Apro con interesse un confronto tra Tradizione e il culto dell'assunzione di piante più o meno sacre.
Da grande appassionato di sophia perennis e religioni tradizionali, ho avuto la fortuna di assumere con cognizione di causa alcuni tipi di sostanze, tra cui d-thc-9, salvinorin-A e psilocibina. Le esperienze, nel corso di questi 5 anni, sono state al di poco sbalorditive nel complesso. In sintesi, ho sperimentato fattispecie quali perdita totale dell'ego indotta, parziale e totale perdita dell'individualità (con 'relativa' compenentrazione\fusione con l'Uno o suoi attributi), contatto con entità del sovrasensibile (intermediari celesti?) ed entità naturali di ogni sorta (ciò che Guenon definisce influenze erranti).
La ritualità con queste sostanze è particolarmente intima e concerne l'aspetto più biologico-cuoreaperto della persona.
Senza volermi dilungare troppo, constato che il 'percorso' spirituale con questi psichedelici sia effettivamente molto più tortuoso di quanto possa esserlo la 'via destra', ma è fenomenale la limpida bellezza che traspare da alcuni stati di coscienza alterati, e mi ha segnato radicalmente.
Credo che la shakti si manifesti in svariate forme, possibilmente anche in queste.
Attorno alle sostanze citate (che per intenderci sono la cannabis sativa, salvia divinorum, psylocibe cubensis) nei millenni si sono formati culti religiosi di ogni forma, da gnosticismi localizzati ad interi sistemi teosofici (svariati culti mesoamericani ed indoiraniani). E' emblematica perciò la rilevanza che la funzione trascendentale di queste piante\funghi abbia avuto nella storia.
Potrei dilungarmi in merito, ma preferisco introdurre l'argomento.
Aspetto risposte\confronti\integrazioni e contributi di ogni tipo, confidando che si evitino inutili moralismi sulla consapevolezza dell'assunzione di queste sostanze.