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    vae victis
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    Iraq, la protezione affidata a mercenari

    Iraq, la protezione affidata a mercenari
    11 Apr 2007 22:18

    di Gigi Malabarba*

    Martedì 3 aprile scorso è stato definitivamente approvato al Senato il decreto che rifinanzia le missioni militari italiane all’estero e tutta l’attenzione si è giustamente concentrata sull’Afghanistan. Non torno sul disastro di quel voto di guerra, che segna una svolta anche per la sinistra pacifista, ormai allineata alle decisioni della Nato, persino sulle trattative per gli ostaggi.
    Ma l’assoluto distratto silenzio sull’Iraq non è perdonabile, rotto da un interrogazione al ministro D’Alema del senatore di Sinistra critica, Franco Turigliatto, e da analogo atto della deputata del Prc, Elettra Deiana, su un dato inquietante: l’uso di «milizie private» a protezione dei civili italiani.

    Andate a vedere su Internet che cos’è l’agenzia britannica Aegis Defence Services e scoprirete che si tratta di un esercito privato - mercenario è il termine giuridico corretto - con sede a Londra e attività in sei paesi: Stati Uniti, Bahrein, Kenya, Nepal, Afghanistan e Iraq.
    Il fondatore dell’agenzia, Tim Spicer, ha una carriera di capo di tagliagole per violazione sistematica dei diritti umani in Nuova Guinea e Irlanda del Nord. Il Ministero della Difesa Usa ha stipulato nel 2004 un contratto biennale con questo signore, rinnovato nel 2006, di ben 293 milioni di dollari per svolgere generali funzioni di sicurezza.

    I contractors legati ad agenzie britanniche in Iraq sono circa 30 mila, su un totale che supera i 100 mila uomini armati e non dispongono di regole d’ingaggio definite. Non sono formalmente «combattenti», ma neanche «non combattenti», essendo stati massicciamente impiegati in azioni di rastrellamento e rappresaglia persino nella capitale Bagdad. Sicuramente hanno affiancato i militari americani negli episodi di tortura nel carcere di Abu Ghraib.
    A novembre le truppe italiane si sono ritirate dall’Iraq, decisione encomiabile del nuovo governo. Sono restati i tecnici «impegnati nella ricostruzione». Che abbiano a che fare in realtà da un lato con gli interessi dell’Eni e dall’altro con i Prt sotto comando Usa, ossia che facciano parte tuttora dell’occupazione del paese che a parole abbiamo abbandonato, lasciamo stare (si fa per dire…). Ovviamente i tecnici devono essere protetti.

    «Al fine di garantire l’incolumità dei civili presenti a Nassiriya» il ministero della Difesa italiano, nel decreto di rifinanziamento delle missioni all’estero, ha stanziato 3.498.000 euro per stipulare un contratto con un’agenzia di sicurezza presente in Iraq: l’Aegis. Altro segno di spostamento a sinistra della politica estera italiana?
    La comunità irlandese negli Stati Uniti, capeggiata dal reverendo McManus, protestò vivacemente con Donald Rumsfeld per la scelta sciagurata di impiegare siffatti personaggi, secondo quanto riferisce il Washington Post. Alcuni esponenti della sinistra nel parlamento italiano, credo con buona dose di ignoranza, si sono spinti a dire che in Iraq è meglio un mercenario di un carabiniere. Quando il governismo a tutti i costi travolge ogni principio…

    Forse tecnici italiani non servono in Iraq, ma, se vanno protetti, l’esternalizzazione in mano ai tagliagole mi sembra una pessima scelta. Speriamo che l’apprezzato ministro D’Alema possa smentire questo sospetto che, da solo, vanificherebbe la decisione del ritiro delle truppe.
    *Associazione Sinistra Critica

    fonte: Il Manifesto, 10.04.07

  2. #2
    vae victis
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    Iraq, 3 mil di euro ai contractor per proteggere civili italiani a Nassiriya

    Roma, 16 marzo 2007 – Tremilioniquattrocentonovantottomila euro - circa sette miliardi delle vecchie lire: questa la cifra che il governo italiano spenderà per stipulare accordi con i contractor, ovvero guardie del corpo facenti capo a società private, destinati a operare in Iraq.

    Uomini armati di una polizia privata avranno il compito di difendere il personale italiano ancora presente a Nassiriya, composto da tecnici ed esperti.

    Lo si apprende dalla lettura del decreto sul rifinanziamento delle missioni all'estero, approvato alla Camera l'8 marzo e attualmente in commissione Difesa e Esteri al Senato.

