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    Predefinito 4 marzo - S. Casimiro, principe polacco

    Dal sito SANTI E BEATI:

    San Casimiro Principe polacco

    4 marzo - Memoria Facoltativa

    Cracovia, Polonia, 3 ottobre 1458 – Grodno, Lituania, 4 marzo 1484


    Nasce a Cracovia, nel 1458. Figlio del re di Polonia, appartenente alla dinastia degli Jagelloni, di origine lituana. Quando gli Ungheresi si ribellarono al loro re, Mattia Corvino, e offrirono al tredicenne principe Casimiro la corona, questi vi rinunciò appena seppe che il papa si era dichiarato contrario alla deposizione del regnante. Impegnato in una politica di espansione, re Casimiro IV (1440-1492) diede al terzogenito l'incarico di reggente di Polonia e il principe, minato dalla tubercolosi, svolse il compito senza lasciarsi irretire dalle seduzioni del potere. Non si piegò alle ragioni di Stato quando gli venne proposto dal padre il matrimonio con la figlia di Federico III, per allargare i già estesi confini del regno. Il principe Casimiro non voleva venir meno al suo ideale ascetico di purezza per vantaggi materiali cui non ambiva. Di straordinaria bellezza, ammirato e corteggiato, Casimiro aveva riservato il suo cuore alla Vergine. Si spegne a 25 anni a Grodno (in Lituania) il 4 marzo 1484. Nel 1521 papa Leone X lo dichiarò patrono della Polonia e della Lituania. (Avvenire)

    Patronato: Polonia e Lituania

    Etimologia: Casimiro = che vuole la pace, dal polacco

    Emblema: Corona, Giglio, Pergamena

    Martirologio Romano: San Casimiro, figlio del re di Polonia, che, principe, rifulse per lo zelo nella fede, la castità, la penitenza, la generosità verso i poveri e la devozione verso l’Eucaristia e la beata Vergine Maria e ancora giovane, consunto dalla tisi, nella città di Grodno presso Vilnius in Lituania si addormentò nella grazia del Signore.

    Martirologio tradizionale (4 marzo): A Vilna, nella Lituania, il beato Casimiro Confessore, figlio del Re Casimiro, dal Papa Leone decimo ascritto nel numero dei Santi.

