Per fare luce sul comportamento della chiesa dutrante gli anni bui delle dittature in Europa; dura condanna del Nazismo e del Comunismo allo stesso livello mentre i Comunisti europei appoggiavano Stalin e le sue repressioni

VATICANO Ratzinger, su desiderio di Giovanni Paolo II, rende pubblico l’archivio di Papa Ratti che comprende i momenti più delicati della storia dal 1922 al 1939
Nei documenti di Pio XI l'avvio delle dittature in Europa



Città del Vaticano


Saranno messi a disposizione degli studiosi, dal 18 settembre, i documenti degli Archivi della Santa Sede relativi a tutto il Pontificato di Pio XI. Papa Benedetto XVI ha deciso l'apertura della documentazione, attuando un desiderio che era stato di Giovanni Paolo II, per il periodo che va dal 6 febbraio 1922 al 10 febbraio 1939.

Il Pontificato di Papa Ratti si trovò a fronteggiare le dittature in Europa e fu certamente uno dei più drammatici. Anche se parte della documentazione è già nota ed è apparsa in pubblicazioni vaticane, la completa disponibilità degli archivi fino al 1939 costituisce indubbiamente un importante fattore di svolta per la ricerca storiografica di un periodo complesso. Si potranno ricostruire, sulla base dei documenti vaticani, fatti ed episodi che, dopo anni di colloqui, portarono alla Conciliazione tra Chiesa e Stato in Italia e si potrà fare piena luce sui rapporti tra Santa Sede e fascismo in alcuni anni difficili come quando, nel 1931, si acuì il dissidio tra la dittatura e l'Azione Cattolica.

Dai testi vaticani si potrà ricostruire, per filo e per segno, tutta la vicenda di don Luigi Sturzo, che fu «invitato» a lasciare l'Italia «in volontario esilio». La corrispondenza vaticana con il sacerdote reca le firme del cardinale Gasparri, segretario di Stato, e di monsignor Pizzardo, esponente della Segreteria di Stato.

Nel 1937 Pio XI emanò, in prossimità della Pasqua, tre Encicliche: la «Mit brennender Sorge» («Con viva ansia») contro il nazismo, la «Divini Redemptoris» contro il comunismo ateo e la «Muy es conocida» (in spagnolo) contro la persecuzione nel Messico. Sarà possibile, ora, conoscere la genesi dei tre documenti e i contraccolpi che suscitarono.

Fu dura la reazione della Santa Sede alla occupazione dell'Austria da parte di Hitler; il cardinale di Vienna, Innitzer, che aveva accolto quasi con favore il dittatore, fu subito chiamato a Roma dove ebbe una dura reprimenda e fu invitato a leggere dal pulpito un testo di forte critica a Hitler preparato dal cardinale Pacelli, che era succeduto a Gasparri.

Certamente dalla apertura degli archivi potranno aversi notizie certe sulla «Enciclica» contro il razzismo che, conclusa alla vigilia della morte di Pio XI, rimase, poi, negli archivi e non fu mai pubblicata. Lo stesso si può dire del discorso di denuncia contro il fascismo che Pio XI voleva pronunciare il 10 febbraio del 1939 di fronte all'Assemblea dei vescovi italiani; la morte gli impedì di attuare il suo proposito. Papa Giovanni fece conoscere parte di quel testo. Per quanto si riferisce al comunismo si potrà fare piena luce sulla vicenda dei quattro vescovi, che consacrati clandestinamente nelle cripte di San Pietro nel 1934, furono inviati in Russia; tre furono subito arrestati e fucilati, il quarto, il lituano monsignor Sloskans, fu deportato nell'Artico, nelle isole Solovki, e fu liberato solo nel 1945.

Arcangelo Paglialunga