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  1. #1
    ulfenor
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    Predefinito Shambhala,il kalachakra,la guerra mistica

    DAL PROFESSOR SANDRO CONSOLATO

    SHAMBHALA, IL KALACHAKRA, LA GUERRA MISTICA



    Il tema di Shambhala, il regno segreto delle tradizioni indo-tibetane, di cui è parte la profezia su una futura guerra di tale regno contro i “barbari” (mleccha) è certamente di grande interesse. Molte sarebbero le cose da dirsi in proposito, ma mi debbo limitare a fornire una “guida” allo studio del tema, articolandola nelle seguenti parti: 1) Gli insegnamenti tantrici di Kâlachakra, 2) Shambhala: realtà mistica e realtà storico-geografica, 3) La profezia della “guerra di Shambhala” e le sue implicazioni politiche. (i termini sanscriti e tibetani saranno riportati come citati dai vari autori e secondo le possibilità grafiche del computer).

    1 - Gli insegnamenti tantrici di Kâlachakra

    Tra le scuole tantriche del buddhismo, già nell’India pre-islamica, è da annoverare quella del Kâlachakra, cioè della “Ruota del Tempo”, fiorita tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo, ma la cui dottrina è attribuita allo stesso Buddha storico, come rivelazione segreta per pochi esseri eletti, e su richiesta del re Suchandra o Chandrabhadra, sovrano dello stesso regno di Shambhala, che quindi va considerato preesistente a tale rivelazione.
    Pio Filippani-Ronconi, nel suo “Il Buddhismo” (Newton Compton, Roma 1994, pp. 58-60), scrive a proposito del Kalachakra:
    “Questa scuola ha un doppio carattere: soteriologico e apocalittico, il secondo molto marcato. Sembra apparentato ai Purâna hindu che preannunciavano l’avvento del decimo avatâra di Visnu, detto Kalkin (“Quegli del Cavallo Bianco”), e il suo aspetto teologico appare segnato da un’impronta iranica, di quel certo mazdeismo che postulava lo Zurvân Akereno, l’’Eone Infinito’ quale genitore dei due principî opposti, Ahura-Mazdâh e Anra Mainyu, la cui lotta nell’arco di dodici millenni sarebbe finita all’avvento di Mithra Saošyant, ‘Mithra il Savatore’, il Messia finale.
    “A Šambhala, che è una specie di Castello del Graal, governa una dinastia di re pluricentenarî discesi da Candrabhadra, (l’attuale regnante è il ventunesimo dopo di lui). Quando salirà sul trono il venticinquesimo regnante, il paese di Šambhala diventerà visibile e manifesto per tutti […].
    “Qual è la dottrina di questo Tantra? Secondo esso la suprema realtà è Kâla, ‘il Tempo’, non tanto quello cronologico che è una mera misura di accadimenti successivi, quanto quello archetipico, che già l’Atharva Veda celebrava come supremo Iddio (19, 53). Esso si manifesta contemporaneamente come la ‘Ruota del Tempo Esterna’ che palesa la vicenda universale scandita secondo i cicli cosmici, e come la ‘Ruota del Tempo Interno’, che è la realtà interiore psicofisica di ogni essere umano, che percepisce gli eventi secondo una successione temporale e non secondo la loro gerarchia ontologica. In altri termini: la ‘Ruota del Tempo Esterna’ ha la funzione trascendente, diremmo ‘verticale’, rispetto al fluire del tempo, come viene normalmente percepito e rappresentato quale samsâra. La pratica yoga di questo sistema consiste nell’interiorizzazione meditativa dei dieci principî cosmici, detti bîja, i ‘semi’ della Ruota del Tempo Esterna, sì da instaurare una cosiddetta ‘Ruota del Tempo Alternativa’ mediatrice fra le due Ruote summenzionate; in altri termini, più che mirare a trasformare eticamente l’uomo sì da fargli raggiungere una realativa ataraxía, qui si tratta d’instaurare coscientemente una armonia fra i principî esteriori che lo trascendono e quelli interiori che in lui reggono il piano vitale, quello psichico e quello poetico. La realizzazione di questi dieci principî […] conduce alla Liberazione e all’Immortalità. I ‘dieci semi’ a cui ci si riferisce sono i principî cosmici che simbolicamente sono denominati: vento, fuoco, acqua, terra, il monte Meru – sede dei trentatré dei vedici – la sfera formale, rûpa-dhatû, la sfera informale, arûpa-dhatû, la luna e il sole e, infine, il ‘suono primordiale’, nâda, manifestazione – cosa assai singolare – del demone Râhu, quello che cagiona le eclissi inghiottendo il Sole. Probabilmente, aggiungiamo noi, perché, arrestando la luce visibile, permette al mondo di manifestarsi come materia fisica, correlata al pensiero astratto che se la rappresenta, ma non la può penetrare, non avendo l’uomo comune alcun potere sul medesimo principio di luce con cui guarda il mondo e se stesso. In seguito a questa impotenza l’Universo si è contratto nella forma umana e i principî spirituali che si manifestano nello zodiaco risuonano in essa secondo le ottave espresse dalla scala planetaria. In questa specie di cosmologia occulta, il cuore viene concepito come il ‘trans-vuoto’ (ati- šunya) nel quale converge la Luce di Coscienza, per irradiarsi secondo la duplice modalità di soggetto e oggetto di conoscenza, eveto che si riflette nella costituzione sottile e fisica umana, caratterizzata dalla duplicità destra-sinistra delle membra e di alcuni organi interni (cervello, polmoni, genitali, eccetera)”.