    Il principe Casimiro, soprannominato dai suoi compatrioti “uomo di pace”, nacque a Cracovia il 3 ottobre 1458, terzo dei tredici figli di Casimiro IV, re di Polonia, e di Elisabetta d’Austria, figlia dell’imperatore Alberto II. Il matrimonio tra i due, rivelatasi un’unione felice oltre che fertile, era stato combinato con l’aiuto di Giovanni Dlugosz, storiografo e canonico di Cracovia, religioso schivo ma di grande erudizione e santità. Proprio a lui fu dunque affidata l’educazione di Casimiro quando questi raggiunse l’età di nove anni ed il sacerdote si rivelò un ottimo insegnante, severo al punto giusto, quasi un secondo padre per il piccolo principe.
    Non ancora quindicenne, in seguito alla richiesta da parte della nobiltà ungherese, il padre inviò Casimiro a guidare un esercitò contro il sovrano ungherese, Mattia Corvino. Quando però Casimiro venne a sapere che Mattia disponeva di truppe ben più numerose delle sue e si rese conto di essere stato abbandonato sia dalla nobiltà ungherese che in un primo tempo aveva richiesto il suo intervento, ma anche dalle proprie truppe in diserzione, accolse favorevolmente il consiglio dei suoi ufficiali ed interruppe la spedizione.
    Intanto il pontefice Sisto IV, temendo forse che la guerra rischiasse solo di favorire la causa turca, aveva inoltrato un appello di desistenza al sovrano polacco. Il re, dimostratosi disponibile ad un colloquio di pace, inviò un messaggero al figlio, che però con sua grande vergogna scoprì già ritiratosi. Per castigo fu vietato a Casimiro di fare ritorno a Cracovia e venne rinchiuso per tre mesi nel castello di Dobzki. Nonostante le pressioni del padre e le nuove richieste da parte dei nobili magiari, Casimiro non si lasciò mai più persuadere ad abbracciare le armi.
    Pare che il giovane principe non ambisse a posizioni di governo e preferiva piuttosto attivarsi in favore dei poveri, degli oppressi, dei pellegrini e dei prigionieri. Era solito infatti denunciare al re suo padre tutte le ingiustizie nei confronti dei poveri ed ogni loro necessità di cui veniva a conoscenza. Grande gioia provò quando decise di donare tutti i suoi beni ai bisognosi, che presero a definirlo “difensore dei poveri”.
    La sua vita fu da allora più monastica che principesca, il suo carattere mite ed umile lo spinse ad occuparsi più della Chiesa che della vita di corte. Trascorreva infatti gran parte del suo tempo in chiesa, tra preghiera personale e funzioni liturgiche, spesso dimenticandosi addirittura di mangiare, e di notte tornava a pregare dinnanzi ai portoni chiusi della chiesa. Solitamente gentile con tutti, fu però duro contro gli scismatici: proprio dietro sua insistenza il padre vietò il restauro delle chiese ove essi erano soliti riunirsi. Grande devoto della Madonna, nella sua bara fu posta una copia del suo inno preferito: “Omni die dic Marie”.
    Nessuno riuscì a convincerlo a convolare a nozze con la promessa sposa, una figlia di San Ferdinando III di Castiglia. Egli sosteneva di non conoscere altra salvezza se non in Cristo e profetizzava la sua vicina scomparsa per stare con Lui in eterno. Casimiro morì infatti di tubercolosi, a soli ventisei anni, il 4 marzo 1484 a Grodno. Le sue spoglie trovarono sepoltura nella cattedrale di Vilnius, odierna capitale lituana, ove ancora oggi sono venerate.
    Sulla sua tomba si verificarono moltissimi miracoli ed il re Sigismondo decise di inoltrare al papa Leone X una petizione per richiedere la canonizzazione del principe polacco. Nel 1521 tale papa dichiarò San Casimiro patrono della Polonia e della Lituania, ma fu ufficialmente canonizzato solo nel 1602 dal pontefice Clemente VIII e nel 1621 la sua festa venne estesa alla Chiesa universale. Il culto del santo è rimasto assai vivo anche tra i polacchi ed i lituani emigrati in America.
    Vasta è l’iconografia di questo santo polacco: celebre è il suo ritratto eseguito da Carlo Dolci e molti altri dipinti lo raffigurano con in mano una pergamena, riportante alcune parole del suo inno mariano prediletto, ed un giglio, simbolo di castità. San Casimiro è infatti particolarmente invocato contro le tentazioni carnali.

    Dalla "Vita di san Casimiro", scritta da un autore quasi contemporaneo.

    La carità quasi incredibile, certamente non simulata ma sincera, di cui ardeva verso Dio onnipotente per opera di quello Spirito divino, era talmente diffusa nel cuore di Casimiro, tanto traboccava e dalle profondità del cuore tanto si riversava sul prossimo, che nulla gli era più gradito, nulla più desiderato che donare ai poveri di Cristo, ai pellegrini, ai malati, ai prigionieri, ai perseguitati non solo i propri beni, ma tutto se stesso.
    Per le vedove, gli orfani, gli oppressi fu non solo un protettore, non solo un difensore, ma un padre, un figlio, un fratello. E qui sarebbe necessario scrivere una lunga storia se si volessero descrivere i singoli atti di carità e di grande amore che in lui fiorirono verso Dio e verso gli uomini. In che misura poi egli praticò la giustizia e abbracciò la temperanza, di quanta prudenza fu dotato e da quale fortezza e costanza d'animo fu sostenuto, soprattutto in quell'età più libera nella quale gli uomini di solito sono più sconsiderati e per natura più inclini al male, é difficile dire o pensare.
    Ogni giorno persuadeva il padre a praticare la giustizia nel governo del regno e dei popoli a lui sottomessi. E mai tralasciò di riprendere con umiltà il re se talvolta, per incuria o per debolezza umana, qualcosa veniva trascurato nel governo. Difendeva ed abbracciava come sue le cause dei poveri e dei miserabili, per cui dal popolo veniva chiamato difensore dei poveri. E benché fosse figlio del re e nobile per la dignità della nascita, mai si mostrava superiore nel tratto e nella conversazione con qualsiasi persona, per quanto umile e di bassa condizione. Volle sempre essere considerato fra i miti ed i poveri di spirito, ai quali appartiene il regno dei cieli, piuttosto che fra i potenti e i grandi di questo secolo. Non desiderò il supremo potere, né mai lo volle accettare quando gli fu offerto dal padre, temendo che il suo animo fosse ferito dagli stimoli delle ricchezze, che il nostro Signore Gesù Cristo ha chiamato spine, o fosse contaminato dal contagio delle cose terrene.
    Tutti i suoi domestici e segretari, uomini insigni e ottimi, dei quali alcuni sono ancora viventi e che lo conobbero intimamente, asseriscono e testimoniano che egli visse vergine fino alla fine e vergine chiuse il suo ultimo giorno.(Cap. 2-3; Acta Sanctorum Martii 1, 347-348)

