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  1. #1
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    Tra la verità e l'errore non c'è nessuna via di mezzo, tra questi due poli opposti non c'è che un immenso vuoto. Colui che si pone in questo vuoto è altrettanto lontano dalla verità di colui che è nell'errore (J. Donoso Cortes)
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    Predefinito Omaggio e difesa del "bue muto"

    Inizio questo 3d, su consiglio dell'amico Eugenius, per la trattazione e la difesa della figura e delle opere del grandissimo Dottore Comune, San Tommaso d'Aquino, il Dottore Angelico che, ai tempi dei suoi studi, per la sua costanza e la sua tenacia era chiamato "il bue muto" dai compagni.

  2. #2
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    Tra la verità e l'errore non c'è nessuna via di mezzo, tra questi due poli opposti non c'è che un immenso vuoto. Colui che si pone in questo vuoto è altrettanto lontano dalla verità di colui che è nell'errore (J. Donoso Cortes)
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    Predefinito

    Riporto qui un testo apparso su un altro forum, dove vengono erroneamente citate le teorie tomiste.

    _______________________________

    La scarsa stima della donna, vista come una specie di vaso da fiori per il seme maschile, viene poi elaborata da Aristotele in una teoria che sopravvivrà per millenni. Aristotele, Alberto Magno e Tommaso d'Aquino pensano in questi termini: secondo l'assioma che "ogni principio attivo produce qualcosa di simile a sé", propriamente dovrebbero essere generati sempre dei maschi, poiché in sé la forza attiva del seme maschile tende a produrre qualcosa di altrettanto perfetto, cioè di nuovo un altro maschio. Tuttavia, per circostanze avverse, vengono fuori le donne, che sono maschi malriusciti. Aristotele chiama la donna arren peperomenon, "uomo mutilato" (Generazione degli animali 2,3). Alberto Magno e Tommaso d'Aquino traducono questa espressione così: Mas occasionatus. Alberto Magno scrive: "Occasio significa un difetto, che non corrisponde all'intenzione della natura" (De animalibus 1,250). E per Tommaso ciò significa "qualcosa che in sé non è previsto, ma che deriva da un difetto" (In II Sententiarum 20,2,1,1; De Veritate 5,9 ad 9).

    Fin dalla nascita, pertanto, ogni donna ha alle spalle un fallimento anzi, ogni donna è un fallimento. Le circostanze avverse che impediscono al maschio di generare qualcosa di perfetto come lui sono per esempio i venti umidi del sud, che portano abbondanti precipitazioni e fanno quindi nascere esseri umani con un maggior contenuto d'acqua: così scrive Tommaso d'Aquino (Summa Theologiae I q. 92 a.1).
    Egli sa anche che questa circostanza spiacevole comporta come conseguenza che "poiché nelle donne c'è un maggior contenuto d'acqua, esse possono essere più facilmente sedotte dal piacere sessuale" (Summa Theologiae III q. 42 a. 4 ad 5). Opporsi al piacere sessuale riesce loro tanto più difficile per il fatto che "possiedono una forza spirituale minore di quella degli uomini" (II-II q. 49 a. 4). Anche Alberto Magno rende, tra le altre cose, l'influsso dei venti responsabile della nascita di maschi o femmine: "Il vento del nord dà forza, quello del sud la toglie [...]. Il vento del nord favorisce la generazione di maschi, il vento del sud quella delle femmine, poiché il vento del nord è puro e purifica completamente l'aria e le esalazioni e stimola la forza naturale. II vento del sud invece è umido e carico di pioggia" (Quaestiones super de animalibus XVIII q. 1). Tommaso d'Aquino la pensa in modo simile (Summa Theologiae I q. 99 a. 2 ad 2). La donna è dunque un prodotto dell'inquinamento ecologico, un aborto. Essa non esprime, pensa Tommaso nella sua concezione non tanto di tipo ecologico quanto piuttosto filosofico-astratta, "la prima intenzione della natura", che mira alla perfezione (l'uomo), bensì "l'intenzione secondaria della natura, come putrefazione, deformità, debolezza senile" (Summa Theologiae Suppl. q. 52 a. 1 ad 2). La donna è pertanto una creazione di riserva, che si verifica quando la prima intenzione della natura, che aspira all'uomo, fallisce. Essa è un uomo ostacolato nel suo sviluppo. Da parte di Dio tuttavia anche il fiasco costituito dalla donna è in qualche modo programmato, certo non primariamente, ma secondariamente, o altrimenti, poiché "la donna è destinata alla procreazione" (Summa Theologiae I q. 92 a. 1). Ma con ciò si esaurisce l'utilità della donna agli occhi maschili e monastici di Tommaso d'Aquino.
    Tommaso d'Aquino cita Agostino senza nominarlo: l'aiuto in vista del quale Dio creò la donna per Adamo si riferirebbe soltanto alla procreazione, perché per tutte le altre attività un uomo sarebbe un aiuto migliore per l'uomo. Anche Alberto Magno aveva sostenuto la stessa cosa (In II Sententiarum 20,1 e In IV Sententiarum 26,6). I teologi maschi hanno interiorizzato Agostino. Per la vita spirituale dell'uomo la donna non ha alcuna importanza. Al contrario. Tommaso d'Aquino pensa che - come insegna Agostino - al contatto con la donna l'anima dell'uomo cadrebbe dalla sua altezza sublime, e il suo corpo cadrebbe sotto il domino della donna, e perciò in "una schiavitù peggiore di ogni altra" (Super I ad Corinthios 7,1). Tommaso d'Aquino cita Agostino: "Niente abbassa tanto lo spirito dell'uomo dalla sua altezza quanto le carezze della donna e i toccamenti dei corpi, senza cui un uomo non può possedere la propria moglie" (Summa Theologiae II-II q. 151 a. 3 ad 2).
    La donna possiede una minore forza fisica e anche una minore forza spirituale. L'uomo ha "una ragione più perfetta" e "una virtù (virtus) più solida" della donna (Summa contra gentiles III,123).

