Durante la "Seconda Conferenza Pan-Europea" che si tenne a Creta nel 1994, vennero identificati dieci corridoi . Alcuni di questi, come il Corridoio 10 (Belgrado-Budapest-Skopje-Salonicco) o il Corridoio 2 (che raggiunge Mosca e si snoda poi per la Russia fino a Novgorod, porto fluviale sul Volga) vennero subito congelati perché sgraditi agli Stati Uniti (il primo per via della Serbia di Milosevic, il secondo perché troppo gradito ai russi). Sia Clinton che l'Italia, per motivi diversi, avevano privilegiato il Corridoio n. 8 che si snodava dai porti bulgari del Mar Nero di Varna e Burgas per proseguire da Sofia verso Skopje (Macedonia settentrionale), ed entrare poi in Albania, prima a Tirana e infine sulla costa adriatica. E da lì il salto verso i porti marchigiani e pugliesi. Il “Corridoio 8” è un progetto del Fondo Monetario Internazionale ( il cui capocommessa era l’Italia), a cui partecipa l’ENI. Si tratta di una linea di comunicazione, che prevede il più grande oleodotto nella storia d’Europa, un gasdotto e bretelle stradali e ferroviarie dal Mar Nero all’Adriatico, attraverso Bulgaria, Macedonia ed Albania. L’affermazione del protettorato Nato sulla zona balcanica interessata al passaggio del Corridoio 8, sottrarrebbe definitivamente alla Russia il controllo dei movimenti di energia. La Russia perderebbe l’ultimo aggancio per esercitare una politica di potenza e per svincolarsi del ricatto permanente dei prestiti occidentali della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale. In generale britannico Michael Jackson ha dichiarato che “siamo qui anche per difendere le vie di comunicazione Est-Ovest e dell’energia”. (Fonte: Il Sole 24 Ore 16/05/1999). Oltre agli interessi nell’area destinata al passaggio del Corridoio 8, sia la Germania che li Usa appoggiavano (benché non ufficialmente) l’idea della formazione di una “Grande Albania”, che comprendesse Albania, Kosovo, e parti della Macedonia (Fonte: Geopolitical Drug Watch, n.32, Giugno 1994, pag.4). Secondo Sean Gervasi, la Germania cercava di aver mano libera dai suoi alleati “per ottenere il dominio economico in tutta l’Europa Centrale (Sean Gervasi, “Germany, US and the Yugoslav Crisis”, Covert Action Quarterly, n.43, inverno 1992-1993). L’agenda segreta di Bonn e Washington prevedeva di scatenare i movimenti nazionalisti di liberazione in Bosnia e Kosovo col fine ultimo di destabilizzare la Jugoslavia. L’ultimo obbiettivo veniva inoltre perseguito “chiudendo un occhio” sull’afflusso di sostegni finanziari e di truppe mercenarie dalle organizzazioni fondamentaliste islamiche ( vedi il Daily Telegraph, 29 Dicembre 1993).
L’obbiettivo inconfessabile delle potenze occidentali è il controllo geostrategico dell’area balcanica: il destino del Kosovo era già stato tracciato accuratamente prima della firma degli accordi di Dayton del 1995. La Nato era entrata in un “matrimonio di convenienza” insano con la mafia. “I combattenti per la libertà” furono messi sul posto, il traffico di droga consentiva a Washington e Bonn di finanziare il conflitto in Kosovo, con l’obbiettivo finale di destabilizzare il governo di Belgrado, e di riconolizzare completamente i Balcani: il risultato finale è la distruzione di un intero paese. (Fonte: Michel Chossudovskj, “Relazioni pericolose dietro l’Uck”, 16/06/1999)
Nelle aree interessate, i progetti prevedono la costruzione, l'ampliamento o il miglioramento di autostrade, di ferrovie ad alta velocità, di porti, di terminal per container, di oleodotti e gasdotti, di cavi ottici per le telecomunicazioni.
Può essere stato davvero questo il motivo?