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  1. #1
    Anti-Obama
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    Predefinito Italia e Francia in Finale

    VENDICATELE:

    tratto da: http://digilander.libero.it/folgore4a/
    LE MAROCCHINATE - «STUPRATE LE ITALIANE»
    Durante la seconda guerra mondiale diecimila tra donne e bambini
    furono violentati dalle truppe francesi, con il consenso del
    comando, nel Centro-sud. Un capitolo rimosso che una denuncia ha
    ora riaperto
    di Giusy Federici
    Alberto Moravia ci scrisse un libro e Vittorio De Sica ne ricavò un film, La
    Ciociara, con Sofia Loren, dove si mostra lo stupro delle due protagoniste,
    madre e figlia. Dopo più di cinquant'anni si torna a parlare di «marocchinate».
    Con questo brutto termine vengono indicate quelle donne - ma anche bambini di
    entrambi i sessi, uomini, religiosi e in qualche caso animali - vittime delle
    violenze dei soldati marocchini del Corps expeditionnaire francais (Cef),
    comandati dal generale Juin. Furono migliaia.
    A mezzo secolo da quegli orrori, una donna tra le prime a subire violenza,
    vicino ad Esperia fucinate ha deciso di sporgere denuncia nei confronti dei
    quattro soldati che abusarono di lei, giovanissima. «Per la prima volta -
    afferma il legale, l'avvocato romano Luciano Randazzo - verrà inoltrata una
    denuncia-querela, presso la procura militare e quella della Repubblica, per far
    aprire un processo penale a carico degli ufficiali francesi viventi. Quei
    signori, tramite lo stesso Stato francese, dovranno rispondere di omicidio
    plurimo aggravato da motivi futili e abietti, senza nessun riscontro nel diritto
    internazionale di guerra. Le dico di più: ipotizzo il reato di genocidio».
    Oltre che sulle dichiarazioni della signora, l'avvocato si baserà sulle ricerche
    storiche e sui documenti rinvenuti da Bruno D'Epiro, da Massimo Lucioli e Davide
    Sabatini, autori questi ultimi, per le edizioni Tusculum, del libro La Ciociara
    e le altre. È questo il primo tentativo di far conoscere il fenomeno degli
    stupri francesi in tutta la loro portata. Come afferma lo studioso belga Pierre
    Moreau: «Mai tali tragici avvenimenti sono stati menzionati nella letteratura
    storica della seconda guerra mondiale, tanto in quella di lingua francese,
    quanto in quella di lingua olandese ed inglese». Invece è dimostrato che non fu
    solo la popolazione degli Aurunci a subire le violenze durante le famose
    cinquanta ore di «premio» promesse da Juin alle truppe se avessero sfondato la
    linea di Cassino, ma che il fenomeno parti dal luglio '43 in Sicilia, attraversò
    il Lazio e la Toscana e terminò solo con il trasferimento del Cef in Provenza,
    nell'ottobre del '44.
    Un'altra fondamentale novità che la denuncia e gli studi apportano alla vulgata
    su questi fatti è che non furono solo i marocchini a macchiarsi di tali
    nefandezze, ma anche algerini, tunisini e senegalesi. Nonché «bianchi» francesi:
    ufficiali, sottufficiali e di truppa. E qualche italiano aggregato ai
    «liberatori» (volgari criminali o qualcuno con la divisa? Le fonti non sono
    chiare...).
    Il professor D'Epiro, deportato a sedici anni dai tedeschi perché non volle
    aderire alla Repubblica Sociale Italiana - dai cui reduci viene spesso invitato
    a tenere conferenze - dopo una serie di vicissitudini tornò a casa. E cominciò a
    raccogliere le testimonianze delle vittime in libri come Dramma di un popolo e
    La battaglia di Esperia. È stato insignito da Pertini del titolo di Cavaliere al
    merito della Repubblica Italiana, ma vanta anche riconoscimenti come la Gran
    Croce «Deutsch dee Sektion dee Ceca». Un personaggio, quindi, non sospettabile
    di revisionismo strumentale a fini politici.
    «La spinta me l'hanno data le donne di Esperia. Nel 1950, quando si cominciarono
    a dare i primi miseri indennizzi alle donne marocchinate, io scrivevo le domande