    ORAZIONE

    O Dio onnipotente, che chiami a servirti per regnare con te,
    fa’ che per intercessione di San Casimiro
    viviamo costantemente al tuo servizio
    nella santità e nella giustizia.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
    e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
    per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Autore: Fabio Arduino





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    Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 829-831

    4 MARZO

    SAN CASIMIRO, CONFESSORE

    Innocenza e disprezzo del mondo.


    È dal seno stesso d'una corte mondana che oggi ci viene l'esempio delle più eroiche virtù, san Casimiro è principe di sangue reale; lo circondano tutte le seduzioni della gioventù e del lusso; ciò nonostante, trionfa delle insidie del mondo con la stessa facilità che lo faceva un Angelo esiliato sulla terra. Traiamo profitto da questo spettacolo; e se, in una condizione molto inferiore a quella in cui lo aveva posto la divina Provvidenza, noi abbiamo sacrificato agl'idoli del secolo, infrangiamo ciò che abbiamo adorato e torniamo a servire il solo Padrone che ha diritto ai nostri omaggi.

    Una grande forza d'animo, nelle più basse condizioni della società, pare talvolta avere la sua spiegazione nell'assenza delle tentazioni e nel bisogno di trovare in cielo un appoggio contro la sorte inesorabile; come se, in ogni stato, l'uomo non avesse in sé quegli istinti che, non combattuti, lo trascinerebbero alla depravazione.

    In san Casimiro la forza cristiana appare con tale vigore, da farci persuadere che la sua sorgente non è sulla terra, ma in Dio. È là che dobbiamo attingerla, in questo tempo di rigenerazione. Un giorno, egli preferì la morte al peccato. Fece forse altra cosa, in tale circostanza, di ciò che s'impone al cristiano in ogni ora della sua vita? Ma è tale l'attrattiva del presente, che incessantemente si vedono gli uomini abbandonarsi al peccato, morte dell'anima, non per salvare la vita in pericolo ma per la più futile soddisfazione, a volte contro l'interesse dello stesso mondo, al quale sacrificano tutto il resto; frutto dell'accecamento che la degradazione originale produsse in noi.

    Gli esempi dei Santi ci vengono dati come una fiaccola per illuminarci: serviamoci di questa luce salutare, e, per rialzarci, appoggiamoci ai meriti e all'intercessione degli amici di Dio, che dall'alto del cielo si preoccupano del nostro pericoloso stato con sì tenera compassione.

    VITA. - San Casimiro, figlio del re di Polonia, nacque nel 1458. Fin dalla prima giovinezza si segnalò per la pietà, l'austerità, lo zelo per la propagazione della fede cattolica, la carità verso i poveri e la castità che sempre custodì. Dopo aver predetto il giorno in cui doveva morire, s'addormentò nella pace di Dio a Vilna, all'età di venticinque anni. Sulla sua tomba si molti-plicarono numerosi miracoli. Quindi Leone X iscrisse il giovane principe nel catalogo dei Santi.

    Elogio e preghiera.

    Riposa ora in seno all'eterna felicità, tu che le grandezze della terra e le delizie di tutte le corti non distolsero mai dal grande oggetto che aveva rapito il tuo cuore. Avesti una vita breve nella durata, ma feconda di meriti. Tutto dedito al ricordo d'una patria migliore, quella di quaggiù mai attirò i tuoi sguardi; e non vedevi l'ora di rivolare a Dio, come se egli ti avesse solo prestato alla terra. Non fu esente la tua vita innocente dai rigori della penitenza: tanto era vivo in te il timore di soccombere alle attrattive dei sensi! Fa' che comprendiamo il bisogno che abbiamo d'espiare i peccati che ci hanno allontanati da Dio. Tu preferisti morire piuttosto che offendere Dio; distaccaci dal peccato, il più gran male dell'uomo, perché esso è anche il male di Dio. Assicura i frutti di questo santo tempo, che ci è accordato perché facciamo una buona volta penitenza.

