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Risultati da 1 a 10 di 40
  1. #1
    megaelleno
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    Predefinito Un regime vegetariano è necessario ai neoplatonici?

    Per chi intenda rifarsi agli insegnamenti (neo)platonici e (neo)pitagorici il vegetarianesimo è indispensabile?

    Proponiamo sotto forma di ‘sondaggio’ questa interrogazione sul vegetarianesimo.
    La vera discussione dovrebbe svilupparsi sui veri motivi dell’astensione dai cibi animali, evitando i presupposti ‘americaneggianti’ (imperniate sull'evitare le sofferenze di esseri senzienti).

  2. #2
    Antiokos
    Ospite

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    Citazione Originariamente Scritto da =DADOUKOS= Visualizza Messaggio
    Per chi intenda rifarsi agli insegnamenti (neo)platonici e (neo)pitagorici il vegetarianesimo è indispensabile?

    Proponiamo sotto forma di ‘sondaggio’ questa interrogazione sul vegetarianesimo.
    La vera discussione dovrebbe svilupparsi sui veri motivi dell’astensione dai cibi animali, evitando i presupposti ‘americaneggianti’ (imperniate sull'evitare le sofferenze di esseri senzienti).
    Amico Dadoukos l'evitare sofferenze agli esseri senzienti è uno dei presupposti (non il solo, certo) dei vegetariani tra i Buddhisti e i Jaina e anche tra gli Hindu, non bollerei questo aspetto come un presupposto americaneggiante, ne tantomeno come un pressupposto moderno non derivante da certe filosofie antiche, almeno in Oriente (specificamente indiano). Sul fatto poi che sia utile o meno essere vegetariani è un tema che stiamo affrontando anche sul forum orientale, ma a essere onesto non ho ancora raggiunto una chiarificazione con me stesso su questo tema, la riflessione è aperta.

    Khaire amico mio.

    Antiokos

    P.S. Segnalo queste discussioni collegate al tema:

    http://www.politicaonline.net/forum/...d.php?t=262243

    http://www.politicaonline.net/forum/...ead.php?t=8351

  3. #3
    megaelleno
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    Comprendo le tue riserve, o Antiokos, ed hai ragione.
    Il presupposto 'americaneggiante' era un'espressione dura e un po' forzata per indicare un atteggiamento che portato alle estreme (ma logiche) conseguenze vieta il consumo di latte ed uova, in quanto anche per la produzione di questi ultimi gli allevamenti procurano sofferenze agli animali.

    E' questo anche il presupposto di Porfirio: ma siamo sicuri che egli avesse centrato il punto?
    Non è un essere senziente anche una lattuga? Magari più lento, ma comunque senziente. Non uccidi la lattuga, estirpandola?
    Se anche un metallo può essere 'avvelenato', figuriamoci cosa 'prova' una pianticella strappata dal terreno... (E, a voler fare gli americani, quanti pesticidi e lumachicidi, per tirarla su?).

    Io credo perciò che se questo è il presupposto del vegetarianesimo, o non si regge o deve essere condotto alle estreme conseguenze (Jainismo).

  4. #4
    Antiokos
    Ospite

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    Citazione Originariamente Scritto da =DADOUKOS= Visualizza Messaggio
    Comprendo le tue riserve, o Antiokos, ed hai ragione.
    Il presupposto 'americaneggiante' era un'espressione dura e un po' forzata per indicare un atteggiamento che portato alle estreme (ma logiche) conseguenze vieta il consumo di latte ed uova, in quanto anche per la produzione di questi ultimi gli allevamenti procurano sofferenze agli animali.

    E' questo anche il presupposto di Porfirio: ma siamo sicuri che egli avesse centrato il punto?
    Non è un essere senziente anche una lattuga? Magari più lento, ma comunque senziente. Non uccidi la lattuga, estirpandola?
    Se anche un metallo può essere 'avvelenato', figuriamoci cosa 'prova' una pianticella strappata dal terreno... (E, a voler fare gli americani, quanti pesticidi e lumachicidi, per tirarla su?).

