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    Predefinito SINISTRA:prove di Unità...ci si arriva...la nostra costanza verrà premiata Compagni!


  2. #2
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    Diliberto alla Stampa: Fausto lo ha capito. Uniti saremo più forti


    di Maria Grazia Bruzzone

    Roma 5 marzo 2007


    «Per la prima volta dal 1998 si aprono spazi per una ricomposizione a sinistra. Se i gruppi dirigenti saranno capaci e determinati». Il segretario del Pdci Oliviero Diliberto è convinto che il momento sia venuto per unificare la sinistra critica. Non importa che il segretario del Prc Franco Giordano ieri abbia chiuso, bocciando pubblicamente un “cartellino” a due. Diliberto preferisce riferirsi a Fausto Bertinotti, intervistato ieri da «La Stampa». «Bertinotti, a precisa domanda relativa al Pdci, dice: «stiamo entrando in una fase di grandi cambiamenti che ci costringe tutti a una accelerazione». E continua sostenendo che «ci vuole una massa critica», facendo un esplicito invito a «discutere per verificare se oltre alle differenze abbiamo anche un destino comune»: qualcosa di più di una semplice apertura. D’altro canto gli ultimi dieci giorni sono stati segnati da aperture bilaterali.

    Lei era stato il primo.

    «Non ci interessa la primogenitura. L’importante è sapere che siamo entrati in una fase nuova, in cui dobbiamo sapere tutti che davanti a una marginalizzazione, se non a un annientamento della sinistra critica dobbiamo far valere i rapporti di forza. Quella che Bertinotti chiama appunto “massa critica”. E i rapporti di forza dicono che, se la sinistra sarà unita, varrà almeno il 12 % dei voti, e non potrà essere marginalizzata».

    La crisi di governo vi ha messi all’angolo?

    «La crisi ha reso tutti più consapevoli di quel che sta accadendo. Perché è stata aperta dal centro, non dalla sinistra, anche se qualcuno ha dato la colpa alla sinistra. Gli osservatori più attenti hanno visto cosa c’è dietro, sul versante confindustriale l’hanno detto apertamente: si vuole che il governo sia il più possibile spostato al centro e che in futuro si possa prefigurare un centrosinistra molto diverso da quello attuale, con pezzi grandi di centro moderato che sostituiscano la sinistra critica. Oggi non ci sono i numeri, perché l’Udc non basta. Ma un domani, dopo una tornata elettorale... L’unico modo per evitare di essere marginalizzati è avere più peso specifico. E’un percorso difficile, perché a sinistra è più facile dividersi che unirsi. Si potrà procedere solo se vi sarà una grande saldezza da parte dei gruppi dirigenti che vogliono andare in questa direzione».

    E Bertinotti è uno fra questi?

    «Certo. Qualche giorno fa c’era stata anche la sua lunga intervista a “Liberazione”, che andava in questa direzione».

    E c’è stata la sua stretta di mano col presidente della Camera dopo il suo intervento in quello stesso senso. Vi hanno visto parlare per lunghi minuti: cosa vi siete detti?

    «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Ma il gesto mi sembra significativo di per sè. Direi simbolico. Verrebbe da dire che siamo davanti a un momento storico: la possibilità di ricomporre la sinistra dopo il big bang del ‘90-‘91. Che non significa rifare il Pci ma cominciare un percorso unitario, mettendo insieme le tante anime e membra sparse, ciascuna con la propria identità. Vedo più facile unire noi, Bertinotti e Mussi che la Binetti e Grillini. E oggi, dopo anni in cui ho predicato nel deserto, posso dire “eppur si muove”. Non a caso il nostro prossimo congresso, il 28 e 29 aprile, lo terremo simbolicamente a Rimini, là dove il Pci divenne Pds e la sinistra si divise».



    La legge elettorale potrebbe favorire questo processo oppure ostacolarlo. Intanto, voi avrete apprezzato la correzione di Prodi sul referendum, che notoriamente non vi piace...

    «Il referendum, ammesso poi che riescano a farlo, non ci piace perché prefigura un bipartitismo perfetto che è modello innaturale per l’Italia. Credo che se la sinistra vuole reggere debba sposare un modello che tiene insieme proporzionale e bipolarismo: altrimenti ci sarà la deriva centrista. Un rischio che vedo anche col modello tedesco apprezzato da Bertinotti».