    Dalla gloria ove regni, benedici la cristianità che ti onora; ma sopra tutto ricordati della tua patria terrena. Un tempo, essa ebbe l'onore di costituire una diga sicura per la Chiesa contro lo scisma, l'eresia e l'infedeltà; allevia i suoi mali, liberala dal giogo e, riaccendendo in essa l'antico zelo della fede, preservala dalle seduzioni da cui è minacciata.

    Urna argentea di S. Casimiro, Cappella di S. Casimiro, Vilnius, Lituania

    Cappella di S. Casimiro, Vilnius, Lituania

    Icona di S. Casimiro (con tre mani) posta al di sotto dell'urna del Santo, Cappella di S. Casimiro, Vilnius, Lituania

    Apertura del sarcofago del Santo, Cappella di S. Casimiro, Vilnius, Lituania

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    Carlo Dolci, S. Casimiro, XVII sec., Palazzo Pitti, Firenze

    Autore ignoto, S. Casimiro, 1520 circa, Lithuanian Art Museum, Vilnius

    Daniel Schultz Il Giovane, S. Casimiro Jagellonico, 1670, Chiesa degli Osservanti Riformati, Cracovia

    Suor Mercedes, S. Casimiro, 1984, Collezione delle Suore di S. Casimiro, Chicago

    Suor Mercedes, S. Casimiro, 1984, Collezione delle Suore di S. Casimiro, Museo della cultura lituana

  6. #6
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    Predefinito Omni die dic Mariae Mea - Inno amato da S. Casimiro (e che si crede da lui composto)

    Omni die, dic Mariae mea laudes anima; eius festa, eius gesta cole splendidissima.

    Pulchra tota, sine nota cuiuscumque maculae, fac me mundum et iucundum te laudare sedulae.

    Ut sim castus et modestus, dulcis, blandus, sobrius, pius, rectus, circuspectus, simultatim nescius.

    Eruditus et munitus divinis eloquiis, timoratus et ornatus sacris exercitiis.

    Virgo sancta, cerne quanta perferamus iugiter tentamenta et sustenta nos ut stemus fortiter.

    Esto tutrix et adiutrix christiani populi; pacem praesta ne nolesta nos perturbent saecula.

    Amen

    ********
    Traduzione:

    Ogni giorno, anima mia, canta le lodi di Maria; venera le sue feste e i suoi misteri splendenti.

    Tutta pura, senza segno di una sola macchia, fà che io ti lodi con cuore puro e lieto.

    Fa che io rimanga casto, modesto, dolce, longanime, devoto, leale, scaltro e nello stesso tempo semplice.

    Fa che io sia colto e rafforzato dalla parola di Dio, pieno di attenzione e fedeltà nel seguirlo.

    Vergine santa, guarda quanti pericoli dobbiamo sempre incontrare; sostienici, affinchè rimaniamo saldi e sicuri.

    Proteggi ed aiuta il popolo cristiano, ottienici pace, affinchè i tempi cattivi non ci turbino.

    Amen

  8. #8
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    Predefinito versione integrale dell'inno