    Io credo perciò che se questo è il presupposto del vegetarianesimo, o non si regge o deve essere condotto alle estreme conseguenze (Jainismo).
    Ottimo Dadoukos, le mie riserve riguardavano esclusivamente il termine da te usato, non sono entrato in merito alla questione. Comprendo e concordo con la tua analisi, il tuo punto di vista è sintetizzato benissimo nell'ultima frase: "Io credo perciò che se questo è il presupposto del vegetarianesimo, o non si regge o deve essere condotto alle estreme conseguenze (Jainismo)", ed è verissimo, e infatti anche io sono scettico riguardo al vegetarianesimo basato solo su motivi etici (tra parentesi, prendo l'esempio da te portato, certo è che la società consumistica odierna ha reso gli allevamenti dei carnai infernali, quindi limitare quantomeno la sofferenza degli animali mi sembra più che giusto, stesso discorso per le piante etc.), il decidere quale animale debba o meno soffrire, o decidere che gli animali non debbano soffrire mentre le piante si, da parte di chi fa questa scelta mi sembra un procedimento che si basa su presupposti arbitrari, e si opta per una "gerarchizzazione arbitraria della natura" che potrebbe essere tacciata persino di hybris. Certo sentire che a Roma in alcuni ristoranti cinesi ammazzavano e cucinavano cani e gatti mi ha fatto impressione, perchè i cani e i gatti per molte culture sono animali domestici e indubbiamente sono animali carini, affettuosi, intelligenti e fedeli, ma se devo basare la scelta solo su criteri personali, o sulla "affinità" con l'uomo o sull'intelligenza bisognerebbe metterci pure i cavalli ed i delfini (per gli hindu pure le mucche), ma ovviamente la scelta di fare discriminazioni è soggettiva e appunto diventare vegetariani solo in base a questioni etiche è un presupposto che non regge, a meno che un Dio non scenda dal cielo! () a dire che la carne fa male o che in una data specie animale si incarnano tutte anime illuminate e che quindi tale specie è da proteggere... ()

    Bisogna spostare la questione su un altro piano, mangiare carne fa male al fisico ed allo spirito? non ne ho idea, sul forum orientale ho scritto queste considerazioni (in alcuni punti leggermente corrette per spiegare meglio il mio pensiero), forse banali, ma credo vere:

    Citazione Originariamente Scritto da Antiokos Visualizza Messaggio
    Non saprei se essere vegetariano sia utile "spiritualmente", credo che esserlo in maniera radicale non sia utile "fisicamente", non mangiare mai carne è dannoso, io dò ascolto ai miei ritmi biologici, ci sono dei periodi in cui mangio solo frutta e verdura e ovviamente carboidrati e mangio poca o non mangio per niente carne, altri in cui ne mangio, in linea generale, mi viene naturale non mangiare più tanta carne come un tempo, la carne nella mia dieta è assunta in maniera equilibrata, penso che mangiare troppa carne intossichi le energie fisiche, in fondo la carne è un "cadavere" (spero di non aver disgustato nessuno... ), è vero anche le verdure e la frutta sono "cadaveri" di piante, ma ovviamente è una cosa leggermente diversa (dico come percezione superficiale), e non perchè le piante siano inferiori agli animali, sono pur sempre vive e parte del Tutto, e poi è risaputo che se parli alle piante e le coccoli crestono più in fretta! altro chè! i cristiani fino a qualche tempo fa e in parte anche ora pensano che gli animali non abbiano un'anima e menchemeno le piante...
    Caro Dadoukos il dilemma è arduo e forse irrisolvibile, ad altri la parola.

    Khaire Grande Dadoukos!

    Antiokos

  5. #5
    megaelleno
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    Citazione Originariamente Scritto da Antiokos Visualizza Messaggio
    Bisogna spostare la questione su un altro piano, mangiare carne fa male al fisico ed allo spirito?
    [...]
    Caro Dadoukos il dilemma è arduo e forse irrisolvibile, ad altri la parola.
    Probabilmente sì, esimio Antiokos.
    Vedo che gli stessi dilemmi ci agitano.

    Secondo Pitagora, il mangiare carne lederebbe la philia che lega uomini e animali e viceversa.
    Ma il discorso si inceppa sempre sulle 'piante', secondo me.

    Il simposio è aperto, attendiamo interventi.

