena terra, per l’ormamento di giardini, o in vaso; non va mai esposta in pieno sole, quindi esige l’ombra o la mezz’ombra[praticamente un'eminenza grigia!!!!].

    CONTROINDICAZIONI, INTERAZIONI, TOSSICITA’, è una pianta sempreverde, rampicante che si attacca a tronchi, muri, fessure di rocce, è molto velenosa, in particolar modo i FRUTTI, si SCONSIGLIA L’USO PER VIA INTERNA [e per via elettorale], in quanto la pianta usata per uso interno puo’ dare intossicazione che si manifesta con sintomatologia gastro-intestinale, nausea, vomito [sentendone i comizi] e depressione del sistema nervoso centrale [in caso di elezione], e puo’ evolvere verso il coma con depressione respiratoria [in caso di governo!!!]. Le piccole bacche nere sono molto tossiche e la loro ingestione puo’ essere mortale nei bambini [tenete lontani i bambini e gli adolescenti da ogni struttura dell'edera!!!!]. Puo’ essere usata SOLO esternamente [ovvero fuori dal parlamento!!!].
    Le FOGLIE per via esterna possono causare dermatiti da conatto di natura allergica [evitate ogni sorta di contatto].
    Il suo uso interno dietro consiglio medico.
    E’ controindicata nella GASTRITE, ULCERA GASTRICA, si possono avere INTERAZIONI con i FANS con possibile aumento della gastrolesività e riduzione nell’assorbimento di alcuni farmaci. Si sono verificati casi di INTOSSICAZIONE per l’ingestione di FOGLIE, e BACCHE di edera [e per voto accidentale].
    La pianta va usata solo per uso esterno, in quanto trattasi di pianta velenosa, i frutti sono tossici e se ingeriti si può avere nausea e vomito. L'evoluzione grave può essere coma e depressione respiratoria. Non ha nessuno di questi effetti se usata per uso esterno.

    Non è una pianta parassita nel senso stretto del termine in quanto non si nutre della linfa delle altre piante [ci sono i poteri forti che le danno nutrimento!!!] ma, se si sviluppasse eccessivamente, potrebbe portare anche alla morte di piante decennali. Va tenuta sotto osservazione ed estirpata [^_^] in caso di un suo eccessivo proliferarsi.



  6. #6
    the dark knight's return
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    • L'articolo 1, comma secondo della costituzione repubblicana recita: "La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione."
    • L'articolo 139 della costituzione repubblicana recita: "La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale."
    Se un giorno il popolo italiano chiedesse all'unanimità la Monarchia (piuttosto che la dittatura del proletariato) non potrebbe ottenerla perché i "padri costituenti" della repubblica hanno messo gli opportuni paletti per frenare la volontà popolare. Loro, esseri prefetti e custodi di tutte le verità, ci hanno imposto una repubblica eterna... ma la tanto sbandierata democrazia di cui tutti vanno riempiendosi la bocca dove va a finire con questo "meraviglioso" articolo 139?

  7. #7
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    Perché desideriamo poter tornare alla Monarchia ?



    Perché il problema della forma Istituzionale dello Stato (Monarchia - repubblica) resta per noi attualissimo e le motivazioni che ci spingono a sostenere con forza e vera passione la riforma istituzionale del nostro Paese, ponendo al vertice dello Stato la figura del Sovrano, sono molteplici, ma allo stesso tempo semplicissime…
    Potremmo cominciare da quelle storiche, a partire infatti da quello sciagurato giugno 1946 in cui venne messa in scena il referendum farsa, sulla forma istituzionale dello Stato, peraltro già "democraticamente" decisa, dai partiti al Governo tutti uniti nel fronte repubblicano supportato dai poteri forti internazionali... ma non dal popolo italiano che si era pronunciato ben diversamente ! Al giorno d'oggi nessuno dotato di un minimo di intelligenza e di coscienza storica dovrebbe mettere più in dubbio che quello della repubblica sia stato un "parto pilotato" (per utilizzare le parole di Massimo Caprara, segretario particolare dell'allora Ministro Togliatti ). Questa violenza attuata nei confronti della volontà popolare chiede ancor oggi giustizia !
    Ma non c'è solo il passato, anzi : un monarchico deve in primis guardare verso il futuro perché il suo fine ultimo è quello di avere al vertice dello Stato un Sovrano e non un presidente.
    Per cominciare analizziamo la figura del Sovrano. Viene ad essere un vero e proprio punto di riferimento per tutti, il simbolo dell'Unità della Patria. Il Sovrano rappresenta anche "la garanzia", al contrario di un rappresentante eletto (garante politico di una parte rispetto ad un'altra) poiché sin dalla nascita è destinato alla sua carica istituzionale ed il suo iter di crescita sarà segnato da un'educazione che lo rende consapevole e lo mette quotidianamente di fronte alle problematiche e ai doveri che il suo ruolo comporta. Il principale interesse privato del re è il perseguimento dell'interesse pubblico, visto che le probabilità di conservare la corona per sé e per i discendenti sono tanto più alte quanto maggiore è la coincidenza tra azione regia e bene pubblico. Mantenimento del trono e benessere sociale e civile quindi coincidono.
    Il Sovrano quindi come punto di riferimento di tutta la Nazione, vera ed unica forza super partes, ci assicura la sua indipendenza dai centri oligarchici di potere volti (per definizione) ad agire nell'interesse di una parte. Il Sovrano è l'unica autorità che nasce con una legittimità non "partigiana", lega a sé in un vincolo d'onore le grandi strutture dello Stato non per subordinarle (per esempio la magistratura giudica applicando le leggi in autonomia rispetto anche alla corona stessa) ma per sottrarle alle suggestioni ricorrenti delle parti in nome di una superiore legittimità. Come simbolo e come referenza istituzionale, la Monarchia è perciò l'espressione suprema di stabilità, sottratta automaticamente nel tempo agli scossoni delle successioni. L'istituto Monarchico, in quanto basato sulla successione ereditaria, sottrae il vertice dello Stato al conflitto o comunque al gioco degli interessi particolaristici, siano essi fondati sul numero (il che significa conquista del vertice statuale mediante il voto, sia esso parlamentare oppure popolare), sulla ricchezza o sulla pressione mediatica.
    Lo Stato che noi sognamo, dovrebbe essere il luogo istituzionale dell'interesse comune come rappresentante del "tutto" rispetto alle "parti", e la maggiore garanzia per rispecchiare questo concetto è uno Stato retto da moderna Monarchia.

