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    Predefinito [Esteri] Guerriglie, movimenti di liberazione e rivoluzioni nel mondo

    In accordo con Outis apro questa discussione per dar modo di approfondire la situazione e la storia di rivoluzioni, movimenti di liberazione nazionale e rivoluzioni sparsi per il mondo. E' un modo per dare visibilità e per scambiarsi notizie su tutte quelle situazioni internazionali di lotta all'imperialismo che purtroppo non "godono" degli onori della cronaca come il Chiapas del subcomandante Marcos, le Filippine o il Nepal, o la Papuasia, il movimento naxalita indiano e le tigri del Tamil nello Sri Lanka, il PKK in Turchia, il Fronte Polisario,il nuovo Sendero Luminoso in Perù etc.
    Un 3d per capire meglio l'imperialismo mondiale e per capire meglio situazioni ai margini della cronaca ma non della storia mondiale.

    Come contributo personale vorrei postare qui una lunga intevista al compagno Prachanda, leader della guerriglia maoista in Nepal per liberare questo paese dalla sua condizione di stato feudale e autoriatario, dal'imperialismo indiano, e per dar voce alle minoranze etniche oppresse da sempre in questo piccolo regno himalayano.
    Un saluto a tutti i compagni ed i fratelli.

    A luta continua



    Intervista al Compagno Prachanda, segretario del Partito Comunista (Maoista) del Nepal
    Dal giornale del PCR USA "Revolutionary Worker" del 20 febbraio duemila.
    "Noi siamo pienamente coscienti che questa guerra che procede spezzando le catene di migliaia di anni di schiavitù e che vuole portare all’instaurazione di uno stato di Nuova Democrazia è una guerra che si ritrova a seguire un cammino arduo, pieno di curve e di tornanti, in una prospettiva di lunga durata. Ma solo questa guerra rappresenta la strada e il luminoso futuro della liberazione del popolo"
    Dal volantino distribuito il 13 febbraio 1996 dal PCN (Maoist)
    in tutto il Nepal in centinaia di migliaia di copie.
    Quattro anni fa, il 13 febbraio 1996, una nuova guerra popolare è iniziata nel Nepal sotto la direzione del Partito Comunista (Maoista) del Nepal. Nelle prime due settimane quasi 5000 azioni sono state condotte attraverso il paese, includendo tra esse gli assalti alle stazioni di polizia nei distretti rurali, la confisca delle terre dei proprietari fondiari, e l’eliminazione di tiranni feudali locali. Tutto cio’ ha rappresentato per il proletariato internazionale lo sviluppo di un’entusiasmante e significativa esperienza. Come in altri paesi del terzo mondo i rivoluzionari, per raggiungere la liberazione, devono confrontarsi anche nel Nepal con le "tre montagne". La loro meta è rappresentata dal rovesciamento del sistema sociale e statale del capitalismo burocratico -il quale è legato all’imperialismo ed è al suo servizio,- dal sradicamento del semi-feudalesimo e dalla fine della dipendenza dall’imperialismo. Per raggiungere tutto questo il PCN (Maoist) applica la strategia maoista della guerra popolare di lunga durata, inizia a stabilire delle basi liberate nelle campagne e procede accerchiando le città, verso la presa del potere su scala nazionale e l’instaurazione di una repubblica democratica come tappa per la costruzione di una società socialista. La lotta dei rivoluzionari nepalesi rappresentati dal PCN (Maoista) è parte della rivoluzione proletaria mondiale.
    Negli ultimi quattro anni il governo centrale del Nepal ha scatenato una feroce contro-rivoluzione
    lanciando varie campagne contro la guerra popolare che ha causato più di mille morti mentre un numero ancora maggiore di persone è stato arrestato, imprigionato e torturato. Nonostante tutto ciò la rivoluzione ha continuato ad avanzare e svilupparsi. La guerra popolare in Nepal è avanzata da prime forme caratterizzate dall’iniziativa dei gruppi di combattimento a forme più elevate contraddistinte dall’azione di scquadre e plotoni disciplinati ed addestrati. L’armata popolare ha stabilito zone di guerriglia ed ha stabilito radici profonde nel popolo. Le donne continuano a giocare un ruolo sempre più significativo anche come combattenti dell’armata popolare. E nelle aree in cui la guerra popolare è più forte -come nei distretti di Rolpa e Rukum nell’ovest- i reazionari locali scappano e la polizia ha paura di muoversi. Eletto nel maggio 1999, il governo di Krisma Prasad Bhattari si presenta instabile e pieno di contraddizioni interne rispetto al problema di come affrontare la rivoluzione.
    Nell’estate del 1999, Li Onesto giornalista del Revolutionary Worker (RW) ha viaggiato attraverso il Nepal con l’armata popolare. Ha conosciuto dirigenti del partito, combattenti e militanti nelle organizzazioni di massa e nei villaggi. In quel periodo il PCN (Maoista) stava guidando le masse popolari in linea con l’applicazione del quarto piano militare indirizzato all’instaurazione di basi liberate e all’esercizio del nuovo potere popolare. Le azioni militari della guerriglia incominciavano a diventare più vaste e complesse. La seguente intervista al Compagno Prachanda, segretario generale del PCN (Maoista), è stata rilasciata durante il viaggio di Li Onesto.