    Khaire
    =D=

  6. #6
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    Un saluto a tutti.
    Condivido in pieno la prospettiva di dadoukos.
    Mi viene in mente il proverbio indù che dice più o meno: l'uomo deve sacrificarsi alla famiglia, sacrificare questa alla casta, la casta al paese, il paese al mondo e il mondo a sé stesso.
    Un regime alimentare determinato è in ultima analisi reso funzionale al lavoro su di sé. Non si tratta di un cedimento all' egoismo, ma di una corretta (a me pare) visione metafisica e verticale dell'etica.
    Un saluto

  7. #7
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    Salve a tutti. Mi sono accorto solo ora di questo thread che tratta un argomento che mi sta molto a cuore (in quanto Gentile e vegano).

    Innanzitutto, leggermente O/T, vorrei controbattere ad Antiokos che il presupposto di essere vegetariani su basi solamente etiche penso regga benissimo, cosi' come hanno dimostrato a loro tempo pensatori come Tom Regan (teorico dei 'diritti animali') e Peter Singer (teorico del concetto di 'liberazione animale'). Visto che personalmente non condivido al 100% nè l'impostazione di Regan nè quella di Singer, spieghero' la questione del vegetarisimo da un punto di vista etico molto in soldoni per come la vedo io: posto che 1) il consumo di prodotti di origine animale è (almeno nel mio caso) necessariamente fonte di indicibile sofferenza per animali sensibili e senzienti (tipo i maili); e che 2) questo consumo (almeno nel mio caso) è del tutto innecessario, se non dannoso alla salute; ne consegue che una dieta che riduca il piu' possibile il consumo di questi prodotti causa di sofferenza (cioè il boicottaggio di industrie legate allo sfruttamento animale) è una scelta eticamente necessaria, che non implica pero' pretese di totale auto-assolvimento dalla responsabilita' delle condizioni infernali in cui versano gli animali nel mondo di oggi (sui vari 'livelli di responsabilita'' rimando all'ottima analisi contenuta nel manifesto aninimo Declaration of War, che ha fatto scalpore qualche anno fa...).

    Detto questo, visto che questo è un Circolo Neoplatonico, bisognerebbe sottolineare che il giudizio dei Maestri platonici riguardo al consumo di carne non è sempre lo stesso, e varia significativamente, in connessione all'atteggiamento di ognuno di questi Maestri rispetto alla pratica sacrificale (atteggiamento che a sua volta deriva da diverse teoria ontologiche - ho qui in mente in particolare la scissione tra Porfirio e Iamblico riguardo al rapporto tra l'anima individuale e l'Assoluto, e quindi i mezzi necessari per la sua salvezza, cioè se serva la contemplazione sola o invece la teurgia...).

    Va comunque sottolineato con la massima enfasi che il consumo di carne da parte di quei Maestri che comunque accettavano il consumo di alimenti carnei era sempre legato alla pratica sacrificale. Oserei dire che tutti i Maestri sarebbero d'accordo nell'affermare che il consumo ad esempio di carne bovina non sacrificata costituirebbe una grave empieta'.

    Per dire la mia, e per rispondere al sondaggio, ritengo che il vegetarismo sia una una condizione necessaria (direi indispensabile, ma non sono certo autorizzato io a dettare cos'è 'indispensabile' a nessuno) per chi si rifa' all'insegnamento 'neoplatonico' perchè 1) il consumo di animali cosi' come avviene oggi denota una totale mancanza di rispetto per la vita e 2) il consumo di carne (per lo meno di carne non sacrificale) ritengo sia fonte di 'contagio' ed 'infezione' a livello sottile, e contribuisca ad esporci, vista la sua vicinanza al sangue e alla morte, a forze demoniache.

    Quanto alla distinzione tra piante ed animali, non commento l'aspetto etico (che mi pare scontato), ma parlando in termini spirituali ('neoplatonici') si puo' dire che esista una netta differenza 'gerarchica' tra le due. Ad ogni modo, queste sono questioni complicatissime e su cui, ripeto, nemmeno i Maestri erano d'accordo (pensiamo ad esempio alla questione della metempsicosi da un corpo umano ad uno animale: c'è chi l'accetta, e chi - come Sallustio - ritiene che anime umane possano accompagnare corpi animali solo da fuori...) Mi riprometto di tornare su tutto questo in futuro, perchè adesso non ho purtroppo sotto mano i riferimenti antichi...

