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  1. #1
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    Predefinito Come Umberto II diseredò Vittorio Emanuele

    Corrispondenza tra Umberto II e suo figlio Vittorio Emanuele, in cui traspare inequivocabile la contrarietà del Re al matrimonio e le sanzioni di carattere dinastico che avrebbero colpito Vittorio Emanuele. Tratte dal sito www.realcasadisavoia.it






    C. J.
    Vigliano e Prunas portano a Vittorio la mia lettera di cui ti unisco copia,
    come d’intesa.
    Sono sicuro che vorrai far notare a Vittorio l’importanza di questa lettera!
    Ti abbraccio,
    Tuo U.
    Nizza 24 I ‘60
    P.S. Se potrò, alla fine di febbraio vorrei tornare a Courchevel, spero trovarvi
    anche Vittorio!
    U.

  2. #2
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    Cascais, 25 gennaio 1960



    Caro Vittorio, come già ti dissi nel novembre scorso a Cascais, poiché in questi giorni si parla con maggiore insistenza e ne fa larga eco la stampa italiana e straniera, d’un tuo eventuale matrimonio con la sig.na Dominique Claudel, (voci che arrecano tanto danno a te, a me e alla intera famiglia), ti scrivo questa lettera in modo che tu sappia con esattezza in quale situazione verresti a trovarti se decidessi di sposare la sig.na Claudel.
    Tale precisazione si richiama alla legge della nostra Casa, vigente da ben 29 generazioni e rispettata dai 43 Capi Famiglia, miei predecessori, succedutisi secondo la legge Salica attraverso matrimoni contratti con famiglie di Sovrani. Tale legge, io 44mo Capo Famiglia, non intendo e non ho diritto di mutare, nonostante l’affetto per te. Ma se anche mancassi al mio dovere, sarebbe vano, perché nessuno potrebbe riconoscere valido il mio operato.
    Il tuo matrimonio con la sig.na Claudel porterebbe come conseguenza la tua decadenza da qualsiasi diritto di successione come Capo della Casa di Savoia e di pretensione al trono d’Italia, perdendo i tuoi titoli e il tuo rango e riducendoti alla situazione di privato cittadino.
    Percio’ tutti i diritti passerebbero immediatamente a mio nipote Amedeo, Duca d’Aosta.
    Siffatta irrevocabile decisione, a cui dovrei giungere con dolore, ma con fermezza, sarebbe da me comunicata ai singoli componenti della nostra casa, a tutti i Sovrani e ai Capi delle famiglie Reali, nonché portata a conoscenza degli Italiani, relativamente anche alla tua decadenza dall’attuale titolo di principe di Napoli.
    Voglio sperare, per l’affetto che ti porto e per il tuo bene, che su quanto ti ho scritto dopo matura ponderazione, presterai quell’attenzione che meritano le gravi decisioni della vita, sopratutto quelle definitive, giacché per me e per le tradizione religiosa della nostra Casa, il matrimonio è un sacramento indissolubile. Quindi la tua decisione di oggi ti apre o chiude per sempre la prospettiva della successione ad ogni mi diritto.

    Ti abbraccio affettuosamente.


    Tuo Papà



    P.S. Perché tu abbia presenti tutti gli elementi per la decisione che renderai, voglio precisarti anche quali ne sarebbero le conseguenze dato patrimoniale; quantunque ogni considerazione di carattere materiale
    deve essere secondaria a quelle di carattere morale:
    I°. Mutando il mio attuale testamento, il mio patrimonio verrebbe a suo
    tempo diviso in parti eguali fra te e le tue sorelle, giacché non vi
    sarebbe più alcuna ragione per un particolare trattamento a tuo favore;
    II°. Lo stesso verrebbe evidentemente per ogni altro cespite di cui per
    eredità, donazione o altra causa venissi in prosieguo a possedere;
    III°. Le persone che avevano disposto di lasciarti loro erede universale
    in quanto mio successore, mi hanno già comunicato che revocherebbero
    immediatamente tale loro determinazione;
    IV°. Quegli amici italiani che in questi difficili anni mi hanno aiutato,
    hanno già fatto sapere in forma se pur molto riguardosa, ben ferma,
    che sospenderebbero ogni ulteriore invio, cosa che forse mi costringerebbe
    a ridurre il tuo assegno mensile. Senza dir poi del grave danno
    che tale decisione degli amici italiani porterebbe alle tue sorelle.
    V°. Del pari gli eventuali diritti che mi pervenissero nella qualità
    di Capo della Casa, non potrebbero ovviamente passare a te.


