L’Espresso di oggi contiene una mia intervista con il titolo: “Fuori i ladri, dentro i giornalisti”. Riporto le mie valutazioni sul provvedimento relativo alle intercettazioni telefoniche.
ADP: ... Bisognava intervenire sulla pubblicazione delle intercettazioni di persone che non hanno nulla a che fare con i reati per mettere fine a questa sorta di gossip giudiziario. Invece, con la scusa di proteggere la privacy, è stato varato un provvedimento che da un lato ostacola il lavoro del pm e dall’altro rende sempre più rischioso il lavoro del giornalista.
Espresso: Quali saranno le conseguenze?
ADP: Sarà più difficile indagare. Il disegno di legge, nella sua versione iniziale a cui mi sono opposto con tutte le mie forze, pone un tempo massimo di tre mesi. Ulteriori intercettazioni possono essere concesse solo se si scoprono nuovi elementi mediante fonti di prova diverse. Per fare un esempio: se il pm ascolta l’ultimo giorno del terzo mese un criminale che annuncia una consegna di droga per l’indomani, teoricamente non potrebbe intercettarlo mentre la esegue perchè ha scoperto il reato ascoltando il telefono. E’ un non senso. Ci sono sequestri di persona che durano un anno e solo con le intercettazioni si possono sventare. Questa legge metterà in moto un meccanismo di ricorsi che inficerà le intercettazioni.
Espresso: Il progetto Mastella vieta anche la pubblicazione dei contenuti di tutti gli atti, non solo le intercettazioni, prima della fine delle indagini. Se fosse già legge, per esempio, non sapremmo nulla del caso Unipol. Le sembra un passo avanti?
ADP: Questa norma restringe troppo. Il testo integrale o il virgolettato degli atti è bene che non sia pubblicato durante le indagini. D’altro canto non si può tenere all’oscuro l’opinione pubblica per tanto tempo. Il contenuto dell’atto, insomma il fatto in sé, è bene che si sappia subito. La norma diventa invece troppo permissiva dopo la chiusura del procedimento, in caso di proscioglimento o archiviazione. Non è giusto, in quel caso, permettere di pubblicare tutto.
Espresso: Il giornalista che legge un atto segreto, secondo il disegno di Mastella, deve andare in galera. Non le sembra un norma da Stato di polizia?
ADP: E’ una norma ridicola. Prima si puniva con la multa il giornalista che pubblicava l’atto segreto, ora si punisce addirittura con la reclusione chi semplicemente prende visione dell’atto. Anche se non pubblica nulla. Tecnicamente si anticipa la punizione alla fase del semplice pericolo (la semplice visione delle carte) senza aspettare il danno, cioè la pubblicazione. E’ una scelta sbagliata che punta a zittire la stampa. Non si può punire il giornalista che fa il suo lavoro. Il pubblico ufficiale che gli passa un documento deve essere punito, ma ve lo immaginate voi un giornalista che di fronte a un documento segreto chiude gli occhi e dice: “Non lo voglio nemmeno vedere?”.
Espresso: La Procura di Milano indaga sulle intercettazioni illegali contro i giornalisti. Il disegno di legge non se ne preoccupa. Non le pare strano?
ADP: In questo disegno di legge manca un intero capitolo. Quello delle intercettazioni illegali abusive fatte al di fuori del controllo dell’autorità giudiziaria. Se il fine fosse stato davvero quello di tutelare la privacy, bisognava prevedere un capitolo apposito. Ma l’obiettivo del disegno di legge è un altro: rendere molto più difficili le intercettazioni da parte dei magistrati e criminalizzare l’informazione. Così non va.
preso dal blog di dipietro
http://www.antoniodipietro.it/
io a suo tempo dissi che mastella secondo me non era in grado di fare il ministro della giustizia... dopo l'indulto, anche questa "bella" legge sulle intercettazioni... sia mai che avevo visto giusto?