    per loro e ne raccoglievo le testimonianze. A quel tempo se ne parlava ancora
    molto, quasi tutte in zona erano state stuprate, dalle bambine alle vecchie.
    Trovai poi riscontri nelle fonti tedesche». La ricerca portò a risultati
    tratto da: http://digilander.libero.it/folgore4a/
    sconvolgenti. Durante l'offensiva del '44, ad esempio, il parroco di Esperia,
    don Alberto Terrilli, un uomo in odore di santità, cercò invano di salvare tre
    donne. Fu legato e sodomizzato tutta la notte. Mori poco tempo dopo per le
    violenze subite. E mentre i francesi ancora oggi negano tutto, diventa sempre
    più evidente che il fenomeno ebbe dimensioni colossali.
    Sono ben 9.000 le vittime che ancora aspettano un indennizzo, secondo
    l'Associazione nazionale vittime di guerra. E già il 12 novembre 1946, Giovanni
    Moretti, primo cittadino di Esperia, durante riunione di sindaci della Ciociaria
    denunciò che su 2.500 abitanti erano state violentate 700 donne. Tutte si erano
    ammalate, molte in modo grave, o erano decedute in seguito agli stupri. E
    l'avvocato Randazzo sostiene che il risarcimento si può ottenere ormai solo dal
    governo francese. E che sul piano penale, per il principio della responsabilità
    applicato anche in altre situazioni (vedi caso Priebke), vadano puniti gli
    ufficiali francesi. Juin è morto, ma altri pari grado o subalterni
    presumibilmente sono ancora vivi.
    A quale tipo di querelle giuridico-diplomatica la denuncia darà luogo non è
    difficile immaginarlo. Basti dire, come ricorda D'Epiro, che «alle celebrazioni
    per il cinquantesimo della battaglia di Esperia, nel '94, si erano autoinvitati
    dei francesi che non furono fatti salire sul palco insieme agli inglesi e agli
    americani. Anzi, minacciati dai paesani, richiusero la portiera del pullman e se
    ne andarono. Un ufficiale mi chiese il perché di tanto astio io risposi: "Noi
    non possiamo dimenticare quello che avete fatto sui monti Aurunci, dove si
    sentono ancora le grida delle vittime". Non presero solo donne, ma anche
    bambini. Un tedesco fu decapitato». Tagliare la testa era, infatti, un'usanza
    marocchina, come recidere le orecchie per farne collane. Si racconta persino che
    durante le violenze qualche ufficiale francese si nascondeva per paura di fare
    la stessa fine della popolazione.
    Su questo punto, però, Massimo Lucioli è di parere diverso. «Nel libro noi non
    abbiamo sposato questa tesi fino in fondo, perché a nostro avviso gli ufficiali
    bianchi, spesso e volentieri, partecipavano alle sevizie». «Ma anche gli
    italiani che seguivano le truppe - conferma D'Epiro - non solo violentavano ma,
    approfittando del momento, derubavano i civili di soldi e oro». Purtroppo, però,
    tranne la famosa «Ciociara» che ha ispirato il film, nessuno dei protagonisti
    sembra avere più voglia di parlare. È difficile trovare testimoni. Sono quasi
    tutti morti e qualche superstite ha problemi di memoria. Ma anche chi ricorda
    non vuole rivangare un trauma in cinquant'anni rimasto intatto. Le efferatezze
    compiute dai marocchini furono motivate dai francesi con la necessità assoluta
    di sfondare la linea di Cassino. Juin diceva che l'unico modo per riuscirci era
    passare per la «penetrante Esperia». Dalla piana di Scauri, il generale
    osservava l'andamento giornaliero delle operazioni sui monti Aurunci e i
    tedeschi si accorsero troppo tardi di quell'azione di accerchiamento. Tedeschi
    che in zona sono rispettati e benvoluti, contrariamente che altrove in Italia.
    Nel 1985, durante una giornata per la riconciliazione, gli ex combattenti sono
    stati invitati da tutta la cittadinanza e dalle autorità. Durante la guerra
    molti esperiani aiutarono i soldati germanici in difficoltà proprio per
    l'atteggiamento corretto che avevano sempre avuto verso la popolazione e
    soprattutto verso le donne. Un ucraino che aveva tentato di violentare una donna
    fu preso dai commilitoni della Wehrmacht e fucilato senza tanti complimenti.
