C'era una volta la Biopolitica. No, non quella di Alessandro Di Pietro e qualche suo amico anti-evoluzionista negli anni settanta, ma un testo di Stefano Vaj che è nato prima come piatto forte del n. 58 della rivista milanese l'Uomo libero ("La rivoluzione biopolitica. Sfide ed opportunità per il nuovo millennio"), è poi quasi raddoppiato diventando un libro pubblicato dalla Barbarossa verso la fine del 2005 (con il titolo Biopolitica. Il nuovo paradigma) ed infine si è trasformato, nella sua terza incarnazione, nel sito http://www.biopolitica.it, dove il testo è stato completamente ipertestualizzato linkando tutte le note, le fonti, gli autori, le associazioni, i provvedimenti, etc. in esso citati, ed addizionato di una bibliografia, un indice delle recensioni, note biografiche sull'autore e vario altro materiale.
E' forse inutile riassumere un testo che resta disponibile online a chiunque sia interessato, ma in breve la tesi, risolutamente futurista, nietzschana e transumanista dell'autore, è che siamo di fronte ad una frattura-del-tempo-della-storia, in cui l'uomo sarà chiamato a farsi carico del proprio destino in una chiave del tutto inedita, che ha come unico possibile precedente la rivoluzione neolitica, e rispetto a cui l'unica possibile risposta è un salto di qualità analogo e superiore a quello descritto dalla risposta indoeuropea a tale rivoluzione. Il tentativo di rimozione neo-luddista, bioetico o ecologista non fanno altro, infatti, che portarci a vele spiegate nel regno del Brave New World dove la tecnoscienza è asservita - con notevoli potenzialità catastrofiche, ed in ogni caso con sicuri esiti di disumanizzazione - alla globalizzazione mondialista ed alla fine della storia.
D'altra parte, è forse consolante che Fukuyama, giò profeta appunto della fine della storia, intitoli oggi uno dei suoi ultimi libri Our Posthuman Future, futuro che lo stesso dubita potrà essere scongiurato, e che che costituisce per altri la promessa di un nuovo inizio - di una nuova arcaicità, come dice in Archeofuturismo Guillaume Faye, autore anche di un'appendice al saggio in oggetto.
Se per Vaj le grandi linee di tale frattura risultano direttamente profetizzate da Gehlen, Locchi, Heidegger, Spengler, Jünger ed ovviamente Nietzsche, la maggiorparte del testo riguarda più direttamente aspetti scientifici e politici di bruciante attualità, dagli OGM alla procreazione assistita, dall'eugenismo alla clonazione alla questione razziale, passando dalla sanità all'ambiente alla guerra biologica ed alla demografia; tutte tematiche rispetto a cui il fine dichiarato dell'autore è introdurre una "logica del terzo incluso" che veda superate tanto le posizioni "politicamente corrette" che quelle semplicemente reazionarie - del resto sempre tra loro più indistinguibili mano mano che l'incapacità del sistema contemporaneo di gestire le prospettive incombenti diventa sempre più evidente. Ugualmente, leitmotiv dell'analisi è la constatazione di come tali questioni riguardino non solo e non tanto un'"umanità" astrattamente intesa, ma più concretamente le singole comunità politiche, etniche e culturali che nel suo ambito si muovono, e il cui avvenire sarà strettamente legato alla loro capacità di fare fronte alle sfide di una trasformazione che sta a significare la fine non solo della modernità, ma del mondo stesso che le civiltà spengleriane hanno conosciuto negli ultimi diecimila anni di storia.
In ogni modo, se le questioni trattate risultano decisive rispetto al nostro futuro a medio e lungo termine, è forse più interessante notare qui che tanto la particolarità dell'approccio che la dovizia di notizie e riferimenti contenuti nel testo (unica tra quanto pubblicato in italiano sugli argomenti in questione) ne hanno già fatto nell'immediata contemporaneità un piccolo "caso" editoriale, che ha raccolto segnalazioni e commenti insolitamente trasversali, non esclusi quattro diversi quotidiani nazionali e il GR1, pubblicazioni di partiti diversi, e siti che vanno dal Portale di Bioetica all'Associazione Luca Coscioni, da Novopress all'Associazione Italiana Transumanisti. Tutti costoro si ritrovano miracolosamente d'accordo, o anche solo hanno perfettamente capito di che si sta parlando e dove si va a parare? Ovviamente no. Ma se non altro hanno mostrato di essere sempre più consapevoli di come le questioni che Vaj passa sotto il termine inglobante di "biopolitica" sono assolutamente centrali ed essenziali; ed hanno dato atto del fatto che in Italia è stata data voce al riguardo ad una "terza posizione" posizione né mercantilista né luddista, ma piuttosto apertamente sovrumanista, faustiana e prometeica.