Originariamente Scritto da
Chaos88
Salve a tutti. Mi sono accorto solo ora di questo thread che tratta un argomento che mi sta molto a cuore (in quanto Gentile e vegano).
Innanzitutto, leggermente O/T, vorrei controbattere ad Antiokos che il presupposto di essere vegetariani su basi solamente etiche penso regga benissimo, cosi' come hanno dimostrato a loro tempo pensatori come Tom Regan (teorico dei 'diritti animali') e Peter Singer (teorico del concetto di 'liberazione animale'). Visto che personalmente non condivido al 100% nè l'impostazione di Regan nè quella di Singer, spieghero' la questione del vegetarisimo da un punto di vista etico molto in soldoni per come la vedo io: posto che 1) il consumo di prodotti di origine animale è (almeno nel mio caso) necessariamente fonte di indicibile sofferenza per animali sensibili e senzienti (tipo i maili); e che 2) questo consumo (almeno nel mio caso) è del tutto innecessario, se non dannoso alla salute; ne consegue che una dieta che riduca il piu' possibile il consumo di questi prodotti causa di sofferenza (cioè il boicottaggio di industrie legate allo sfruttamento animale) è una scelta eticamente necessaria, che non implica pero' pretese di totale auto-assolvimento dalla responsabilita' delle condizioni infernali in cui versano gli animali nel mondo di oggi (sui vari 'livelli di responsabilita'' rimando all'ottima analisi contenuta nel manifesto aninimo
Declaration of War, che ha fatto scalpore qualche anno fa...).
Detto questo, visto che questo è un Circolo Neoplatonico, bisognerebbe sottolineare che il giudizio dei Maestri platonici riguardo al consumo di carne non è sempre lo stesso, e varia significativamente, in connessione all'atteggiamento di ognuno di questi Maestri rispetto alla pratica sacrificale (atteggiamento che a sua volta deriva da diverse teoria ontologiche - ho qui in mente in particolare la scissione tra Porfirio e Iamblico riguardo al rapporto tra l'anima individuale e l'Assoluto, e quindi i mezzi necessari per la sua salvezza, cioè se serva la contemplazione sola o invece la teurgia...).
Va comunque sottolineato con la massima enfasi che il consumo di carne da parte di quei Maestri che comunque accettavano il consumo di alimenti carnei era
sempre legato alla pratica sacrificale. Oserei dire che
tutti i Maestri sarebbero d'accordo nell'affermare che il consumo ad esempio di carne bovina non sacrificata costituirebbe una grave empieta'.
Per dire la mia, e per rispondere al sondaggio, ritengo che il vegetarismo sia una una condizione necessaria (direi indispensabile, ma non sono certo autorizzato io a dettare cos'è 'indispensabile' a nessuno) per chi si rifa' all'insegnamento 'neoplatonico' perchè 1) il consumo di animali cosi' come avviene oggi denota una totale mancanza di rispetto per la vita e 2) il consumo di carne (per lo meno di carne non sacrificale) ritengo sia fonte di 'contagio' ed 'infezione' a livello sottile, e contribuisca ad esporci, vista la sua vicinanza al sangue e alla morte, a forze demoniache.
Quanto alla distinzione tra piante ed animali, non commento l'aspetto etico (che mi pare scontato), ma parlando in termini spirituali ('neoplatonici') si puo' dire che esista una netta differenza 'gerarchica' tra le due. Ad ogni modo, queste sono questioni
complicatissime e su cui, ripeto, nemmeno i Maestri erano d'accordo (pensiamo ad esempio alla questione della metempsicosi da un corpo umano ad uno animale: c'è chi l'accetta, e chi - come Sallustio - ritiene che anime umane possano accompagnare corpi animali solo
da fuori...) Mi riprometto di tornare su tutto questo in futuro, perchè adesso non ho purtroppo sotto mano i riferimenti antichi...
Chiudo per ora segnalando tre libri molto interessanti sull'argomento (purtroppo in inglese):
R. Sorabji,
Animal Minds and Human Morals: The Origins of the Western Debate (London, 1993).
S. Newmyer,
Animals, Rights and Reason in Plutarch and Modern Ethics (Abingdon, 2005).
Ingvild Saelid Gilhus, Animals, Gods and Humans: Changing attitudes to animals in Greek, Roman and early Christian ideas (London and New York, 2006).
Valete opime.