Con grande idealità ho partecipato all’imponente marcia dei camerati organizzata oggi da Forza Nuova a Padova. Non posso non vedere in essa il trionfo dell’organizzazione veneta e padovana di questo splendido Movimento, l’unico che nei comizi sa, giustamente, capire che l’obbiettivo della nostra lotta di diseredati del Sistema è la cupola mafiosa dei Poteri Forti, sotto il controllo della finanza giudaica internazionale. Oviamente i migliori elogi sono per Andrea e Paolo, due camerati che oggi hanno eccelso da par degli altri mille.
A margine di tutto questo, vi racconterò un fatto che m’ha fatto capire che stiamo arrivando a punto di chiarificazione riguardo la presenza degli allogeni nelle nostre città. Come già avvenne nel 1938, a Berlino, quando gli ebrei capirono che non era più tempo di strangolare la terra che li ospitava ed era meglio andarsene nell’altro continente.
Orbene, dopo aver salutato i camerati, avendo un impegno in serata a Venezia, sono andato alla stazione passando prima a salutare il mio amico Redouane, la cui famiglia è proprietaria di alcuni negozi in via Trieste, poco distante dalla piazza del comizio. La via è abbastanza famigerata perché in trecento metri ci sono alcune tele-boutique, qualche macelleria ed altri negozi degli allogeni.
Redouane è un bravo ragazzo e, anche in base ai nostri discorsi, simpatizza per la destra radicale poiché la trova più vicina ai suoi valori di mussulmano. È nato in Francia ed ha il passaporto francese. Un bravo camerata che sarebbe anche venuto ad ascoltare Roberto Fiore se non fosse stato impegnato nel suo negozio di alimentari. Ad un certo punto alcuni camerati hanno marciato nella via, alcune donne con i bambini si sono spaventate e sono rientrate nella bottega mentre altri hanno continuato a mangiare. La Polizia s’è precipitata in forze creando un cordone sanitario, all’esterno cori e canti fascisti. Si chiude il negozio e si tira giù la saracinesca. Per un buon quarto d’ora ho visto la feccia soffrire, quella feccia che lorda le nostre strade ha avuto paura. Non tanto le donne ma gli uomini, tutti questi uomini disadatti che da solo vengono qui a costruire il nulla, se non a seminare il vento per raccogliere la tempesta. Hanno iniziato a parlare fra loro come topi nella trappola, siccome capisco abbastanza bene l’arabo in variante marocchina sono rimasto colpito dal discorso di due di loro: Se fossimo a casa nostra e non qui che non è casa nostra, non vivremo così, sfruttati e derisi.”, “Hanno ragione - ha l’aggiunto l’altro - loro ci ospitano e noi gli mettiamo le scarpe sul tappeto (espressione marocchina per dire “gli manchiamo di rispetto alla casa”).
“Sarebbe il tempo di tornare a casa sennò qui nasceranno solo problemi”, ha detto un altro seduto su una sedia. Trovo che quest’episodio sia esemplificativo del fatto che “gli invisibili”, come il Sindaco (povera anima catto-comunista persasi) ci ha chiamato erano più che visibili!
Ogni marcia imponente rafforzerà nella testa di questi infami la paura nonché il desiderio di tornarsene a casa!
Raffaele