  3. #3
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    Diliberto all'Unità: tentano di annientare la sinistra

    di Simone Collini

    Roma 5 marzo 2007

    La crisi di governo è stata risolta, ma per Oliviero Diliberto quanto avvenuto nasconde "un rischio tutt'altro che scongiurato". Vale a dire "il tentativo di annientare la sinistra dello schieramento". E per evitare che questa operazione riesca, dice il segretario dei Comunisti Italiani, è necessario unire ciò che oggi è diviso. "Sono almeno cinque anni che il Pdci ha spostato la linea dell'unità a sinistra. Oggi, dopo lo scampato periodo della crisi, questa esigenza è avvertita anche da altre forze".

    Dice Bertinotti in un'intervista alla Stampa che ci vuole una "massa critica".

    E' un'intervista impegnativa. Nel mio linguaggio, parlo di rapporti di forza, ma in sostanza diciamo la stessa cosa.

    L'altro giorno in Aula, vi siete stretti la mano. Ora l'invito che rivolge il Presidente della Camera è di ricominciare a discutere per verificare se oltre alle differenze abbiamo anche un destino comune".

    Affermazione molto importante, che fa seguito alle aperture dei giorni scorsi, mie e sue. Io mi dichiaro pronto a discutere. Sono cinque anni che sosteniamo la necessità di unire la sinistra. Oggi, dopo lo scampato pericolo, questa esigenza è avvertita anche da altri.

    Lo scampato pericolo sarebbe la caduta del Governo Prodi?

    Questo è quello immediato. Ma c'è n'è uno più di fondo, tutt'altro che scongiurato.

    Che sarebbe?

    Il tentativo di annientare la sinistra dello schieramento, noi e Rifondazione comunista, per sostituirci con forze di centro e ridisegnare così un centrosinistra diverso. Che di sinistra avrebbe comunque molto poco.

    Tentativo in cui sono impegnate forze politiche o extra-politiche?

    Palesemente, extrapolitiche. Sono i poteri forti che esplicitamente chiedono questo. Confindustria per un verso, la gerarchia vaticana per un altro, e abbiamo visto all'opera contro il governo Prodi anche una forza molto potente, la più potente di tutte, l'amministrazione Bush. Ma anche nel mondo politico, dentro il centrosinistra, avverto la tentazione di marginalizzare la sinistra. Se vogliamo evitare questo rischio, dobbiamo fare massa critica, appunto, cioè far pesare nei rapporti di forza quel 10-12% che tutti noi sommati rappresentiamo. Se siamo divisi non peserà o non peserà adeguatamente, se saremo uniti peserà eccome.

    Uniti in che modo? Si è detto tante volte a cominciare proprio da Bertinotti e dal Prc, che non ha senso fare a sinistra un'operazione analoga a quella del Partito democratico.

    Io intanto accolgo l'invito di Bertinotti a metterci a discutere. I modi sono la conseguenza dell'esigenza dell'unità, saranno determinati dalla fantasia della politica. Io penso che ci sia il modo di salvaguardare l'identità di ciascuno e al contempo di unirci in una soggettività, che noi chiamiamo confederazione ma che si può chiamare in mille modi, che pesi nel panorama politico.

    Mussi va al congresso Ds per "fermare il treno del Pd" e anche lui parla della necessità di unire la sinistra.

    Non mi è sfuggito. Ovviamente gli auguro di vincere il congresso, perché fermerebbe la corsa del Pd. Ma razionalmente credo che la maggioranza sarà per varare il Pd. A quel punto lo stesso Mussi è il benvenuto in questa discussione che stiamo aprendo. Stiamo parlando di un'occasione storica, sarebbe colpevole non coglierla e non portarla fino in fondo. Anche spendo che se qualcuno dice che c'è una sinistra responsabile e una sinistra che non serve al paese, noi dobbiamo dimostrare di essere utili al paese, stimolando il governo a presentare politiche di riforme coraggiose dentro un imprescindibile quadro di centrosinistra.

    Nei 12 punti voluti da Prodi e accettati dai segretari ci sono Tav ed Afghanistan. Rispetterete questi due punti?

    Abbiamo assunto un impegno e siamo persone serie. Dopodiché, alcuni di quei punti sono dei titoli. Che so: riordino del sistema previdenziale. Lì si dice aumento delle pensioni minime e attenzione verso le pensioni dei giovani precari. Sottoscrivo. Non si parla d'altro.




    La Tav non è un titolo, si dice che va fatta.

