MOVIMENTO PER L'INDIPENDENZA DELLA SICILIA
fondato nel 1943
- CUMUNICATU STAMPA -
INTITOLARE STRADE AGLI INDIPENDENTISTI PER SEPPELLIRLI DEFINITIVAMENTE?
Ci giunge notizia che il Sindaco di Catania, il napoletano Prof. Scapagnini, avrebbe autorizzato l'intitolazione di due strade della borgata di Ognina ad Antonio Canepa e Concetto Gallo, scomparsi comandanti dell'EVIS (Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia), il primo caduto in un'imboscata dei Carabinieri italiani, il secondo perseguitato tutta la vita dalla "giustizia" dello Stato Italiano.
Il fatto, promosso e salutato con favore dall'Mpa ed in specie dalla corrente interna denominata "nazionalisti siciliani", necessita di approfondite riflessioni.
Innanzitutto, chi e perché ha chiesto queste intitolazioni.
Il termine di "nazionalisti siciliani" già ci risulta inadeguato, in quanto non è con un "nazionalismo" (termine pregno di tristi ricordi per l'intera umanità, e in specie per il continente europeo) che si può dare un futuro alla Sicilia.
Comunque, è una "conquista" dell'Mpa, e di certo non è un gesto spontaneo. Perché è la corrente dei "nazionalisti" a mendicare all'Mpa, e questo ad imporre alla amministrazione comunale, con qualche semplice (e legale) ricattuccio politico.
Diciamolo subito: è tremendo che l'intitolazione di strade al nome di due EROI debba passare per giochetti di segreteria come MERCE DI SCAMBIO. È un modo per insozzarne il nome e la memoria.
Noi indipendentisti riteniamo che l'intitolazione di strade ai grandi siciliani, ed in specie a quei patrioti che hanno servito la Nazione Siciliana anche a costo della vita, dovrà essere un moto spontaneo e diffuso del Popolo Siciliano, quando la LIBERTÀ per cui Canepa, Gallo e tanti altri hanno lottato, sarà raggiunta.
Peraltro, bisogna vedere quali strade (saranno budelli secondari della bellissima borgata marinara, recentemente immortalata in un film-tv egregiamente interpretato da Giuseppe Fiorello e Gilberto Idonea, quest'ultimo volontario esule da una città i cui amministratori si sono troppo facilmente dimenticati di lui?) porteranno il nome di Canepa e Gallo.
E quale sarà la dicitura completa? Saranno ricordati sulla targa toponomastica come "docente universitario" il primo e "commerciante" il secondo, o verrà correttamente indicato il ruolo dei due, di COMANDANTI DELL'EVIS, con i nomi di MARIO TURRI e SECONDO TURRI?
L'EVIS, pur citato nel trionfante comunicato dell'Mpa, va ricordato con attenzione e rispetto. E bisogna soprattutto dire di cosa era emanazione.
L'EVIS fu una struttura della LEGA GIOVANILE SEPARATISTA presieduta da Guglielmo Paternò Castello di Carcaci. Più precisamente, nacque come autentica forza regolare belligerante (ai sensi della convenzione di Ginevra, avendo una sua struttura, divise regolari, campi d'addestramento) quale filiazione della "Guardia alla Bandiera" dell'avv. Francesco Restuccia.
Quale bandiera? L'obliata bandiera della lotta, quella che ogni anno garrisce sul cippo di contrada Murazzu Ruttu, ove vennero barbaramente trucidati Canepa insieme a Carmelo Rosano (il cui omonimo cugino è recentemente scomparso dopo decenni di lotte per la tutela del nome e dell'onore dell'illustre congiunto) e Giuseppe Lo Giudice, precedendo di alcuni giorni altri nostri combattenti: Francesco Ilardi, Pasquale Macaione, Raffaele Di Liberto, quest'ultimo caduto combattendo proprio al fianco di Secondo Turri (Gallo). E ove, ogni anno, in occasione della commemorazione dell'eccidio, l'on. Lombardo e il "leader" dei "nazionalisti siciliani" arch. Vecchio non inviano nemmeno un saluto, un fiore.