    INTERVISTA AL COMPAGNO PRACHANDA
    (traduzione non ufficiale)
    Li Onesto, Revolutionary Worker (RW): in tutto il mondo ci sono forze rivoluzionarie interessate a conoscere la guerra popolare in corso nel Nepal. In questo senso sarebbe importante se tu potessi dare un quadro della situazione relativa alle condizioni oggettive e alle basi materiali della guerra popolare. Come mai il partito comunista pensa che è possibile intraprendere una guerra popolare di lunga durata e organizzare le masse popolari attraverso la lotta amata? Perché, sulla base della situazione esistente in Nepal, questa è la strategia corretta? E perché il partito è convinto che con questa strategia la vittoria è possibile?
    Comrade Prachanda: prima di tutto voglio impostare la questione nei suoi fondamenti ideologici. Il Nepal è un paese semifeudale e semicoloniale e il Marxismo-Leninismo-Maoismo sostiene che nei paesi oppressi, semifeduali e simicoloniali, come il Nepal in generale prevale una situazione oggettivamente rivoluzionaria. Questa è la base ideologica da cui siamo partiti per studiare la situazione concreta, siamo partiti da questo perché la chiarezza ideologica è la questione principale. Attraverso la lotta di classe, il movimento e la lotta di massa, e principalmente attraverso la lotta ideologica interna al movimento comunista, siamo arrivati alla conclusione che prevalevano le condizioni per poter iniziare la guerra popolare. Possiamo constatare come il Nepal sia un paese di limitate dimensioni e come sia anche un paese povero. Più dell’85% della popolazione vive nelle aree rurali, e la popolazione è molto povera e oppressa. I rapporti feudali e le forme feudali di sfruttamento sono molto pesanti nelle aree rurali. Lo sviluppo industriale è molto limitato, e le industrie di base che esistono sono tutte nelle mani della borghesia compradora, legata principalmemte all’espansionismo della borghesia indiana. Quindi abbiamo nette differenziazioni di classe che si combinano con un lumgo periodo di lotta delle masse popolari per le riforme, l’indipendenza e i beni di prima necessità. Abbiamo avuto continuamente delle lotte di massa. Ma proprio per la mancanza della guida rivoluzionaria e a causa del revisionismo all’interno del movimento comunista la lotta delle masse vedava il prevalere di una direzione che diffondeva confusione, cosa che finiva per portare a compromessi con la classe dominante che si concretizzavano in concessioni per le forze revisioniste.
    Voglio anche ricordare che nel 1815 c’è stata una grande lotta contro l’India inglese. Il popolo nepalese combattè eroicamente contro l’India inglese, ma alla fine non riuscì a vincere e fù sconfitto. Questa fu una lotta armata, una guerra con l’India inglese a qui il popolo partecipò in differenti modi. Vennero condotti differenti tipi di guerra di guerriglia. In questa guerra la classe dominante inglese ha visto che il popolo nepalese ha combattuto eroicamente e coraggiosamente contro l’India britannica. Per più di un anno c’è stata la lotta e in più posti l’armata inglese è stata sconfitta. Centinaia e centinaia di uomini, incluse le donne e gli anziani, hanno combattuto in quella guerra, ma la classe dominante nepalese, principalmente la monarchia, capitolò nei confronti dell’India. Ci sono state delle trattative in Sugali e fecero un compromesso, la maggior parte del territorio nepale venne annesso all’India. Prima di questo il Nepal sotto il profilo geografico era più o meno tre volte più ampio. Tutta questa terra fu presa dall’India con il trattato di Sugali. A partire da quel momento il Nepal divenne una semicolonia, e quando gli inglesi lasciarono l?india, il Nepal divenne una semicolonia rispetto all'espansionismo indiano. Dopo il trattato di Sugali si instaurò il governo della cricca di Rana, e il grande Carlo Marx definì questo governo di Jang Bahadur Rana come marionetta e cane degli inglesi. Il popolo nepalese dovette subire diversi tipi di oppressione e sfruttamento e si trasformò in un paese semifeudale.
    Nel 1949 si costituì il partito comunista, questo fu un gande evento di vasta portata dal punto di vista storico. Il partito fu costituito quando la grande rivoluzione cinese aveva già vinto e il socialismo andava sviluppandosi nell’URSS.
    RW: la vittoria della rivoluzione cinese fu un fattore significativo per la costituzione in Nepal del partito comunista?
    Prachanda: si un fattore molto importante. C’era anche, in quel periodo, una importante lotta armata contadina in India. Così nel complesso intorno al Nepal esisteva una vasta situazione rivoluzionaria quando fu costituito il partito comunista. Il partito inizio a lavorare tra le masse contadine, e per tre o quattro anni ci fu un vasto movimento di massa che si sviluppava in modo rivoluzionario. Ma nello stesso periodo la direzione del partito è cambiata ed ha assunto una posizione revisionista. La direzione revisionista del movimento, in particolare in quel periodo il segretario generale, si appellò al re affermando "noi vogliamo fare il nostro lavoro in modo pacifico, quindi perfavore gartantisci questa possibilità per il nostro partito". La direzione del partito diventò completamente revisionista. E questo dopo che c’era stata una così grande lotta di massa, un cosi’ grande movimento. Ma in ogni periodo la cricca revisionista ha operato per confondere il popolo, per fare compromessi con la classe dominante, e cosi’ tradire le masse popolari. In tutte le fasi hanno tradito le masse.
    Ci fu anche lotta ideologica dentro il movimento. Quindi quando inizio in Cina la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria sotto la direzione del compagno Mao Tse Tung tutto questo ebbe un diretto impatto sul movimento rivoluzionario in Nepal. Nel Nepal arrivava molto materiale della Rivoluzione Culturale. Questa rivoluzione influenzò principalmente i giovani comunisti e le masse popolari. Il quel periodo in Nepal molti giovani del movimento comunista era anche influenzati dal Movimento Naxalita indiano. Questo avvenne in modo partiicolare tra i giovani del distretto di jhapa e determinò una ribellione contro la direzione revisionista, ci fù un processo di ricostruzione del partito. In quel periodo si tenne il quarto congresso del partito e il problema della discussione della lotta armata venne messo all’ordine del giorno. Ma non era ancora stata definita chiaramente una linea politica generale rispetto a come riorganizzare un nuovo tipo di partito e spiegare alle masse la necessità della ribellione. Dopo la Rivoluzione Culturale si aprì una fase di grande fermento politico ed ideologico che durò per dieci anni, e tutto il nostro gruppo dirigente è un prodotto della lotta ideologica di quel periodo.
    Dentro il nostro partito ci fu una grande lotta tra due linee, questa lotta all’inizio si svolse contro la cricca di Lama che rappresentava una tendenza di destra, combattemmo vittoriosamente contro questa linea. Successivamente dovemmo combattere contro la linea di M.B. Singh, una linea eclettica e di destra portatrice di molta confusione. Abbiamo combattuto anche contro questa linea contro questa linea e nel corso di questa lotta abbiamo sviluppato quella linea corretta che adesso sta guidando il popolo e la guerra popolare. Noi abbiamo approfondito la nostra conoscenza e comprensione nel corso della lotta con Dumdum (M.B.Singh) e abbiamo definito la nostra ideologia come Marxismo-Leninismo-Maoismo.
    RW: in quale anno si verifica quello di cui mi stai parlando?
    Prachanda: era il 1986 quando definimmo il Marxismo-Leninismo-Maoismo come nostra ideologia. In quel periodo solo il Partito Comunista del Perù, già da quattro o cinque anni, aveva sostenuto questa formulazione, e noi avevamo alcuni documenti del PCP. Ma rispetto a questo già da quattro o cinque anni avevamo una discussione in corso. Perché "pensiero di Mao Tse Tung"? Perché nò "maoismo"? Questo tipo di discussione ha avuto luogo all’interno del nostro partito. Abbiamo discusso per un anno per cambiare questa formulazione e quindi il nostro intero partito ha assunto il Marxismo-Leninismo-Maoismo come propria ideologia Non è stato solo un cambiamento di termini, questo ha rappresentato e sintetizzato la nostra comprensione del contributo di Mao. Noi abbiamo quindi anche approfondito la definizione della questione della guerra popolare e la nostra linea militare e la nostra linea politica. Queste sono le nostre basi ideologiche e politiche, queste basi rappresentano le condizioni soggettive della rivoluzione. In quello stesso periodo andava sviluppandosi la lotta di classe e considerando la lotta di classe e la lotta tra le due linee potevamo vedere le condizioni oggettive e quelle soggettive per l’inizio della guerra popolare.
    Circa la questione della relazione tra le condizioni oggettive e quelle soggettive voglio sostenere che nei paesi oppressi, in accordo con il Marxismo-Leninismo-Maoismo, prevale generalmente una situazione oggettivamente rivoluzionaria in una o in un’altra parte del paese. Il processo di sviluppo di questi paesi è diseguale. Quindi in alcune parti c’è la possibilità di iniziare la lotta armata e di sostenerla e svilupparla. In generale si puo’ dire che prevalga una situazione oggettivamente rivoluzionaria. Nei paesi oppressi la questione principale e quella relativa alla preparazione delle condizioni soggettive della rivoluzione, il fattore principale è quello soggettivo. E condizioni soggettive significa il partito comunista, il partito comunista rivoluzionario, armato con l’ideologia del Marxismo-Leninismo-Maoismo. Possiamo anche dire in questo senso che la principale questione in questo tipo di paesi sia come combattere contro il revisionismo e costruire un nuovo tipo di partito armato con l’ideologia del Marxismo-Leninismo-maoismo. Questa è la questione principale in questi paesi.
    Nei paesi imperialisti la situazione non è la stessa. Nei paesi imperialisti la questione principale per l’affermazione della rivoluzione non è relativa al fattore soggettivo. Cio’ che decide principalmente la tattica e la linea è rappresentato dal fattore oggettivo. Obiettivamente i paesi imperialisti succhiano il sangue e opprimono e controllano i paesi oppressi. Quindi la questione per i rivoluzionari in questi paesi imperialisti è quella di smascherare continuamente l’intero sistema e costruire il partito, preparasi e tentare di trasformare le condizioni oggettive in una rivoluzione, quando si sviluppa una situazione oggettivamente rivoluzionaria a quel punto dare una grande spallata. Pensiamo che questo tipo di linea possa venire applicato in questi paesi.
    La strategia in paesi semicoloniali e semifeudali come il Nepal è differente, in questi paesi dall’80 all’85 % della popolazione vive nelle aree rurali, il processo di sviluppo è ineguale e l’estensione del proletariato industriale è molto limitata. C’è chi afferma che in questi paesi le condizioni oggettivamente rivoluzionarie non sono prevalenti. Nel Nepal i revisionisti sostengono sempre che non ci sono le condizioni oggettive, e dicono anche che non ci sono le condizioni soggettive per iniziare la lotta armata. Sempre sostengono questo, e noi combattiamo questa linea. La questione principale è quella della preparazione delle condizioni soggettive, sostenendo questo abbiamo potuto indibviduare le condizioni per l’inizio della guerra popolare.
    Nel periodo iniziale abbiamo tentato di considerare e sintetizzare l’intera storia del Nepal. Qual è il livello culturale standard? Il livello culturale delle masse? Quali sono le condizioni economiche? Quali sono le realazioni sociali? Quali sono le forze sociali? Quale analisi delle classi? Noi abbiamo fatto tutto questo prima della fase finale della preparazione della guerra popolare. Abbiamo individuato alcune specifiche caratteristiche del Nepal. Benchè sia un piccolo paese noi pensiamo che da un altro punto di vista non sia affatto un piccolo paese. Nel caso dell’India puo’ viaggiare raggiungendo qualsiasi parte in uno o due giorni. Ma nel Nepal tu puoi camminare su e giù per molti giorni. In questo senso le distanze nel Nepal sono maggiori che dal Nepal all’America.
    RW: si, ho potuto verificarlo direttamente.
    Prachanda: quindi benchè il Nepal sia un piccolo paese, le sue regioni muntuose rappresentano una condizione molto favorevole per la guerra di guerriglia, per la guerra popolare. Vediamo anche che proprio l’esistenza da più di 200 anni di un governo reazionario accentrato ha favorito la tendenza delle masse popolari alla diffusione della resistenza e della lotta nell’intero territorio nepalese. Il governo centrale esercita ovunque il suo controllo e la sua presenza militare a partire da Kathmandu. Così in un lungo processo le masse popolari del Nepal hanno sviluppato una situazione in cui c’è resistenza e lotta, lotta di classe, ovunque dall’est all’ovest, dal nord al sud. Così possiamo constatare che esiste una situazione in cui se noi lanciamo un programma di resistenza di massa in questo modo tutto il Nepal puo’ essere coinmvolto nel movimento. Constatiamo anche che siamo circondati dal territorio indiano si tre fianchi. All’est. Al sud e all’ovest c’è l’India. Sul fianco Nord c’è la Cina. Al Nord è molto difficile andare e venire, lì c’è la catena dell’Himalaya, ci sono alcuni posti dove la gente puo andare e venire dal Tibet, ma in generale non è facile come con l’India. Abbiamo anche analizzato questa situazione.
    Abbiamo anche trovato che il Nepal è d’altra parte un grande paese perché ci sono molte nazionalità. La popolaziona ammonta solo a 20 milini, ma ci sono, più o meno, dalle 20 alle 25 differenti nazionalità oppresse. Ci sono lingue e religioni diverse. Questa è anche una particolarità della situazione nepalese. Abbiamo studiato tutte queste questioni e abbiamo pensato rispetto al modo di affrontare la questione delle nazionalità. Fondamentalmente ci distinguiamo su questo da tutti i revisionisti e i partiti borghesi. Sosteniamo il diritto all’autodeterminazione per le nazionalità oppresse, e, per adesso, nella nostra concreta situazione, diciamo che l’autonomia deve essere il programma. Abbiamo esplicitato e spiegato questo nel nostro movimento come una specificità della situazione.
    Nella regione del Terai puoì constatare nuovamente come il Nepal sia "vasto" perché puoì vedere come nel sud, dall’est all’ovest, c’è una pianura, la pianura del Terai, che è più o meno a 300 metri sopra il livello del mare. E’ una pianura vasta, un’aria agricola ma con la presenza di grandi foreste. Nel Nepal c’è anche la regione montuosa, dove ci sono grandi montagne, questa è la regione dove hai viaggiato sino ad adesso, così la conosci abbastanza bene. La maggioranza della popolazione vive in questa regione. C’è anche la catena dell’Himalaya, dove fa molto freddo. Rispetto a tutto questo puoì vedere come il Nepal sia un paese vasto e non un piccolo paese. Abbiamo considerato e analizzato queste condizoni geografiche.
    Abbiamo ancche studiato la nostra situazione soggettiva. Noi siamo nella regione dell’Est, siamo nella Regione Centrale e intermedia, e siamo anche nella regione dell’Ovest. L’Ovest è storicamente, geograficamente e culturalmente, la base della rivoluzione. La situazione dove il popolo è più oppresso dalla classe dominante, e il governo di Kathmandu è molto distante.
    RW: quali sono le ragioni materiali di questa situazione più avanzata nell’Ovest? Si tratta del fattore rappresentato dalla questione delle nazionalità oppresse?
    Prachanda: si, e una delle cose che economicamente la classe dominante ha sempre trascurato è la questione dello sviluppo dell’Ovest.
    RW: perché?
    Prachanda: perché pensano che investire nell’ovest non puo’ portare a dei profitti. Questo è un fattore che possiamo considerare. L’altro è quello per cui ci sono molte nazionalità oppresse nell’Ovest e la classe dominante è egemonista, sciovinista, una casta sciovinista. Quindi trascurano e opprimono queste nazionalità.
    Un altro aspetto e quello rappresentato dal fatto che al tempo della formazione del Nepal, prima delò 1800, nell’ultima parte del secolo, questa parte del paese non fu interamente conquistata dal governo centrale. Ci fu un tipo di compromesso. Con l’impero di Gorkha questa parte del paese fu conquistata più tardi. Prima presero il fianco est poi più tardi arrivarono a quello ovest. Il punto principale pero’ non è tanto una questione di prima o poi, il punto principale fu che quest’area non fu completamente conquistata. Le autorità locali aveva un po’ di potere e le autorità centrali avevano un po’ di potere. In questo senso a quel tempo queste aree avevano un certo tipo di autonomia. Le masse nella regione dell’Ovest non erano cosi’ strettamente controllate dal governo centrale, e non prestavano particolare attenzione a quello che questo governo faceva o non faceva. Nell’Ovest ci sono anche gruppi dell’etnia Mongola, puoi vedere come i nostri compagni li hanno una forte somiglianzza con la popolazione cinese. Queste nazionalità sono caratterizzate storicamente per lo spirito di indipendenza e per il coraggio nel combattimento, così hanno questo tipo di cultura. Le caste superiori, scioviniste, e le relazioni di tipo feudale non prevelgono in queste nazionalità.
    RW: hai detto che le tradizioni feudali sono deboli tra queste nazionalità oppresse?
    Prachanda: si, deboli, realmente. Quando vai nelle regioni centrali o in quelle dell’est puoi vedere che le tradizioni feudali sono molto persistenti.
    RW: ma quando ero a Rolpa e a Rukum non ho visto alcun tempio.
    Prachanda: si, a Rolpa e a Rukum non ci sono molti tempi. In queste nazionalità nella formazione culturale delle famiglie c’è un certo tipo di democrazia, un certo tipo embrionale. Ugualmente la supremazia maschile in questi posti è debole, non è come tra le caste dominanti. E, ancora, il nostro partito ha una lunga storia di intervento in queste aree, come in Thabang e Rulpa.
    RW: e i revisionisti in queste aree sono deboli?
    Prachanda: molto deboli, c’è stata una consistente continuità egemonica delle forze rivoluzionarie. L’influenza dei revisionisti in queste aree è sempre stata debole e la tendenza rivoluzionaria ha prevalso. Ci sono anche altri fattori. Geograficamente, non ci sono servizi di traspoto, non c’è eletrcità, e i mezzi di comunicazioni della classe dominante hanno una presenza molto limitata. Tutti questi fattori ci portarono alla conclusione che la regione dell’est era quella principale per l’inizio della guerra popolare. Ma vedevamo anche che non potevamo iniziare la guerra popolare solo nella parte dell’est perché la classe dominante è molto forte, ha un potente esercito, un sviluppato sistema di comunicazione. Quindi se non inizievamo la lotta armata solo nella parte dell’est il governo avrebbe potuto centralizzare contro di noi tutte le sue forze e in questo modo sconfiggerci. Dal punto di vista delle condizioni soggettive vedevamo anche una situazione favorevole per lo sviluppo del movimento di massa in tutto il paese e avevamo organizzazioni diffuse nell’intero Nepal. Quindi concludemmo che dovevamo iniziare la guerra popolare a partire da differenti parti del Nepal. Dovevamo centralizzare questo inizio in tre aree principali, nell’area dell’est, in quella del centro, nell’Ovest e nella capitale. Le città dovevamo rappresentare un altro punto di partenza, non per il conflitto armato, ma per la propaganda ecc. Un’altra area dove dovevamo concentrare il lavoro è l’India, questo perché in India vivono più di sette milioni di nepalesi. L’India deve diventare un’altra base per il nostro lavoro, dove dobbiamo concentrare gli sforzi per resistere alla classe dominante. Abbiamo fatto un piano in questa prospettiva. Nel complesso abbiamo visto le condizioni specifiche che caratterizzano la situazione del Nepal. Non vedevamo una situazione esattamente simile e dunque non abbiamo formulato un piano esattamente uguale per l’inizio della lotta armata alle Filippine, al Perù, alla Turchia, e ad altri paesi dove sono in atto delle guerre popolari. C’era una maggiore somiglianza con il PCP in Perù, ma non una completa somiglianza. In Perù la guerra popolare è iniziata con il boicottaggio del baraccone elettorale. Noi abbiamo iniziato da differenti parti del paese con migliaia di azioni secondo quanto previsto nel nostro primo piano. Quando abbiamo studiato nel dettaglio la situazione storica, geografica e culturale esistente nel Nepal, siamo arrivati alla conclusione che potevamo iniziare in questo modo la guerra popolare.
    Più del 72% della popolazioe nepalese vive sotto il livello di povertà. Questa è una situazione molto pesante. Abbiamo sempre detto al popolo nepalese che niente puo’ essere ottenuto dal sistema parlamentare che è una truffa ed è imperialista e feudale. Qquindi dopo tre o quattro anni le masse popolari potevano constatare "si, quello che i maoisti avevano detto è realmente corretto". Questo tipo di sentimenti era prevalente. Esattamente prima dell’inizio organizzammo così grandi manifestazioni di massa e grandi raduni popolari. Migliaia e migliaia di persone parteciparono a queste iniziative. Avevamo già dichiarato che stavamo per iniziare la guerra popolare, ma la classe dominante non prestava molta attenzione e pensava "queste persone stanno parlando, sono solo parole".
    RW: in alcuni dei tuoi scritti hai parlato di come il patito ha effettuato un grande strappo sul piano ideologico, politico e militare, riguardo all’inizio della guerra popolare. Questa è una questione particolarmente importante in tutto il mondo, e rappresenta una linea di demarcazione tra il revisionismo e il MLM, la questione di come realmente realizzare i necessari cambiamenti ideologici, politici e organizzativi nel partito per l’inizio della lotta armata. Puoi così tarlarci del tipo di strappo che il tuo partito ha realizzato per poter iniziare la guerra popolare?
    Prachanda: le questioni che hai sollevato sono molto serie ed importanti. Prima di tutto c’è la questione relativa alla comprensione della nostra ideologia, il Marxismo-Leninismo-Maoismo. Come viene spiegata o definita dal il maoismoquesto strappo, questo sviluppo? Alcune persone vedono solo un processo di evoluzione, un processo di continuo sviluppo. Ma il MLM ci insegna che tutto questo non ha a che fare con l’analisi scientifica. Il processo reale di sviluppo consiste nell’interruzione della continuità e nella determinazione di rotture. Ogni cosa nella natura, nella storia e nella società, nel pensiero dell’uomo, si sviluppa come un processo discontinuo. Abbiamo affrontato e considerato questa questione molto seriamente prima dell’inizio della guerra popolare.