    Per presa conoscenza
    Vittorio Emanuele di Savoia

  3. #3
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    Predefinito

    Caro Papà,

    non posso non riconoscere lo scrupolo che hai messo nell’espormi
    tanto pazientemente e diligentemente la situazione
    nella quale verrei a trovarmi se decidessi di rinunciare alle
    mie prerogative e mi sposassi con una donna, qualunque essa
    fosse, non di sangue reale. La situazione mi diventa ogni
    giorno più chiara tanto sotto il profilo morale, quanto sotto
    l’aspetto strettamente dinastico. Anche le conseguenze di carattere
    patrimoniale assumono vieppiù evidenza. Ti do atto del
    tuo scrupolo e ti ringrazio dal profondo del cuore. Tocca ora
    a me riflettere, meditare, decidere.
    Desidero anche, con l’occasione, ringraziarti per avermi
    offerto alcune possibilità di distrarre il mio spirito quali
    il viaggio in Africa e le proposte per l’Argentina. Ma come
    ti ho già detto preferirei tentare prima un’altra via e cioè
    quella del broker.
    Non appena avrò elementi concreti, e cioè dopo il colloquio
    a Ginevra, con Merryl Linch & Co., te ne darò comunicazione.

    Cascais, 15 aprile 1960.


    Vittorio Emanuele

    P.S. Ti prego di scusare la scrittura a macchina perché, come tu
    sai la mia mano è ancora ingessata.

  4. #4
    Vecchio forumista
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    Predefinito

    OGGI
    18 Luglio 1963
    I GRANDI SERVIZI CHE SOLO «OGGI» PUÒ OFFRIRE:
    PER LA PRIMA VOLTA VITTORIO E MARINA SI CONFESSANO
    DA DUE ANNI CI VOGLIAMO BENE E NESSUNO RIUSCIRÀ
    AD OSTACOLARE I NOSTRI PROGETTI

    «Prima di questo inverno», ci ha detto il principe, «Marina ed io prenderemo
    una decisione definitiva» – «In ogni caso a mio padre basterà sapere che sono
    felice» – «Non ho mai pensato di sposare una principessa» – «Anche alle mie sorelle
    auguro di seguire la via del cuore» – «So che presto i miei genitori torneranno
    a vivere insieme»

