LAVORO AUTONOMO UN SUICIDIO DI STATO
Egregio direttore, un mio conoscente che fa l’artigiano qualche settimana fa è stato operato, ma essendo un lavoratore autonomo la sua convalescenza è stata breve perché non voleva perdere lavoro e clienti. Risultato? Dopo pochi giorni al poveretto sono saltati i punti interni della ferita, con tutte le conseguenze che si possono immaginare. A questo punto mi domando: chi oggi, nonostante le tessere associative, tutela e difende artigiani e commercianti? Nessuno! Si pagano i lavoratori in cassaintegrazione per fare nulla, si danno super liquidazioni e stipendi d’oro a funzionari e politici, si elargiscono soldi pubblici agli zingari e a quelli che non vogliono un lavoro, ma nessuno si preoccupa di tutti quei piccoli imprenditori che non hanno mutua o congedi, non hanno vacanze o permessi, lavorano nei giorni festivi e non possono fermarsi (anche se malati o infortunati) perché falliscono. Un vero schifo, perché oggi lavorare in proprio è diventato un suicidio perché nessuno si preoccupa di queste categorie di lavoratori.
Marino Bertolino
Oltre a rischiare il proprio denaro, chi svolge un’attività imprenditoriale spesso ci rimette la salute per mandare avanti la “baracca” e assicurare lo stipendio ai dipendenti. Lei, caro Bertolino, dice una cosa giusta e la testimonianza che ci ha raccontato la dice lunga sulla situazione in cui lavorano ogni giorno commercianti, imprenditori, artigiani ecc. Questo problema credo sia un retaggio della cultura sindacale che, da sempre, analizza il problema del lavoro sempre e solo dalla parte del lavoratore dipendente e mai dell’imprenditore che crea occupazione. Insomma, qualche problema l’avranno anche loro, o no? (b.f.)
Torino Cronaca