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Discussione: Dalla Russia con Odio.

  1. #1
    WHY SO SERIOUS?
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    ASCOLI PICENO. CERTI UOMINI NON CERCANO QUALCOSA DI LOGICO, COME I SOLDI. NON SI POSSONO NE' COMPRARE NE' DOMINARE. NON CI SI RAGIONA E NON CI SI TRATTA. CERTI UOMINI VOGLIONO SOLO VEDER BRUCIARE IL MONDO.
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    Predefinito Dalla Russia con Odio.

    Inneggiano al Führer. Hanno il mito della razza pura. Odiano tutti gli stranieri e gli ebrei. Adesso hanno anche cominciato a uccidere. Seguendo il modello di Al Qaeda.

    Aveva solo nove anni la bambina Marja, ma era «un topo di fogna da sopprimere». Almeno così le hanno lasciato scritto addosso col suo stesso sangue. Perché era tagika. Perché non era una russa pura. Per questo pochi mesi fa i nuovi nazisti di San Pietroburgo l'hanno rapita, violentata e ammazzata con 20 coltellate. «Uccideremo ancora. Piccoli e grandi. Non importa di che razza. Più bastardi sono e meglio sarà per i nostri coltelli»: Andrei, 18 anni, uno dei soldati dei 30 gruppi neonazi fioriti negli ultimi anni nella fu capitale degli zar, parla senza paura. E come lui fanno i ragazzi e le ragazze del suo gruppo. «Chi non ha sangue bianco, cioè ariano, nelle vene non può vivere nella nostra regione». Tatiana, bionda, racconta e porta sulle spalle un tatuaggio con croce uncinata che sboccia da una bandiera nazi come una rosa di morte.

    Ma lei e i suoi compari non sono che una piccola parte di quella che il giornale moscovita Izvestia descrive come un'onda anomala che rischia di travolgere la società russa: il nuovo nazismo. Covata nella miseria e nella fame, ma anche nel vuoto che ha accompagnato il collasso del comunismo dopo il 1991, orfana di riforme mai nate, la xenofobia da sempre latente in terra russa è esplosa in razzismo puro, forte e preoccupante. Tanto che oggi moltissimi giovani lo coltivano come l'unico risarcimento e l'unica paga per l'orgoglio nazionale perduto. I neonazisti assaltano, violentano, uccidono. Scelgono le loro vittime tra la gente e le comunità etniche minori.

    Poche settimane fa è toccato a un passante azero a Saratov, 1.400 chilometri a sud di San Pietroburgo. Nel maggio scorso il corpo morto di uno studente pachistano è rimasto sul marciapiede della piazza di Umanovsk per ore. La gente ha paura? O tacitamente approva e respira la stessa fame di escludere il diverso? Negli ultimi sette anni almeno 15 mila «bastardi» di sangue inquinato hanno subito assalti e violenze. L'onda dell'odio di razza travolge senza che nessuno, neppure la polizia, possa fermarla. All'ufficio dei diritti umani di Mosca dicono che sono ormai 30 al mese le vittime di queste violenze. E chi lotta contro la follia dei nuovi nazi muore.

    Aveva una svastica viola tatuata sulla palpebra il giovane che sabato 18 giugno ha bussato alla porta di Nikolai Mikhailovich Girienko, barbuto studioso del nuovo fenomeno della scuola neonazista a Pietroburgo. «Cosa volete?» ha chiesto ignaro mentre una pallottola gli infilava il cuore finendolo all'istante. «L'hanno ammazzato troppo tardi quel cane!» racconta al settimanale americano Time Alexei, 22 anni, fiero membro dello Schultz 88, proprio il gruppo nazi sul quale Girienko indagava come fondatore del movimento per i diritti delle etnie minori. Alexei, gigante coi muscoli affrescati di fiamme e di elmetti fascisti, una svastica tatuata sul cuore, racconta che, nonostante Girienko avesse voluto tenerlo in galera, lui è stato da poco liberato.

    Il pacifico e barbuto professore, in realtà, era un osso duro. È stato lui la chiave dell'accusa in 15 processi, tutti imparentati con l'odio di razza. Ma a costargli la vita è stata, sembra, una semplice definizione: crimini di odio razziale. Una formula che, sostituita nel gergo processuale a quella più generica di teppismo, ha regalato ai criminali pene molto più serie e pesanti. «Per il movimento nazista russo la sua fine è il principio di tutto» Alexei confessa. «La verità è una sola: siamo noi gli uomini bianchi di Al Qaeda. E ora è arrivato il tempo della nostra jihad».

    Un tempo cominciato nel 2001, quando lo Schultz 88, con gli altri gruppi, si è organizzato in cellule seguendo il modello del terrorismo islamico. I militanti lavorano insieme per gli attentati e poi si disperdono. O vanno in sonno. Oggi è senza dubbio San Pietroburgo la capitale immorale dell'odio nazi e dei suoi seguaci. Dei 50 gruppi russi almeno 17 «abitano» in città. Gli altri si parlano e si ritrovano su internet, dove i messaggi più surreali arrivano dalle ragazze del movimento. Tante.