    Introvabile resta ancora, però, il famigerato volantino in arabo - o in francese
    e arabo - in cui Juin prometteva ai suoi uomini le cinquanta ore di totale
    licenza in caso di vittoria. L'originale non si trova, ma esiste una traduzione
    dell'Associazione nazionale vittime civili: «Oltre quei monti, oltre quei nemici
    che stanotte ucciderete c'è una terra larga larga e ricca di donne, di vino e di
    case... Per 50 ore potrete avere tutto, fare tutto, distruggere e portare via,
    se lo avrete meritato...». «Probabilmente - osservano Massimo Lucioli e Davide
    Sabatini - la storia del volantino è stata messa in giro per attribuire solo a
    Juin la responsabilità di fatti così vergognosi. Con la scusa del volantino di
    cui tutti parlano ma che nessuno ha mai visto, si finisce per negare che il
    fenomeno abbia interessato, com'è certo, mezza Italia. Il tutto si circoscrive a
    tratto da: http://digilander.libero.it/folgore4a/
    50 ore sugli Aurunci: cosa grave é ma limitata. È anche inquietante l'esistenza
    di denunce prestampate. La pretura di Esperia realizzò addirittura dei moduli,
    presso la Tipografia Trombetta di Pontecorvo, per presentare le denunce contro
    le violenze commesse dai marocchini. Ce n'erano anche al comando francese.
    Un'ulteriore dimostrazione che nulla fu casuale e limitato nel tempo. Un'altra
    conferma della sistematicità di tali «gesta» è data, indirettamente, dalla
    presenza in zona del generale De Gaulle, che ha seguito gran parte della strada
    percorsa dai goumiers: possibile che non sapesse nulla? De Gaulle arrivò da
    Ausonia, dove aveva sede il Cef, a Esperia, dove si trovava il comando avanzato.
    Fu visto dagli osservatori tedeschi che avvertirono tempestivamente
    l'artiglieria posta a Sant'Oliva e spararono sul casolare: lo testimonia anche
    Jacques Robichon, uno storico francese che ha preso parte alla campagna d'Italia
    come ufficiale del Cef. In zona, poi, oltre a un reparto di carri leggeri della
    divisione «Francia libera», c'erano elementi della Quinta Armata americana che
    con i mezzi corazzati supportavano l'avanzata dei francesi. Ci sono foto che
    ritraggono insieme Juin, Alexander e Clark. «A Pico - racconta Lucioli - abbiamo
    testimonianze che gli americani arrivarono mentre i goumiers stavano violentando
    in piazza donne e bambini. I soldati cercarono di intervenire, ma gli ufficiali
    li bloccarono dicendo che non erano lì per fare la guerra ai marocchini. In
    Toscana sono successe le stesse cose. Le violenze poi non avvenivano durante
    combattimenti, ma a battaglia terminata. Quando le ragazze portavano fiori ai
    «liberatori». A Polleca, il 17 maggio, furono seviziate molte donne e i tedeschi
    non c'erano già più. Così a Pico, a Castro dei Volsci e altrove».
    Uno degli aspetti ancora poco noti è poi che gli stupri sono continuati a Roma,
    a due passi da San Pietro, ai Castelli romani, a Grottaferrata e a Frascati. In
    Sicilia, nel '43, appena arrivati, i goumiers ebbero degli scontri molto accesi
    con la popolazione per questo motivo. Alcuni di questi soldati furono trovati
    uccisi con i genitali tagliati: un chiaro segnale. Nell'alto Lazio e in Toscana,
    lo stesso: Poggibonsi, Colle Val d'Elsa, Murlo, la Val d'Orcia. All'isola d'Elba
    si verificarono altri fatti eclatanti: lì si accanirono addirittura sui
    carabinieri reali. «Diversi partigiani - concludono Sabatini e Lucioli – si
    trovarono ad avere a che fare con i goumiers in Toscana, e furono disarmati e
    violentati. Come alcuni elementi della Spartaco Lavagnini, una brigata
    garibaldina comunista molto nota e attiva. Tra loro c'era una staffetta, Lidia,
    e un ragazzo, ribattezzato Paolo in guerra. Testimonianze riportate dagli stessi
    partigiani, come Pasquale Plantera, arruolato nella Lavagnini, che ne parla in
    un suo racconto rimasto inedito. Eppure queste cose non sono mai state dette né
    scritte».