    1. Omni die dic Mariae
    Mea laudes anima:
    Ejus festa, ejus gesta
    Cole devotissima.

    2. Contemplare et mirare
    Ejus celsitudinem:
    Dic felicem genitricem,
    Dic beatam Virginem.

    3. Ipsam cole, ut de mole
    Criminum te liberet,
    Hanc appella, ne procella
    Vitiorum superet.

    4. Haec persona nobis dona
    Contulit coelestia;
    Haec regina nos divina
    Illustravit gratia.

    5. Lingua mea, dic trophaea
    Virginis puerperae,
    Qaue inflictum maledictum
    Miro transfert germine.

    6. Sine fine dic Reginae
    Mundi laudum cantica,
    Ejus bona semper sona,
    Semper illam praedica.

    7. Omnes mei sensus ei
    Personate gloriam;
    Frequentate tam beatae
    Virginis memoriam.

    8. Nullus certe tam disertae
    Extat eloquentiae,
    Qui condignos promat hymnos
    Ejus excellentiae.

    9. Omnes laudent, unde gaudent,
    Matrem Dei Virginem;
    Nullus fingat, quod attingat
    Ejus celsitudinem.

    10. Sed necesse, quod prodesse
    Piis constat mentibus.
    Ut intendam, quo impendam
    Me ipsius laudibus.

    11. Quamvis sciam, quod Mariam
    Nemo digne praedicet,
    Tamen vanus et insanus
    Est, qui illam reticet.

    12. Cujus vitae eruditae
    Disciplina coelica,
    Argumenta et figmenta
    Destruxit haeretica.

    13. Hujus mores tanquam flores,
    Exornant ecclesiam
    Actiones et sermones
    Miram praestant gratiam.

    14. Evae crimen nobis limen
    Paradisi clauserat,
    Haec dum credit et oboedit,
    Coeli claustra reserat.

    15. Propter Evam homo saevam
    Accepit sententiam:
    Per Mariam habet viam,
    Quae ducit ad patriam.

    16. Haec amanda et laudanda
    Cunctis specialiter:
    Venerari et precari
    Illam decet jugiter.

    17. Ipsa donet, ut, quod monet
    Natus ejus, faciam:
    Ut finita carnis vita,
    Laetus hunc aspiciam.

    18. O, cunctarum feminarum
    Decus atque gloria!
    Quam electam et evectam
    Scimus super omnia.

    19. Clemens audi, tuae laudi
    Quos instantes conspicis:
    Munda reos, et fac eos
    Donis dignos coelicis.

    20. Virga Jesse, spes oppressae
    Mentis et refugium;
    Decus mundi, lux profundi,
    Domini sacrarium.

    21. Vitae forma, morum norma,
    Plenitudo gratiae:
    Dei templum, et exemplum
    Totius justitiae.

    22. Virgo salve, per quam valvae
    Coeli patent miseris:
    Quam non flexit,. nec allexit
    Fraus serpentis veteris.