    A motivo del "difetto di ragione", "evidente anche nei bambini e nei malati di mente", alle donne non è concesso far da testimoni nelle questioni testamentarie, afferma Tommaso (Summa Theologiae II-II q. 70 a. 3). (II diritto canonico vietò alle donne di testimoniare nelle questioni testamentarie e nei processi penali, mentre in altri casi vengono autorizzate a fare da testimoni). Anche i figli devono apprezzare l'eccellente qualità del loro padre: "Il padre deve essere amato più della madre, perché egli è il principio attivo della generazione, la madre quello passivo" (Summa Theologiae II-II q. 26 a. 10).
    Anche nell'atto coniugale c'è differenza: "L'uomo ha la parte più nobile nell'atto coniugale e perciò è naturale che egli si vergogni di meno, se chiede il debito coniugale, di quanto arrossirebbe sua moglie" (Summa Theologiae Suppl. q. 64 a. 5 ad 2). Poiché l'atto coniugale "ha sempre in sé qualcosa di vergognoso e causa il rossore" (Summa Theologiae Suppl. q. 49 a. 4 ad 4). Le donne sono anche più inclini degli uomini all'incontinenza, afferma Tommaso d'Aquino richiamandosi ad Aristotele (Summa Theologiae II-II q. 56 a. 1).

  3. #3
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    Avrei voluto confutarlo precisamente, ma di primo acchito posso solo limitarmi a osservare che l'autrice di questo testo - tratto da "Eunuchi per il regno dei cieli"
    di Uta Ranke-Heinemann (teologa femminista tedesca anticattolica) ha inserito le citazioni tomistiche a casaccio dalle opere del Santo.

    un esempio a caso:

    secondo l'autrice, la frase <<Egli sa anche che questa circostanza spiacevole comporta come conseguenza che "poiché nelle donne c'è un maggior contenuto d'acqua, esse possono essere più facilmente sedotte dal piacere sessuale">> sarebbe tratta da "Summa Theologiae III q. 42 a. 4 ad 5.

    Ma la Summa, non solo nella III parte riporta tutt'altra questione, parlando infatti di Cristo e dei discepoli, delle tentazioni etc.; quel che è peggio, è che in quella sezione "IIIª q. 42 a. 4 ad 5" NON ESISTE.

    La quaestio 42 si ferma infatti con la "a. 4 ad 3", come si può vedere qui sulla Summa:
    http://www.corpusthomisticum.org/sth4040.html
    scendendo alla fine su "[48732] IIIª q. 42 a. 4 ad 3".


    incredibile...?

  4. #4
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    Ottimo thread Dreyer!

    La la "teologa" Uta Ranke-Heinemann... ecco dove è stato ripreso il thread..
    Non crede in niente: infallibilità, inerranza delle Scritture, esistenza di Dio. Alla fine è l'unico sbocco del modernismo portato alle estreme e logiche conseguenze: ateismo completo e totale.