    C'è un tavolo, un osservatorio tecnico, costruito da rappresentanti del Governo e delle comunità locali che devono proporre soluzioni che tengano insieme l'esigenza di fare la Torino-Lione e contemporaneamente di non impattare sulle realtà locali in maniera devastante. A quel risultato ci atterremo.


  4. #4
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    A quando il Partito Socialdemocratico di Sinistra?

  5. #5
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    Ti sintetizzo il mio intervento di sabato all'assemblea nazionale di Rossoverde.

    "Nel 1980 arrivato a Londra scoprii con sorpresa che nel Labour Party c'erano alcuni marxisti-leninisti. Costoro mi dissero che non ci pensavano affatto ad uscire da un partito mooolto moderato: altrimenti non avrebbero contato nulla, con la conseguenza di sparire.
    Di ritorno in Italia (nel 2000) si è riacceso in me il fuoco che mi agitava da ragazzo e mi sono interessato di nuovo alla politica. Ma con alcune premesse e certezze:
    - l'Italia è una repubblica occidentale, che aderisce alla NATO;
    - In Italia esiste un sistema capitalistico, accettato dalla quasi totalità dei cittadini;
    - fuori da questi schemi non c'è spazio economico e politico in Europa, né la vita quotidiana dei cittadini potrebbe immediatamente cambiare, migliorandosi.

    Poi però mi capita di fare politica da solo: leggendo il Manifesto o Liberazione, nascondendo l'Unità dentro il Sole 24 ore, guardando Ballarò....
    E scopro cose impensabili: per esempio quel gesto di Turigliatto che allarga le braccia e dice "mi sono dimesso...". E mi domando se ce l'ho mandato io a quel posto quel tizio lì. Si, perchè - a parte il fatto che tutti sanno che anche al personale di servizio si concedono i famosi 8 giorni - se me lo avesse chiesto quell'ignorante di Turigliatto, gli avrei inviato un fax con un paoi di capitoli di Diritto Pubblico, da cui avrebbe saputo quanto non è semplicissimo dimettersi dal Senato. Insomma il Senato non è un call-center.
    E quell'altro? Rossi! Insomma l'Italia da settembre entra (finalmente) nel consiglio di sicurezza dell'UNO, la quale approva la missione in Afghanistan. E lui cosa dice? NO! Bene così poi casca il governo e (immagino) ne arriva un altro che siritira subito da lì, dal Libano, dal Kosovo e magari attacca il Vaticano. Un idiota? Decisamente si. (E mi domando: "ma ce l'ho mandato proprio io, a far quel mestiere?"

    E noto la difficoltà di distribuire volantini di sinistra a persone che dagli ideali si sono svincolati da un pezzo e ti chiedono conto delle imposte sulla busta paga....

    In sintesi: possibile che siamo così miopi da non saper (più) leggere l'evoluzione politica non dico dei prossimi vent'anni, ma della prossima settimana?

    Se si, e purtroppo è questo quanto emerge, non urge un nuovo partito. Urge una scuola di quadri e dirigenti, da cui con coscienza, cognizione e merito sapremo recuperare la capacità progettuale che una volta avevamo e che abbiamo smarrito, correndo appresso all'americanizzazione di un sistema egemone - quello capitalista - di cui però ci lamentiamo del mercimonio imperante.""

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  6. #6
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    Io sono sempre stato favorevole alla riaggregazione.

    Un centrosinistra formato dal PD (Dl+ Fassino+Di Pietro+Altri), dai Socialisti Liberali (Ds antiPD, SDI, Radicali) e dalla Sinistra Unita (PRC PDCI Verdi) sarebbe più stabile e coeso e credibile all'elettorato.

  7. #7
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    pure fantasie.

  8. #8
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    verrà premiata con l'invio di nuove truppe in Afghanistan e con la costruzione di nuove basi USA

  9. #9
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    be si bella idea..ma cosa è un pci 17 anni dopo?
    o un partito socialdemocratico e la parola comunismo la alsciamo per sempre?
    o un Psiup 40 anni dopo?

    non rischai d essere una qualcosa di completamente antistorico?

  10. #10
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    Negli articoli c'e' scritto ke cosa sarà, ed è oramai questione di tempo,
    c'è scritto in maniera perfetta ke non sarà la riedizione del P.C.I (e purtroppo), ma la confederazione dei partiti di vera Sinistra sotto un unico manto, per incidere con le stesse idee ke vengono portate avanti oramai da anni ad ogni votazione nel Parlamento, nei consigli regionali, provinciali e comunali.

 

 
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