    Da questa breve, ma sufficientemente esaustiva spiegazione, si evince che il tantra del Kâlachakra comporta: a) una iniziazione con relativo iter realizzativo; b) una scienza cosmologica che fonda sia l’astrologia che la pratica medica. Su questi aspetti converrà leggere, in italiano, i sgg. testi:
    1) il bellissimo (perché anche libro d’arte) “Kalachakra”, a cura della Sezione Editorialeper il Kalachakra del Monastero Namgyal e con la supervisione di S.S. il XIV Dalai Lama, Editalia, Roma1996;
    2) J. M. Rivière, “Kalachakra. Iniziazione tantrica del Dalai Lama”, Mediterranee, Roma 1985 (libro importante ma con una pessima traduzione);
    3) A. Berzin, “L’iniziazione di Kâlacakra”, Ubaldini, Roma 2002.

    Questi testi (specialmente il secondo) trattano anche il tema del Regno segreto di Shambhala e delle profezie relative, che ora possiamo introdurre.

    I, continua


    sandro consolato


    sandro-consolato


    SHAMBHALA, IL KALACHAKRA, LA GUERRA MISTICA, II

    2 - Shambhala: realtà mistica e realtà storico-geografica

    La questione “Shambhala” e particolarmente delicata. Su di essa esiste ormai una letteratura sconfinata, con caratteri perlopiù bassamente occultistici, fantascientifici, fantapolitici. Un capitolo a parte meriterebbe il suo rapporto col tema della “Agarttha”, al centro de “Il Re del Mondo” di Guénon. Di tutto questo parlano abbondantemente sia Rivière (op. cit.) che M. Baistrocchi nel suo lungo saggio “Agarthha: una manipolazione guénoniana? (in “Politica Romana” 2/1995). E’ giusto dire che si tratta di due scritti con caratteri antiislamici, e critici verso Guénon. E’ bene che il lettore li giudichi da sé dopo una attenta lettura. Devo però dire che parlare di un Guénon ostile al tantrismo buddhista tibetano non ha fondamento: nello stesso “Re del Mondo” il Dalai Lama e il Tibet giocano una parte non indifferente… Può essere utile poi sapere che M. Baistrocchi era anche l’autore, con lo pseudonimo Cesare Romano, di “Roma e Shambhala” (“Politica Romana” 1/1994), che è uno dei testi da cui è partita questa discussione sul forum. Baistrocchi, la cui prematura scomparsa ha nuociuto molto ai nostri studi, era un diplomatico, ed ebbe modo, anche grazie alla sua posizione privilegiata, di parlare col Dalai Lama e con altre autorità tibetane.

    Qui si vuole comunque solo sapere se vi sia, nell’apocalittica legata al nome di Shambhala, un elemento antiislamico. Per verificarlo è intanto necessario sapere se per i detentori attuali della Tradizione Tibetana, e quindi dell’iniziazione di Kâlachakra, il “regno segreto” sia solo una realtà mistica o sia anche una realtà storico-geografica. Ripropongo qui sotto, dunque, quanto segnalai in uno dei forum di Politicaonline, ove si era iniziata una discussione proprio su Shambhala, che una spedizione archeologica russa sembrava voler cercare.