    Segnalo anche questo Corso di filosofia del card. Dezza:

    www.paginecattoliche.it/Dezza_01.htm

    CIAO

  5. #5
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    Perde quota nella Chiesa la filosofia tomista?

    Tra le diverse novità che l'inizio del nuovo anno accademico nelle Università e negli Atenei Pontifici romani reca solitamente con sé vi è stata l'attivazione, nella Facoltà di Filosofia dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum”, di un corso di specializzazione nel pensiero di San Tommaso d'Aquino. A questo proposito, ZENIT ha intervistato il filosofo Jesús Villagrasa L.C., per conoscere qual è lo stato attuale della filosofia tomistica nella vita della Chiesa. Padre Villagrasa è autore di un libro intitolato “Neotomismo e Suarezismo. Il confronto di Cornelio Fabro” (Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum”, Roma 2006), che raccoglie gli Atti di una Giornata di Studi svoltasi lo scorso mese di novembre nello stesso Ateneo, in occasione della presentazione del quarto volume delle "Opere complete" del filosofo tomista italiano Cornelio Fabro, intitolato “Neotomismo e Suarezismo” (Editrice del Verbo Incarnato, Segni 2005).

    In cosa consiste l'attualità dello studio che lei ha appena pubblicato?

    L’attualità è propria delle perenni questioni filosofiche. Il libro di Fabro “Neotomismo e Suarezismo” è stato scritto nel 1951, nell’ambito di una polemica con Pierre Descoqs, un suareziano battagliero. La loro discussione riguardava alcune affermazioni filosofiche che un documento pubblicato dalla Sacra Congregazione degli Studi nel 1914 attribuiva al santo Tommaso di Aquino e che i seguaci di Francisco Suárez non condividevano. Questo documento del Vaticano, noto come “Le XXIV tesi tomistiche”, era una guida per i professori di filosofia dei seminari.

    La Chiesa richiede l'insegnamento della filosofia di San Tommaso d'Aquino nei seminari?

    La richiedeva nel Codice di Diritto Canonico del 1917. Il Codice attuale, vigente dal 1983, riporta quasi testualmente il n. 15 del Decreto “Optatam totius” del Concilio Vaticano II che tratta degli studi filosofici dei seminaristi e, senza citare San Tommaso, richiede che questi si fondino sul “patrimonio filosofico perennemente valido”. Da un’interpretazione oggettiva del n. 15 e delle sue note a piè di pagina, risulta che con questa espressione il Concilio ha voluto collocarsi in continuità con il precedente Magistero della Chiesa che raccomandava lo studio di San Tommaso d'Aquino come maestro di filosofia e di teologia. Poiché alcuni padri conciliari pensarono che l’insegnamento della Chiesa cambiava in questa materia, è stato necessario chiarire prima della votazione che con questa espressione si intendeva la filosofia di San Tommaso. Per ragioni di opportunità non si è fatta menzione del suo nome nel testo perché alcuni padri conciliari non volevano far sembrare che San Tommaso fosse considerato come l’unico maestro nella Chiesa. Temevano una Chiesa intellettualmente chiusa al dialogo con il mondo. Il Papa del rinascimento tomista, Leone XIII, chiedeva già alla fine del secolo XIX che San Tommaso venisse studiato nelle sue fonti e che venisse aperta la dottrina tomista ai problemi del tempo. Queste sono, a mio avviso, le caratteristiche principali del tomismo autentico: studio serio e scientifico delle opere di San Tommaso nel suo contesto; apertura e dialogo agli altri pensatori del passato e contemporanei; riconoscimento del valore e dell’attualità di questo pensiero per i problemi del presente.

    Se prima veniva richiesto e oggi no, si è verificato un cambiamento nel Magistero?

    Si potrebbe dire che vi è stato qualche cambiamento. Nei primi anni del secolo XX il Magistero insisteva sull’importanza della metafisica di San Tommaso. Questa continua ad essere considerata tale anche oggi, ma Giovanni Paolo II ha sottolineato l’importanza dell’insegnamento morale di San Tommaso ed ha invitato i tomisti a studiare il contributo del suo pensiero al dialogo interculturale e interreligioso. Il cambiamento nella forma di proporre San Tommaso come “guida degli studi” non significa cambiarne la sostanza, ovvero apprezzare e raccomandare lo studio del suo pensiero. Il Concilio Vaticano II e gli ultimi Papi hanno preferito non insistere sull’aspetto vincolante delle indicazioni su San Tommaso. Giovanni Paolo II l'ha detto molto chiaramente: oggi la Chiesa non ricorre a direttive di indole giuridica, ma confida nella maturità e saggezza degli alunni e dei professori. D’altra parte, la continuità del Magistero della Chiesa nel raccomandare San Tommaso è impressionante. Basti leggere i capitoli IV e V dell’Enciclica “Fides et Ratio”. Altra questione è che questo Magistero abbia incontrato opposizioni, sin dai tempi di Leone XIII. È triste che un Papa debba affermare che, se il Magistero ha dovuto ribadire in diverse circostanze il valore del pensiero di San Tommaso, “ciò è dipeso dal fatto che le direttive del Magistero non sono state sempre osservate con la desiderabile disponibilità” (Fides et Ratio, n. 61).