    23. Generosa et formosa
    David regis filia,
    Quam elegit Rex, qui regit
    Et creavit omnia.

    24. Gemma decens, Rosa recens;
    Castitatis lilium:
    Castum chorum ad polorum
    Quae perducis gaudium.

    25. Actionis et sermonis
    Facultatem tribue,
    Ut tuorum meritorum
    Laudes promam strenue.

    26. Opto nimis, ut imprimis
    Des mihi memoriam,
    Ut decenter et frequenter
    Tuam cantem gloriam.

    27. Quamvis muta et polluta
    Mea sciam labia:
    Praesumendum nec silendum
    Est de tua gratia.

    28. Virgo gaude, omni laude
    Digna et praeconio:
    Quae damnatis libertatis
    Facta es occasio.

    29. Semper munda et foecunda,
    Virgo tu puerpera
    Mater alma, velut palma
    Florens et fructifera.

    30. Tuo flore et decore
    Recreari cupimus;
    Cujus fructu nos a luctu
    Liberari credimus.

    31. Pulchra tota, sine nota
    Cujuscumque maculae
    Fac nos mundos et jucundos,
    Te laudare sedule.

    32. O beata, per quam data
    Nova mundo gaudia
    Et aperta, fide certa,
    Regna sunt coelestia.

    33. Per te mundus laetabundus,
    Novo fulget lumine,
    Antiquarum tenebrarum
    Exutus caligine.

    34. Nunc potentes sunt egentes,
    Sicut olim dixeras:
    Et egeni fiunt pleni,
    Ut tu prophetaveras:

    35. Per te morum nunc pravorum
    Relinquuntur devia:
    Doctrinarum perversarum
    Pulsa sunt ludibria.

    36. Mundi luxus atque fluxus
    Docuisti spernere:
    Deum quaeri, carnem teri,
    Vitiis resistere.

    37. Mentis cursum tendi sursum,
    Pietatis studio
    Corpus angi, motus frangi,
    Pro coelesti praemio.

    38. Tu portasti, inter casti
    Ventris claustra, Dominum
    Redemptorem, qui honorem
    Nobis reddit pristinum.

    39. Mater facta, sed intacta,
    Genuisti Filium,
    Regem regum, atque rerum
    Creatorem omnium.

    40. Benedicta, per quam victa
    Hostis est versutia:
    Destitutis spe salutis
    Datur indulgentia.

    41. Benedictus Rex invictus,
    Cujus Mater crederis:
    Increatus ex te natus,
    Nostri salus generis.

    42. Reparatrix, consolatrix
    Desperantis animae!
    A pressura, quae ventura
    Malis est, me redime.

    43. Pro me pete, ut quiete
    Sempiterna perfruar;
    Ne tormentis comburentis
    Stagni miser obruar.

    44. Quod requiro, quod suspiro,
    Mea sana vulnera,
    Et da menti te poscenti,
    Gratiarum munera.

    45. Ut sim castus, et modestus,
    Dulcis, blandus, sobrius,
    Pius, rectus, circumspectus,
    Simultatis nescius:

    46. Eruditus et munitus
    Divinis eloquiis,
    Timoratus et ornatus
    Sacris exercitiis.

    47. Constans, gravis, atque suavis,
    Benignus, amabilis:
    Simplex, purus et maturus,
    Patiens et humilis:

    48. Corde prudens, ore studens
    Veritatem dicere:
    Malum nolens, Deum colens
    Pio semper opere.

    49. Esto tutrix et adjutrix
    Christiani populi:
    Pacem prsesta, ne molesta
    Nos perturbent saeculi.

    50. Salutaris stella maris,
    Summis digna laudibus,
    Quae praecellis cunctis stellis,
    Atque luminaribus.

    51. Tua dulci prece fulci
    Supplices et refove:
    Quidquid gravat vel depravat
    Mentes nostras, remove.

    52. Virgo gaude, quod de fraude
    Daemonum nos liberas:
    Dum in vera et sincera
    Carne Deum generas.

    53. Illibata et dotata
    Coelesti progenie,
    Gravidata, nec privata
    Flore pudicitiae.

    54. Nam quod eras, perseveras,
    Dum intacta generas:
    Illum tractans, atque lactans,
    Per quem facta fueras.

    55. Commendare me dignare
    Christo, tuo Filio:
    Ut non cadam, sed evadam
    De mundi naufragio.

    56. Fac me mitem, pelle litem,
    Compesce lasciviam:
    Contra crimen da munimen,
    Et mentis constantiam.

    57. Non me liget, nec fatiget
    Saeculi cupiditas:
    Quae indurat et obscurat
    Mentes sibi subditas.

    58. Nunquam ira, nunquam dira
    Me vincat elatio:
    Quae multorum fit malorum
    Frequenter occasio.

    59. Ora Deum, ut cor meum
    Sua servet gratia:
    Nec antiquus inimicus
    Seminet zizania.

    60. Da levamen, et juvamen
    Tuum illis jugiter,
    Tua festa, tua gesta
    Qui colunt alacriter. Amen.

  9. #9
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    Questo grande Santo, chiaramente antiecumenista, indicò in maniera palese come ci si doveva comportare con gli scismatici c.d. ortodossi: Solitamente gentile con tutti, fu però duro contro gli scismatici: proprio dietro sua insistenza il padre vietò il restauro delle chiese ove essi erano soliti riunirsi.

  10. #10
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    St. Casimir

    Prince of Poland, born in the royal palace at Cracow, 3 October, 1458; died at the court of Grodno, 4 March, 1484. He was the grandson of Wladislaus II Jagiello, King of Poland, who introduced Christianity into Lithuania, and the second son of King Casimir IV and Queen Elizabeth, an Austrian princess, the daughter of Albert II, Emperor of Germany and King of Bohemia and Hungary. Casimir's uncle, Wladislaus III, King of Poland and Hungary, perished at Varna in 1444, defending Christianity against the Turks. Casimir's elder brother, Wladislaus, became King of Bohemia in 1471, and King of Hungary in 1490. Of his four younger brothers, John I, Albert, Alexander, and Sigismund in turn occupied the Polish throne, while Frederick, the youngest, became Archbishop of Gnesen, Bishop of Cracow, and finally cardinal, in 1493. The early training of the young princes was entrusted to Father Dlugosz, the Polish historian, a canon at Cracow, and later Archbishop of Lwów (Lemberg), and to Filippo Buonaccorsi, called Callimachus. Father Dlugosz was a deeply religious man, a loyal patriot, and like Callimachus, well versed in statecraft. Casimir was placed in the care of this scholar at the age nine, and even then he was remarkable for his ardent piety. When Casimir was thirteen he was offered the throne of Hungary by a Hungarian faction who were discontented under King Matthias Corvinus. Eager to defend the Cross against the Turks, he accepted the call and went to Hungary to receive the crown. He was unsuccessful, however, and returned a fugitive to Poland. The young prince again became a pupil of Father Dlugosz, under whom he remained until 1475. He was later associated with his father who initiated him so well into public affairs that after his elder brother, Wladislaus, ascended to the Bohemian throne, Casimir became heir-apparent to the throne of Poland. When in 1479 the king went to Lithuania to spend five years arranging affairs there, Casimir was placed in charge of Poland, and from 1481 to 1483 administered the State with great prudence and justice. About this time his father tried to arrange for him a marriage with the daughter of Frederick III, Emperor of Germany, but Casimir preferred to remain single. Shortly afterwards he fell victim to a severe attack of lung trouble, which, weak as he was from fastings and mortifications, he could not withstand. While on a journey to Lithuania, he died at the court of Grodno, 4 March 1484. His remains were interred in the chapel of the Blessed Virgin in the cathedral of Vilna.

