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  1. #1
    Sionista
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    Per amore di Sion, non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finchè non sorga come il sole la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come una fiaccola ardente. Isaia 62.1
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    Arrow Anche per George Soros la "lobby ebraica" è il vero problema degli Stati Uniti

    Soros attacca la lobby ebraica: influenza la politica americana. Barack Obama prende le distanze dal suo finanziatore

    Dal FOGLIO del 22 marzo 2007, un articolo di Christian Rocca:

    New York. Il finanziere filantropo George Soros, noto in Italia per la speculazione nei confronti della lira all’inizio degli anni Novanta (e malgrado ciò tributato di una laurea honoris causa dall’Università di Bologna nel 1995), ha deciso di impegnarsi in un’altra delle sue formidabili e autofinanziate campagne politiche, dopo la democratizzazione dell’est europeo, la legalizzazione delle droghe, la destituzione di George W. Bush e la guerra alla “guerra al terrorismo”. Questi obiettivi dell’Agenda Soros restano più fermi che mai, ma questa volta il finanziere ungherese-americano crede di aver individuato il nocciolo della questione, il problema dei problemi, il male di tutti i mali e lo svela ai suoi aficionados con “trepidazione” perché certamente sarà “esposto a più ampi attacchi” che lo “renderanno meno efficace nel portare avanti tutte le altre cause in cui è impegnato”. La nuova battaglia politica di Soros è questa: smascherare e sconfiggere la lobby ebraico-sionista che determina la politica americana in medio oriente, che influenza democratici e repubblicani e che soffoca la critica. L’ebreo Soros (ma, precisa, “non sionista”) ha elaborato l’atto d’accusa nei confronti della lobby ebraica sulla New York Review of Books, la rivista della sinistra intellettuale newyorchese che a metà degli anni Settanta è diventata la Bibbia del radical-chicchismo americano. Ancora oggi la rivista letteraria newyorchese ospita le più feroci critiche all’America, alla sua politica mediorientale e a Israele, soprattutto a firma di Tony Judt, ma era da tempo che non si leggeva un attacco così diretto, almeno da quando la direzione della rivista decise di non far scrivere più Noam Chomsky dopo che Isaiah Berlin disse: “Se scrive lui, non scrivo più io”. L’articolo di Soros è stato ignorato dai repubblicani, ormai abituati alle sue accuse, ma anche dalla stampa liberal, sempre attenta a non creare imbarazzi a sinistra ma anche consapevole della marginalità radicale delle idee sorosiane. Una certa turbolenza tra i democratici c’è stata, divisi come sono tra il tradizionale sionismo e l’attenzione a non irritare un generoso finanziatore. Alcuni deputati si sono sentiti in dovere di prendere le distanze, così come Barack Obama, cioè il candidato alla Casa Bianca finanziato da George Soros. (segue dalla prima pagina) L’articolo di Soros si intitola “On Israel, America and Aipac”. L’Aipac è il gruppo di pressione che promuove l’amicizia americana per Israele. Un paio di settimane fa, alla convention annuale hanno partecipato tutti i big democratici e repubblicani. In quell’occasione, i democratici hanno presentato una proposta di legge che inasprisce le sanzioni all’Iran e annunciato che non avrebbero imposto a Bush di chiedere l’autorizzazione del Congresso nel caso volesse colpire i siti nucleari iraniani. La riunione dell’Aipac ha mandato su tutte le furie Soros, insieme con un rapporto dell’American Jewish Committee che accusa di nuovo antisemitismo gli ebrei liberal americani che criticano le politiche israeliane. Nel suo articolo sulla New York Review of Books, Soros spiega che l’Amministrazione Bush continua a commettere errori in medio oriente, influenzata dalla lobby ebraica e, di fatto, sostenuta dalla maggioranza di centrosinistra. L’errore, secondo Soros, è anche del Quartetto (Europa, Usa, Russia, Onu) che rifiuta di considerare Hamas un partner affidabile nei colloqui di pace. La soluzione di Soros è semplice: Israele deve ritirarsi dalla Cisgiordania per consentire la nascita di uno stato palestinese e Hamas deve riconoscere il diritto all’esistenza di Israele. Fin qui è quello che dicono tutti. Soros, di suo, aggiunge questo: l’America imponga a Israele di trattare con Hamas il ritiro anche se Hamas continua a rifiutare il riconoscimento di Israele, ché di questo si potrà parlare dopo. Questo piano, secondo Soros, non va avanti per colpa della lobby ebraica, considerata la principale causa della situazione in cui si trova oggi Israele. Il terrorismo pare un fattore meno grave e viene citato per criticare “l’ideologia della guerra al terrore”. Obama ha espresso il suo “disaccordo” con il sostenitore Soros spiegando che “gli Stati Uniti e gli alleati hanno ragione a insistere che Hamas – un’organizzazione terrorista che vuole distruggere Israele – rispetti le condizioni minime per essere considerato un attore legittimo. L’Aipac è una delle tante voci a condividere questa idea”. Per Soros, invece, l’Aipac è responsabile del disastroso stato della politica americana, non consentendo critiche e sopprimendo il dibattito come nel 2004 – ricorda il finanziere – quando la campagna presidenziale di Howard Dean è finita nel momento esatto in cui il candidato ha criticato Israele. Una ricostruzione smentita fermamente dal portavoce della campagna Dean, ieri al New York Sun.