    Intervista di
    SERGIO LOCATELLI
    Merlinge (Svizzera), luglio
    «Dominique Claudel? No, assolutamente no: non ho mai detto che intendevo
    sposarla. È stata una buona amica, nulla di più.»
    «Ma è stato detto e scritto, principe, che la sua famiglia…»
    «Quel che è stato detto e scritto non è vero. Non c’è mai stato nessun
    consiglio di famiglia, né per la piccola Claudel né per altre ragazze. E
    poi devo essere sincero: fu Dominique a piantarmi in asso, non fui io a
    lasciare lei. Partii per gli Stati Uniti e rimasi laggiù sei mesi. Quando
    tornai lei usciva con un altro.»
    Siamo nello splendido parco del castello di Merlinge. Vittorio Emanuele,
    reduce da uno dei suoi frequenti viaggi di lavoro, ha acconsentito a riceverci
    e a parlarci di sé, del suo passato, dei suoi progetti. È biondo, più
    alto di quanto non appaia in fotografia, cordialissimo. Accanto a lui (da
    due ore stiamo chiacchierando a tre voci) è una ragazza molto bella, dallo
    sguardo intenso: Marina Doria.
    Vittorio ci sta accordando l’intervista più esauriente e sincera che abbia
    mai concesso. Ha deciso di uscire dal riserbo e di parlare: di tutto e di
    tutti, una volta per sempre, in modo da porre fine alle voci, ai pettegolezzi,
    alle indiscrezioni che lo amareggiano.
    È strano: ma su questo giovanotto di 26 anni, dai modi semplici e dallo
    sguardo aperto, da lungo tempo sembra concentrarsi il risentimento di un
    gran numero di persone. Tutti lo criticano, tutti esigono «spiegazioni»
    sul suo comportamento; c’è perfino chi gli scrive lettere ingiuriose, naturalmente
    anonime. Vittorio è consapevole di essere, oltre che un principe
    di sangue reale, un “personaggio”. Non respinge nessuna critica, non si
    risente con nessuno; se ha deciso di parlare è solo perché, ora, gli attacchi
    non riguardano più soltanto la sua persona. Colpiscono anche Marina
    Doria, la ragazza con la quale da due anni il principe si considera fidanzato
    e che con ogni probabilità entro il 1963, al massimo ai primi del
    ‘64, diventerà una Savoia.
    «Mio padre non era mai nemmeno stato interpellato al riguardo di Dominique.
    Dopo il ritorno dagli Stati Uniti per due mesi rimasi solo; quindi
    cominciai a frequentare assiduamente Marina Doria. Mi piacerebbe
    anzi che fosse chiara una volta per tutte una cosa: quando cominciai con
    Marina, con Dominique era finito tutto.»
    UNA RAGAZZA AFFABILE
    Marina Doria sorride, guarda il suo “Victor”, come chiama affettuosamente
    il principe con una espressione che sta a mezzo fra la tenerezza e
    la protezione. È evidente che gli è grata e che è felice di sentirsi, dopo
    tante chiacchiere e tante indiscrezioni, pienamente appoggiata da lui. Interviene:
    «È vero, è come dice Victor. Io cominciai a uscire con lui
    quando il suo cuore era già libero, e non invasi quindi il campo di nessuna.
    «Victor e io ci vedemmo per la prima volta subito dopo la guerra, nel
    1948, a Crans sur Sierre, nel Vallese. Da quel momento diventammo
    buoni amici, fino a quando, circa due anni fa, ci accorgemmo che negli
    ultimi cinque o sei mesi eravamo usciti insieme quasi tutti i giorni.»
    Marina Doria ha 28 anni, due più di Vittorio. È una ragazza con la testa
    sulle spalle e qui a Ginevra dicono che, da quando è diventato il suo
    compagno inseparabile, il principe è profondamente cambiato. Prima di
    venire a Merlinge siamo stati suoi ospiti a Ginevra, dove Marina abita
    con i genitori in una moderna villa sul lungolago. Gentile e affabile,
    semplice, la giovane ci ha parlato a lungo della sua posizione nei confronti
    del principe italiano e della famiglia reale.
    Nipote di un marchese genovese che abbandonò il titolo quando ottenne
    la cittadinanza svizzera, figlia del presidente del consiglio di amministrazione
    di alcune importanti società, Marina ha modi cordiali e al tempo
    stesso raffinati. È la maggiore (e la più graziosa) di tre sorelle.
    «Signorina, le procura disagio essere la ragazza, e probabilmente la futura
    sposa, dell’erede al trono d’Italia?»
    «MIA MADRE GIÀ SA»
    «Assolutamente no. Ho fatto molti viaggi con lui negli Stati Uniti,
    nell’America centrale, nell’America del Sud, in Africa. Ho avuto modo
    di conoscere molta gente ma mai, in nessuna occasione, sono stata felice
    come oggi. Anche Victor, del resto, si trova in questa situazione e non ha
    difficoltà ad ammetterlo.»
    Da quando frequenta Marina Doria, Vittorio Emanuele ha cambiato anche
    carattere. Certe spigolosità si sono smussate, certe irruenze si sono
    moderate. Domandiamo al principe quali intenzioni ha nei riguardi di
    questa ragazza, se ne ha mai parlato ai genitori, se ha mai pensato, prima
    o dopo averla conosciuta, a sposare una principessa.
    «Entro il 1963 prenderemo una decisione: o romperemo tutto o ci sposeremo.
    Ormai ho ventisei anni e negli ultimi tempi ho riflettuto bene. Ancora
    qualche mese e ne parlerò a mio padre. Finora non gli ho detto nulla
    di Marina né dei sentimenti che nutro per lei, ma sono sicuro che il giorno
    che lo farò la sua risposta sarà questa: «Se è per la tua felicità, fallo
    pure.»
    «Mia madre già sa. Abito con lei e quindi mi è più facile parlarle dei
    miei problemi, tenerla al corrente dei miei progetti. Inoltre, spesso Marina