La bandiera che, oggi, compare nel simbolo del Movimento per l'Indipendenza della Sicilia, la bandiera che, originata nel novantennale Vespro come l'altra, con il rosso e giallo in tralice (poi invertiti "ad hoc" nella legge regionale del 2000), è rappresentata dalle nove strisce giallo-rosse con la trinakria d'oro su sfondo blu.
Ma è lo stesso MIS, cui Canepa e Gallo appartenevano (quest'ultimo fu eletto proprio nelle liste del Movimento come deputato alla Costituente e alla prima Assemblea Regionale) ad essere chirurgicamente rimosso dalle parole della summenzionata velina "autonomista-nazionalista", sostituito con un generico quanto improbabile ed inesistente "movimento sicilianista". Del resto, "sicilianista" può definirsi un tedesco o un siciliano, non di certo un siciliano, che "sicilianista" dovrebbe essere di natura, e questo la dice lunga sugli effettivi sentimenti di questi "neo-autonomisti".
I quali non mancano di esprimere il proprio disappunto avverso la quella REALTÀ che è la esistenza, persistenza, resistenza del MOVIMENTO PER L'INDIPENDENZA DELLA SICILIA (cha anzi dopo il recente ritorno nell'agone politico sta incontrando sempre crescenti ed entusiastiche adesioni), fatto oggetto di ostinate e ripetute (quanto vane) cancellazioni delle proprie pagine sull'enciclopedia on-line WIKIPEDIA e di messaggi di insulti e poco velate minacce da parte di esponenti (o sedicenti tali) proprio dell'Mpa.
Il testo diffuso nella giornata odierna dall'Mpa si intitola "la Sicilia torna ai Siciliani", ma ci sembra quanto meno un'esagerazione, se non una vera propria bestemmia. La Sicilia tornerà ai Siciliani solo quando la Nazione Siciliana tornerà ad essere uno Stato indipendente, quello stesso che venne abrogato 190 anni addietro e il cui ultimo tentativo di reviviscenza, prima del 1943 (anno cui venne fondato il MIS), venne affogato nel sangue dai cannoneggiamenti sabaudi cinquanta anni dopo, nel 1866.
La Sicilia tornerà ai Siciliani solo quando si compirà l'attuale processo di decolonizzazione (politica, economica, culturale) promosso dal MIS, e si potrà esercitare l'inalienabile diritto di autodeterminazione dei popoli.
Per ora, vediamo solo colonialismo, assimilazionismo, ascarismo. Anche e soprattutto da parte di quei gurkha, di quei sepoy travestiti da "sicilianisti", che inneggiano al ponte sullo Stretto e agli inceneritori, con l'effetto serra che minaccia da presso l'ecosistema siciliano, che rimangono inerti innanzi al perdurante sterminio delle nostre prerogative culturali e linguistiche e predazione delle nostre risorse lavorative, naturali, minerarie, scippati del nostro petrolio e assassinati dal raffinare quello altrui, proprio mentre in Nigeria si lotta per le stesse ragioni, e la Bielorussia, cui manifestiamo la nostra più piena ed incondizionata solidarietà, vede la propria sovranità attentata per motivi e modalità analoghi dalla "madre Russia" anche tramite il poderoso bombardamento mediatico italiano che ben conosciamo.
Per i "neo-autonomisti", diciamocelo chiaramente, richiedere la restituzione dell'Afrodite trafugata a Morgantina e intitolare due strade a personaggi che financo sconoscono è una MERA MERCIFICAZIONE dell'orgoglio e della lotta per la libertà della Sicilia. La lotta degli indipendentisti di ieri e oggi che, con la spirito dei combattenti dell'EVIS ma con metodi nonviolenti, porterà comunque alla INDIPENDENZA.
L'indipendenza dall'Italia, né più né meno. Perché noi, come Canepa e Gallo, rifiutiamo il tricolore cui ha inneggia nel suo discorso di fine anno il Capo dello Stato Italiano, lo stesso tricolore che campeggia nel simbolo dell'Mpa dopo aver sostituito repentinamente la sagoma dell'Isola di Trinakria.