    Chiudo per ora segnalando tre libri molto interessanti sull'argomento (purtroppo in inglese):

    R. Sorabji, Animal Minds and Human Morals: The Origins of the Western Debate (London, 1993).


    S. Newmyer, Animals, Rights and Reason in Plutarch and Modern Ethics (Abingdon, 2005).


    Ingvild Saelid Gilhus, Animals, Gods and Humans: Changing attitudes to animals in Greek, Roman and early Christian ideas (London and New York, 2006).

    Valete opime.

  8. #8
    Antiokos
    Ospite

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    Citazione Originariamente Scritto da Chaos88 Visualizza Messaggio
    Salve a tutti. Mi sono accorto solo ora di questo thread che tratta un argomento che mi sta molto a cuore (in quanto Gentile e vegano).

    Innanzitutto, leggermente O/T, vorrei controbattere ad Antiokos che il presupposto di essere vegetariani su basi solamente etiche penso regga benissimo, cosi' come hanno dimostrato a loro tempo pensatori come Tom Regan (teorico dei 'diritti animali') e Peter Singer (teorico del concetto di 'liberazione animale'). Visto che personalmente non condivido al 100% nè l'impostazione di Regan nè quella di Singer, spieghero' la questione del vegetarisimo da un punto di vista etico molto in soldoni per come la vedo io: posto che 1) il consumo di prodotti di origine animale è (almeno nel mio caso) necessariamente fonte di indicibile sofferenza per animali sensibili e senzienti (tipo i maili); e che 2) questo consumo (almeno nel mio caso) è del tutto innecessario, se non dannoso alla salute; ne consegue che una dieta che riduca il piu' possibile il consumo di questi prodotti causa di sofferenza (cioè il boicottaggio di industrie legate allo sfruttamento animale) è una scelta eticamente necessaria, che non implica pero' pretese di totale auto-assolvimento dalla responsabilita' delle condizioni infernali in cui versano gli animali nel mondo di oggi (sui vari 'livelli di responsabilita'' rimando all'ottima analisi contenuta nel manifesto aninimo Declaration of War, che ha fatto scalpore qualche anno fa...).

    Detto questo, visto che questo è un Circolo Neoplatonico, bisognerebbe sottolineare che il giudizio dei Maestri platonici riguardo al consumo di carne non è sempre lo stesso, e varia significativamente, in connessione all'atteggiamento di ognuno di questi Maestri rispetto alla pratica sacrificale (atteggiamento che a sua volta deriva da diverse teoria ontologiche - ho qui in mente in particolare la scissione tra Porfirio e Iamblico riguardo al rapporto tra l'anima individuale e l'Assoluto, e quindi i mezzi necessari per la sua salvezza, cioè se serva la contemplazione sola o invece la teurgia...).

    Va comunque sottolineato con la massima enfasi che il consumo di carne da parte di quei Maestri che comunque accettavano il consumo di alimenti carnei era sempre legato alla pratica sacrificale. Oserei dire che tutti i Maestri sarebbero d'accordo nell'affermare che il consumo ad esempio di carne bovina non sacrificata costituirebbe una grave empieta'.

    Per dire la mia, e per rispondere al sondaggio, ritengo che il vegetarismo sia una una condizione necessaria (direi indispensabile, ma non sono certo autorizzato io a dettare cos'è 'indispensabile' a nessuno) per chi si rifa' all'insegnamento 'neoplatonico' perchè 1) il consumo di animali cosi' come avviene oggi denota una totale mancanza di rispetto per la vita e 2) il consumo di carne (per lo meno di carne non sacrificale) ritengo sia fonte di 'contagio' ed 'infezione' a livello sottile, e contribuisca ad esporci, vista la sua vicinanza al sangue e alla morte, a forze demoniache.

    Quanto alla distinzione tra piante ed animali, non commento l'aspetto etico (che mi pare scontato), ma parlando in termini spirituali ('neoplatonici') si puo' dire che esista una netta differenza 'gerarchica' tra le due. Ad ogni modo, queste sono questioni complicatissime e su cui, ripeto, nemmeno i Maestri erano d'accordo (pensiamo ad esempio alla questione della metempsicosi da un corpo umano ad uno animale: c'è chi l'accetta, e chi - come Sallustio - ritiene che anime umane possano accompagnare corpi animali solo da fuori...) Mi riprometto di tornare su tutto questo in futuro, perchè adesso non ho purtroppo sotto mano i riferimenti antichi...