    è nostra ospite a Merlinge, fa colazione con noi, è buona amica delle
    mie sorelle. La mamma conosce Marina e in linea di massima è
    d’accordo. Non è contraria: sono convinto anzi che è favorevole.
    «Del resto, penso proprio di poter dire che la decisione ultima dipenderà
    solo da me stesso. Ho sempre ascoltato e continuerò ad ascoltare i consigli
    di mio padre, ma la decisione di sposarsi è una di quelle che occorre
    prendere da soli, per la felicità di tutti.
    «Quanto alla possibilità di sposare una principessa, è una questione che
    non mi sono mai posto. Ne ho conosciute parecchie e non ne ho trovata
    nessuna che mi abbia incantato. In confidenza devo dire che le veramente
    belle sono poche. Scherzo, quello che penso davvero è che nel tempo
    in cui viviamo sarebbe assurdo, per me come per chiunque altro, sposare
    una donna solo perché è una principessa.»
    Domandiamo a Vittorio Emanuele se estende questa concezione “progressista”
    dei matrimoni principeschi anche alle sorelle. Sono note le polemiche
    sorte a questo proposito; in particolare Maria Gabriella è stata
    spesso “accusata” di nutrire idee simili a quelle di Vittorio.
    «Le mie sorelle faranno bene a sposare l’uomo di cui saranno innamorate,
    principe o no che sia.»
    «Già che siamo in argomento ci tolga una curiosità, principe: che cosa ci
    fu di vero, a suo tempo, sulla proposta di matrimonio fatta dallo Scià di
    Persia a Maria Gabriella?»
    «Non so nulla. In ogni modo penso che la diversità di religione sia stata
    la causa principale del no al matrimonio.»
    Chiediamo al principe di raccontarci la verità, una volta per tutte, sul famoso
    incidente del 1962, quando per poco non perse la vita, insieme con
    Marina, nell’automobile andata a schiantarsi contro un albero alla periferia
    di Losanna.
    «Innanzi tutto vorrei precisare, non per scagionarmi ma per la chiarezza,
    che quella sera non ero ubriaco, come qualcuno ha detto. Avevo bevuto
    mezzo whisky e dovetti recarmi da Ginevra a Losanna con Marina. Avevamo
    appuntamento con alcuni amici che si preparavano a lasciare la
    Svizzera per sempre. Poco prima di arrivare a Losanna, il fondo stradale
    non era in perfette condizioni, pioveva e la mia automobile sbandò, finendo
    contro un albero. Andavo a 70, forse 80 chilometri all’ora, non di
    più.
    «Quanto alle conseguenze dell’incidente, furono piuttosto gravi. Io, dopo
    la degenza a Losanna, dovetti subire a Parigi una delicata operazione a
    un ginocchio, che riuscì perfettamente. Anche Marina, dopo le difficoltà
    dei primi tempi, fortunatamente si ristabilì in pieno. Ora sta bene, cammina
    quasi normalmente, e molto presto, forse questa estate stessa, potrà
    tornare a sciare sull’acqua.»
    Decidiamo di chiarire, già che ne abbiamo l’occasione, altre due “voci”
    sgradevoli corse sul conto di Vittorio Emanuele. «Che cosa ci fu di vero
    », domandiamo, «nel suo flirt con la giovanissima americana Nicole
    Le Vien, da lei conosciuta nel ’59 sulla Costa Azzurra e rivista in America
    alla fine del 1960? E come andò la faccenda del tentato suicidio di
    Antea Nocera, che per amor suo (almeno così fu scritto a suo tempo) si
    buttò dalla finestra?»
    «Il flirt con Nicole Le Vien non esistette mai. Fu una montatura
    pubblicitaria organizzata dagli americani. Il giorno in cui partii per
    l’Italia trovai all’aeroporto un sacco di fotoreporters, convocati non so
    bene da chi. Nicole e suo padre mi accompagnavano; ci fotografarono
    tutti e tre insieme e il giorno dopo lessi sui giornali che ero inanmorato
    della giovane Le Vien mentre Dominique Claudel soffriva a Ginevra.
    T«Qututea nftaon taads iAe.n tea Nocera, tengo a far sapere che non ci fu assolutamente
    nulla di vero nella storia del suo “suicidio” per me. L’avevo conosciuta a
    Ginevra e l’avevo rivista una sola volta. Quando avvenne l’incidente mi
    trovavo a Cannes con Marina da due settimane. Non riesco ancora a capire
    se fu Antea a dichiarare di essersi buttata dalla finestra per me, o se
    fu qualcun altro ad inventarlo. In ogni caso il mio nome venne fatto a
    sproposito.»
    I DIRITTI ALLA SUCCESSIONE
    Il principe risponde senza esitazioni. Marina Doria lo ascolta e di tanto in
    tanto fa un cenno di assenso con la testa. Da dieci anni questo giovane
    uomo gira il mondo. Contrariamente a quanto talvolta è stato detto lavora
    seriamente e si sta costruendo una solida posizione nel mondo degli
    affari. La consuetudine con genti diverse, la conoscenza di ambienti diversi,
    ha fatto di Vittorio un giovane risoluto. Ricorrendo a un luogo comune,
    che tuttavia può dare un’idea abbastanza esatta del suo modo di
    vedere le cose della vita, diremo che il giovane Savoia pensa e parla
    “all’americana”: cioè senza mezzi termini, assumendosi senza esitare la
    responsabilità delle proprie azioni.
    Diciamo: «È stato scritto che suo padre, principe, non sempre è contento
    di lei. Avrebbe anzi deciso di prendere contatto con il giovane Amedeo
    d’Aosta per discutere con lui il problema della successione al trono.»
    «Amedeo d’Aosta non è mai stato interpellato da mio padre. Né lui né
    altri. Ciò che è stato scritto non risponde alla verità. Come non è vero
    che io, sposando Marina Doria o una qualunque altra ragazza non di sangue