    °°°
    Il mistero di Shambala è uno dei misteri più profanati della terra e della storia. Profanato perché, come si può vedere anche, o soprattutto, in internet, esso è divenuto oggetto delle speculazioni più devianti e pericolose. Ciò non toglie che tale mistero resti ben custodito, né potrebbe essere altrimenti, perché esso concerne una realtà non tangibile né con la ragione discorsiva né con le esplorazioni archeologiche (per quanto la spedizione russa da cui questa conversazione è partita abbia un suo senso). Tutto ciò che di non arbitrario si è potuto sapere su Shambala lo si è dovuto ai Sapienti tibetani (e le uniche fonti occidentali degne di fede sono quelle che da quei Sapienti, nel tempo, hanno accolto qualche briciola di verità e non l’hanno poi deformata).
    Nel n. 2 (aprile-giugno 1982) della rivista buddhista italiana “Paramita”, diretta da una nobile figura scomparsa qualche anno fa, Vincenzo Piga, apparve, tradotta dai francesi “Cahiers du Bouddhisme”, un’intervista assai notevole su Shambala, rilasciata da Kalu Rinpoche, e che fu citata anche nell’introduzione all’edizione di Arché (Milano, 1983) de “La Voie vers Shambhala” (Shambalai lam yig), testo tradizionale tibetano del 1775.
    Kalu Rinpoche (1905-1990), è stato uno dei grandi Maestri della Tradizione nel ‘900. Appartenente alla scuola Kargyupa (quella di Milarepa), detentore del lignaggio Shampa-Kagyu, Kalu Rinpoche ottenne giovanissimo il titolo di Kempo (grande erudito), passando poi ben 12 anni in solitaria meditazione nelle grotte himalayane. Fondò poi numerosi monasteri e centri di ritiro, prima in Tibet, e poi, dopo l’invasione cinese, in Occidente. L’Italia pure ebbe l’onore di veder fondato da Lui il centro Milarepa di Pinerolo. Se non ricordo male, di Kalu Rinpoche esiste già un bambino riconosciuto come Tulku.
    Come già ho avuto modo di scrivere in altra discussione del forum PAGANESIMOEPOLITEISMO, è vero che i Lama tibetani hanno una grande riservatezza su molteplici questioni, ma anche una grande cortesia nel fornire chiarimenti su tali questioni, quando ritengono che sia utile. L’intervista che segue è concentrata sull’iniziazione di Kala-cakra (La Ruota del Tempo), specificamente legata al lignaggio di Shambala, ma non mancano delle indicazioni sul problema del come intendere la realtà di Shambala e le profezie ad essa connesse. Quanto lessi in questa intervista nel 1982 ha trovato sostanziale corrispondenza, e maggiori dettagli, in conversazioni private richieste, in tempi e luoghi diversi, a due Lama di scuola Gelugpa, i quali mi hanno confermato che i significati esoterici di Shambala non escludono affatto una presenza reale di tale Luogo sulla terra, pur in un ambito inattingibile dai profani.
    Ed ora, ecco il testo dell’intervista al Venerabile Kalu Rinpoche, con l’augurio che questa mia trascrizione possa corrispondere alle intenzioni benevole con cui Egli la rilasciò.