Perché (pur rispettando noi ogni bandiera, compresa quella italiana-napoleonica) quel vessillo tricolore è l'insanguinato e lugubre simbolo del martirio subito da ogni siciliano spentosi mostrando la fronte al sole e sorridendo all'avvenire, quando ucciso dall'ingiustizia italiana.
Il pensiero, ad esempio, ci va corre al grande storico Antonello Germanà Di Stefano, spentosi per l'infamia che lo inseguì senza che vi fosse un giusto Stato a difendere e tutelare una perla di Sicilia che pure aveva, con attaccamento alla Patria Siciliana ed al suo sacro suolo, rifiutato le "sirene" che lo richiamavano all'estero.
Così come va ad ogni nostro giovane che schianta la propria vita bruciata nella follia di un attimo per la mancanza di una società che lo tuteli e gli insegni il valore della vita e della propria identità.
E quindi la nostra lotta è, principalmente, una lotta di giustizia. In nome dei morti e per il futuro dei vivi.
Siano essi i lavoratori dell'Istituto musicale "Bellini" di Catania, i cittadini vessati dal ticket e dalla malasanità che li uccide ogni giorno, o i commercianti e piccoli imprenditori spazzati via dalla nuova finanziaria, che li tassa pesantemente, quando rappresentano, assieme al turismo di sussistenza, l'unica categoria economicamente produttiva in Sicilia, dopo le pesanti campagne di deindustrializzazione e di annientamento della nostra agricoltura di qualità.
Portando la Sicilia sull'orlo del collasso, con l'imperante presenza delle catene di grande distribuzione estere, che ci impongono consumi spropositati assieme al salasso-illusione di lotterie e scommesse, mentre non possiamo più produrre (la base della politica keynesiana, di cui Henry Ford fu splendido interprete), costretti a dipendere da quelle istituzioni finanziarie apolidi che ci hanno sottratto il nostro sistema bancario in nome dell'ultraliberismo sostenuto quale unico viatico contro la mafia (sic!) e che, in cambio dell'illusoria liquidità monetaria incrementata dall'inganno-euro, stanno progressivamente scippando ai siciliani ciò che loro rimane: le proprietà immobiliari ipotecate, le loro stesse case, sulle quali vigono già pesanti tasse, incrementate anche a carico dei ceti meno abbienti, della “prima casa”, proprio dalla stessa finanziaria.
Diventando quindi noi Siciliani ospiti in casa nostra, su una terra che ci è stata sottratta dal mercenario Garibaldi con l'imposizione del plebiscito-truffa tramite la violenza dei suoi miliziani rossovestiti.
Ed è la violenza, quella della mafia che è strumento di oppressione colonialista, contro cui non si alza la voce di questi sedicenti "paladini dell'autonomia". Perché il colonialismo italiano non è stato tipico solo dei primi governi del dopoguerra, ma dura tutt'oggi con progressive recrudescenze. Esso è nato con l'invasione italiana (dopo una dura fase di colonialismo borbonico, contro cui pure nel 1848 era rinata la Sicilia che «sarà sempre Stato Indipendente», secondo lo Statuto voluto da Ruggero Settimo, Padre della Patria Siciliana) e contro esso i Canepa, i Finocchiaro Aprile, i Gallo, i Rosano, i Tasca, i Carcaci, i Castrogiovanni, e centinaia di migliaia di siciliani opposero la sola, unica, grande idea, l'unico vero anelito ed aspirazione massima di un popolo, l'indipendenza.
Non giochino, quindi, i signori dell'Mpa con i nomi, i concetti, la storia. Nessuno in Sicilia è mai morto per una Sicilia "più autonoma", e non compierebbero tale sacrificio essi stessi. Che pure, nei decenni passati, hanno ricoperto incarichi di responsabilità (come pure panche in tribunale o in carcere) senza alzare un refolo di voce per la Sicilia. È quindi una non credibile "folgorazione sulla via di Damasco" in tarda età o pura necessità di cooptare i voti dei siciliani appassionati ed ingenui?