    Chiudo per ora segnalando tre libri molto interessanti sull'argomento (purtroppo in inglese):

    R. Sorabji, Animal Minds and Human Morals: The Origins of the Western Debate (London, 1993).


    S. Newmyer, Animals, Rights and Reason in Plutarch and Modern Ethics (Abingdon, 2005).


    Ingvild Saelid Gilhus, Animals, Gods and Humans: Changing attitudes to animals in Greek, Roman and early Christian ideas (London and New York, 2006).

    Valete opime.
    Chaos, molto di quello che hai scritto è giusto, apprezzabile e condivisibile (e io in molta parte lo apprezzo e lo condivido) e se hai letto attentamente il mio messaggio, anch'io mi sono lamentato delle condizioni in cui versano gli animali nel mondo moderno. Tuttavia essere vegetariani solo per motivazioni etiche o meglio, per la motivazione di non far soffrire esseri senzienti è una motivazione che non regge, e quì ha ragione Dadoukos, o meglio non regge in maniera totale, regge solo in parte, perchè allora ti dovresti premurare di non far soffrire anche le piante no? sul piano metodologico questo ragionamento di Dadoukos, al quale ho aderito, non fa una piega. La questione tra l'altro è più complessa, perchè oltre a motivazioni di carattere etico, quì si sta indagando riaguardo a motivazioni di carattere spirituale-religioso e se per un Neoplatonico (e penso in generale per un'anima) sia indispensabile essere vegetariani, e se si per quali motivazioni. Può darsi che io sia in errore, anzi probabilmente si, e che esista quindi una gerarchia tra gli esseri di Natura che veda le piante al secondo posto dopo gli animali, e d'altronde molti Neoplatonici erano vegetariani, come lo erano gli Electi tra i Manichei, a questo proposito faccio un breve OT segnalando la loro "particolarità", gli Electi manichei non mangiavano carne per non contaminarsi con la materia (la carne è un maggiore concentrato di materia rispetto alle piante) MA non potevano estirpare le piante per non causare loro sofferenza e quindi contaminarsi sporcando il proprio "karma", dovevano quindi farsi preparare i pasti vegetariani dagli Uditores, la cosa più interessante è che per i Manichei le piante contengono più energia di luce, più energia divina rispetto agli animali e quindi mangiandole (senza procurare sofferenza ad esse, in quanto sono stati altri a farlo non loro, gli Electi, è una cosa un pò ipocrita non trovate?) si acquisisce la loro energia divina, accellerando così il recupero delle particelle di luce divina intrappolata nella materia da far tornare al Primo Principio.

    Il ragionamento di Dadoukos non fa una piega, ma potrebbero avere ragione certi Neoplatonici a ritenere che la gerarchizzazione in Natura degli esseri senzienti esista (in fondo per il Neoplatonismo, e non solo, esiste una gerarchizzazione degli esseri divini perchè non dovrebbe esisterne una in natura?) e io penso che possa esistere e istintivamente anch'io sono portato a mettere le piante al secondo posto, ma nel messaggio precedente contestavo più che altro il fatto che noi non conosciamo con certezza l'ordine gerarchico, ne sappiamo con certezza se esista, e dare per scontato a priori che non possa esistere una parità tra gli esseri senzienti (in questo caso che si fa? si muore di fame? ):

    Citazione Originariamente Scritto da Antiokos Visualizza Messaggio
    il decidere quale animale debba o meno soffrire, o decidere che gli animali non debbano soffrire mentre le piante si, da parte di chi fa questa scelta mi sembra un procedimento che si basa su presupposti arbitrari, e si opta per una "gerarchizzazione arbitraria della natura" che potrebbe essere tacciata persino di hybris.
    Parlavo di "gerarchizzazione arbitraria", non stavo contestando la gerarchizzazione in sè, constato solo che ci sono cose che non conosciamo. Mi dispiace di aver detto questa frase: "che potrebbe essere tacciata persino di hybris" non voglio accusare di hybris chicchessia, menchemeno certi venerandi maestri Neoplatonici come Porfirio, ho usato un termine forte (sbagliando) per richiamare l'attenzione sul fatto che qualunque scelta alla fine è arbitraria.