    °°°

    D. – Ci parli, Rinpoce, della guerra di Shambala.
    R. – Esistono notizie precise in certi tanta ed alcune predizioni astrologiche, ma il tempo di questa guerra di Sgambala non è ancora giunto. C’è attualmente un re di Shambala, Rigden Dapo, egli avrà dei successori ed alla terza generazione verrà il re Rigden Dapo Tciakortcen, “il signore violento della ruota di ferro”: è sotto il suo regno che avrà luogo la guerra di Shambala.
    D. – Qual è la durata del regno di questi re di Shambala?
    R. – Un centinaio di anni. Tutti i re di Shambala sono emanazioni di Bodhisattva; in particolare, Rigden dapo Tciakorten è una emanazione di Kalaciakra. Tutti coloro che ricevono l’iniziazione di Kalaciakra e compiono le sue pratiche, potranno rinascere al seguito di questo re di Shambala e partecipare con lui all’opera di restaurazione della buona legge. Sarà una grande guerra mistica e alla fine l’insegnamento rifiorirà e il Vajrayana nel corso di cento anni si svilupperà enormemente. Poi una nuova degradazione condurrà alla fine del ciclo; allora, soltanto l’intervento del prossimo Buddha (Maitreya) potrà portare un rinnovamento.
    D. – Potrebbe dirci perché ha deciso di darci l’iniziazione di Kalaciakra, che è così rara? Quali sono i benefici che ci possiamo aspettare da essa? E’ vero che tutti possono ricevere questa iniziazione, anche chi non ha preso rifugio nelle Tre Gemme?
    R. – E’ possibile. In Tibet ci sono molti grandi Lama che hanno dato pubblicamente questa iniziazione di Kalaciakra. Sua Santità il Dalai Lama stesso l’ha data a Bodhgaya a moltissime persone. Questa iniziazione è veicolo d’influenza spirituale ed è ricca di numerosi benefici: ci permette di praticare il Vajrayana e progredire così rapidamente verso il risveglio. L’effetto di questa iniziazione sul mondo esterno è di far scomparire le liti e le guerre; la conseguenza del riceverla è quella di rinascere al seguito di Rigden Dapo Tciakortcen, il re di Shambala. Da essa si possono trarre insegnamenti profondi: è una via rapida verso lo stato di Buddha.
    Il mandala di Kalaciakra è composto di molte divinità. Le principali sono divinità della conoscenza superiore (Yesciepa, aspetti dello spirito risvegliato). Queste sono circondate dalle divinità dell’universo (Djiktenpa), che reggono i vari cicli temporali di dodici anni, dodici mesi, dodici ore, sessanta minuti. Si distinguono anche le divinità che presiedono ai trecentosessanta giorni dell’anno lunare, quelle che dirigono il mondo, il sole, la luna, gli astri e gli altri principi di questo mondo. Tutte quante fanno parte di Kalaciakra, divinità dei cicli cosmici, base di tutta l’astrologia tibetana.
    D. – si può prendere questa iniziazione anche senza aver preso rifugio?
    R. – Sì, è possibile anche s, in genere, per ricevere una iniziazione bisogna aver preso rifugio, perché prendere rifugio è il segno della fiducia e del riconoscimento del valore che si attribuisce al Buddha, Dharma e Sangha. Senza questa fiducia, prendere rifugio non ha alcun senso. L’iniziazione di Kalaciakra porta beneficio sia al livello del Dharma, sia al livello del mondo ordinario; è perciò che tutti quelli che hanno fiducia in questa iniziazione possono riceverla.
    Mentre i mantra degli Ydam (divinità alla cui pratica ci si consacra) sono tenuti segreti, il mantra di Kalaciakra – OM HANG KTCHA MA LA UA RA YA – è invece spesso usato per consacrare diversi luoghi, case, fonti d’acqua. La sua influenza è utile al livello mondano ed è tradizione collocarlo in molti posti.
    D. – potrebbe parlarci di questo mantra di Kalaciakra?
    R. – Le sillabe del mantra presentano una duplicità. Al livello del microcosmo esse corrispondono alle varie parti del corpo: HANG alla sommità del capo dove si trova il seme-causa bianco, fonte della felicità generata dalle pratiche Logiche; KTCHA al tronco . (Al livello del macrocosmo, KTCHA corrisponde alla montagna-asse, il Monte Meru). MA è localizzata nell’addome e nello stomaco. E’ collegata al calore, alla combustione, alla digestione, alla nutrizione. LA corrisponde alla carne in generale e alla parte superiore delle gambe in particolare. (Al livello del macrocosmo corrisponde alla terra e al concetto di solidità). UA è localizzato nell’addome, ha la natura dell’acqua e corrisponde alle malattie così dette ‘fredde’. RA corrisponde alla parte inferiore delle gambe, ha la natura del fuoco. YA è la sillaba simbolica dell’aria, che corrisponde ai piedi.
    D. – Un’ultima domanda. Il regno di Shambala e il re del mondo debbono essere considerati come aventi una collocazione geografica sulla terra – conosciuta o meno – o soltanto come mistici e spirituali o ambedue le cose?
    R. – Ambedue, senza dubbio, anche se attualmente noi non possiamo conoscere Shambala. In passato ci sono stati molti lama, esseri realizzati, che hanno fatto il viaggio di Shambala ed i loro racconti si trovano nel Tangyur (raccolta di commentari delle parole del Buddha). Ygyenpa (un maestro Kagypa) ha fatto questo viaggio, così come il lama Shampa Kagyu. Quest’ultimo a scritto un rapporto sul suo viaggio, descrivendo il paese, la strada e le difficoltà che vi si incontrano: è il Lamyig di Shambala, la guida di viaggio che si trova nel Tangyur.


    II, continua





    sandro consolato



    sandro-consolato


    SHAMBHALA, IL KALACHAKRA, LA GUERRA MISTICA, III

    3 - Profezia della “guerra di Shambhala” e sue implicazioni politiche

    Sempre P. Filippani-Ronconi (op. cit., pp. 59-60), osserva:

    “Nella parte più propriamente apocalittica, il Kâla-cakra emette un giudizio sintetico sui sistemi che l’hanno preceduto, classificandoli secondo la scala decrescente dei tre guna della filosofia sâmkhya: sattva, ‘trasparenza’, ‘albedine’; rajas, ‘motilità’, ‘rubedine’; tamas, ‘oscurità’, ‘inerzia’, ‘nigredine’. Sono essenziati di sattva i due gruppi degli rsi o Vati vedici. Al rajas appartengono, invece, le otto incarnazioni di Visnu e le dottrine da loro propagate. Al tamas vengono attribuiti, a cagione della loro opacità spirituale, l’insieme degli eretici maestri dei barbari (mleccha) che sono chiaramente elencati come Mani, Abramo, Gesù, il Jina, Mosé ed Enoch, con l’indicazione persino dei luoghi ove si sarebbero manifestati”.