  2. #2
    Cometa Rossa
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    […] ’Άνοιξε τά μάτια στίν ’ελευθερία [cit.]
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    Oh che palle magari loro si vogliono vendicare per quando i legionari si trombavano le galle.

  3. #3
    vae victis
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    Non è vero.
    La finale è

    ITALIA vs AFRICA

  4. #4
    Anti-Obama
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    Predefinito Il Vecchio Vizio Francese...

    Gattuso-- fateci vedere 'u vespru sicilianu a 'sti curnuti di francisi.......

    Vespri siciliani
    From Wikipedia
    Jump to: navigation, search

    Na pittura dî Vespri siciliani dû (1846), di Francesco HayezLi Vespri siciliani forru n'abbinimentu stòricu mpurtanti pi la Sicilia dû sèculu XIII.

    Ìndici [ammuccia]
    1 Quatru Stòricu
    2 La Guerra dî Nuvant'anni
    2.1 La rivulta dû luni di Pasqua
    2.2 La Guerra dû Vespru e l'Aragunisi



    [cancia]
    Quatru Stòricu
    Dopu la scunfitta di Manfredi a Biniventu lu 26 di frivaru dû 1266 e la dicapitazzioni di Curradinu a Nàpuli lu 29 di uttùviru dû 1268 lu Regnu di Sicilia avìa statu difinitivamente assignatu a Carlu I d'Angiò. Lu Papa Climenti IV , chi già avìa ncurunatu Re di Sicilia Carlu ntô 1263, spirava accussì di putiri mprìmiri ultiriurmenti la sò influenza supra lu Regnu di l'Italia miridiunali, senza subiri li veti chi foru mpunuti dî svevi. Ma lu Papa si renni cuntu prestu chi in rialitati l'angiuini nun mantènunu li prumissi, pirsègunu na pulìtica espansiunìstica e nun sunnu dilfini dû Puntèfici. Cunquistatu lu Miridiuni d'Italia, Carlu pinsava già a Custantinòpuli.

    In Sicilia la situazziuni era particularmenti crìtica: l'ìsula suffrìa lu pisu di la duminazziuni e tutti li classi suciali èranu in crisi. Li Angiuini si mustràvanu nsinsìbbili a li richiesti avanzati, applicaru un lurdu fiscalismu e spissi voti praticaru usurpazziuni, suprusi e la viulenza. Danti Alighieri (chi avìa 17 anni ntô 1282) ntô VIII cantu dû Paradisu, dici comu Mala Signoria lu regnu angiuinu in Sicilia. Nta stu cuntestu avvinìa l'elizziuni di Papa Martinu IV lu 22 di frivaru 1281 supra cui in Sicilia si ripunèvunu li ùrtimi spiranzi. Inveci, lu Papa, chi era francisi ed era statu numinatu propriu grazzî ô sustegnu di l'Angiò a cui era particularmenti liatu, si mustrò sùbbitu nsensìbbili ê siciliani.

    Ntô Regnu di Araguna la Rigina Custanza, figghia di Manfredi e ùnica discinnenti dâ dinastìa sveva, primìa lu maritu Pietru III d'Araguna pi riturnari in Sicilia, unni la pupulazzioni mantinìa ancora lu ricordu di lu splinnuri di l'èbbica di Fidiricu II.