    E' ovvio che a livello "istintivo", come ho detto più volte, sono portato ad avere più riguardo per un animale che per una pianta l'ho pure detto in un post sul forum orientale tempo fa:

    Citazione Originariamente Scritto da Antiokos Visualizza Messaggio
    in fondo la carne è un "cadavere" (spero di non aver disgustato nessuno... ), è vero anche le verdure e la frutta sono "cadaveri" di piante, ma ovviamente è una cosa leggermente diversa (dico come percezione superficiale)
    In effetti ho poi continuato:
    Citazione Originariamente Scritto da Antiokos Visualizza Messaggio
    e non perchè le piante siano inferiori agli animali, sono pur sempre vive e parte del Tutto
    Forse mi sbaglio a mettere in dubbio anche solo ipoteticamente che gli animali siano superiori alle piante, ma con certezza questo io non lo so, è su questo che io ho basato la mia analisi, e come penso si sia capito, su questo tema non ho certezze e potrei cambiare idea in futuro.

    Vale Chaos!

  9. #9
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    Ave, Antiokos!

    Volevo solo tornare molto rapidamente sulla questione etica (lasciando da parte per il momento quella spirituale, che è piu' complessa...), perchè ancora non riesco a condividere quello che scrivi.

    Nel post precedente accennavo a Peter Singer. Un argomento 'etico' che Singer suggerisce a favore del vegetarismo è quello della sofferenza, che costituisce un discrimine sostanziale tra animali e piante: gli animali hanno un sistema nervoso e soffrono, le piante no. O forse si? Certo un cavolfiore non soffre come un maiale se lo fai a pezzi.

    Il punto è questo (come accennavo nel post precedente): il vegetarismo (o meglio il veganesimo) non pretende di esaurire la fonte della sofferenza del tutto (il che sarebbe impossibile, visto che nel mondo materiale vale sempre il principio mors tua vita mea!) Nessuno afferma che le piante non possano soffrire. Il veganesimo costituisce invece un coerente tentativo di individuare la sofferenza e ridurla per quanto possibile a partire da quegli esseri che piu' soffrono. Il 'quanto possibile' ognuno lo misura in base alle proprie esigenze/capacita'. Per quello che mi riguarda, trovo sia facilissimo seguire una dieta di base vegetale, ma impossibile ridurre il consumo di piante (pena serie deficenze nutrizionali). Per cui, ricapitolando, l'idea del vegetarismo come tentativo di non far soffrire esseri senzienti è perfettamente razionale, posto che nessuno pretende con questo di esaurire tutta la sofferenza. Come dire: con onesta' e lontani dal settarismo si fa quel che si puo'.

    Riguardo alla questione spirituale in un'ottica 'neoplatonica' mi piacerebbe tornare a discutere attraverso delle citazioni dalle fonti antiche. Ma per questo dovro' aspettare un po', temo...

    P.S. mi sembra giusto sottolineare anche che il discorso etico non è esattamente O/T rispetto a questa discussione, visto che il proseguimento della virtu' (per cosi' dire) non è scindibile dalla questione spirituale...

  10. #10
    Antiokos
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    Citazione Originariamente Scritto da Chaos88 Visualizza Messaggio
    Ave, Antiokos!

    Volevo solo tornare molto rapidamente sulla questione etica (lasciando da parte per il momento quella spirituale, che è piu' complessa...), perchè ancora non riesco a condividere quello che scrivi.