    Si dice che il nuovo Pontefice sia più "agostiniano" che "tomista". San Tommaso avrà un'importanza minore nella Chiesa?

    Il Papa Benedetto XVI professa, sin dagli anni in cui era studente, una grande stima per il pensiero fresco e vitale di Sant’Agostino. Come Vescovo ammirava la generosità di questo santo che ha rinunciato alla vita di studio per darsi con tutto il cuore ai suoi doveri pastorali. D’altra parte, egli stesso ha detto che nei suoi anni di studio ha conosciuto l’impenetrabile tomismo della neoscolastica. Ma l’arido tomismo della neoscolastica non è il pensiero originale di San Tommaso. Anche Karol Wojtyla, che professava una grande stima per l’opera di San Tommaso d'Aquino, ha dovuto battagliare quando era seminarista con l’aridità della metafisica neoscolastica. Inoltre, i gusti personali di un teologo o di un Papa non sono il Magistero del suo pontificato.

    Però, di fatto, nella sua Enciclica "Deus caritas est", il Papa cita Sant'Agostino e non cita San Tommaso d'Aquino...

    Non è il caso di arrivare a conclusioni affrettate su questo. Una caratteristica del pensatore Joseph Ratzinger è la consapevolezza del fatto che né il teologo né il pastore creano la verità, ma si mettono al servizio di essa. Entrambi pensano, parlano e agiscono nella fede e nella vita della Chiesa. Nel soggetto vivo della Chiesa sussiste una continuità. Da Papa Leone XIII ai nostri giorni, tutti i Papi, con toni e circostanze diverse, hanno raccomandato San Tommaso d'Aquino come modello del filosofo e del teologo. Gli interventi principali sono contenuti nelle Encicliche “Aeterni Patris” di Leone XIII, “Studiorum Ducem” di Pio XI, “Fides et Ratio” di Giovanni Paolo II e nella Lettera apostolica “Lumen Ecclesiae” di Paolo VI. Fino ad oggi, gli interventi del Papa Benedetto XVI in questa materia sono stati brevi ma significativi. Nell’Angelus del 29 gennaio 2006, quello precedente la pubblicazione della sua Enciclica, egli ha citato alcuni santi “testimoni privilegiati” del primato dell’amore, e tra questi ha citato San Tommaso d'Aquino come “il modello del teologo cattolico, che incontra in Cristo la suprema sintesi della verità e dell'amore”. Nella sua visita all’Università del Sacro Cuore, lo scorso mese di dicembre, il Papa ha posto San Tommaso come esempio di dialogo tra fede e ragione. Il 6 ottobre, invece, nell’omelia rivolta alla Commissione Teologica Internazionale, riunita in Vaticano per la Sessione plenaria annuale, ha citato San Tommaso per due aspetti: la sua idea sulla natura della teologia e il suo esempio di teologo contemplativo.

    Come vede gli studi tomistici oggi?

    Un’istituzione fondamentale come la Pontificia Accademia di San Tommaso, è stata rinnovata con nuovi statuti da Papa Giovanni Paolo II. In molti Paesi vi sono studiosi giovani e validi che ruotano intorno alla Società internazionale Tommaso d'Aquino. Poi vi è l'ICUSTA (International Council of Universities of Saint Thomas Aquinas) che si sta sviluppando notevolmente. Nell’ultimo decennio si sono moltiplicate le traduzioni delle opere di San Tommaso in diverse lingue. Un altra iniziativa è la recente apertura del corso di specializzazione nel pensiero di San Tommaso d'Aquino presso la Facoltà di filosofia dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum”. Penso che la vitalità di queste istituzioni ed iniziative, e più in generale del tomismo, dipenderà dalla serietà con cui questo Santo verrà studiato nelle sue fonti e dall’apertura della sua dottrina ai problemi del presente.

    dalla ML "controrivoluzione"

  6. #6
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