    RW: stai dicendo che era necessario un salto.
    Prachanda: si, un salto. Al primo posto, per tutti i compagni, c’era la questione del salto. Un salto, dobbiamo fare un salto. I partiti e i leader revisionisti parlano sempre della questione delle riforme, riforme e ancora riforme. E questo è riformismo, revisionismo. Ma la questione del procedere per salti è rivoluzionaria. Consideriamo il revisionismo come una forma di evoluzionismo volgare. Siamo rivoluzionari e questo significa determinare delle rotture nella continuità e procedere per salti. Prima dell’inizio abbiamo avuto una grande discussione su queste questioni. Quando modificammo la definizione di "Marxismo-Leminismo-Pensiero di Mao Tse Tung" in "Marxismo-Leninismo-Maoismo", a quel punto, abbiamo auto una grande discussione all’interno del nostro partito sulla questione del salto. E in questo modo riuscivamo anche a comprendere meglio l’importanza di questa questione. Mao diceva, per quanto riguarda la teoria della conoscenza, che si devono individuare due stadi dello sviluppo, uno lo stadio relativo lla conoscenza sensoriale e percettiva, l’altro relativa a quello delle conclusioni e delle sintesi logiche. Questa teoria dei due stadi, questa teoria della conoscenza ha avuto un grande ruolo nella formazione ideologica del nostro partito. Questo ci dava la possibilità di una più profonda comprensione del MLM. Prima di ciò, c’erano alcune concezioni veniva riformiste e gradualiste riguardo al MLM. Quindi quando abbiamo formulato il piano per l’inizio ci fu un'altra discussione sulla questione relativa al come iniziare la guerra popolare. Il nostro partito era molto influenzato da tendenze opportuniste. In quel periodo partecipavamo indirettamente alle elezioni, avevamo undici rappresentanti in parlamento, nove nella camera bassa e due in quella alta. Questo influenzava il partito, in particolare favoriva le tendenze opportuniste. Il nostro partito si trovava di fronte una grande sfida, quella di realizzare un salto. Il partito si trovava circondato dal revisionismo e dalle tendenze piccolo borghesi. E molti in quel periodo lavoravano legalmente. Mi interessa comunque precisare che la parte principale della nostra direzione in quel periodo non operava apertamente sul piano legale. C’erano i nostri rappresentanti parlamentari (MPs, members in the parliament) che operavano apertamente. Ma i nostri principali dirigenti del partito (P0BMs, polit-boureau members) e i nostri principali dirigenti regionali, cosi come i principali dirigenti di distretto operavano nella clandestinità. C’era dunque un lavoro parlamentare ma il partito funzionava principalmente nella clandestinità. Puoì considerare tutto questo con particolare attenzione.
    Cosi’ nella compilazione del piano per l’inizio della guerra popolare ci fu un grande dibatto su come arrivare alla lotta armata, questo perché molte persone erano influenzate dalla lotta legale, dal lavoro parlamentare, dalle concezioni opportuniste e piccolo borghesi, a da una lunga tradizione di lotta per le riforme. Quindi sostenemmo che il processo doveva concretizzarsi in una grande spinta, in un grande salto, non in un cambiamento graduale. C’erano alcune concezioni di questo tipo portate avanti da alcuni membri del partito, una di queste sosteneva che dovevamo fare alcuni azioni ma senza dichiarare la guerra popolare, dovevamo verificare cosa sarebbe successo dopo queste azioni. Discutemmo quindi, è forse questo il processo che vogliamo aprire? E rispondemmmo, no, questo non è rivoluzionario, è riformista, è un atteggiamento cospirativo. La lotta armata non è una cospirazione, la guerra popolare non è una cospirazione, è una lotta aperta, aperta politicamente e dichiarata apertamente. Questa teoria cospirativa non avrebbe funzionato e non era nemmeno rivoluzionaria. Fare un azione e quindi dire "OK, vediamo cosa succede", quindi fare altre azioni…No, non volevamo aver niente a fare fare con questo.
    C’erano anche alcune concezioni secondo cui potevamo iniziare la lotta armata in differenti parti del paese ma questo senza dire apertamente che avevamo iniziato la guerra popolare, lasciando al dopo questa dichiarazione, quando avremmo constatato il tipo di situazione che si sarebbe sviluppata, solo dopo avremmo potuto dichiarare la guerra popolare. In queste concezioni c’era lo stesso tipo di logica che abbiamo visto prima.
    Altri settori volevamo anche iniziare la guerra, ma nello stesso tempo, continuare a rimanere nel parlamento e a partecipare al sistema parlamentare. Sostenevano che aveve qualcuno in parlamento avrebbe pututo essere un aiuto. Ragionavanoin questo modo: "OK, possiamo iniziare la guerra popolare, ma nella regione principale, a Rolpa, Rukum, quattro MPs (membri del parlamento) possono risiedere nel parlamento perchè questo possiamo ottenerlo e questo puo’ dare forza alla guerra popolare". Abbiamo combattutto contro queste concezioni, abbiamo detto "questo non è Arxismo-Leninismo-Maoismo".
    Più tardi tra quelli che sosteneva simili concezioni alcuni sono degenerati nel revisionismo, altri si sono allontanati dopo l’inizio della guerra popolare.
    continuano
    Intervista-3
    Intervista-2
    Intervista al Compagno Prachanda, segretario del Partito Comunista (Maoista) del Nepal
    RW: stai dicendo che era necessario un salto.