    reale, perderei i miei diritti alla successione.»
    La questione della successione, la questione istituzionale: ecco due argomenti
    che fino ad oggi sono stati tabù per Vittorio Emanuele di Savoia.
    Li affrontiamo senza giri di parole; e di colpo l’intervista assume
    un tono diverso. Il principe, prima di rispondere, soppesa le parole. È la
    prima volta, dalla fine della guerra ad oggi, che un membro di casa Savoia
    si pronuncia così chiaramente su questioni tanto delicate.
    «Lei ritiene, principe, che ci sia qualche possibilità di una restaurazione
    monarchica in Italia?»
    «Bisogna guardare in faccia la realtà. È praticamente impossibile che in
    Italia avvenga una restaurazione monarchica anche se una monarchia di
    tipo scandinavo avrebbe ampie giustificazioni storiche e forse gioverebbe
    al paese. Quanto a me, ritornerei in Italia soltanto se fossi sicuro di
    poter aiutare il prossimo, tutti indistintamente, e di poter aiutare la nazione
    nel suo sviluppo.
    «Il mondo, però, cammina, la mia vera ambizione, oggi, è quella di affermarmi
    nel campo degli affari, in borsa, e di diventare uno specialista
    in questo ramo. Il mio lavoro mi appassiona e l’ho intrapreso dopo aver
    fatto parecchie esperienze, con più o meno successo. Siedo in ufficio dalle
    nove a mezzogiorno e dalle due alle sei del pomeriggio. Il mio stipendio
    è di 250 mila lire al mese, non di milioni come è stato scritto.
    «Viaggio abbastanza di frequente ma cerco di non assentarmi nei periodi
    in cui il lavoro è più intenso. Ultimamente sono stato negli Stati Uniti,
    dove la “Bache”, la società americana per cui lavoro a Ginevra, invita di
    tanto in tanto i suoi collaboratori. È stata una esperienza veramente interessante,
    che mi ha dato modo di entrare in contatto con il grande mercato
    azionario di Wall Street.
    Domandiamo al principe se è vero che le decisioni di Umberto sono influenzate
    da Maria Pia e da alcuni monarchici italiani.
    «Sono convinto di no. Mio padre non si lascia influenzare né da Maria
    Pia né da altri. Accetta i consigli di tutti ma decide da solo.»
    «Negli ultimi anni, principe, suo padre e sua madre sono stati lontani.
    Questa situazione familiare ha influito sulla formazione del suo carattere?
    Le ha procurato disagio?»
    «Certamente: il disagio che provano tutti i figli i cui genitori non vivono
    insieme. Sono però convinto che un giorno non lontano mio padre e mia
    madre si riuniranno. Si sono divisi per molte ragioni, ma io e le mie sorelle
    speriamo vivamente che il giorno della riunione non debba tardare.»
    Un’ombra è scesa sullo sguardo del giovane principe. Cambiamo argomento
    e domandiamo a Vittorio che cosa pensa della politica italiana.
    «Seguo la politica italiana, come del resto seguo tutta la politica
    internazionale. Per quanto riguarda il partito monarchico, sono
    dell’avviso che stia attraversando una crisi estremamente grave. Forse
    avrebbe dovuto sciogliersi subito dopo il referendum e la partenza di mio
    padre per il Portogallo. I principali fautori del regno erano scomparsi,
    non erano più in Italia. Secondo il mio modesto parere i voti erano persi
    e oggi lo sono ancora di più.»
    VORREI VIVERE A NAPOLI
    Nelle parole del giovane Savoia a ogni passo affiora la nostalgia
    dell’Italia.
    «Mi piacerebbe abitare a Napoli. Sono molto legato a questa città
    (anch’io sono napoletano), anche se ne ricordo poco o nulla. L’ultima
    volta che la vidi avevo nove anni. Anche nelle altre città italiane, però,
    mi piacerebbe vivere. Ancora oggi mi commuovo al ricordo di un episodio
    di cui fui protagonista nel 1962, quando l’aereo che mi riportava
    dall’Africa in Europa fece scalo a Fiumicino. Come si sa, io non posso
    entrare in territorio italiano. Dovetti rimanere a bordo, ed è difficile rendere
    con le parole l’affettuosa simpatia che il personale dell’aeroporto mi
    manifestò in quella occasione.»
    Chiediamo al principe in quale modo si tenga al corrente degli avvenimenti
    italiani.
    «Attraverso i giornali che ogni giorno leggo attentamente. Sono un ammiratore
    di Indro Montanelli e mi tengo aggiornato anche sulla situazione
    letteraria. Quanto ai “classici” Croce è la mia passione. Seguo inoltre
    le vicende economiche e sindacali. Ricevo un mucchio di bollettini specializzati
    e i problemi dei lavoratori mi interessano molto. Quando lavoravo
    a Washington, in una industria aeronautica, i miei amici migliori erano
    gli operai. Uscivo spesso in loro compagnia e discutevo con loro.
    Fu da quelle conversazioni che nacque il mio interesse per i problemi
    dell’industria e per le questioni sindacali.»
    L’intervista con Vittorio Emanuele e Marina Doria è finita. I due giovani
    hanno parlato pacatamente, guardandosi di tanto in tanto e aiutandosi a
    vicenda. Lui è pieno di slanci e di entusiasmi; lei è più tranquilla. Al pari
    dei loro amici, anche noi abbiamo l’impressione che si completino. C’è
    da giurare che alla fine di quest’anno, quando Vittorio prenderà la decisione
    annunciata, Marina sarà una ragazza invidiata da molte principesse.
    Sergio Locatelli
    [
    Nota per il lettore: in seguito, in una lettera al Re, il Ministro delle Real Casa, Falcone
    Lucifero, scrive di aver scoperto che il Locatelli era un amico della famiglia
    Doria.
    ]


