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Regione
Fadda (Margherita) «Riuniamo tutte le forze politiche presenti in Parlamento per prepararci a nuove battaglie. Subito lariunione dei parlamentari».
Lo schiaffo. Dopo la bocciatura della legge sulla Consulta statutaria il presidente promette: resisteremo
Scontro col governo, Soru attacca
«Siamo un popolo e una nazione»
Il governatore va alla festa di Irs: sono contro l'indipendenza ma voglio sovranità
Fabrizio Meloni
fabrizio.meloni@epolis.sm
Guai a parlare di indipendenza. «Mica - dice Soru – ci sono le condizioni perché noi dichiariamo guerra a qualche nazione, che ne so alla Grecia» .
Ma Soru la guerra la dichiara al governo perché «ci deve dare quanto ci spetta», dice il presidente parlando del ricorso fatto dal governo contro la legge che istituisce la Consulta che dovrà redigere il nuovo Statuto di autonomia.
UN RICORSO CONTRASTATO
(Parisi non ha partecipato al voto) deciso perché la legge parla di sovranità del popolo sardo. Insomma un Soru determinato quello che si presenta alla Festa Manna davanti a una platea che l'indipendenza la dichiarerebbe molto volentieri: i militanti di Irs. «Tutti siamo per l'indipendenza e per la libertà - dice il
presidente tra i mugugni – ma non sono per il piccolo Stato della Sardegna separato dall'Italia.
Siamo parte integrante e consapevole dello Stato italiano e dell'Europa. E non ci sono le condizioni per proclamare una guerra a uno Stato o decidere quali sono le medicine che fanno bene ai sardi». Ma il tema della sovranità, aggiunge il governatore, «deve essere distribuita a diversi livelli. Non esiste uno stato centrale che impone la sua sovranità». Soru elenca una serie di materie per le quali la Regione rivendica la sua sovranità: urbanistica, ad esempio, ma anche ambiente, servitù militari. «Sembra -
spiega Soru - che in consiglio dei ministri abbiano avuto paura più delle parole popolo sardo che del termine sovranità. Ma queste parole non devono spaventare nessuno. Noi siamo un popolo e una nazione che sta dentro l'Italia e in Europa. Un popolo che non china ma alza la testa». L'autonomia e la sovranità, aggiunge, «si esercitano nei migliori modi possibili, non elemosinando nulla».
Durissime le reazioni politiche. E se Stefano Pinna dice che «le contestazioni del governo non ci turbano e noi andremo avanti», An chiede «che ora sia il Consiglio a occuparsi della revisione dello Statuto». E i riformatori Massimo Fantola e Michele Cossa chiedono che si torni al progetto dell'Assemblea Costituente: «Il gesto immotivato del governo è grave in sè, quale che sarà la decisione
della Corte costituzionale. Non si possono perciò accettare negoziazioni, preludio di umilianti
compromessi». Infine la Cisl invita le forze politiche a «contrastare l'atteggiamento del governo ricercando il più ampio consenso politico e sociale».