    Prachanda: si, un salto. Al primo posto, per tutti i compagni, c’era la questione del salto. Un salto, dobbiamo fare un salto. I partiti e i leader revisionisti parlano sempre della questione delle riforme, riforme e ancora riforme. E questo è riformismo, revisionismo. Ma la questione del procedere per salti è rivoluzionaria. Consideriamo il revisionismo come una forma di evoluzionismo volgare. Siamo rivoluzionari e questo significa determinare delle rotture nella continuità e procedere per salti. Prima dell’inizio abbiamo avuto una grande discussione su queste questioni. Quando modificammo la definizione di "Marxismo-Leminismo-Pensiero di Mao Tse Tung" in "Marxismo-Leninismo-Maoismo", a quel punto, abbiamo auto una grande discussione all’interno del nostro partito sulla questione del salto. E in questo modo riuscivamo anche a comprendere meglio l’importanza di questa questione. Mao diceva, per quanto riguarda la teoria della conoscenza, che si devono individuare due stadi dello sviluppo, uno lo stadio relativo lla conoscenza sensoriale e percettiva, l’altro relativa a quello delle conclusioni e delle sintesi logiche. Questa teoria dei due stadi, questa teoria della conoscenza ha avuto un grande ruolo nella formazione ideologica del nostro partito. Questo ci dava la possibilità di una più profonda comprensione del MLM. Prima di ciò, c’erano alcune concezioni veniva riformiste e gradualiste riguardo al MLM. Quindi quando abbiamo formulato il piano per l’inizio ci fu un'altra discussione sulla questione relativa al come iniziare la guerra popolare. Il nostro partito era molto influenzato da tendenze opportuniste. In quel periodo partecipavamo indirettamente alle elezioni, avevamo undici rappresentanti in parlamento, nove nella camera bassa e due in quella alta. Questo influenzava il partito, in particolare favoriva le tendenze opportuniste. Il nostro partito si trovava di fronte una grande sfida, quella di realizzare un salto. Il partito si trovava circondato dal revisionismo e dalle tendenze piccolo borghesi. E molti in quel periodo lavoravano legalmente. Mi interessa comunque precisare che la parte principale della nostra direzione in quel periodo non operava apertamente sul piano legale. C’erano i nostri rappresentanti parlamentari (MPs, members in the parliament) che operavano apertamente. Ma i nostri principali dirigenti del partito (P0BMs, polit-boureau members) e i nostri principali dirigenti regionali, cosi come i principali dirigenti di distretto operavano nella clandestinità. C’era dunque un lavoro parlamentare ma il partito funzionava principalmente nella clandestinità. Puoì considerare tutto questo con particolare attenzione.
    Cosi’ nella compilazione del piano per l’inizio della guerra popolare ci fu un grande dibatto su come arrivare alla lotta armata, questo perché molte persone erano influenzate dalla lotta legale, dal lavoro parlamentare, dalle concezioni opportuniste e piccolo borghesi, a da una lunga tradizione di lotta per le riforme. Quindi sostenemmo che il processo doveva concretizzarsi in una grande spinta, in un grande salto, non in un cambiamento graduale. C’erano alcune concezioni di questo tipo portate avanti da alcuni membri del partito, una di queste sosteneva che dovevamo fare alcuni azioni ma senza dichiarare la guerra popolare, dovevamo verificare cosa sarebbe successo dopo queste azioni. Discutemmo quindi, è forse questo il processo che vogliamo aprire? E rispondemmmo, no, questo non è rivoluzionario, è riformista, è un atteggiamento cospirativo. La lotta armata non è una cospirazione, la guerra popolare non è una cospirazione, è una lotta aperta, aperta politicamente e dichiarata apertamente. Questa teoria cospirativa non avrebbe funzionato e non era nemmeno rivoluzionaria. Fare un azione e quindi dire "OK, vediamo cosa succede", quindi fare altre azioni…No, non volevamo aver niente a fare fare con questo.
    C’erano anche alcune concezioni secondo cui potevamo iniziare la lotta armata in differenti parti del paese ma questo senza dire apertamente che avevamo iniziato la guerra popolare, lasciando al dopo questa dichiarazione, quando avremmo constatato il tipo di situazione che si sarebbe sviluppata, solo dopo avremmo potuto dichiarare la guerra popolare. In queste concezioni c’era lo stesso tipo di logica che abbiamo visto prima.
    Altri settori volevamo anche iniziare la guerra, ma nello stesso tempo, continuare a rimanere nel parlamento e a partecipare al sistema parlamentare. Sostenevano che aveve qualcuno in parlamento avrebbe pututo essere un aiuto. Ragionavanoin questo modo: "OK, possiamo iniziare la guerra popolare, ma nella regione principale, a Rolpa, Rukum, quattro MPs (membri del parlamento) possono risiedere nel parlamento perchè questo possiamo ottenerlo e questo puo’ dare forza alla guerra popolare". Abbiamo combattutto contro queste concezioni, abbiamo detto "questo non è Arxismo-Leninismo-Maoismo".
    Più tardi tra quelli che sosteneva simili concezioni alcuni sono degenerati nel revisionismo, altri si sono allontanati dopo l’inizio della guerra popolare.
    RW: il periodo di cui stai parlando è relativo al 1995, si tratta dell’anno che prepara l’inizio della guerra popolare?
    Prachanda: si, tutto questo risale principalmente al 1995, abbiamo combattutto contro questo tipo di concezioni, sostenendo che non erano MLM e che non potevano portare le condizioni soggettive a corrispondere alle condizioni oggettive esistenti in Nepal. Il nostro punto di vista era: dobbiamo dichiarare francamente e apertamente che iniziavamo la guerra popolare e che questa era l’unica alternativa per il popolo e per la sua emancipazione, per la sua indipendenza dall’oppressione imperialista. Dovevamo distribuire volantini in tutto il paese, affiggere manifesti e condurre azioni, e dovevamo aprire una grande discussione in tutto il Nepal.
    C’era qualche dubbio a proposito di questa linea, qualcuno pensava che potesse essere avventurista, di estrema sinistra. Questo tipo di dubbi non si esprimevano apertamente, c’era unanimità nelle discussioni, comunque esistevano queste tendenze.
    Già dopo il primo mese di guerra popolare si era sviluppata una grande discussione su scala nazionale sulla questione della guerra. Tutti i giornali e le radio, tutti nel paese chiedevano: cosa è la guerra popolare? Cosa è questo partito maoista? Il partito era al centro della vita nazionale e questo solo dopo un mese.
    Abbiamo fatto una riunione dell’ufficio politico e abbiamo sintetizzato questa prima esperienza. In un mese c’era stato un grande processo di trasformazione dell’intero partito e dell’insieme delle organizzazioni di massa, non è stato un cambiamento graduale. Tutto questo era una questione fondamentale, di vita o di morte, e ogni cosa era stata coinvolta e scossa. Abbiamo concluso che il nostro processo, l’inizio della guerra popolare, era stata una scelta corretta, che il nostro Primo Piano per l’inizio ha realmente dimostrato di essere corretto e di essere stato capace di scuotere il paese.
    A quel punto il nemico iniziò a massacrare il popolo. Arresti,stupri, uccisioni, saccheggi, iniziarono tutte queste cose. Allora tracciammo subito il Secondo Piano, immediatamente, un mese dopo l’inizio.
    RW: prima che incominci a parlare del Secondo Piano, voglio chiederti qualcosa circa il ruolo che ha avuto il movimento comunista internazionale nella lotta ideologica che si era sviluppata durante la fase della preparazione della guerra popolare.
    Prachanda: si, certamente, devo parlare di questo. Nell’intero processo relativo a questa fase si è avuto un significativo coninvolgimento del movimento internazionale. Prima di tutto e principalmente c’era il Movimento Rivoluzionario Internazionalista (Revolutionary Internationalist Movement). C’era un importante confronto e scambio politico e ideologico. Dall’MRI potevamo rapportarci all’esperienza del PCP (Communist Party of Peru), all’esperienza relativa alla lotta tra le due linee nel PCP, e insieme a questo potevamo confrontarci con l’esperienza della Turchia, dell’Iran e delle Filippine. Abbiamo imparato anche dalle esperienze del Bangladesh e da alcune esperienze dello Sri Lanka. C’era stata anche una conferenza dell’Asia del Sud a cui abbiamo partecipato. Allo stesso tempo avevamo un confronto diretto e continuo con i comunisti indiani, principalmente "Guerra Popolare" (PW, People’s War) e "Centro Comunista Maoista" (MCC, Maoist Communist Center). Tutto questo fu un aiuto, in un modo o nell’altro. Ci aiutò a considerare e a capire il il problema del processo complessivo della guerra popolare. Quindi quello che voglio dire è che c’è stato un coinvolgimento internazionale, sin dall’inizio, a partire dal periodo della preparazione fino a quello della reale proclamazione, anche dopo c’è stato il coinvolgimento del movimento internazionale. C’è stato aiuto, discussione e dibattito. Il tutto ha rappresentato per noi un grande contributo per noi e per le masse popolari nepalesi. Teoricamente eravamo sicuri, e noi insistiamo sempre su questo, che la rivoluzione nepalese è parte della rivoluzione mondiale e che l’armata popolare del Nepal è un distaccamento dell’intero esercito proletario internazionazionale. Questo è chiaro. Ma durante la preparazione per l’inizio della guerra popolare, e dopo il suo inizio, siamo arrivati a comprendere l’internazionalismo proletario non solo in senso teorico ma anche in quello relativo a tutte le sue implicazioni pratiche. Considervamo il fatto, insieme al comitato dell’MRI, che se la guerra popolare nel Nepal si fosse trovata di fronte a delle ricadute, questo non si sarebbe diovuto tradurre in un problema esclusivo del PCN (Maoista) ma direttamente in un problema dell’intero RIM.
    Il partito "People’s War" e il centro "Maoist Communist Center" cosi’ come altri gruppi impegnati in India nella lotta rivoluzionaria, tutti questi si sono trovati coinvolti in un modo o nell’altro. Abbiamo capito dall’inizio che dovevamo convolgere il maggio numero possibile di settori delle masse rivoluzionarie nel processo della nostra guerra popolare. Quindi in anticipo abbiamo fatto alcune indagini in India. Andammo in Andar Pradesh per studiare la lotta che là era in corso, e abbiamo provato a capire la situazione pratica e i problemi pratici della lotta armata.
    Principalmente il dibattito e la discussione all’interno dell’MRI sono stati molto utili.
    Dopo l’inizio della guerra popolare, questo grande risultato rappresentato da questo inizio, in migliaia e migliaia sono arrivati dall’India, dalle masse rivoluzionarie indiane, sono venuti qui per conoscere e capire la guerra popolare nepalese.
    Anche noi, anche la nostra guerra popolare ha aiutato l’interno movimento internazionale perché c’era stato una ricaduta con la guerra popolare in Peru, con la cattura del suo più alto dirigente, il compagno Gonzalo, e con l’emergere di una linea opportunista di destra. Alla conferenza dell’Asia del Sud ho sostenuto che in questa situazione la questione del sostegno alla guerra popolare del Peru non era solo una questione del supporto che potevano dare i rivoluzionari, ma soprattutto una questione relativa all’effettivo iniuzio della guerra popolare nel proprio paese. Quello era il principale sostegno. Dopo l’inizio della guerra popolare in Nepal tutto questo è stato dimostrato, abbiamo sostenuto il PCP, abbiamo aiutato l’MRI nel suo complesso, abbiamo aiutato nell’insieme le masse rivoluzionarie. Cosi’ abbiamo ricevuto il sostegno da tutte le parti del mondo.
    Ieri leggevo una nota nel tuo giornale riguardo al tuo viaggio. Mi è rimasto impresso quello che hai scritto, che abbiamo avuto dei grandi cambiamenti durante soli tre anni di guerra popolare. Si tratta di una questione cruciale. Ci ha molto colpito che tu abbia poputo trarre questo tipo di conclusioni. Hai capito che la situazione si sta sviluppando e la grande sfida che questo rappresenta. Hai anche evidenziato che l’intera comunità internazionale deve venire allertata rispetto a questa situazione e deve discutere e prendere posizione riguardo al sostegno allo sviluppo della guerra popolare e all’opposizione alle manovre reazionarie del governo. Da questo punto di vista pensiamo anche che si sia diffusa maggiormente la comprensione dell’importanza della guerra popolare. Il tuo viaggio in Nepal, il tuo lavoro e il tuo studio qui, ha rappresentato un significativo contributo per la rivoluzione proletaria, per la lotta contro la classe reazionaria dominante e per il sostegno alle masse popolari nepalesi. Adesso il discorso non è finito, dobbiamo mantere aperto il processo. Da questa esperienza dobbiamo derivarne una più profonda comprensione dell’importanza che questo tipo di esperienze possano continuare in modo organizzato e pianificato. Adesso tutto l’MRI puo’ imparare dalla tua esperienza in Nepal, dopo il successo del tuo viaggio. Nel tuo viaggio hai dovurto confrontarti con molte avversità, ma ci sei riuscito. Quindi vogliamo, a livello internazionale, portare come esempio il tuo viaggio,il tuo lavoro e il tuo studio.
    RW: in alcune zone i compagni mi dicevano che lì, prima dell’inizio della guerra popolare, il partito era composto principalmente da intellettuali. Mi hanno anche detto che c’è stata una grande lotta ideologica fra gli intellettuali per poter realizzare questo salto, per arrivare a fare i sacrifici necessari per l’entrata nella clandestinità. Mi hanno parlato della crisi di alcuni membri del partito di fronte ai sacrifici che si dovevano affrontare. Puoi affrontare questa questione alla crisi e al cambiamento nella composizione sociale del partito durante la fase dell’inizio e nei tra anni successivi di guerra popolare?
    Prachanda: questa è una questione molto importante. Si, c’è stato un grande cambiamento nel partito, realmente. Abbiamo compreso prima dell’inizio della guerra popolare che sarebbe stato necessario un grande processo di trasformazione. Pensavamo che c’era la possibilità che più del 50% dei militanti avrebbero lasciato il partito, pensavamo anche che altri nuovi compagni e nuovi settori delle masse popolari sarebbero venute a unirsi nel partito. Pensavamo che questo potesse accadere. Consideravamo questa questione con un certo anticipo e ci siamo preparati mentalmente per questa possibilità. C’erano tante concezioni piccolo borghesi e molto intellettualismo. Ci siamo preparati per poter sostenere la guerra popolare dopo il grande salto dell’inizio. Abbiamo discusso questa questione più volte nel comitato centrale e negli uffici politici regionali cosi’ come in importanti comitati di distretto. Tutto questo poteva accadere e noi dovevamo essere pronti ad affrontare la situazione. Sostenevamo che se non fossimo stati preparati il problema avrebbe potuto essere molto serio, ma che se noi eravamo preparati mentalmente allora non ci sarebbe stata una grande scossa.
    Nel nostro piano per l’inizio avevamo un piano militare per l’attacco nelle aree rurali alle forze di polizia, ai latifondisti e alle loro bande militari. Non avevamo però un piano per la lotta armata nella capitale perché, a quel tempo, non volevamo creare questa situazione là dove una parte degli intellettuali voleva avvicinarsi al nostro partito.
    Cio’ che accadde era che dopo un mese dall’inizio potevamo già vedere un grande cambiamento nelle aree rurali. Alcuni lasciarono il partito, altri nuovi militanti venivano avanti dalle masse popolari. Migliaia e migliaia entrarono nella clandestinità. A Rolpa in un mese entrarono a migliaia nella clandestinità. Non solo militanti del partito ma anche settori di massa, e questo a Rukum, Jarjarkot, Salyan, Kalikot. Questo tipo di situazione andava sviluppandosi. Cosi’ il processo di trasformazione del partito era molto grande nelle aree rurali.
    Ma nelle città dove c’erano più intellettuali, il processo di trasformazione fu molto limitato, e in alcuni casi, possiamo dirlo, poco soddisfacente. Non eravamo soddisfatti della reazione della piccola borghesia. Un esempio di quello che accadde è la situazione che si presento nella capitale, a Kathmandu, subito dopo l’inizio della guerra popolare. Dappertutto era in atto la repressione governativa. Artisti, giornalisti, professori, docenti, dovunque chi aveva simpatizzato con noi fu arrestato. Cosa accadeva nella città? In qualsiasi posto dove andavamo ci dicevano: "non puoi stare qui, la polizia puo’ arrivare". C’era un cosi’ grande terrore per tutto questo tra le fila di diversi settori di intellettuali. Per un lungo periodo erano stati con noi, ma a quel punto erano così impauriti, avevano così paura, che non osavano darci un riparo. Così per 22 giorni abbiamo dovuto spostarci continuamente nella capitale. Quando invece ricevevamo notizie da Rolpa, Rukum, Gorkha, Sindhuli, Kabre, dalle aree rurali, potevamo vedere come esisteva un grande rapporto di fiducia tra le masse popolari e i quadri rivoluzionari. Il sentimento prevalente era: "si, dobbiamo fare un grande lavoro, adesso sta iniziando una nuova vita". C’era, in quelle aree, un nuovo sostegno da parte delle masse popolari e un rapidissimo incremento della loro partecipazione. Nella capitale, invece, gli intellettuali erano molto instabili e vacillavano, erano molto impauriti, e noi potevamo constatare come tutto cio’ risultasse essere una questione di classi sociali. Quale classe pensava realmente che adesso stavamo prendendo il nostro destino nelle nostre mani? Questa era la situazione, e così dovevamo intraprendere la lotta ideologica nelle città.
    RW: …e il proletariato della capitale?
    Prachanda: il proletariato si trovava in una situazione e in condizioni migliori, durante questo difficile periodo iniziale rappresentava quella forza che sostenne il partito e che lo salvò. I lavoratori del nostro "All Trade Labor Organization" ci sostennero veramente molto. Non erano certo cosi’ impauriti. Le loro opinioni erano: "OK, questa è una cosa nuova".
    Un altro importante settore era rappresentato dalle donne, si tratta di un dato che è veramente molto importante. Le donna a Kathmandu erano le altre forze che, in quel periodo di terrore, ci hanno sostenuto coraggiosamente, ci davano riparo e ci aiutavano nei nostri spostamenti. Anche dagli stuidenti proveniva sostegno e aiuto questo perché avevamo forti organizzazioni tra gli studenti di tutta la nazione. Anche loro non erano così impauriti. Sentivano con chiarezza che quello che aveva fatto il nostro partito rappresentava qualcosa di nuovo per l’intero Nepal. In questo modo furono principalmente i lavoratori, le donne e gli studenti che ci sostennero. Ma gli intellettuali, che avevano cosi’ tante cognizioni teoriche, filosofiche ecc, queste persone erano così oscillanti che non ci hanno potuto sostenere.
    Dopo un anno abbiamo visto ulteriori trasformazioni nelle aree rurali. Erano state costruite migliaia di organizzazioni di massa e l’influenza del partito andava estendosi in nuove zone. Alcuni rivoluzionari piccolo borghese, proprio per il clima di terrore, fuggirono in India, nei paesi arabi, e in altri posti. In quel periodo nelle zone rurali c’era stato un notevole afflusso di donne, e andavano formandosi migliaia di rivoluzionari di professione. Persone che non avevamo potuto conoscere prima divennero degli eroi. Esattamente un anno dopo l’inizio, per un mese, sono stato a Rolpa, Rukum, Jarjarkot, Salyan, e vedevo –tutto il partito vedeva- che qualcosa di nuovo si era sviluppato. Le masse popolari non stavano solo combattendo contro la polizia o le bande militari dei proprietari terrieri, ma stavano anche rompendo le catene dell’oppressione e dello sfruttamento feudale ed un intero complessiovo processo di rivoluzione culturale veniva avanti tra il popolo. Questioni relative al matrimonio, all’amore, alla famiglia, questioni relative alle relazioni tra il popolo. Tutte queste cose si trovavano a vanire traformate e messe sottosopra.