    Nel post precedente accennavo a Peter Singer. Un argomento 'etico' che Singer suggerisce a favore del vegetarismo è quello della sofferenza, che costituisce un discrimine sostanziale tra animali e piante: gli animali hanno un sistema nervoso e soffrono, le piante no. O forse si? Certo un cavolfiore non soffre come un maiale se lo fai a pezzi.
    Ave Chaos!, come modo di pensare siamo molto più vicini di quello che può essere sembrato negli ultimi post, non sto certo perorando la causa delle piante a scapito degli animali!, semplicemente in precedenza mi sono trovato d'accordo col procedimento metodologico usato da Dadoukos nella sua riflessione, e tutt'ora pur dandoti ragione e pensandola come te sul piano prettamente emozionale ed intuitivo, riflettendo su un piano diciamo "filosofico" il dubbio permane, siamo sicuri che le piante soffrano meno degli animali solamente perchè con i nostri sensi superficiali non riusciamo a percepire la loro sofferenza?, nel caso soffrissero alla stessa maniera il discrimine della sofferenza per essere o meno vegetariani sarebbe ancora valido?
    Queste domande possono sembrare dei semplici sofismi ma in effetti la certezza non l'abbiamo, e basare la propria condotta alimentare in base solo alla considerazione di non procurare sofferenza ad altri esseri è una scelta legittima ma arbitraria, in quanto si decide a priori, attraverso le nostre deboli facoltà quale essere soffre di meno. Mettiamo il caso che la sofferenza fosse identica sia per gli animali che per le piante, sarebbe impossibile evitare che qualche essere soffra, non si potrebbe optare per chi soffre di meno, e quindi che fare? su quali criteri operare la scelta? resterebbero solo motivazioni di carattere personale, mangiare quello che si sente faccia bene al proprio corpo, e motivazioni di carattere spirituale-religioso che non si basano solo sul criterio della sofferenza. Ci pensavo anche stamattina portando fuori il cane () e mi chiedevo se l'essere vegetariani non sia una qualche forma di rifiuto, la non accettazione che nel mondo gli esseri soffrano e che la sofferenza fa parte dell'ordine delle cose in questo mondo, e a questo proposito mi hai dato ora, indirettamente (contatti telepatici? ), una risposta interessante:

    Citazione Originariamente Scritto da Chaos88 Visualizza Messaggio
    Il punto è questo (come accennavo nel post precedente): il vegetarismo (o meglio il veganesimo) non pretende di esaurire la fonte della sofferenza del tutto (il che sarebbe impossibile, visto che nel mondo materiale vale sempre il principio mors tua vita mea!) Nessuno afferma che le piante non possano soffrire. Il veganesimo costituisce invece un coerente tentativo di individuare la sofferenza e ridurla per quanto possibile a partire da quegli esseri che piu' soffrono. Il 'quanto possibile' ognuno lo misura in base alle proprie esigenze/capacita'. Per quello che mi riguarda, trovo sia facilissimo seguire una dieta di base vegetale, ma impossibile ridurre il consumo di piante (pena serie deficenze nutrizionali). Per cui, ricapitolando, l'idea del vegetarismo come tentativo di non far soffrire esseri senzienti è perfettamente razionale, posto che nessuno pretende con questo di esaurire tutta la sofferenza. Come dire: con onesta' e lontani dal settarismo si fa quel che si puo'.
    Riguardo alla questione spirituale in un'ottica 'neoplatonica' mi piacerebbe tornare a discutere attraverso delle citazioni dalle fonti antiche. Ma per questo dovro' aspettare un po', temo...

    P.S. mi sembra giusto sottolineare anche che il discorso etico non è esattamente O/T rispetto a questa discussione, visto che il proseguimento della virtu' (per cosi' dire) non è scindibile dalla questione spirituale...
    Si Chaos, è vero, e quì lo ammetto senza problemi, visto che già dall'inizio ho ammesso che le mie remore potrebbero essere sbagliate, definire l'aspetto etico del vegetarismo come qualcosa che "non regge" è stata un'esagerazione da parte mia, infatti poi nel post successivo ho corretto il tiro scrivendo: "regge solo in parte", è vero l'aspetto etico è perfettamente legittimo (e io comunque non ho mai messo in dubbio la legittimità della scelta, ho messo solo in dubbio il procedimento "filosofico" basato sulla maggiore sofferenza di esseri x su quale è basato) a patto però che si assuma come dato certo, oppure come dato convenzionale o intuitivo, che gli animali soffrano di più, in questo caso il tuo ragionamento non fa una piega e comunque come ho detto anch'io la penso come te sul piano emozionale ed intuitivo, comunque il dubbio permane.
    Ovviamente la scelta di essere vegetariani o no per una persona si basa anche su fattori nutrizionali e spirituali-religiosi, e Dadoukos infatti poneva la questione se questa scelta potesse e dovesse essere basata su altri fattori oltre quelli etici, e comunque concordo con te quando dici che l'aspetto etico non può essere slegato completamente da, anzi è collegato a quello spirituale-religioso, ma concordo anche con Dadoukos, col quale condivido i dubbi, quando afferma che la scelta non dovrebbe essere basata solo su fattori etici, sul non procurare sofferenza (la quale è presente copiosamente nel nostro mondo).

    Vale Chaos!

 

 
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