  2. #2
    Sionista
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    Per amore di Sion, non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finchè non sorga come il sole la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come una fiaccola ardente. Isaia 62.1
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    Io l'avevo detto che l'ebreo “non sionista” Soros era un poco di buono , ovviamente la marmaglia antisemita del forum non mi aveva dato retta ... Per loro gli Ebrei sono un solo monolite che complotta contro i “non-ebrei”...

    Uno come Soros che aiuta i terroristi wahhabiti ceceni comunque meriterebbe la galera .

    Viva Bush ! Viva Putin !

  3. #3
    EUROSIBBERIANO CONVINTO
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    Al di là dell'ambiguo Soros, in America si cominciano a levare diverse voci per denunciare la deriva israelita della classe di governo americana. Ad esempio l'ottimo saggio di Mearsheimer e Walt, due professori universitari, dal titolo "the israel lobby and the us foreign policy", ha sollevato l'anno scorso una discussione molto schietta purtroppo affogata nella schiuma dei soliti fanatici ultrasionisti.
    Il punto è che l'America dovrà prima o dopo svegliarsi, e queste voci critiche, anche se isolate, sono una speranza (tenue) per il futuro.

  4. #4
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    Non sarebbe la prima volta che un ebreo getta il sasso e nasconde la mano.

    So to speak.

  5. #5
    Shedim
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    Io dico che Soros finisce polverizzato nell'esplosione del suo cellulare...o al limite con una pallottola nella schiena.

  6. #6
    .... .....
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    Bè..Soros fa l'ebreo buono....mica tutti gli ebrei possono fare i cattivi....
    Bisogna dare all'uomo non ciò che desidera..ma ciò di cui ha bisogno...
    (la via diretta non è la più breve)

  7. #7
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    http://www.nybooks.com/articles/20030

    Soros dice cose sagge e giuste. Sopra il link all'articolo (in inglese).

    Bisogna esporre l'AIPAC per le sue colpe e la sua nefasta influenza e disarmarlo e l'unica che può realmente farlo è la comunità ebraica americana.
    Il potere lobbistico che l'AIPAC ha attualmente (unita alla sua abituale tendenza alle campagne diffamatorie) rende ciò impossibile sia per i repubblicani che per i democratici.

  8. #8
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    La ragazza dell’AIPAC
    Pat Buchanan / Maurizio Blondet
    22/03/2007




    Nancy Pelosi


    Pat Buchanan, famoso giornalista, cattolico, già candidato presidenziale, ha scritto questo commento rivelatore dei metodi con cui la nota lobby intimidisce e piega ai suoi fini la democrazia USA.
    Nello stesso tempo, l'articolo conferma i preparativi per l'attacco all'Iran.
    E mostra quale esplicita critica sia ancora possibile in America a chi abbia lucidità e coraggio.
    Un articolo del genere sarebbe semplicemente impensabile in Italia, dove mancano l'uno e l'altro.

    Se George Bush lancerà una guerra preventiva contro l'Iran, la presidente della Camera Nancy Pelosi ne porterà la piena responsabilità morale.
    Perché è stata la Pelosi ad accettare, zitta zitta, di cancellare, dalla legge che finanzia con altri 100 miliardi di dollari la guerra in Iraq, la norma che richiedeva al presidente Bush di ottenere l'approvazione del Congresso prima di cominciare una nuova guerra in Iran.
    La capitolazione della Pelosi è avvenuta nella commissione Finanziamenti (Appropriation committee).
    Come è successo e perché?
    «Democratici conservatori e parlamentari preoccupati per le conseguenze su Israele si sono battuti per questo cambio di strategia», hanno scritto per l'Associated Press David Espo e Matthew Lead.
    «La deputata Shelley Berkley, democratica del Nevada, ha dichiarato che in Israele c'è diffuso timore verso l'Iran, che ha espresso accanita ostilità allo stato ebraico». […]
    Secondo John Nichols del settimanale The Nation, la decisione della Pelosi di eliminare la norma che vieta a Bush di aggredire l'Iran senza l'approvazione del Congresso «ha mandato alla Casa Bianca il peggior segnale possibile. La presidente ha commesso un errore drammatico e pericoloso. Il suo disastroso passo falso condizionerà lei e il Congresso negli anni a venire».
    Nichols non esagera.
    Se Bush ora attacca l'Iran, può dire con qualche ragione che il Congresso e i democratici gli hanno dato il via libera.
    Quanto alla Pelosi, avendo rimosso una norma che diceva che Bush non ha l'autorità di andare in guerra senza il consenso degli eletti dal popolo, di fatto ammette che egli ha questa autorità assoluta. Bush e Cheney non hanno niente da temere dal Congresso.
    La Pelosi ha liquidato un tentativo «bipartisan», appoggiato da membri dei due partiti, di assicurare che se ci sarà un'altra guerra, essa sarà decisa nella maniera costituzionale, e decisa insieme.