    Arrivavamo a comprendere più profondamente la concezione maoista per cui le arretrate arree rurali sono le basi della rivoluzione. Vedevamo a Rolpa, Gorkha, Sindhuli, Kabre, gli embrioni di una nuova società, gli esempi che indirizzavano le masse popolari. Ovunque nelle campagne, nella rivoluzione in corso, le masse popolari sono fiere di Rolpa e Rukum. Possiamo vedere come al livello delle masse popolari che il processo di trasformazione è un processo complessivo e non riguarda solo il partito o le organizzazioni di massa. Le catene dell’oppressione feudale, delle relazioni e dei rapporti feudali, erano state rotte.
    RW: si, anche quelle tra uomini e donne.
    Prachanda: si, certo, anche quelle. E il nostro partito era convinto della necessità di far avanzare le donne verso ruoli di direzione. Abbiamo incontrato dei problemi, ma adesso stiamo, passo dopo passo, lavorando per risolverli. Molte donne sono diventate combattenti della rivoluzione. Avevamo un piano proprio all’inizio per la formazione di squadre e plotoni che dovevano essere costituite insieme da compagni e compagne, e per poter affrontare con questi metodi e queste concezioni tutte le questioni di questo tipo. Abbiamo lavorato per sviluppare nuove realazioni tra uomini e donne, nuove relazioni per una nuova società.
    Nella regione dell’ovest sin dall’inizio non abbiamo incontrato grandi problemi o contrattempi in questo processo di trasformazione perché le masse popolari vedevano che si stava sviluppando una nuova vita. Ma nella regione centrale e in quella dell’est non c’era la stessa situazione. C’erano più intellettuali dentro il partito. Quando il partito andava all’offensiva o riusciva ad essere vittorioso allora questi settori ritenavano che questa fosse una strada corretta, quando invece il nostro partito era oggetto della repressione oppure subiva delle ricadute allora questi stessi settori sostenevano il contrario. Questa era la situazione nella regione centrale dobve molti militanti del partito provenivano dalla piccola borghesia intellettuale ed avevano una formazione piccolo borghese. In quella regione anche la situazione economica è un po’ differente, quasi tutte le famiglie possiedono un po’ di terra. Molti militanti del partito provengono da queste classi e questo spiega le oscillazioni. Ma considerati nel complesso questi tre anni di guerra popolare hanno indotto dei cambiamenti anche nella regione centrale, cambiamenti nella cultura e nell’ideologia. E’ un processo importante quello a cui stiamo assistendo, si sta sviluppando il nuovo e il vecchio legato alla piccola borghesia è in declino, le masse popolari si stannno trasformando. Nuovi quadri si stanno formando e stanno emergendo, e stiamo anche provando a dare loro più responsabiltà nella direzione del partito, non solo a livello regionale o di distrett, ma anche a quello del comitato centrale. Proprio nel nostro ultimo quarto plenum, in questo storico quarto plenum, abbiamo inserito nel comitato centrale sette giovani compagni . Ai presente quel compagno dirigente dell’unità operativa che hai incontrato a Rolpa? RW: si, un ottimo compagno. Prachanda: proprio quel compagno è un di queulli che nel quarto plenum è entrato nel comitato centrale. Ci sono molti compagni così. Se non procediamo in questo modo alcuni dei vecchi compagni tendono ad andare a rilento, ad accodarsi. Ci sono dei compagni che non riescono a mutare le proprie concezioni e il proprio modo di pensare, che non riescono a tenere il passo con lo sviluppo della situazione, un rapido sviluppo che pone continuamente nuovi problemi. Per questo il nostro partito sta provando a dare responsabilità a quei compagni che si sono formati nel processo relativo a questi tre anni di guerra popolare, e tutto questo aiuta il nostro partito a proseguire sulla sua strada. La direzione non puo’ essere nella mani di alcun tipo di tendenza opportunista. Siamo impegnati molto seriamemte nella formazione della nuova direzione, e c’è molto entusiamo tra i dirigenti che stiamo formando, questa è un’ottima cosa. Abbiamo avuto più di 700 martiri, ma migliaia di nuovi militanti si stanno formando. Tutto questo non ci abbatte, ma ci dà nuovo forza.
    Quando la classe dominante ha lanciato l’operazione repressiva Kilo Sera 2, pensavamo che questo poteva tradursi in una grande scossa per il nostro partito, che potevano esserci delle oscillazioni all’interno delle nostre fila. Ma alla fine il risultato obiettivo è stato che non ci sono state rilevanti oscillazioni. In alcune regioni ci furono alcune oscillazioni, ma non nella regione dell’ovest, lì c’era molto fiducia, determinazione e abitudine al combattimento. A livello di massa non si verificarono oscillazioni ed eravamo fieri di questo nel nostro partito. Nella regione centrale ci sono state alcune oscillazioni, lì c’erano alcune tendenze di questo tipo. Nella capitale come hai già potuto vedere ci sono state oscillazioni tra alcuni settori di intellettuali. C’erano comunque ottimi compagni, per impegno e determinazione, tra i lavoratori, le donne e gli studenti.
    Durante questi tre anni di guerra popolare ci sono stati anche altri tipi di cambiamenti. I popoli delle nazionalità oppresse - i popoli dell'etnia Mongola, del Terai e quelli dell'Ovest- hanno simpatizzato con la guerra popolare. Hanno visto nella guerra popolare l'unica alternativa. Questa è stata una grande vittoria per la guerra popolare ed una grossa sconfitta per le classi reazionarie dominanti. Si sono formate in questo processo molte nuove organizzazioni tra le nazionalità oppresse, come il Fronte Nazionale di Liberazione Magar. Nella regione del Terai c'è il Fronte di Liberazione Taru. Nella capitale Katmandù c'è il Newar Khala, l'organizzazione di massa di quella nazionalità oppressa che ha indetto lo sciopero generale ottenendo un così grande successo. Queste nuove organizzazioni, generate dal partito, stanno contribuendo all'affermazione degli obiettivi definiti dai piani stesi dal partito. Questo processo indica che si è sviluppato qualcosa di nuovo. Le classi dominanti reazionarie percepiscono che se queste componenti crescono e si sviluppano mettono in pericolo l'intero sistema. Quindi cercano di rispondere anche con una strategia di manipolazione. Cercano di fare alcune concessioni secondarie alle nazionalità oppresse e sostengono che sono disponibili a anche ad altre concessioni. Rispetto ai maoisti sostengono: "I maoisti vogliono dividere il paese. Essi vogliono dividere l'entia Mongola. Essi vogliono dividere i Rai, i Limbu, i terai. Dappertutto vogliono dividere il popolo. Sono separatisti e vogliono scindere la nazione. Non seguite i maoisti".
    Questo è il tipo di propaganda che diffondono, ma il popolo non crede a loro, sa che stiamo considerando la questione nazionale molto seriamente e che, da un punto di vista politico, storico e nazionale, questa è l'unica soluzione per le nazionalità oppresse. Nessuno, nemmeno i settori della classe dominante delle nazionalità oppresse, può contestare la nostra politica ed offrire qualcosa di diverso. Sono costretti ad ammettere che questa politica dei maoisti è corretta. Ci sono così diversi membri dello stesso parlamento che dicono: "la politica dei maoisti per le nazionalità oppresse è corretta".
    Prachanda: Ci sono stati anche dei problemi poiché inizialmente non eravamo in grado di sviluppare un' ondata di lotta delle nazionalità oppresse. Ma ora si sta sviluppando una situazione nuova tra queste nazionalità e questo si traduce nello sviluppo delle condizioni della guerra popolare e della sua vittoria.
    RW: La guerra popolare riguarda non solo il problema della distruzione del nemico ma anche quello della costruzione. Una delle più grandi conquiste di questi tre anni di guerra popolare è stato che il popolo ha iniziato a esercitare il potere. Uno dei più grandi contributi di Mao è che ha indicato come il processo di una protratta guerra popolare risulta anche essere un processo in cui le masse apprendono come governare in un modo nuovo la società. La guerra popolare è un processo che insegna alle masse il marxismo-leninismo-maoismo e come iniziare la trasformazione della società nella prospettiva della costruzione di una nuova società socialista anche prima della conquista del potere su tutta la nazione. Ci puoi parlare dell’importanza dell’esercizio del potere popolare in questo stadio della rivoluzione?
    Prachanda: Abbiamo detto nel nostro documento iniziale che condurre la guerra popolare significa non solo schiacciare il nemico, ma anche cambiare se stessi , cambiare le masse.
    Il grande Karl Marx ha detto che le masse dovrebbero attraversare 15,20,50 anni di guerra civile, questo non solo per sconfiggere il nemico, ma anche per arrivare a trasformarsi , ad arrivare ad in grado di esercitare il potere popolare.
    Noi lo abbiamo citato e abbiamo citato la concezione di Lenin sul processo della guerra civile, su come questo processo arriva a svilupparsi progredendo tra situazioni estremamente complesse, affrontando le quali il partito diventa in grado di esercitare il potere.
    Abbiamo citato il compagno Mao sulla questione della guerra popolare, su come questa questione non consista solo nella sconfitta del nemico, ma anche nella liberazione dalle tradizioni reazionarie e dalle cattive abitudini che abbiamo avuto per lungo tempo. Spazzare via tutte queste cose, questo è anche lo scopo della guerra popolare. Fin dall’inizio abbiamo cercato di condurre l’intero partito in questa direzione e di dare alle masse questo messaggio,.
    Nella nostra nazione dove la classe proletaria è molto debole numericamente, i lavoratori delle fabbriche in Kathmandu o altre città non hanno ancora rotto totalmente con queste tradizioni e con queste abitudini. Inoltre una guerra popolare protratta contribuisce essa stessa alla formazione di un partito rivoluzionario di tipo nuovo. Questa è una lezione della storia. Senza questo tipo di guerra rivoluzionaria un partito comunista non è possibile.
    Lo abbiamo affermato in modo per noi definitivo, un processo di distruzione non è solo un processo di distruzione è anche un processo di costruzione. Senza distruzione non ci può essere costruzione come ha detto Mao e altri grandi leader. Ma cosa è prinicpale? All’inizio pensavamo la distruzione mentre ritenevamo secondaria la costruzione.
    Quando però raggiungiamo il momento di prendere e esercitare il potere, a questo punto, la questione della costruzione diventa il punto principale. Ma anche allora ci sarà la questione che senza la distruzione non ci potrà essere alcuna costruzione. Come disse Mao la gente abitualmente pensa che la guerra è molto distruttiva e brutta , uccide la gente, pensa tutte queste cose. Ma la gente non capisce che la guerra rivoluzionaria è un grande processo di costruzione..
    Dobbiamo anche imparare la guerra conducendola. La tendenza degli intellettuali è che dobremmo imparare a fare questo studiandola sui libri, dobbiamo invece fare tutto questo, possiamo imparare a fare la guerra facendola concretamente. Questo tipo di tendenze intellettuali erano anche da noi presenti all’inizio. Ma noi abbiamo detto: "no, questo non è maoismo, questo non è marxismo, non è materialismo dialettico, non segue la teoria scientifica della conoscenza, il punto è apprendere la guerra attraverso la guerra".
    Il compagno Mao diceva: all’inizio non avevamo nulla. Avevamo solo miglio. Abbiamo mangiato il miglio. Avevamo alcuni fucili e abbiamo combattuto, abbiamo conquistato tutte queste cose. Non ci era chiaro all’inizio cosa colpire e cosa non colpire. Andavamo a colpire e abbiamo imparato come farlo. Anche noi abbiamo imparato a fare le cose in questo modo.
    Hai chiesto sul problema del potere popolare. Nella regione dell’ovest in alcuni distretti c’è stato un vuoto di potere dopo appena un anno, ma a quel punto non eravamo ancora in grado di esercitare il potere popolare in una forma organizzata. Non avevamo ancora sufficientemente sconfitto la polizia. Questa era la situazione.
    RW: Intendi dire che furono cacciati i presidenti del VDC del governo ( Village development Commitee - Comitato di sviluppo del paese) ma che la polizia era ancora forte?
    Prachanda: Si la polizia era forte. Non c’erano più presidenti del VDC, ma i posti di polizia erano ancora qui. Questa era la particolare situazione dopo un anno dall’inizio della guerra popolare. Dopo due anni la questione del potere divenne attuale. Era diventata all’ordine del giorno, e abbiamo iniziato a studiare il problema dell’esercizio del potere. Abbiamo discusso a quale livello avremmo potuto organizzare i processo di esercizio del potere popolare. E dopo due anni e mezzo abbiamo visto che nella regione principale, principalmente in quella dell’Ovest la polizia locale era stata praticamente sconfitta. Smisero di entrare nei villaggi e nelle aree rurali. Avevano così paura che non entravano nei villaggi. Rimanevano nei loro uffici all'interno delle loro stazioni. E anche qui spesso dormivano fuori dalle stazioni. Mettevano una candela o lanterna nella stazione , e quando i Maoisti arrivavano ad attaccare essi non c'erano, erano nella foresta. Succedevano questo tipo di cose. Era così per centinaia e centinaia di stazioni. Le nostre squadre riuscirono a portare a termine alcune importanti imboscate e attacchi e questo terrorizzo la polizia. Subirono una sorta di sconfitta. A questo punto nei villaggi non c’era più nessun VDC o posto di polizia.
    Ma all’inizio il nostro esercizio del potere non era ben pianificato, non era ben definito. Nel corso di due anni di guerra popolare, nelle principali regioni si sviluppò un vuoto di potere ed i nostri compagni poterono iniziare ad esercitare il potere. Non capivano ancora esattamente che cosa stavano facendo, in che modo avevamo bisogno di esercitare il potere. Dovevano fare tutto, le masse lo domandavano.
    Tra le masse c’erano alcune questioni che dovevano venire risolte. C’erano le questioni dei matrimonio e dell'educazione, la questione della terra, principalmente era la questione della terra a dover venire risolta. Ad un certo punto quando studiammo ed analizzammo che cosa stava progredendo sul campo, trovammo che il comandante della squadra militare stava anche diventando il leader politico delle masse. Il potere era nelle mani del comandante, non del DCS del partito (segretario del comitato di distretto) o del segretario di area. La gente vedeva il comandante di squadra come il proprio leader politico. Il comandante di squadra faceva i discorsi e promuoveva gli attacchi agli agenti rurali. E in tutte le cose quello che faceva lo faceva in uniforme.
    Così la gente pensò egli è il nostro leader. Il potere era nelle mani del comandante di squadra. Ad un certo punto, per tre o quattro mesi, questa era la situazione. E noi dicemmo, questa non è una buona cosa. I fucili dovrebbero essere guidati dal partito. Questo è il punto di vista Maoista. Non fu un errore dovuto ai comandanti di squadra. Era una questione che non era stata ben pianificato, non era stata sifficientemente discussa. Si è trattato di una situazione che si è verificata spontaneamente. In seguito il partito discusse tutte queste questioni e i problemi del fronte unito e del potere popolare furono meglio definiti.
    RW: Questo si verificò due anni dopo l’inizio della guerra popolare?
    Prachanda: Due anni e mezzo. L' esercizio del potere iniziò giusto due anni dopo. Per quattro mesi non solo nella regione dell’ovest ma anche in alcune aree dell’est a alcune zone rurali nella regione centrale, ci fu un vuoto di potere: e in effetti il potere fu amministrato dal popolo stesso, e direttamente dall’esercito popolare, dalle squadre. Questa era la situazione.
    RW: Così il partito definì un piano e stabilì una strategia per l'esercizio dell potere popolare ?
    Prachanda: Possiamo dire che questo processo iniziò dopo il quarto Plenum , quando noi dicemmo: adesso andiamo avanti sulla strada della costruzione delle area-base.
    Quindi abbiamo abbiamo anche steso un piano ben definito per l'esercizio del potere popolare.
    RW: era la fine del 1998?
    Prachanda: Si, ma prima di allora, c’era già un'impostazione generale sulla questione del fronte unito, e del potere. Una visione generale c’era, ma non un piano completo. E prima che il nostro piano fosse completo il potere reale era già nelle nostre mani. Hai visto come i nostri compagni tassano gli imprenditori locali, come vi siano tribunali popolari, come procede la distribuzione della terra e la coltivazione collettiva delle fattorie, come vengono affrontate le questioni del divorzio e del matrimonio. Abbiamo visto sviluppare questo nuovo potere popolare. All’inizio non abbiamo insegnato alle masse, hanno loro insegnato a noi come iniziare a gestire il potere. Questo non può essere decretato dall’alto. Le masse stesse attraverso il processo della guerra popolare, attraverso il processo di lotta, dettero vita alle forme del nuovo potere popolare. Esse iniziarono direttamente a fare tutte queste cose. Appena dopo l’inizio dell’intero processo, abbiamo completato il piano per sviluppare il Fronte Unito, organizzato grandi assemblee e le masse popolari hanno eletto i propri leaders per l'esercizio del potere popolare. Abbiamo detto che era necessario seguire il principio del 3 in 1 (formare direzioni che uniscono il partito, l’esercito ed il fronte unito di massa). Abbiamo visto che era necessaio approfondire molto lo studio di quel processo di costruzione dei comitati rivoluzionari sviluppatosi durante la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria (GRCP) in Cina. Dovevamo imparare dalla GRCP riguardo alla formazione dei comitati rivoluzionari e all'applicazione del principio del tre-in-uno. Ora siamo nel processo iniziale; la questione non è ancora ben definita. Ma stiamo constatando che avvengono grandi cose. Ora quello che pensa il popolo, quando vede l’intero processo, è che ha il potere nelle sue mani e questo gli dà un grande coraggio. Le masse lo sentono. E questo grande sentimento è alla base per la vittoria della guerra popolare. Questa è la base che il nemico non potrà mai sconfiggere.
    Questo grande sentimento tra le masse è oggi principalmente presente nella regione dell’Ovest. Nella regione dell’Est e nella Regione Centrale questo sentimento sta iniziando a svilupparsi. La situazione in queste regioni per il nemico è ancora molto favorevole. Il governo può arrivare ovunque, arrivare e sconfiggere il popolo. Quindi ci sono dei problemi. Ma anche in queste aree il popolo sta comprendendo gradualmente l’importanza del potere. Nella Regione Centrale molti ettari di terra sono stati conquistati e migliaia e migliaia di quintali di grano sono stati distribuiti alle masse. E in questo modo che il popolo sente la guerra popolare come qualcosa che gli appartiene profondamente.