Questo «autonomismo» è un antidoto alle migliori aspirazioni del Popolo Siciliano, oltreché una semplice opzione di opportunismo politico con la specifica funzione di "ammaestrare" l'elettorato evitando che possa rivolgersi a quella forza di popolo, il MIS, che realmente tende alla liberazione della Nazione Siciliana dal giogo coloniale italiano.
I destini della Sicilia devono tornare nelle mani dei Siciliani, non essere "gestiti" e "difesi" da una qualsivoglia fazione politica d'origine italiana, che pure non ha rispetto per le diversità d'opinioni ed umori dei siciliani, imponendo loro "decisioni preconfezionate", quando la Sicilia dovrà solo dopo l'indipendenza costituire il proprio sistema di partiti, quello che i partiti italiani hanno impedito che nascesse all'indomani dell'Autonomia - altro che il "partito autonomista" inneggiato da Lombardo!
Il "trucco" di costoro è fingere un autonomismo per ingannare ed anestetizzare i Siciliani che di pazienza ne hanno avuta fin troppa, e che non si lasceranno raggirare anche questa volta da sigle prive di contenuti, da personaggi che delle aspirazioni e delle sofferenze di questa terra tutto sconoscono, oltre ad ignorare le origini di lotta e sangue indipendentista di quell'autonomia vituperata, vilipesa, offesa al pari della Sicilia tutta.
È assolutamente ridicolo e disonesto cercare (o peggio fingere di cercare) soluzioni all'interno dell'intricato e malefico sistema coloniale, fomentando invidie, campanilismi interni, individualismi. L'unica chiave d'accesso ad un benessere duraturo e diffuso è l'indipendenza.
La Sicilia, oggi, è ben lontana da ogni forma di autonomia, quella che tutela la lingua locale, dà vita a federazioni sportive autonome, leggi proprie, moneta propria. E non può esistere nessuna forma di autonomia in associazione allo Stato Italiano, costantemente in malafede con intenti di sfruttamento ed oppressione. Non esiste una "via italiana" al benessere e alla libertà per la Sicilia.
Non sono autonomi loro stessi "autonomisti". Strettamente legati ad una coalizione, come su essa rappresentasse il "bene" contrapposto al "male" dell'altra (quando invece per la Sicilia entrambe rappresentano l'estraneità dell'oppressore), hanno ricevuto recentemente una lezione di indipendenza proprio dal partito da cui in massima parte provengono, l'Udc, che ha lasciato la coalizione di centrodestra con un lodevole gesto di indipendenza politica, preferendo peraltro organizzare la propria manifestazione nella Capitale Siciliana, Palermo, invece che unire le proprie bandiere ai tricolori, come fatto dall’Mpa.
E nel nome dell'indipendenza, in primis come soggetto politico, e con la continuità ideale con gli ideali dell'EVIS, il MIS consacra oggi la propria attività ribadendo la netta sua collocazione politica, propria di ogni movimento di liberazione nazionale, al di fuori della logica di questo o quel partito, ma impegnato ora più che mai a perseguire esclusivamente gli interessi della Nazione Siciliana e del Popolo Siciliano; senza presunzione di isolamento ma anzi ribadendo l'assoluta doverosità del confronto e del dialogo, tenendo in considerazione la possibilità, pratica e già praticata dal MIS, di accordi tecnici e paritari entro delimitati ambiti territoriali e programmatici con tutte quelle forze politiche, siciliane, italiane ed europee, senza qualsivoglia pregiudizio aprioristico, aperte alla realizzazione del benessere per i siciliani quale anticamera dell'autentica libertà.
Non con la strumentalizzazione della memoria e della protesta, e quindi il seppellire il nome dei Grandi Patrioti in pile di pratiche ammuffite e dietro targhe di convenienza, neutralizzandone il messaggio ed il sacrificio, ma proprio raccogliendone il testimone vivificandone il cammino, il sogno diverrà realtà, la Sicilia tornerà dei Siciliani e sarà nazione indipendente.
Catania, 10 jinnaru 2007
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Andrea Finocchiaro Aprile, 1944