    Si noti: niente in quella norma cancellata impediva a Bush, in quanto comandante supremo, di rispondere ad un'aggressione iraniana o di inseguire in Iran nemici attivi in Iraq.
    Richiedeva semplicemente al presidente, prima di lanciare un nuovo conflitto, di presentarsi alle Camere.
    La Pelosi ha dunque dato carta bianca a Bush per distruggere le installazioni nucleari dell'Iran.
    Tutto dipende ora da Bush e Cheney.
    E' per questo che la nazione ha votato un Congresso democratico?
    Perché la Pelosi ha capitolato?
    Scrive Nichols: «E' stata messa sotto pressione da certi membri conservatori della sua corrente, da lobbisti di gruppi neoconservatori che vogliono ardentemente la guerra contro l'Iran, e dall'American Israeli Public Affairs Committee (AIPAC)».
    Il Washington Times conferma l'identità di questi manipolatori.
    «La settimana scorsa, Nancy Pelosi è stata sepolta di fischi quando ha criticato la guerra in un discorso davanti all'American Israeli Public Affairc Committee, e la leadership del partito democratico, per venire incontro alle preoccupazioni dei parlamentari filo-israeliani, è stata costretta a cancellare la norma intesa a condizionare la capacità di Bush di rispondere alle minacce iraniane».
    Questo episodio la dice lunga su chi comanda al Campidoglio, quando si tratta di Medio Oriente.
    La Pelosi viene fischiata dalla lobby ebraica, e allora corre al Campidoglio e da a Bush carta bianca per la guerra all'Iran, perché è questo che la lobby esige.
    Ecco una candidata al «Premio del Coraggio».

    E che dire dei candidati presidenziali?
    Non ce n'è uno che abbia il coraggio di alzarsi e dichiarare: se Bush progetta di gettarci in una terza guerra nel Medio Oriente, deve prima venire al Congresso e chiederne l'approvazione.
    E se va alla guerra senza autorizzazione parlamentare, sia sottoposto ad impeachment.
    La corruzione di entrambi i partiti lascia sgomenti.
    I repubblicani, una volta, erano il partito della Costituzione: «Basta con le guerre non dichiarate! Basta con le guerre presidenziali!».
    I democratici, una volta, erano il partito delle istanze popolari.
    Il popolo non vuole questa guerra.
    Non ne vuole un'altra, la terza.
    Anche l'88 % della comunità ebraica ha votato a novembre per i democratici, ed è contraria alla guerra in Iraq al 77 %.
    Lo dicono i sondaggi Gallup.
    Eppure, è bastato che la lobby ebraica facesse tintinnare le catene, e la guida della Camera del Popolo ha deciso, lei e il suo partito, di lasciare a Bush ogni decisione sulla prossima guerra.
    (Pubblicato il 20 marzo 2007).

    Patrick Buchanan
    (Traduzione di Maurizio Blondet)


    Solo un breve commento: in poche semplici righe, è qui descritto il modo con cui la lobby ebraica (minoranza nella stessa comunità giudaica) tiene in ostaggio, con il terrore e le minacce occulte, la democrazia americana e i suoi centri decisionali.
    Ma almeno in USA c'è ancora qualcuno che lo dice, e indica nella questione ebraica e nel suo superpotere la questione centrale, e la più vergognosa, della politica internazionale.
    Da noi, non una parola.
    Manca o si vuole oscurare la coscienza di quel che «la questione ebraica» significhi nel nostro mondo. Anche nella Chiesa.
    Il cardinal Biffi, emerito di Bologna, è stato chiamato dal Papa a guidarne il ritiro spirituale.
    L'ottimo Biffi ha preso il tema dell'Anticristo a lui caro - e già trattato in numerosi articoli - per spiegare che l'Anticristo sarà pacifista, ecologista, ecumenico, vegetariano…
    Tutto ciò sulla scorta dell'ultimo scritto del grande teologo ortodosso Vladimir Solov'ev, datato 1900.
    Ma Solov'ev polemizzava con l'estremo pacifismo utopistico, in qualche modo «cataro», di Tolstoi.
    Oggi, non è più possibile - e nemmeno moralmente decente - equivocare sulla figura dell'Anticristo attuale.
    Non per un uomo di Chiesa.
    Che dovrebbe avere presente, più di Solov'ev, l'Apocalisse di san Giovanni, 13,11 e seguenti: «Vidi una bestia salire dalla terra: aveva due corna come un agnello, ma parlava come il dragone».
    Questo falso agnello dà voce alla «prima bestia» che rappresenta la super-potenza mondiale del momento, ma che è solo un «simulacro» attraverso cui parla il falso agnello - descrizione piuttosto precisa della funzione della lobby.
    E ciò che il falso agnello dice sono «le parole del dragone»: ossia di Satana, dell'omicida fin dall'inizio.
    Il dragone e il suo ventriloquo oggi dicono che portano guerra e distruzione in una vastissima area del mondo per estendere «la democrazia e i diritti umani»: ma è sempre sangue, fuoco e morte quello che portano.