    RW: Dal punto di vista dell'esercizio del potere popolare, nei paesi oppressi la questione della terra e dei rapporti di produzione nella campagna sono le questioni centrali della rivoluzione della società. Qual è la visione del PCN(Maoista) di questo processo di trasformazione dei rapporti di produzione nelle campagne come parte del processo della costruzione della guerra popolare?
    Prachanda: Noi diciamo che la rivoluzione di Nuova Democrazia è una rivoluzione agraria.Fondamentalmente, la caratteristica di questa rivoluzione è quella di essere una rivoluzione agraria. Ma la situazione in Nepal non è classica, non è tradizionale. Nella regione del Terai troviamo proprietari fondiari e dobbiamo prendere le terre, dividerle e distribuirle tra i contadini poveri. Nelle intere regioni montuose invece questo non siverifica. Ci sono piccoli appezzamenti e non ci sono grandi proprietari fondiari. Quindi in queste regioni il nostro obiettivo è quello dello sviluppo delle fattorie collettive e della trasformazione rivoluzionaria dei rapporti di produzione. Come sviluppare la produzione e come aumentarla, questi sono i principali problemi in queste zone. I piccoli appezziamenti di terra fanno ottenere ai contadini bassa produttività. Con la forma collettiva di lavorare la terra si puo' applicare la scienza ed anche altre cose possono essere fatte per aumentare la produzione. Ma non possiamo sviluppare l'agricoltura collettiva subito, all'istante. Dal punto di vista del possesso della terra, ci dovrà essere inizialmente la proprietà privata, ma il processo di produzione sarà collettivo. Stiamo cercando di fare questo nelle nostre regioni. E principalmente nelle nostre regioni, è già stata instaurata la produzione agricola collettiva.
    RW: Può spiegarcelo meglio? Come funziona?
    Prachanda: Nelle aree più sviluppate del potere popolare abbiamo fatto un piano e stiamo già iniziando, in alcune aree di Rolpa e alcune aree in Rukum e alcune aree di Jarjarkot e Salyan, un po’ meno in Salyan, maggiormente in Rolpa, Rukum e Jarjarkot.
    Prima abbiamo diviso alcune terre di proprietari fondiari e di usurai che vivono a Katmandu. Abbiamo diviso, ma non abbiamo distribuito questa terra ai contadini. Poiché distribuire questa terra, pezzo per pezzo, ai contadini non funziona, non aiuta a sviluppare la loro sussistenza e il loro livello economico. Ci sono tre tipi di terre,. 1) quelle derivanti dalla divisione delle terre dei proprietari fondiari e degli usurai, 2) le terre pubbliche che possono essere coltivate e 3) le terre possedute dai contadini. Quando dividiamo le terre dei proprietari fondiari, questa terra entra a far parte della proprietà collettiva, questa terra è terra delle masse ed dei contadini che la lavorerano ed il guadagno che ne segue è proprietà della comunità della località in cui sono presenti le terre.
    RW: Come viene distribuito il grano di questa terra? Diviene fondo collettivo?
    Prachanda: Si, fondo collettivo delle masse, usato per le necessità delle masse di questa località. Su questo punto abbiamo fatto così. E per le terre a riposo, o terre pubbliche, che possono essere coltivate, stiamo cercando di coltivarle collettivamente e distribuire l'eccedenza alle masse. Distribuzione collettiva significa basarsi sul numero delle ore di lavoro che vengono fatte. La percentuale della resa distribuito ad ogni singola famiglia è in proporzione alle ore di lavoro effettuate sulla terra collettiva dalle stesse famiglie.
    RW: Così c’è un qualche sistema di conteggio delle ore che un contadino lavora e il contadino ottiene un certo credito per le ore lavorate e gli viene data una certa certa corrrispondente quantità di grano e di prodotto.
    Prachanda: Si è esattamente così. Dove la nostra base di massa è forte e le masse sono nella fase di lotta, stiamo iniziando ad avere fattorie collettive. Proprietà privata, ma coltivazione collettiva. Ciò ha già mostrato di essere efficace nel processo di produzione.
    RW: Così ci potrebbero essere per es. cinque fattorie, con ciascuna cinque aree di terra ma tutti vi lavorano insieme. Collettivizzano strumenti, attrezzi animali?
    Prachanda: Animali , strumenti , terra. A seconda della terra, degli strumenti che usano e delle ore di lavoro fatto, a seconda di questa percentuale di lavoro fatto viene divisa la produzione. In questo modo possiamo aumentare la produzione. Questo è ciò che stiamo facendo nelle aree sviluppate. Nelle aree meno sviluppate nella regione dell’Est e centrale, stiamo provando un tipo di sistema che non è esattamente uno scambio di lavoro. Come durante la stagione delle piogge, se hai meno manodopera o la tua capacità di lavoro è meno efficiente e non puoi fare bene nelle colture, allora altre famiglie di contadini ci sono qui per aiutare. La mia famiglia ti aiuterà e la tua aiuterà me e noi aiuteremo lui. Questo tipo di tradizione c’è qui nelle famiglie di contadini.
    RW: Questo tipo di tradizione esisteva già?
    Prachanda: C’erano questo tipo di tradizioni, e ora le stiamo sviluppando in un modo organizzato, e, in modo più organizzato, stiamo iniziando a sviluppare diversi tipi di coltivazione collettiva e misure intermedie che possano condurre ad essa.. Stiamo cercando di organizzare questo sistema di agricoltura e ciò consente ai contadini di raggiungere una sorta di unità tra di loro. Stanno facendo queste cose per rompere le catene del feudalesimo e questa è anche una scuola di trasformazione culturale. Quando tutte le nostre famiglie lavorano insieme mangiano insieme, cantano insieme, danzano insieme allora la vita è più comunitaria. Nel Terai ancora oggi non c'è una larga base di massa, non c’è una forte lotta. Ci sono azioni di guerriglia che nel Terai avvengono nel nelle pianure. Ci sono grandi proprietari terrieri, c’è la proprietà terriera del re e la roprietà terriera della regina, c sono anche molte terre della grande borghesia. Ora come ora abbiamo confiscato e diviso il grano dei proprietari fondiari. Non siamo ancora in grado nel Terai di dividere la terra. Ma siamo in grado di confiscare e dividere tra i contadini il grano immagazzinato. Ciò consente alle masse di capire l’importanza della guerra popolare, della rivoluzione. Gradualmente stanno arrivando a vedere, "si, tutto questo ci appartiene". E così stiamo iniziando a sviluppare una base di massa per la guerra popolare anche nella regione del Terai.
    RW: Un questione molto importante che voglio chiederti riguarda il quarto piano strategico del partito per lo sviluppo delle aree-base. Puoi dirmi dove è in atto questo processo e quali condizioni si devono conquistare in questa fase per portare a compimento il quarto piano strategico?
    Prachanda: Questa è una questione molto importante. Il nostro quarto piano strategico ha abbozzato, impostato la questione della costruzione delle aree-base. Per poter stendere questo piano di sviluppo della guerra popolare prima di tutto abbiamo cercato di chiarire la concezione teorica della questione delle aree-base , abbiamo dovuto fare questo perché in Asia del Sud c’è la tendenza dell’economicismo armato, una sorta di riformismo, riformismo armato.
    RW: Cioè lotta armata, ma senza però avere una visione strategica ?
    Prachanda: Esattamente, senza avere una visione strategica. Questa linea esiste in India, alcuni gruppi parlano di zone di guerriglia. Per 25 anni continuano a parlare di zone di guerriglia, ma non ci sono prospettive strategiche, non ci sono reali prospettive. Noi sappiamo che la questione della zone di guerriglia e delle arre-base sta diventando una questione molto seria. Abbiamo cercato di chiarire tutto questo poiché sono una questione strategica per la guerra popolare di lunga durata. Senza l'obiettivo dell'instaurazione delle aree-base non c’è vera guerra popolare. Senza una visione strategica delle aree-base non c’è questione della guerra popolare di lunga durata. E’ una questione di transizione da una situazione in cui le masse non sono armate ad una situazione in cui le masse sono armate e da una situazione in cui sono senza potere ad una situazione in cui hanno il potere. Per sviluppare questo processo, la zona di guerriglia è solo una tappa transitoria non è un obiettivo strategico. La questione della zone di guerriglia non è una questione strategica. La nostra strategia principale è di ottenere aree-base, costruirle. Prima di metterlo in pratica abbiamo dovuto chiarirlo e definirlo nei nostri piani.
    Inoltre , nella nostra concreta situazione in cui ci troviamo non stiamo, adesso, stabilendo direttamente delle aree-basi. Non siamo ancora nella posizione per poterlo fare. Nell'applicazione del quarto piano non stiamo ancora costruendo direttammente aree-basi. Stiamo concentrando, centralizzando tutti i nostri sforzi per costruire aree basi. I nostri sforzi politici, ideologici , militari sono tutti concentrati sulla loro costruzione, ma non le stiamo ancora fondando. Siamo nel processo di costruzione. Dobbiamo capirlo.
    RW: Si tratta della questione della distinzione tra aree permanenti e temporanee?
    Prachanda: Non esattamente. Non stiamo usando i termini temporaneo e permanente. Noi siamo nel processo di costruzione . Non stiamo dicendo "aree basi temporanee". Può essere temporanea o permanete. Dipende dalla forza del potere popolare , dalle nostre capacità militari.
    RW: Cosa distingue un’area base? Giusto adesso hai detto che siamo nel processo di costruzione. Ma quali sono i criteri per poter dire: adesso abbiamo stabilito un’area-base ?
    Prachanda: Dal punto di vista militare il criterio è che siamo riusciti a sconfiggere la capacità militare del nemico in quel determinato punto. Fino a quando non riusciamo a sconfiggere l'offensiva dei militari contro di noi, non possiamo dire che abbiamo stabilito un’area-base. Possiamo esercitare una sorta di forma preliminare di area base. Ma non possiamo dire che sia stabile. Vediamo che Mao non usava il termine permanente o temporaneo. Ciò che diceva era: stabile, instabile , in forma preliminare. L’esperienza di Mao ha sintetizzato questi tre tipi di forme. Quindi per avere una stabile area-base dobbiamo sconfiggere le forze armate del nemico. Ma prima possiamo creare basi instabili. Possiamo avere delle aree-basi, quando il nemico arriva si sviluppa la lotta, queste arre-basi diventano instabili, possono anche trasformarsi di nuovo in zone di guerriglia. Quindi nuovamente possiamo riconquistare queste aree e sconfiggere il nemico, in questo modo avremo di nuovo delle basi, più stabili. Noi vediamo in questo modo questa questione.
    Tu hai chiesto quali sono i criteri per poter affermare di avere un’area-base.. Questi criteri sono 1)una forte organizzazione di partito con una capace direzione, 2)una larga base di massa, proprio come ha detto Mao; una buona organizzazione di masse significa non solo simpatizzanti, ma masse esse stesse allenate alla guerra, 3) ti serve un forte esercito popolare, ma su questo punto non abbiamo ancora parlato. "Esercito del popolo", "esercito di liberazione del popolo" questo tipo di termini non li abbiamo usati. Abbiamo parlato di squadre di guerriglia, plotoni di guerriglia.
    RW: Così non usi il termine "esercito del popolo"?
    Prachanda: Nel senso teorico usiamo il termine esercito popolare, ma in senso stretto, come nome formale dell’esercito non diciamo: "Questo è il nostro PLA, esercito di liberazione popolare". Abbiamo un esercito popolare, ma non abbiamo chiamato questa forma di organizzazione "Esercito di liberazione del popolo".
    Adesso abbiamo un obbiettivo quello di arrivare alla formazione delle compagnie. Stiamo organizzando ora i plotoni. E tu già hai visto la nostra speciale unità operativa, questo è un passo verso le compagnie che si stanno formando. Quando avremo la formazione di una compagnia, quando ci saranno due, tre , quattro compagnie e allo stesso tempo ci saranno plotoni dalle altre parti, allora diremo anche formalmente che questo è il nostro esercito. La nostra visione è che quando abbiamo delle compagnie, allora avremo un forte esercito per poter instaurare un’area base.
    Per stabilire aree-basi è anche necessario una particolare situazione internazionale. Questo vuol dire che è necessario che vi siano grandi contraddizioni tra le classi dirigenti , che queste classi stiano combattendo tra loro e che vi sia una situazione di instabilità con l'India. Poiché per noi, in definitiva, affermare le aree.-basi vuol dire che dobbiamo combattere con l’esercito indiano. Questa è la situazione. Quindi dobbiamo tenere in considerazioni l’esercito indiano. Quando l’esercito arriverà ed invaderà il Nepal con migliaia e migliaia di soldati, sarà una grande lotta. Ma noi non abbiamo paura dell’esercito indiano, poiché , in ogni caso sarà una grande lotta.
    RW: sarete in grado di catturare molte armi da loro…
    Prachanda: Si ci daranno anche molte armi. E molta gente interverrà. Non sarà così semplice per loro. Se loro stupidamente osano farl, ma essi oseranno e saranno sconfitti. Faranno questa stupidaggine. Ci siamo preparati a ciò. E per questa ragione stiamo dicendo che abbiamo anche bisogno di una particolare situazione internazionale. E per noi questo deve determinarsi principalmente rispetto all’India, all’espansionismo indiano. Quando ci sarà una situazione instabile in India e una forte base di massa in India supporterà le guerra popolare in Nepal e vi saranno contraddizioni nella classe dirigente del Nepal, a quel punto possiamo afferrare, stabilire e dichiarare che abbiamo delle aree-basi, che abbiamo un governo. Stiamo pensando che quando Rolla, Rukum, Jarjarkot, Salyan diventano delle zone liberate, allora noi proclameremo la repubblica popolare del Nepal, il governo della repubblica popolare del Nepal.
    Il governo sarà al centro, e ci saranno anche aree-basi, zone di guerriglia, aree-base in prospettiva, diversi tipi di zone. Ma quando un’area-base viene proclamata , allora viene proclamata anche la Repubblica Popolare del Nepal. Quindi adesso non stiamo dicendo che abbiamo stabilito delle aree basi. Ma praticamente, quando eri in Rolpa o Rukum, potevi vedere che là vi era una sorta di area base, là dove stiamo esercitando il potere. Stiamo raccogliendo tasse, teniamo tribunali popolari, tutte queste cose. Là abbiamo squadre, il plotoni e la nostra speciale unità operativa. E la polizia non osa entrare in queste aree. E’ una sorta di area-base preliminare .questo è il processo di formazione di aree base.
    RW: Lasciami chiarire. Hai detto che una volta che una area base viene costituita allora sarà proclamata la Repubblica Popolare del Nepal. Stai dicendo che questa verrà proclamata prima della conquista del potere sull’intera nazione?
    Prachanda: Non abbiamo ancora definito un piano articolato. Ma in generale pensiamo che quando saremo nella posizione di dichiarare la prima area-base in una regione della nazione saremo vicini alla creazione delle aree-base anche in altre regioni, come nella regione dell’Est e Centrale, qui una forma di potere dovrà essere esercitata direttamente. Fino a quel punto non potremo costruire vere zone liberate nell’Ovest. Ma con una situazione come quella potremo anche organizzare un grande movimento di massa in Katmandu e anche altre città. Stiamo pensando così. Non è ancora definitivo e non è stato ancora deciso . ma in generale pensiamo che in Nepal potremo fare tutto questo poiché già abbiamo un fronte unito centrale. E abbiamo un piano per fare di questo fronte unito uno strumento rivoluzionario a livello centrale ed un potere per il potere popolare su scala locale. Questa è la nostra definizione di fronte unito, a livello locale uno strumento per l'esercizio del potere, a livello centrale uno strumento di propaganda e di lotta rivoluzionaria di massa.
    Quando si svilupperà questo tipo di situazione allora potremo fare di questo fronte unito centrale una forma di repubblica popolare, una forma di repubblica popolare, un atto di valore politico e e morale per organizzare e mobilitare le larghe masse e sconfiggere il nemico. A livello centrale dovremo fare una forma di governo. Ma prima di allora non diciamo che abbiamo una forma di governo, si tratta di un fronte unito.
    RW: la dichiarazione di un nuovo governo avrebbe anche delle implicazioni internazionali poiché domandereste di essere riconosciuti internazionalmente.
    Prachanda: Si un riconoscimento internazionale. Tutte queste cose dobbiamo farle. Nel nostro quarto plenum queste cose sono emerse. Potremmo dire che abbiamo già un governo popolare ? No, sarebbe prematuro. Dobbiamo dire che è prematuro, non è ancora giunto il momento per porterlo dire. Ma quando guardiamo all’intero processo di sviluppo vediamo che ad un certo punto dovremo proclamare un nuovo governo ed eleggere il presidente della repubblica, dei ministri e tutte queste cose. E ci appelleremo alle masse dei popoli di tutto del mondo per dichiarare che questo è il governo del popolo nepalese.
    Stiamo anche dicendo che non vogliamo liberare solo due, tre o quattro distretti, ma che siamo anche interesse alla liberazione delle altre regioni e della capitale Katmandù. In Nepal quando libereremo un’area e dichiareremo il nostro governo - e quest'area è la nostra area-base nella regione dell’Ovest- alloraavremo già un chiaro, ben definito e articolato, piano per l’intero paese e per le masse di tutto il popolo. Ci dovrà essere un grande movimento rivoluzionario delle masse nelle altre parti del paese. Senza una simile movimento di massa contemporaneamente in tutte le altre aree-basi di prospettiva e zone di guerriglia, allora militarmente, noi non saremmo in grado di sostenere la nostra area-base. Poiché a questo punto anche l’India si muoverebbe contro di noi, e le forze di polizia si centralizzererebbero per sconfiggerci.
    RW: Così una area base può essere stabilita solo se la guerra popolare è forte in tutta la nazione?
    Prachanda: Si, questa è la nostra prospettiva.
    RW: Forse potresti brevemente parlarci sulla questione dell'affermazione di una nuova cultura tra il popolo. In particolare due cose che hanno particolarmente colpito nel mio viaggio. La prima è cultura di sacrificio e di devozione e il ruolo che tutto questo gioca nello sviluppo della guerra popolare e nell'approfondimento della coscienza rivoluzionaria del popolo. La seconda è la questione dello sviluppo di una cultura di ribellione contro le tradizioni feudali e la rivoluzione delle relazioni sociali tra la gente.
    Prachanda. Su questa questione voglio dire che la costruzione e lo sviluppo di uno spirito di sacrificio è una questione molto importante poiché nell’era dell’imperialismo e della rivoluzione proletaria, nell’intera complessiva, situazione odierna, senza sacrificio, senza spargimento di sangue, non possiamo conquistare il potere, e non possiamo trasformare l’intera società su di una nuova base. Quindi c’è la questione del sacrificio, del versamento di sangue, così come tu hai visto con i martiri nell’Ovest. Il popolo non ha paura del sacrificio. Il popolo sente che essere martiri significa essere rispettati. E’ il grande sentimento che ci consente di cambiare l’intero punto di vista feudale, individualistico, anarchico prevalente nella società. Quando vivi tra i compagni, queste famiglie di martiri, fratelli, sorelle, figli, vedi che una sorta di trasformazione culturale va avanti dentro di loro e rivoluziona i loro sentimenti.
