Brogli e schede bianche: il 29 question time del Pdci
di Riccardo Messina
Roma 28 novembre 2006
Lì dove finisce il film di Enrico Deaglio inizia un’altra pagina oscura della storia del nostro paese, quella delle schede contestate, mistero che tra l’11 e il 14 aprile 2006 ha tenuto gli italiani col fiato sospeso senza che apparentemente si sapesse quale coalizione avesse vinto le elezioni. Il 12 aprile 2006 l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, uscendo dal Quirinale dopo un breve colloquio col presidente della Repubblica Ciampi, annunciava ai giornalisti: “Ci risultano un milione di schede nulle e 43.028 schede contestate alla Camera dei deputati. Lo scarto è di soli 24.000 voti: il risultato deve cambiare!”. In quelle stesse ore il professor Pasquale Scaramozzino, professore ordinario di Statica Sociale, nel suo studio del dipartimento di statistica ed economia applicate “Libero Lenti” dell’Università di Pavia, scorreva i dati elettorali disponibili sul sito del Viminale e rimaneva esterrefatto notando che ben 37.125 delle presunte schede contestate alla Camera erano concentrare in solo 4 province: 4281 nella provincia di Pisa, 6790 ad Udine, 6.912 a Como e (udite, udite!) ben 19.142 nella provincia di Catania, quando la media nazionale era di una cinquantina di schede per provincia. E’ così che decideva di chiamare al telefono la professoressa Venera Tomaselli, sua collega di Catania, chiedendole di andare in Prefettura per capire cosa stava succedendo. Alla prefettura del capoluogo etneo, alla professoressa che chiedeva conto e ragione di quella febbrile attività di rappresentanti di lista e presidenti di seggio, che pare fossero riusciti nella mirabile impresa di mettere a verbale la contestazione di quasi 20.000 schede, i funzionari rispondevano stupiti che a loro ne risultavano appena 33; lo stesso giorno chiamavano immediatamente il ministero perché rettificasse i dati ufficiosi comunicati alla stampa. Ma nei due giorni successivi nulla succedeva, con la polemica che tuttavia continuava ad imperversare nelle colonne dei giornali e tra i titoli dei telegiornali, fomentata da Berlusconi che gridava al complotto e che montava su una campagna di delegittimazione del voto proprio sull’affaire delle schede contestate. Solo il 14 aprile, alle ore 13.47, sul sito del Viminale appariva uno stringato comunicato stampa con il quale si ammetteva che le schede contestate erano solo 2.131 per la Camera dei Deputati, e che di errore materiale si era trattato. Ma ecco che qui sorgono alcuni dubbi: perché i tecnici del Ministero dell’Interno ci hanno messo ben due giorni per rendersi conto dell’errore, nonostante la segnalazione venuta dalla Prefettura di Catania? E perché nella notte tra il 10 e l’11 aprile, quando era in corso lo spoglio, dopo la mezzanotte si è arrestato l’aggiornamento dei risultati nel sito? Si è trattato di eventi casuali o qualcuno ha voluto scientemente tenere il paese nell’incertezza e nell’instabilità? Sono state accertate le eventuali responsabilità di coloro che hanno compiuto quest’errore o che non hanno prontamente sciolto i dubbi?
Per chiarire questi misteri il prossimo 29 novembre, nel corso del question time alla Camera dei Deputati, il segretario regionale del Pdci siciliano Orazio Licandro e il segretario nazionale Oliviero Diliberto chiederanno al governo di far luce su questi avvenimenti, che rafforzano i dubbi su quello che è successo nelle giornate immediatamente successive al voto del 9 e 10 di aprile. Interrogazione parlamentare che è stata presentata, dopo un’attenta istruttoria, venerdì 24 novembre, proprio nel giorno in cui Libero montava contro i Comunisti Italiani la gravissima campagna diffamatoria con la pubblicazione artefatta di pezzi della relazione del segretario nazionale all’ultimo comitato centrale. Che si sia trattato dell’ennesima coincidenza di questa oscura pagina della storia del nostro paese?