LA CONSULTA DEI SENATORI DEL REGNO
La Presidenza della Consulta dei Senatori del Regno, sentito S.A.R. il Principe Amedeo, Duca di Savoia, a margine della Dichiarazione della Casa di Savoia e dei Decreti di S.A.R. il Principe Amedeo, Duca di Savoia, dati in Villa Italia (San Rocco, Castiglion Fibocchi, Arezzo): al fine di rendere chiara, trasparente ed esauriente l’informazione su Casa Savoia, comunica che da mesi la Casa di Savoia e S.A.R. deliberarono di rendere pubblica la Dichiarazione odierna.
Hanno deciso di diramarla a tutti i presenti e a futura memoria, senza indugi ulteriori, consci di dover fare chiarezza sul passato, generalmente poco noto, e per troncare sul nascere eventuali abusi di nomi, titoli e ruoli da parte di chi - ed è il caso di Vittorio Emanuele di Savoia e di suo figlio, Emanuele Filiberto - secondo luoghi e circostanze ora nega la verità e la dignità della storia della Casa di Savoia e la monarchia stessa, ora accampa titoli del tutto fantasiosi. Va detto e ripetiamo che Vittorio Emanuele e suo figlio Emanuele Filiberto di Savoia sono del tutto esclusi da qualsiasi ruolo dinastico.
Precisiamo che le norme regolanti la vita della Casa (comprendente Principi Reali, cioè legittimi successori al trono, e Principi del sangue, cioè quanti, maschi e femmine, fanno parte della Famiglia Reale) furono e rimangono stabilite dalle Regie patenti promulgate da Vittorio Amedeo III di Savoia, re di Sardegna (1780 e
1782), mai modificate e anzi recepite nella loro essenza dal codice civile del Regno d’Italia (1865, 1890, 1942). Tali norme:
a- conferiscono esclusivamente al Re la prerogativa di autorizzare le nozze dei membri della Casa. Orbene, Re Umberto II non ha mai riconosciuto valore dinastico al matrimonio del figlio, Vittorio Emanuele, con Marina Doria Ricolfi. Il Sovrano non ha mai modificato il tale disconoscimento e le sue conseguenze; Vittorio Emanuele prese atto del divieto paterno, ma agì di sua scelta e si pose al di fuori della Famiglia
Reale;
b- escludono dalla Famiglia Reale i membri che vìolino le Regie Patenti;
c- hanno comportato e comportano l’esclusione ipso iure, o “automatica”, di Vittorio Emanuele e dei suoi discendenti, a cominciare dal figlio, Emanuele Filiberto. Tale esclusione annullò ogni rango, titolo e ruolo, perché Vittorio Emanuele contrasse nozze senza consenso regio, in violazione di norme - come invano il Padre gli ricordò anche per lettera - non dipendenti dalla volontà del Sovrano ma dalle leggi
alle quali il Re stesso non può sottrarsi. Come ogni padre, Re Umberto ebbe per il figlio e il nipote affetti di famiglia, che però sono altra cosa dal riconoscimento del rango di principe ereditario;
d- trasmettono il titolo successorio al principe del sangue prossimo in grado di parentela rispetto al Sovrano: nel caso specifico al Principe Amedeo di Savoia, già Duca d’Aosta;
e- sono così severe che il capostipite dei Duchi d’Aosta, Amedeo di Savoia, secondo maschio di Vittorio Emanuele II, re di Spagna tra il 1870 e il 1872, al rientro in Italia attese anni prima che gli fosse restituito titolo per eventuale successione alla Corona d’Italia, da lui deposto quando assunse quella di Spagna (su
richiesta delle Cortes e col benestare preventivo del “Padre della Patria”). È la conferma che le regole valgono anche per il re.
Poiché Casa Savoia e Regno d’Italia sono unite dalla storia, come insegna la proclamazione del Regno d’Italia il 17 marzo 1861 con Vittorio Emanuele II di Savoia quale sovrano statutario, abbiamo sentito l’obbligo morale di sgomberare il campo da iniziative sconsiderate, cui le cronache ci hanno abituato con profonda amarezza nostra e di tutti gli italiani che amano la propria storia. Dobbiamo correggere informazioni non rispondenti alle norme, alla storia, alla verità e agl’interessi morali e civili della Casa e dell’Italia odierna, tanto più in presenza di numerose e prestigiose iniziative pubbliche e private (mostre, convegni, restauri…) che pongono nella giusta luce la connessione fra Casa Savoia e la storia d’Italia e d'Europa: patrimonio prezioso e irrinunciabile.
Siamo grati agli Operatori dell’Informazione per quanto faranno per affermare la verità della storia.
Roma, 7 Luglio 2006
Aldo Alessandro Mola
Presidente della Consulta dei Senatori del Regno