    "Il fuoco dei nostri cuori ariani incendierà il mondo" scrive e sogna Svetlana. Le ragazze (alte, bionde, occhi cerulei) sono per il movimento la nostalgia delle femmine del Terzo Reich: vere statue dell'arianesimo. Del resto, si racconta che nei covi segreti del centro di San Pietroburgo i pazzi del nazismo organizzino nostalgici festini (l'ultimo il 20 aprile, compleanno di Adolf Hitler) dove tutti in divisa sventolano svastiche come uniche bandiere, ascoltano e applaudono i discorsi del Führer e, come finale, i défilé delle ragazze, top model del neonazismo. Ma Alexei, Andrei e gli altri si nutrono anche di nuovi idoli. Per esempio Timothy McVeigh, adorato per avere ammazzato 168 persone nel 1995 a Oklahoma City e «martirizzato» con un'iniezione letale nel 2001. E anche Robert Jay Mathews, uno dei fanatici ideologi americani della supremazia bianca, ammazzato dalla polizia nel dicembre 1984.

    La verità è che il razzismo russo è un virus universale che serpeggia nel paese intero. I segni sono molteplici. Almeno il 61 per cento dei cittadini intervistati nel corso di un'inchiesta del Centro studi dell'opinione pubblica di Mosca ha confessato di approvare lo slogan nazionalista "La Russia ai russi". E non sono solo i giovani dei movimenti nazionalisti a rifiutare come vicini di casa ceceni, azeri e daghestani. "Hanno ammazzato più di 10 mila soldati russi: ci odiano e noi odiamo loro. Perché fingere di accettarli?" borbotta una signora canuta seduta su una panchina di piazza delle Arti a San Pietroburgo. Per non parlare della rabbia che zampilla contro i "serpenti gialli", cioè contro cinesi e filippini. E, naturalmente, contro gli ebrei.

    "Quello che era nato come tiepido nazionalismo è esploso improvvisamente in odio razziale: ciò che succede oggi non ha precedenti nel nostro paese". Jacheslav Sukhachev, professore di sociologia all'università di San Pietroburgo e grande conoscitore dei miti razzisti racconta inoltre che non sono pochi i partiti conquistati dall'ideale del nazionalismo estremo. Il Partito democratico liberale di Vladimir Zhirinovsky, ma anche il Partito della Madrepatria. Perfino qualche elemento del Partito comunista non pare lontano dall'idea che vuole le genti del Caucaso fuori dai confini russi.

    Nessuno dei nuovi o vecchi profeti nazi, però, si sente un cowboy fuorilegge. Il grande e grosso Yuri Belyayev, comandante del Partito della libertà, racconta di essere né più né meno sulle posizioni del suo presidente, Vladimir Putin. Non è stato forse Putin a urlare al popolo "Fuori il terrorismo dal paese" dopo l'attacco dei ceceni al teatro Dubrovka di Mosca? Putin ha anche aggiunto che fare la guerra di razza a chicchessia è inconcepibile. Ma oggi certi (troppi) russi sanno leggere solo il Putin che vogliono. E cioè un presidente che legittimerebbe la pulizia etnica del paese.

    Così il cupo Belyayev consacra la violenza come l'unica autodifesa per "la nostra gioventù". Il corpo squarciato della piccola tagika Marja? Un operaio ceceno evirato e lasciato morire dissanguato in un canale a Mosca? Uno studente siriano spinto sotto un treno da un membro del Partito della libertà? I giornali russi ne hanno parlato, la gente anche. Ma l'odio contro il sangue diverso vola. E non sdegna né addolora troppo. Perfino i giovani rampanti ne sono impastati. Nella Società nazional- socialista, ennesimo emergente movimento che sogna uno stato russo unitario, i nuovi registi vogliono soppiantare i vecchi leader nazionalisti definiti "disgrazie inutili".

    "Il grande successo lo avremo nel futuro, con attacchi di cellule autonome e libere da ogni partito" racconta Alex, che studia per il dottorato all'università di Mosca. "Ma il trionfo arriverà solo quando potremmo usare la genetica per ottenere la vera purezza razziale". Gli amici "puri" di Alex si incontrano nei bar del centro e sognano di guadagnare ricche posizioni nel business, nella politica, ma soprattutto nel mondo dei media per entrare nel cervello della gente come un alien della razza. Convincerla grado per grado con saggi e articoli calamita. Arrenderla ai loro deliri è molto più sicuro che lordarsi le mani col sangue sporco. Così, Alex, profeta sincero, termina il suo proclama: "Vinceremo! E con l'opinione pubblica dalla nostra potremo finalmente impacchettarli e sbatterli direttamente nei forni".
    Noi siamo i padroni.
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  2. #2
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    La loro Battaglia.
    Nel mirino dei neonazisti ci sono tutti gli stranieri: in prima fila i caucasici, ma anche cinesi, filippini. E, naturalmente, gli ebrei.
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    Disciplina Ferrea.
    Saluto al Furer durante un'adunata di neonazisti russi.
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    Violenza.
    Dal 1998 in Russia ci sono stati 15 mila crimini xenofobi.
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    Nuovi Leader.
    Gli estremisti vogliono soppiantare i vecchi capi nazionalisti.
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    Cellule Indipendenti.
    Il modello è la rete di Al Qaeda.
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    Nazionalisti.
    Lo slogan "La Russia ai russi" piace a vaste fasce della popolazione.
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    I neonazisti russi usano internet per organizzare campi di addestramento e per preparare le azioni.
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