    A pag. 33, una voce dal titolo "Sicurezza dell'Usr", dove la sigla in oggetto sta a indicare l' "Unità di sostegno alla Ricostruzione", istituita nel primo semestre 2006 nella provincia di Nassiriya. Accanto al testo, in neretto, è riportata la cifra di 3.498.000,00 euro.

    "Considerato che il contingente militare italiano, che garantiva la sicurezza e l'incolumità del personale civile presente presso la Usr, non sarà più presente in Iraq nel corso del 2007", si legge nel testo, "il Governo italiano ha la necessità di stipulare un contratto con una società di sicurezza che già sia operante in Iraq con personale locale. Ciò al fine di garantire l'incolumità dei civili presenti a Nassiriya e di consentire loro di uscire dal perimetro della base militare internazionale per monitorare i progetti ed incontrare le personalità locali in un contesto di massima sicurezza".

    L'agenzia privata scelta dal governo italiano per difendere i nostri tecnici in Iraq è la britannica Aegis Defence Services, anche se il contratto con la Farnesina è ancora in via di definizione.

    E' una compagnia privata di sicurezza presente in Iraq dal 2004, dove si è aggiudicata un contratto da 293 milioni di dollari dal Pentagono. Il suo fondatore, Tim Spider, un vero fuorilegge internazionale, è stato coinvolto in abusi contro i diritti umani e in gravi violazioni internazionali.

    I parlamentari della maggioranza, inclusi quelli della "sinistra radicale" e pacifista, difendono, obtorto collo, la scelta del governo.

    "Mi rendo conto che l'Italia, avendo ritirato le truppe, deve pur trovare il modo di difendere i civili che lavorano in Iraq dove il conflitto interreligioso è in via di peggioramento", dice Rosa Calipari, senatrice dei Ds.

    "In termini generali e di principio", prosegue, "penso che il compito di garantire la sicurezza dei propri cittadini sia dello Stato e sono contraria alla privatizzazione della sicurezza. Negli anni precedenti, sono stati utilizzati questi contractor, ma per difendere società petrolifere. Ora, invece, si tratta di guardie che difendono personale civile che opera per fini umanitari".

    Silvana Pisa, anche lei senatrice dei Ds, sostiene che si poteva trovare un'altra soluzione.

    "In qualsiasi ambasciata estera ci sono i nostri carabinieri", spiega, "anche nei Paesi dove non ci sono le nostre truppe. Si poteva, dunque, ritirare l'esercito dall'Iraq, mantenendo i carabinieri a Nassiriya soltanto per proteggere i nostri tecnici".

    "Ero contraria all'esternalizzazione della sicurezza", conclude la senatrice, "e lo sono anche ora. Abbiamo peraltro votato questo testo senza che venisse discusso tra i capigruppo".

    Anche la vicepresidente della Commissione Difesa Elettra Deiana del Prc, sta sulla posizione del "sì ma".

    "Ci sono tecnici italiani che devono essere protetti a Nassiriya, e la polizia irachena non è in grado di farlo", dice. "Non ho un pregiudizio ideologico nell'assumere vigilantes privati, ma sono contraria ad assumere personale non controllabile. Non si conoscono le regole alle quali queste persone devono sottostare e da chi sono controllati. Ho già presentato un'interpellanza", conclude la parlamentare di Rifondazione, "per sapere cosa sta succedendo a Nassiriya, e chiederò anche i criteri con cui vengono scelti questi body guard".

    Pino Sgobio capogruppo dei Comunisti italiani alla Camera, non ha dubbi: "Tra un carabiniere e un body guard, preferisco che ci siano i body guard".

    "Avevamo chiesto il ritiro di tutti i soldati", dice il deputato del Pdci, "non potevamo lasciare a Nassiriya i carabinieri. Sono dei militari e avrebbero coinvolto di più il nostro Paese in azioni belliche. Si tratta di una situazione di emergenza dove non è possibile fare altrimenti".

    "Spero almeno", conclude Sgobio, "che la Farnesina scelga tra società private che diano garanzie di controllo e democraticità".

    Fabio Alberti, presidente dell'Organizzazione non governativa Un Ponte per, si dice meravigliato che in Iraq, "ci sia ancora una presenza armata italiana a difesa dei Provincial Reconstruction Team (PRT) che sono la parte civile dell'occupazione. Se noi ne facessimo parte saremmo sotto il comando Usa". "Peraltro", spiega Alberti, "a dicembre il nostro personale civile a Nassiriya girava scortato dai Marines".

    Ma soprattutto, chiede il presidente dell'Ong: "Quali sono le regole d'ingaggio di questi eserciti privati? Chi li controlla? E quale bisogno c'è di avere fisicamente dei tecnici italiani sul posto?".