    Solo in Afghanistan, e solo tra giugno e novembre 2006, noi «liberatori» della NATO (anche noi complici del falso agnello) abbiamo condotto 2.100 bombardamenti aerei su questo martoriato Paese, 18 «missioni di volo» al giorno, con lanci di bombe da una tonnellata. Con la vaga speranza di colpire i Talebani, e con la certezza di sterminare migliaia di afgani civili e di devastarne le case.
    Bombardiamo dal cielo un Paese poverissimo che occupiamo militarmente da sei anni.
    In Palestina assistiamo, anzi partecipiamo, allo strangolamento e all'affamamento della popolazione.
    In Iraq nemmeno prendiamo atto che la «liberazione», ormai entrata nel quarto anno d'occupazione, ha portato 650 mila morti, l'avvelenamente della popolazione con uranio impoverito, ed oltre due milioni di profughi di cui nessuno parla, che nessuno protegge e nutre.
    Questa è l'opera di Satana fra noi, libero e scatenato come il leone ruggente dei tempi ultimi.
    Ed è satanica la nostra stessa indifferenza di fronte a tutto questo sangue e devastazione, il nostro elucubrare su «come sarà» l'Anticristo, mentre esso è fra noi, mentre partecipiamo alla disumanizzazione di intere popolazioni.
    Gli islamici vengono disumanizzati da Israele appunto perché possano essere ammazzati senza rimorsi: non sono esseri umani, sono bestie.
    Se questo non è servire l'Anticristo, l'omicida fin dal principio, caro cardinal Biffi, allora che cos'è?
    Non sono più possibili equivoci.
    Non si tratta di immaginare come l'Anticristo sarà, ma di vedere come è oggi, nella nostra generazione, non in quella di Solov'ev e di Tolstoi.
    Ogni silenzio è complicità.

    Il cattolico Buchanan parla, e in qualche modo chiede aiuto contro il falso agnello che si è fatto ventriloquo del suo potente Paese, e impartisce ordini di sterminio attraverso la sua voce, la voce della democrazia americana diventata, sotto i nostri occhi, oligarchia occulta di guerra, in nome di un falso messia futuro.
    La Chiesa tace, proprio in questo momento supremo in cui la sua parola può - come un esorcismo - svelare le trame sataniche e ridurne la ferocia, che si nutre del silenzio dei tremebondi e del buio del lavoro dietro le quinte.
    Fra quanti secoli chiederà perdono di questo suo peccato?
    Ma esisterà, fra altri secoli, una Chiesa di cardinali e Papi?
    Il sale diventato insipido è buono solo ad essere calpestato.

    Maurizio Blondet

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da testadiprazzo Visualizza Messaggio
    Bè..Soros fa l'ebreo buono....mica tutti gli ebrei possono fare i cattivi....
    Esistono solo uomini buoni e uomini cattivi (in realtà tutti siamo allo stesso tempo buoni e cattivi in diverse gradazioni), uomini intelligenti e uomini stupidi, politiche sagge e politiche insulse, politiche oneste e politiche criminali, politiche rispettose e politiche imperialiste.

    Non esiste nessuna etnia/razza come vuoi chiamarla che sia buona o cattiva geneticamente.

    Una classe di governo di una qualsiasi nazione può essere pessima quanto vuoi ma ciò non significa che la nazione intera, dal primo all'ultimo, sia pessima. La quasi totalità è gente normale, apolitica e/o vittima di quanto inculcatogli dalla classe politica.

    L'uomo saggio apprezza il senso del giusto a 360°.

  10. #10
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    Sono decenni che Buchanan lancia l'allarme agli americani.

    E` stato emarginato.

    Proprio dalla lobby ebraica.

 

 
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