  5. #5
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    Caro Vittorio!

    Ho letto "per caso" la tua intervista su "Oggi": Se essa rispecchia
    fedelmente il tuo pensiero, e questo ti chiedo di farmelo sapere al più presto,
    con assoluta chiarezza, mi rincresce sopratutto che tu non abbia sentito il bisogno di parlarmi o di scrivermi prima, anche perché tratti di questioni che riguardano direttamente me.
    Nell’attesa di avere una tua lettera, devo, circa i tuoi progetti matrimoniali,
    ripeterti, parola per parola, quanto ebbi a scriverti il 23 gennaio 1960, in una
    simile circostanza.
    Sai bene che sono spinto solo dall’affetto che ho per Te e dal desiderio
    di assicurarti il migliore avvenire, che non potrebbe mai essere in contrasto con quanto è sempre stato fatto nella nostra famiglia.


    Ti abbraccio
    Tuo Papà

    Cascais, 18 luglio 1963.


    Seconda copia della lettera, da restituirmi firmata per ricevuta.
    25 - VII (?)-63
    Vittorio Emanuele di Savoia
    L’intervista non rispecchia il mio pensiero.
    [N.d.r.: questa lettera riguarda Marina Doria.]

  6. #6
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    Come traspare in maniera inequivocabilmente chiara dalla corrispondenza tra Umberto II e suo figlio Vittorio Emanuele, il Re era contrario al matrimonio. Lo ha scritto esplicitamente, avvertendo Vittorio Emanuele delle sanzioni di carattere dinastico che ne sarebbero scaturite. Umberto scrive che, pur volendogli bene, non poteva né voleva modificare le leggi che regolano la sua Casa.
    Adesso si ha la prova innegabile che Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto hanno perso qualunque pretesa dinastica.
    Non possiamo non rispettare il volere del Re.

  7. #7
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  8. #8
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