    Quando uno dei compagni diventa un martire noi ne evidenziamo il coraggio e l'importanza storica. E le madri ed i padri, i parenti di questo martire, sentono che "ora mio figlio è morto, ma vi sono migliaia e migliaia di altri che ora sono miei figli". Questo è il grande sentimento. Questa è la grande trasformazione che è avvenuta. Questi genitori vedono che "tutti sono miei figli, centinaia di giovani sono ora miei figli". L’intera cultura feudale, individualistica e settaria che ha prevalso è cambiata tra noi. Incoraggiamo per la nostra rivoluzione culturale, questo pensiero di sacrificio e glorifichiamo questo tipo di sacrificio poiché sappiamo in questa era nella situazione del mondo oggi, che migliaia e migliaia di persone devono prepararsi per questo. Mao ha detto, se c'è una terza guerra mondiale non tutti possono essere uccisi. Forse la metà della popolazione se ne andrà e metà della popolazione rimarrà ed un nuovo mondo emergerà.
    Mao non è stato irresponsabile a dire ciò. Lo spirito di quello che ha detto non è quello di sostenere che alcuni miliardi di persone inevitabilmente moriranno. Mao ha affermato questo per sostenere che comunque vadano le cose, anche nella peggiore delle ipotesi, il mondo verrà trasformato e nascerà un nuovo mondo.
    In modo più generale tu poni la questione della trasformazione del feudalesimo. Ci sono qui, secondo me, due questioni. Una è che il partito lavorerà per definire una linea ideologica e politica articolata sulla base dello studio e della sinteti dell'esperienza della lotta per il cambiamento delle relazioni feudali. La seconda è che dobbiamo fare un piano non solo in generale, ma anche un piano concreto per ciascuna regione. Poiché come ho detto, benché il Nepal sia piccolo, esso è grande. Qui ci sono molti tipi di culture. Alcune sono tribali, altre sono culture ancora primitive, ci sono poi le culture dele caste superiori, ecc, tutti questi sono differenti tipi di culture. E non possiamo fare un piano unico per tutte.
    Per l’intera regione Himalayana, dovremmo fare un piano complessivo guardando ai problemi culturali, alle catene tradizionali, ai differenti tipi di problemi tribali che vi sono. E nelle regioni montagnose, nelle regioni dell’Ovest, come hai visto, non ci sono così tanti templi. Ma quando vai a Katmandu ci sono tanti templi, è la capitale dei templi. Quindi dobbiamo fare uno sforzo consapevole per ciascuna regione, per ciascuna nazionalità. Quali sono le loro catene tradizionali quali sopno le forme di sfruttamento feudale e di oppressione che prevalgono in questa o in quella nazionalità ecc, dobbiamo fare molti sforzi per lottare consapevolmente contro queste cose.
    L'ultimo punto è che la questione principale è la lotta. Nel processo della lotta, le masse trasformano se stesse. La lotta è il veicolo principale di trasformazione. Le altre cose sono secondarie.
    RW: Per andare avanti con tutto questo c'è la questione del ruolo particolare delle donne nella guerra popolare e la questione della lotta contro l’oppressione feudale delle donne. Una cosa che abbiamo imparato dalla lotta di classe e dal processo rivoluzionario in Cina è che vi è una relazione dialettica tra la lotta ideologica e lotta politica, tra la trasformazione del modo di pensare del popolo e la trasformazione delle attuali relazioni sociali, economiche e familiari che opprimono le donne, che precludono alle donne la possibilità di svolgere un ruolo uguale agli uomini all'interno della società. In altre parole fino a quando le donne saranno occupate principalmente nella cura dei figli e nei lavori di casa, le donne non potranno giocare un ruolo reale nella società e nella rivoluzione. Così si devono trovate nuove forme di relazioni nella società per risolvere questa contraddizione. E questo è un processo di lotta di classe tra la gente per trasformare il modo di pensare del popolo con il fine di cambiare le istituzioni e sviluppare nuove istituzioni rivoluzionarie che cambino le relazioni tra la gente e ulteriormente trasformino il loro pensare.
    Forse tu ci puoi parlare di tutto questo, di quello che è stato già raggiunto nella guerra popolare in Nepal e anche di cosa deve essere ancora fatto, inclusa la questione del riuscire a portare le donne ai più alti livelli della direzione.
    Prachanda: prima dell’inizio della guerra popolare, la questione delle donne non era stata seriamente affrontata nel nostro partito. Questa era una nostra debolezza. E nella nostra società, la dominazione maschile, le relazioni feudali, hanno prevalso per molto tempo.
    In termini generali noi eravamo d’accordo, si la questione per noi era importante. Come comunisti noi sappiamo queste cose. Ma in senso concreto , in senso reale, voglio dire che prima dell’inizio noi non eravamo così seri sulla questione delle donne. E poiché non eravamo seri, molte compagne donne non erano in prima linea del movimento rivoluzionario e nel partito. C’erano alcune donne simpatizzanti e organizzatrici, ma non c’era un reale sforzo per sviluppare l'iniziativa delle compagne donne nella prospettiva della conquista di ruoli di direzione. Dopo l’inizio della guerra popolare, la questione riemerse . E per quanto riguarda la mia esperienza, ero molto colpito quando durante il primo anno dell’inizio della guerra popolare, vedevo il sacrificio che le donne affrontavano nella regione principale, nelle zone di lotta, la loro militanza, il loro eroismo, e la loro devozione. Quando ho visto le donne scendere sul campo, allora iniziammo a discutere seriamente la questione delle donne. E ora la situazione nel partito è cambiata, si è cercato di vedere e affrontare la questione delle donne da un punto di vista proletario. Da angoli diversi , noi affrontiamo e cerchiamo di capire la questione delle donne, qual è l’importanza politica e teorica, e quali sono le implicazioni pratiche nella lotta di classe e per l’intera prospettiva storica di questa questione. E da un punto di vista pratico , io voglio dire che tra le nazionalità oppresse non c’è così tanta dominazione maschile. C’è un a sorta di uguaglianza. In alcune nazionalità le donne vengono considerate più importanti, le mogli vengono considerate più importanti degli uomini.
    RW: A quali nazionalità ti riferisci?
    Prachanda: Principalmente quella mongola, Magar e soprattuto in Rolpa e Rukum. Qui non c’è così tanta dominazione maschile. Le donne possono facilmente divorziare, e se una donna si risposa la comunità non la guarda come una cattiva donna. Le tradizioni sono molto diverse. Molti quadri, donne rivoluzionarie, stanno provenendo da queste nazionalità. E noi stiamo cercando di fare del nostro meglio per sviluppare la direzione di queste compagne. Prima dell’inizio della guerra popolare non c’era alcuna donna nei comitati di distretto del partito. Adesso ci sono. In Rolpa, ci sono tre o quattro compagne nel comitato di distretto , e nella segreteria pure ci sono delle donne. E ci sono compagne che dirigono l’intera area dei comitati di partito, che dirigono intere squadre militari. Fanno tutte queste cose. Ci sono anhe segretarie dei comitati di distretto, nuove compagne che si sono sviluppate e che hanno fatto un buon lavoro. E tu hai visto in un distretto nell Est che il DCS è una compagna. E in un altro distretto vicino al confine indiano c’è anche una compagna DCS. Nei comitati di distretto del partito, ci sono ora più di 40 o 50 donne. Questo mostra il grande cambiamento nella struttura della nostra nazione e il modo con cui stiamo sviluppando le qualità di direzione delle donne. Stiamo anche cercando di portare le donne nella direzione a livello della direzione del comitato centrale.
    Nelle nazionalità oppresse c’è molto potenziale per lo sviluppo della direzione proletaria tre le masse femminili. E noi stiamo mettendo a fuoco, centralizzando, i nostri sforzi qui per sviluppare la direzione delle donne. C’è una grande potenzialità per sviluppare la direzione delle donne anche tra le lavoratrici.
    RW: Cosa viene fatto a proposito degli ostacoli pratici che le donne affrontano in casa? Per esempio , quando viaggiavo, ho visto molte donne con bambini piccoli, e questo è un problema. Alcune donne possono avere cura dei loro bambini, ma questo non è sempre possibile. C’è un progetto per poter socializzare maggiormente i lavori di casa e l’educazione dei figli?.
    Prachanda: A questo punto, i problemi pratici che le compagne stanno affrontando, possiamo dire che l’intero partito sta affrontando, sono principalmente la questione del prendersi cura dei bambini piccoli. Con i membri delle squadre che sono incinte e hanno bambini, c’è la questione di chi deve badare ai figli. Alcune compagne hanno un buon spirito per la continuazione del lavoro politico e militare, ma i problemi pratici del prendersi cura dei bambini diventa un grande ostacolo a questo.
    Nella regione principale ciò che sta cercando di fare il partito attualmente, è che quando una donna ha un bambino viene sistemata in un’area sicura tra le masse per circa sei mesi. Lei non tornerà alla sua casa e rimarrà tra le masse continuando a fare ciò che è in grado di fare nel luogo. Poi dopo sei mesi può viaggiare con il suo bambino e altri compagni possono anch’essi prendersi cura del bambino e le compagne possono cosi' andare a parlare e ad organizzare. Questo è il tipo di cosa che stanno facendo centinaia di donne. E quando il bambino ha un anno allora possono affidarlo alle cure delle masse o delle organizzazioni di massa e la compagna può partire. Adesso localmente il partito sta discutendo la questione di come organizzare la cura dei bambini . Questa questione si presenta praticamente a questo punto. In alcuni posti ci sono piani per impiantare una casa asilo dove i compagni che hanno esperienza e motivazione andranno a lavorare. Il piano non è ancora completato ma viene discusso approfonditamente.
    Il partito non sta direttamente una pressione, ma incoraggia i militanti rivoluzionari, gli uomini e le donne, le coppie a non avere figli ora, per cinque o sette o dieci anni poiché questo puo' diventare un grande problema pratico. Noi spieghiamo che su questa questione è anche una sorta di sacrificio non avere bambini. E ci sono tanti casi di coppie che non hanno bambini ora. Ma cercare di non avere bambini presenta anche un altro problema poiché il Nepal è molto arretrato e non ci sono centri medici, non ci sono dottori.
    RW: Intendi mancanza di controlo delle nascite?
    Prachanda: Quando una donna è incinta si presenta il problema dell’aborto, se vogliono abortire. E dopo vari aborti le condizioni fisiche della donna sarà danneggiata.
    RW: Così attualmente il controllo delle nascite è una questione impegnativa.
    Prachanda: Si, diciamo ai compagni che è d’aiuto se non avranno figli. Ma se essi ce li hanno allora noi organizziamo le masse per riuscire a risolvere il problema della cura dei bambini. Ci sono così tanti casi dove le donne hanno un bambino, e quando hanno affrontano la questione della cura dei bambini al di fuori della protezione delle organizzazioni di partito allora la polizia spesso ne approffitta per scoprirle ed arrestarle. Ci sono molte compagne che sono in prigione nella regione dell’Ovest a causa di ciò.
    RW: Questo poichè hanno lasciato le zone più sicure?
    Prachanda: Se lasciano la zona sicura ed escono dalle aree di controllo delle nostre organizzazioni allora vengono caturate dal nemico. Questo tipo di problemi esiste.
    Riguardo alla questione delle donne un altro grande problema è sviluppare la direzione delle compagne..
    RW: E l’analfabetismo è un grande problema per le donne vero ? Implica un grosso ostacolo per le donne rispetto all'ovbiettivo del raggiungimento dei più alti livelli della direzione.
    Prachanda: Si anche questa è una questione. Ora a livello locale stiamo cercando di sviluppare un sistema educativo per insegnare alle compagne a leggere e scrivere in scuole serali. Simili cose stanno per essere fatte. Ma è un processo lungo. Cinque, dieci anni sono necessari per rendere ciascuno alfabetizzato. Ci sono molte compagne adesso che sono alfabetizzate , e stiamo cercando di fare del nostro meglio per portarle nella direzione. Ma l’analfabetsmo è un grande problema e stiamo in generale cercando di elevare il livello di alfabetizzazione tra le masse.
    RW: Per finire puoi brevemente raccontarci della tua storia personale, così la gente può conoscere qualcosa di te. Qual è la tua storia politica? Cosa ha formato il tuo pensiero rivoluzionario e l’attivita politica? Come ha influito su di te la lotta di classe, in Nepal e isul piano nternazionale?.
    Prachanda: Provengo da una famiglia contadina povera della regione centrale, da Pokhara. Ma a causa delle povere condizioni la mia famiglia , i miei genitori si mossero da Pokhare, dalle montagne, verso la regione del Terai, il distreto di Chitwan. La mia intera giovinezza, la scuola superiore, è stata nel distretto di Chtwan. E ho iniziato ad essere influenzato dall’ideologia comunista 28 anni fa, quando avevo 17 anni. A quel tempo c’erano granid movimenti di massa in quell’area. C’erano movimenti di studenti. C’era il movimento di massa contro l’espansionismo indiano. Tutte queste cose mi hanno impressionato. Questa è una zona con una grande presenza della borghesia indiana comprdora e c'è molto sfruttamento. Tuttte queste cose mi hanno impressionato. E ancor più, ciò che mi ha impressionato, mi ha convinto è stata la grande rivoluzione culturale in Cina (GRCP). Mao , la rivoluzione culturale , tutti i movimenti antirevisionisti: tutte queste cose mi hanno impressionato, 28 anni fa io divenni comunista, diventai un membro del partito. E dopo, ci fu la lotta delle due linee e io ero con la linea rivoluzionaria, ero in contatto con i compagni rivoluzionari nel quarto congresso del partito. Nel corso di questa lotta delle due linee, entrai in contatto con compagni rivoluzionari molto più vecchi di me e sviluppammo contatti, discussione e dibattito. Nella lotta di classe c'era un grande movimento che avanzava. Venti anni fa c’era un grande movimento di massa, e nel mio distretto, un grande movimento di donne e contadini. Anche questo determino quell'ambiente in cui è andato sviluppandosi il mio pensiero rivoluzionario. Nello stesso tempo c’era la lotta tra le due linee all’interno del partito e io andavo sempre con la linea rivoluzionaria. Quando ci fu la rottura con la linea opportunista, con Dumdum (M. B. Singh), allora collettivamente noi compagni, il principale gruppo del comitato centrale, cercammo di approfondire lo studio dell’intero processo internazionale, del movimento comunista internazionale, del movimento comunista Nepalese. E nel corso di tutto questo processo si formarono le mie concezioni.
    RW: La lotta contro il revisionismo è stata molto importante…
    Prachanda: Io odio il revisionismo. Lo odio sul serio. E non mi sono mai compromesso con il revisionismo. Ho lottato e lottato contro il revisionismo. E la linea corretta del partito si basa sulla lotta contro il revisionismo.
    RW: Voglio ritornare su alcune tue considerazioni sulla situazione internazionale e in particolare sul significato della guerra popolare in Nepal quale parte integrante della rivoluzione mondiale. Cosa ne pensi di questi due aspetti, di come la guerra popolare possa dare forza al movimento internazionale e di come il movimento internazionale comunista possa dare forza alla guerra popolare in Nepal?
    Prachanda: Ogettivamente c’è una relazione dialettica tra la guera popolare in Nepal e l’intera situazione e movimento internazionale. E ciò che noi pensiamo e ciò che penso io è che una nuova ondata di rivoluzioni sta iniziando poiché l’imperialismo sta affrontando una grande crisi.
    Alcuni stanno dicendo che economicamente e culturalmente l’imperialismo è in una crisi più profonda di quella antecedente la seconda guerra mondiale. Ci sono così tanti sintomi di cambiamenti radicali. E a partire dalla base economica, da quella politica e da quella culturare, vediamo che una nuova onda di rivoluzione mondiale sta iniziando. Questo è il fatto.
    Noi dobbiamo afferrare questa questione perché come disse Mao ci dovranno essere 50 o 100 anni di grande scompiglio e trasformazione. Da un punto di vista pratico la guerra popolare in Nepal sta contribuendo a promuovere e accellerare questa nuova onda di rivoluzione. E sta contribuendo all’organizzazione del movimento internazionale comunista su una base maoista. Ed il maoismo dovrà essere la teoria-guida di questa nuova ondata di rivoluzione mondiale. La guerra popolare in Perù ha fatto un buon lavoro da questo punto di vista. Noi pensiamo anche che il PRC USA ha fatto un buon lavoro, ideologicamente e politicamente, per combattere contro il revisionismo e stabilire il maoismo. Ed il nostro partito e la guerra popolare in Nepal sta anche anche facendo un buon lavoro, accellerando il processo.
    Adesso da un punto di vista soggettivo le forze proletarie sono ancora deboli, questo soprattutto dopo la morte di Mao e la contro rivoluzione in Cina. Il Nepall è una piccola regione, noi siamo un piccolo partito ma abbiamo grandi prospettive. La nostra guerra popolare può essere una scintilla, una scintilla per una prateria in fiamme. Noi abbiamo visto che durante questi tre anni di guerra popolare i comunisti indiani e le masse indiane sono state piuttosto colpite. E ci sono stati migliaia e migliaia a Nuova Deli che hanno manifestato gridando slogan come questo "lunga vita alla guerra popolare in Nepal. Noi vogliamo sostenere la guerra poplare in Nepal". Ora in India ovunque la guerra popolare del Nepal è oggetto di dibattito.
    Stiamo sviluppando la guerra popolare sotto la bandiera del marxismo-leninismo-maoismo. Pensiamo che questo abbia giocato un significativo e importante ruolo tre le masse rivoluzionarie indiane e nel dibattito ideologico nel movimento comunista indiano. Ha anche aiutato il Movimento Rivoluzionario Internazionalista (MRI) nella lotta smascherare il revisionismo internazionale, il moderno revisionismo, il revisionismo in Cina ed in Russia. In Nepal c’è un partito revisionista e il revisionismo ha ancora influenza. E la guerra popolare ha giocato un grande ruolo nel evidenziare il ruolo del revisionismo.
    Questa guerra ha cambiato il nome stesso della nazione, l’identità della nazione. Era una nazione veramente arretrata che mendicava dagli altri stati. Ma ora è una nazione di eroi, di eroi proletari. La guerra popolare è qui. Quindi noi pensiamo, abbiamo una gende responsabilità, sviluppare un grande cambiamento in quest’attuale situazione internazionale. E faremo del nostro meglio. Noi vorremmo fare del nostro meglio, fino alla fine, per adempiere al nostro dover. Quando sei in uno stagno o in mezzo al lago non conosci l’importanza dell’acqua. Ma quando sei nel deserto, allora vedi che anche un solo bicchiere d’acqua è molto importante. Oggi non ci sono molte guerre popolari autentiche nel mondo. Così nel deserto della guerra rivoluzionaria, la guerra popolare del Nepal è un bicchiere d’acqua per tutti i rivoluzionari. E noi faremo fino in fondo il nostro dovere per portare l’acqua alla rivoluzione. Noi vediamo anche che senza l’esperienza dell’intero movimento rivoluzionario internazionale e senza l’aiuto del RIM e senza l’aiuto di tutti i leader rivoluzionari e compagni impegnati che stanno vivamente e seriamente aiutando la guerra popolare in Nepal noi non saremo in grado di sostenere e mantenere la guerra popolare in Nepal. E infine, voglio dire questo, benchè noi siamo in una posizione più debole soggettivamente, oggettivamente sta iniziando un’ondata rivoluzionaria e noi comunisti dobbiamo osare combattere e vinceremo.