    [cancia]
    La Guerra dî Nuvant'anni
    [cancia]
    La rivulta dû luni di Pasqua
    Tuttu appi inizziu all'ura dû vespru dû 31 di marzu 1282, luni di Pasqua, ntô sagratu di la Chiesa del Santu Spìritu, a Palermu. L'insurrizziuni dilagau immidiatamenti in tutta la Sicilia. A ginirari l'episodiu fu - secunnu la ricustruzziuni stòrica - la riazziuni ô gestu di un surdatu di l'esèrcitu francisi chi si era rivoltu in manera irriguardusa a na picciotta nòbbili accumpagnata dû so maritu cu la scusa di circari armi ammucciatu sutta la vestina. La riazziuni dû maritu, a difisa dâ signura, ditti inizziu â rivulta. Ntô cursu di la sirata e di la notti chi ni siguì li palirmitani si abbannunaru a na vera e propria "caccia ê francisi", chi si trasfurmau nta na autèntica carnificina.


    [cancia]
    La Guerra dû Vespru e l'Aragunisi
    Ô nnumani, la cità di Palermu si pruclamau innipinnenti. Bin prestu, la rivulta si estinnìu a tutta la Sicilia. Doppu Palermu fu la vota di Curliuni, Taurmina, Missina, Sarausa, Augusta, Catania e tutti li àutri cità. Carlu I d'Angiò tintau nvanu di sidari la rivulta cu la prumissa di rifurmi. Â fini dicisi di ntirvèniri militarmenti. Cu 75.000 òmmini e ducentu navi, sbarcau a Catuna-Gàllicu (a nord di Reggiu) e inizziau l'assediu di Missina a fini maggiu 1282. Lu primu assaltu navali fu lu 2 di giugnu, rispintu dî siciliani; pòi sbarcau supra li costi di Missina lu 25 di giugnettu 1282, sapennu chi nun putìa mai avanzari all'internu dâ Sicilia si non doppu aviri espugnatu la cità supra lu strittu. Lu 6 e l'8 d'austu si appi n'assaltu guelfu italu-francisi ê spaddi dâ città, assicutatu dê siciliani. A guerra participaru tutti li centri di l'ìsula, tranni Spirlinga (EN), chi divintau l'ùnicu capusaldu angiuinu. Ntô casteddu di la cittadina infatti, si pò ancura lèggiri di sta fidiltà: "Quod Siculis placuit, sola Sperlinga negavit".

    Retrieved from "http://scn.wikipedia.org/wiki/Vespri_siciliani"

  5. #5
    Cometa Rossa
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    Citazione Originariamente Scritto da kingzorc
    Non è vero.
    La finale è

    ITALIA vs AFRICA
    Anche questo è vero non mi sembra giusto le nazioni che non hanno avuto grandi imperi coloniali che fanno si attaccano? Senza contare che così privano di grandi talenti le squadre africane dei paesi dove quei giocatori sono nati.

  6. #6
    Anti-Obama
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    Citazione Originariamente Scritto da Paul Z.
    Oh che palle magari loro si vogliono vendicare per quando i legionari si trombavano le galle.

    Certe delle vittime dei goumer sono ancora in vita; le galle no.

  7. #7
    Anti-Obama
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    Citazione Originariamente Scritto da kingzorc
    Non è vero.
    La finale è

    ITALIA vs AFRICA

    Vero. Ormai la Francia e` Africa.

  8. #8
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    Limitiamoci a vendicare la finale degli europei del 2000.

    E' più che sufficiente.

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da kingzorc
    Non è vero.
    La finale è

    ITALIA vs AFRICA
    E hai proprio ragione!... gli unici francesi "de souche" questa sera erano Sagnol e Barthez! E' vero che c'è anche Ribery (una specie di La Russa assatanato) ma è passato al nemico: ha sposato una musulmana e si è convertito all'Islam...
    Minou

  10. #10
    vae victis
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    Ci meritiamo di vincere NOI,che di NON italiano abbiamo solo Camoranesi..(e un pò Gattuso.. )

 

 
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