    "Per assistere gli iracheni nella ricostruzione", conclude, "basta aiutarli economicamente, nella progettazione, e in tanti altri modi. L' Iraq è pieno di tecnici bravi".

    Fonte: Unità Online

  3. #3
    brescianofobo
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    sPERIAMO CHE LA DESTRA PROTESTI E CHE CHIEDA ANCHE DI RITIRARE I MERCENARI ED UTILIZZARE GLI STANZIAMENTI PER ARMARE DIRETTAMENTE I TECNICI ITALIANI, CHE FARANNO I TURNI DI GUARDIA DANDOSI IL CAMBIO E MANGIANDO DALLA GAVETTA MENTRE I COLLEGHI LAVORANO

  4. #4
    vae victis
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    Chi è la Aegis


    L’organo esecutivo della società comprende ex militari dei reparti speciali britannici, finanzieri, e addirittura ex ministri, personalità note tra le alte gerarchie politiche, economiche e militari britanniche, e non soltanto per i loro meriti. Caso esemplare è quello di Tim Spicer, capo esecutivo dell’organizzazione e suo co-fondatore. Nell’agosto del 2004, un membro del Congresso Statunitense, Marty Meehan, scrisse una lettera all’allora capo del Pentagono, Donald Rumsfeld, nella quale faceva luce su alcune vicende legate alla carriera di Spicer. Nella lettera, Meehan esprimeva una «seria preoccupazione» sul contratto stipulato dal governo statunitense con la Aegis, motivata dal fatto che il suo fondatore fosse «implicato in numerosi abusi contro i diritti umani e violazioni del diritto internazionale». In particolare, Meehan accusava Spicer della feroce repressione di una ribellione per conto del governo di Papa Nuova Guinea, nel 1997, e, due anni dopo, di aver preso parte all’esportazione di 30 tonnellate di armi in Sierra Leone, nonostante l’embargo posto dalle Nazioni Unite. Il deputato statunitense parlava anche della responsabilità di Spicer nell’uccisione, nel 1992, di un adolescente cattolico nell’Irlanda del Nord.

  5. #5
    vae victis
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    Citazione Originariamente Scritto da brunik Visualizza Messaggio
    sPERIAMO CHE LA DESTRA PROTESTI E CHE CHIEDA ANCHE DI RITIRARE I MERCENARI ED UTILIZZARE GLI STANZIAMENTI PER ARMARE DIRETTAMENTE I TECNICI ITALIANI
    Certo il pacifismo adesso va affidato alla destra perchè la sinistra finanza mercenari assassini pur di far vedere a Brunik che ha ritirato i soldati dall'Iraq.

  6. #6
    brescianofobo
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    lA DESTRA DEVE IMPUGNARE LE BANDIERE DELLA PACE E MARCIARE AL GRIDO DI 10-100-1000 NASSIRYA ONDE EVIDENZIARE LE CONTRADDIZIONI DELLA SINISTRA , L'HANNO FATTO ANCHE COL FINANZIAMENTO IN AFGHANISTAN

  7. #7
    رباني
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    Paul Bremer, primo amministratore americano dell'Iraq (prima delle elezioni...) circondato da body gards private (cosidetti "Contractors" )

  8. #8
    brescianofobo
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    Citazione Originariamente Scritto da Abdullah Visualizza Messaggio


    Paul Bremer, primo amministratore americano dell'Iraq (prima delle elezioni...) circondato da body gards private (cosidetti "Contractors" )
    SE NEL 2003 SE NE STAVANO TUTTI BUONI A CASA LORO NESSUNO SI SAREBBE FATTO DEL MALE E LA DESTRA ADESSO NON AVREBBE PROTESTATO CONTRO I MERCENARI CHE PROTEGGONO I TECNICI

  9. #9
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    Dove se le saranno infilate le bandiere della pace i compagni di merenda?
    ?

  10. #10
    vae victis
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    Citazione Originariamente Scritto da brunik Visualizza Messaggio
    SE NEL 2003 SE NE STAVANO TUTTI BUONI A CASA LORO NESSUNO SI SAREBBE FATTO DEL MALE E LA DESTRA ADESSO NON AVREBBE PROTESTATO CONTRO I MERCENARI CHE PROTEGGONO I TECNICI
    Che ti credi Prodi ci tiene agli affari Eni in Iraq mica è grullo,li spende volentieri 3.498.000 euro per i mercenari..

    I militari italiani non vanno bene per difendere il personale civile in Iraq,i mercenari si.

 

 
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