    St. Casimir was possessed of great charms of person and character, and was noted particularly for his justice and chastity. Often at night he would kneel for hours before the locked doors of churches, regardless of the hour or the inclemency of the weather. He had a special devotion to the Blessed Virgin, and the hymn of St. Bernard of Clairvaux, "Omni die dic Marix mea laudes anima", was long attributed to him. After his death he was venerated as a saint, because of the miracles wrought by him. Sigismund I, King of Poland, petitioned the pope for Casimir's canonization, and Pope Leo X appointed the papal legate Zaccaria Ferreri, Bishop of Guardalfiera, the Archbishop of Gnesen, and the Bishop of Przemysl to investigate the life and miracles of Casimir. This inquiry was completed at Turn in 1520, and in 1522 Casimir was canonized by Adrian VI. Pope Clement VIII named 4 March as his feast. St. Casimir is the patron of Poland Lithuania, though he is honoured as far as Belgiumand Naples. In Poland and Lithuania churches and chapels are dedicated to him, as at Rozana and on the River Dzwina near Potocka, where he is said to have contributed miraculously to a victory of the Polish army over the Russians. In the beginning of the seventeenth century King Sigismund III began at Vilna the erection of a chapel in honour of St. Casimir, which was finished under King Wladislaus IV. The building was designed by Peter Danckerts, of the Netherlands, who also adorned the walls with paintings illustrating the life of the saint. In this chapel is found an old painting renovated in 1594, representing the saint with a lily in his hand. Two other pictures of the saint are preserved, one in his life by Ferreri, and the other in the church at Krosno in Galicia.

    Bibliography

    POTTHAST, Biblotheca historica medii ævi, Wegweiser (2nd ed.), 1236; CHEVALIER, Bio-bibl., s. v.; ESTREICHER, Bibliografia poloka (Cracow, 1903), XIX, 210-12; PRILESZKY, Acta sanctorum Hungariæ (Tyrnau, 1743), I, 121-32; FERRERI, Vita beati Casimiri confessoris ex serenissimis Poloniæ regibus (Cracow, 1521) in Acta SS., March, I, 347-51; ST. GREGORY, Miracula S. Casimiri in Acta SS., March, I, 351-57; IDEM, S. Casimiri theatrum seu ipsius prosapia, vita, miracula (Vilna, 1604); CIATI, La santità prodigiosa di S. Casimiro (Luccoa, 16..); Officium S. Casimiri confessoris M. D. Lithuaniæ patrini (Vilna, 1638); COLLE, Compendio della vita di S. Casimiro (Palermo, 1650); TYSZKIEWICZ, Królewska droga do nisba albo zycie sw. Kazimierza (Warsaw, 1752); Sw. Kazimier, in Przyjaeiel ludu (Lissa, 1846), XIII; PEKALSKI, Zywoty sw. Patronów polskich (Cracow, 1866); PRZEZDZIECKI, Oraison de saint Casimir à la très sainte Vierge (Cracow, 1866); LESZEK, Zywot sw. Kazimierza Jagiellonczyka (Cracow, 1818); PALLAN, Sw. Kazimierz (Tarnów, 1893); PAPÉE, Swiety Kazimierz królewicz polski (Lemberg, 1902); PAPÉE, Studya i szkice z czasów Kazimierza Jagiellonczyka (Warsaw, 1907), 141-54.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. III, 1908, New York

 

 
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