    J. M. Rivière (op. cit., pp. 23-24) dal canto suo, scrivendo del tantra di Kâlachakra, fa questi chiarimenti (di recente diffusi pure dal “Dattilo Ideo” nella mailing-list “L’occhio di Poliremo”):

    “Il testo fornisce anche una lista di falsi profeti e di maestri che hanno predicato dottrine erronee, fonte dell'attuale materialismo del mondo; secondo Hoffmann vi si scorgono i nomi di Varâbri (Abraham), Mùsha (Mosè), Isha (Gesù), Mani, il fondatore del manicheismo, soprannominato Shvetavastrin, « l’uomo dall’abito bianco », e Madhumati (Mohammed), che il testo prende di mira in modo particolare. Esso descrive la nascita dell’Islam sotto la direzione di quest’ultimo « nel paese de La Mecca », durante il regno del dodicesimo re di Shambala nel VII secolo d.C. Per il Kâlachakra, l’Islam è il simbolo di tutte le dottrine opposte alla spiritualità buddista, dottrine insegnate e seguite dai barbari o mleccha. Quando la dottrina fu introdotta in India nel X secolo l’Islam costituiva già una grande minaccia contro il Buddismo; i Mussulmani furono infatti i distruttori impietosi dei monasteri dell’India settentrionale, saccheggiando i siti, incendiando biblioteche, uccidendo monaci a migliaia. Si può dire che la sparizione del Buddismo in India ne sia stata una delle principali conseguenze. Si comprenderanno così l’orrore e l’indignazione suscitati dall’Islam negli ambienti buddisti dell’Asia Centrale. Fu in questa epoca che, secondo i testi storici del Buddismo tibetano, la dottrina del Kâlachakra arrivò in India da Shambala, e di fronte alle minacce mussulmane si rifugiò infine al di là delle alte montagne innevate e insuperabili del Tibet, dove rimase in pace per dieci secoli. L’invasione comunista cinese ha aperto un nuovo capitolo, ed è per questo che la santa Dottrina è apparsa in Occidente, secondo quanto affermato dai Lama che descrivono la storia del mondo come divisa in grandi cicli spirituali basati sulle contingenze storiche”.

    E ancora (pp. 43-44):

    “L’Asia Centrale non ha dimenticato la grande profezia di Shambala; il santo Regno è stato e sarà diretto da sacerdoti-re, il cui regno dura un centinaio di anni perché si tratta di esseri sovrannaturali. L’insieme del lignaggio reale comporta trentadue re durante il regno dei quali il mondo decadrà sempre più verso un materialismo brutale e perverso; gli stati lotteranno fra loro finché uno di questi, diretto da demoni, si ergerà al di sopra degli altri unificandoli con il sangue e la sofferenza, e ponendo così faccia a faccia un tiranno pervertito e brutale e il sacerdote-re di Sgambala.
    “Conoscendo l’esistenza di Shambala, aggiunge la profezia, il tiranno vorrà vincere il santo regno al fine di dominarlo. Il sacerdote-re della nostra epoca e il ventunesimo kulika; è Aniruddha, ‘Colui che non può essere fermato’; egli è salito sul trono di Sgambala nel 1927 e deve regnare fino al 2027. Durante il suo regno la dottrina del Budda sarà quasi del tutto scomparsa in Asia in seguito ad insegnamenti materialisti che la invaderanno con la potenza dei barbari o mleccha. L’Islam, religione crudele e fanatica, ha già fatto scomparire il Buddismo dall’India con ferro e sangue nei secoli passati e continua i suoi progressi nell’Asia Centrale. Tale invasione si protrarrà durante il regno dei prossimi re kulika fino all’apparizione del venticinquesimo, nel 2327; alcuni Lama riducono la durata di questo periodo oscuro”.

    Va precisato (v. A. Berzin, op. cit., p. 40), che la guerra di Shambala contro i “barbari” non è fissata per il 2327 ma per il 2424.

  2. #2
    Vittima del kali yuga
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    leggo con calma

  3. #3
    ulfenor
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    Bravo stuart...

 

 

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