  8. #8
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    e questo lo dedico a una persona che prima di essere un Monarchico è un amico


    Contestiamo il 2 giugno, vogliamo la Monarchia !




    Il problema Monarchia-repubblica resta a mio avviso ancora aperto e le motivazioni per sostenere democraticamente la riforma istituzionale del nostro Paese, ponendo al vertice dello Stato la figura del Sovrano, sono molteplici…
    Potrei cominciare da quelle storiche, a partire da quel 2 giugno 1946 in cui venne messo in scena il primo atto del dramma con la vittoria di un fronte repubblicano supportato dai poteri forti internazionali... ma non certo dal popolo italiano! Questa parte fondamentale della nostra storia "recente" viene molto spesso liquidata come se si fosse svolto un tranquillo e "democratico" referendum. Di tranquillo e democratico ci fu ben poco a cominciare dalle intimidazioni pre elettorali ad opera delle volanti rosse, passando per i manifestanti monarchici vilmente ammazzati per le strade di Napoli , i giochi di prestigio eseguiti con le schede elettorali dal duetto Togliatti-Romita, per finire con un vero e proprio colpo di stato il 13-14 giugno...
    Al giorno d'oggi nessuno dotato di un minimo di intelligenza e di coscienza storica mette più in dubbio che quello della repubblica sia stato un "parto difficile e pilotato" (per utilizzare le parole di Massimo Caprara, segretario personale del "Migliore"). Questa violenza attuata ed occultata nei confronti della volontà popolare ancora oggi resta pertanto in attesa di giustizia.
    Ma non c'è solo il passato, anzi, …un monarchico deve in primis guardare al futuro, perché sa che il suo fine ultimo è quello di avere al vertice dello Stato un Sovrano e non un Presidente.
    Perché oggi dobbiamo sostenere con tutte le nostre forze la Monarchia ?
    Perché il Sovrano viene ad essere un vero e proprio punto di riferimento per tutti, il simbolo dell'Unità della Patria (oggi sempre più spesso messo in dubbio) a cui ci si affeziona perché egli cresce con il suo popolo fino al giorno in cui lo rappresenterà ufficialmente, momento in cui la simpatia e l'affetto si trasformeranno in rispetto reciproco.
    Il Sovrano è una garanzia maggiore piuttosto che un rappresentante eletto poiché sin dalla nascita è destinato alla sua carica istituzionale ed il suo iter di crescita sarà segnato da un'educazione che lo rende consapevole e lo mette quotidianamente di fronte alle problematiche e ai doveri che il suo ruolo comporta.
    Si può ben dire quindi che il principale interesse privato del Re è il perseguimento dell'interesse pubblico, visto che la garanzia e la probabilità di conservare la corona per sé e per i discendenti sono tanto più alte quanto maggiore è la coincidenza tra azione regia e bene pubblico; mantenimento del trono e benessere sociale e civile quindi coincidono.
    Il Sovrano è autorità che nasce con una legittimità completa, e non solo da una parte del consenso popolare e lega a sé in un vincolo d'onore le grandi strutture dello Stato non per subordinarle (la magistratura infatti giudica applicando le leggi in autonomia rispetto anche alla corona stessa) ma per sottrarle alle suggestioni ricorrenti delle parti, in nome di una superiore legittimità. Come simbolo e come referenza istituzionale, la Monarchia è perciò espressione suprema, stabile e duratura nel tempo.
    Luminosi esempi di istituzioni Monarchiche in Europa, mettono bene in evidenza come nostri "vicini di casa" siano socialmente e politicamente molto più evoluti del nostro paese, confortandomi in questa idea ed aspirazione.
    Non annoierò il lettore con un elenco delle negatività che giornalmente viviamo, e che sono da ascrivere solo ed esclusivamente alla criticità insita nelle istituzioni repubblicane, in quanto sotto gli occhi di tutti.
    La crisi, politica, sociale, morale e non ultima economica in atto ormai da anni sono il chiaro "indice" che ogni cittadino criticamente obiettivo di questa repubblica trova autonomamente a conferma di quanto asserito.
    Pertanto personalmente non festeggerò la data del 2 giugno.

    Alberto Conterio

  9. #9
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    Li dove ho inalzato mura solide a difesa dell'agressore Socialista. Li dove la strada ha il mio nome. Li dove ho costruito una torre bene armata in difesa della Libertà. Li dove sono Sovrano e i messi dello Stato non sono i benvenuti.
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    Gecko....essere liberali, come senti di esserlo tu, è anche avere considerazione per chi la liberalità la vive con l'istituzione repubblicana....non avercela con i repubblicani....non è nel nostro stile imporre le cose. E neanche nel mio.

  10. #10
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    Il 2 Giugno non è la mia festa!
    NIHIL DIFFICILE VOLENTI

 

 
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