  2. #2
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    Benissimo!

  3. #3
    alfredoibba
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    Ho iniziato la lettura.
    Il comandante dei maoisti nepalesi dice bene nel partire dalle campagne. Così noi dobbiamo partire a cercare consensi dove il sistema è meno presente, per poi organizzare il cosidetto accerchiamento alle zone dove il sistema è più forte su tutti i punti di vista.

  4. #4
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    Nelle zone del sud-est del paese controllate direttamente dalla guerriglia maoista vennero instaurati "governi del popolo" guidati da "comitati del popolo" che dettarono nuove leggi in materia di amministrazione, economia, affari sociali, cultura ed educazione. La società venne rimodellata nei dettagli: favorito il matrimonio tra gli appartenenti alle diverse caste, proibito l'alcol, il gioco d'azzardo, le celebrazioni religiose e la lingua sanscrita, definita reazionaria, che venne messa al bando dalle scuole.

    Che ne pensate?
    Giampaolo Cufino

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da alfredoibba
    Ho iniziato la lettura.
    Il comandante dei maoisti nepalesi dice bene nel partire dalle campagne. Così noi dobbiamo partire a cercare consensi dove il sistema è meno presente, per poi organizzare il cosidetto accerchiamento alle zone dove il sistema è più forte su tutti i punti di vista.
    Perfettamente daccordo con te. Come si diceva in un altro 3d di questo forum pensare di applicare una strategia maoista in una società post-industriale è assolutamente inutile ma prendendo il discorso dal punto di vista da te esposto credo sia tatticamente giusto, ora importante è capire quali siano i punti deboli e quali siano le zone o meglio le classi sociali dove il sistema risulta più debole. Credo che questa riflessione all'interno del mondo antagonista occidentale sia fondamentale oramai.



    Citazione Originariamente Scritto da cornelio
    Nelle zone del sud-est del paese controllate direttamente dalla guerriglia maoista vennero instaurati "governi del popolo" guidati da "comitati del popolo" che dettarono nuove leggi in materia di amministrazione, economia, affari sociali, cultura ed educazione. La società venne rimodellata nei dettagli: favorito il matrimonio tra gli appartenenti alle diverse caste, proibito l'alcol, il gioco d'azzardo, le celebrazioni religiose e la lingua sanscrita, definita reazionaria, che venne messa al bando dalle scuole.

    Che ne pensate?
    Personalmente credo siano state mosse necessarie e giuste per uscire dalla mentalità feudale del popolo. Come tu saprai bene il Nepal è una nazione a forte maggioranza induista in cui la divisione sociale in caste è estremamente rigido e favorisce una fortissima discriminazione sociale, sulle celebrazioni religiose devo rettificare a riguardo, o meglio precisare. Sono fortemente viste di cattivo occhio le manifestazioni religiose che tendano a ripristinare e favorire la suddetta divisione in caste sociali. Sulla poibizione dell'alcol e del gioco d'azzardo sono daccordo in qanto sia l'alcol che il gioco sono due problemi estremamente presenti tra la popolazione indigente nepalese. Infine per il sanscrito vale il discorso sulle caste. Infatti il sanscrito viene usato in Nepal ed India eslcusivamente dalla casta dei bramini che è in assoluto la più potente e quella che maggiormente tiene il potere fattuale all'interno del sistema sociale nepalese, tantopiù che la lingua nepalese è una lingua di area Himalayana ed è quella che viene usata dalla popolazione comune. Per capire questi provvedimenti è fondamentale entrare nel sistema sociale induista dove religione, sistema sociale e aspetti della vita quaotidiana si intrecciano fortemente e sono tra loro interdipendenti.
    Concludendo a mio parere sono state delle scelte necessarie ribdisco per una rivoluzione sociale all'interno delle aree base liberate.

    A luta continua

  6. #6
    alfredoibba
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    Citazione Originariamente Scritto da cornelio
    Nelle zone del sud-est del paese controllate direttamente dalla guerriglia maoista vennero instaurati "governi del popolo" guidati da "comitati del popolo" che dettarono nuove leggi in materia di amministrazione, economia, affari sociali, cultura ed educazione. La società venne rimodellata nei dettagli: favorito il matrimonio tra gli appartenenti alle diverse caste, proibito l'alcol, il gioco d'azzardo, le celebrazioni religiose e la lingua sanscrita, definita reazionaria, che venne messa al bando dalle scuole.

    Che ne pensate?
    Giudizio sostanzialmente positivo, tranne che su l' abolizione delle cerimonie religiose. Si possono abolire le cerimonie religiose rimpiazzando l' induismo con un altra religione, magari antecedente la diffusione dell' induismo nel Nepal.
    Un' altra cosa buona fatta dai maoisti nepalesi è la liberazione delle donne dallo sfruttamento della prostituzione, conferendo loro autostima e dignità.

  7. #7
    alfredoibba
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    Sandinista, la comprensione di quali zone sociali e di quali categorie siano più libere dal sistema è nel mondo complesso di oggi, difficile, ma occorre rintracciarle: penso agli studenti un pò sfigati, quindi poco avvantaggiati, che hanno una certa cultura e quindi meno omologati degli altri. Da questi si potrebbe partire come mattone di una casa chiamata avanguardia rivoluzionaria.

  8. #8
    alfredoibba
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    Tornando al discorso della abolizione delle cerimonie religiose, credo che un sistema riesca a mantenersi grazie anche a delle credenze religiose costruite o manipolate ad arte affinchè tale religione giustifichi il mantenimento del sistema vigente. Ne segue che la rivoluzione può configurarsi anche come guerra di religione, per sostituire la religiosità dominante con una nuova o modificata, che conferisca sacralità all' ordine rivoluzionario.

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da alfredoibba
    Sandinista, la comprensione di quali zone sociali e di quali categorie siano più libere dal sistema è nel mondo complesso di oggi, difficile, ma occorre rintracciarle: penso agli studenti un pò sfigati, quindi poco avvantaggiati, che hanno una certa cultura e quindi meno omologati degli altri. Da questi si potrebbe partire come mattone di una casa chiamata avanguardia rivoluzionaria.
    anche in questo caso sono pienamente daccordo con te. Gli studenti da sempre sono una fonte di avanguardia rivoluzionaria, grazie alla loro possibilità di vedere gli eventi fuori dalle lenti dell'informazione e dell'omologazione ufficiale. Il problema degli studenti è però sempre uno sul quale bisogna lavorare molto: renderli più vicini alla massa inerte, o meglio costruire una strategia comunicativa che sappia rendere capaci questa vanguardia di avvicinare una massa occidentale media oramai decisamente orientata verso una direzione decisamente conservatrice e senza capacità o voglia di vedere oltre le prospettive omologate e omologative del sistema stesso. fare tutto questo rimanendo fuor dal sistema di informazione e formazione occidentale e globalizzato è davvero difficile senza una buona discussione e un ottimo approfondimento della metodologia da usare.

    A luta continua

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da alfredoibba
    Tornando al discorso della abolizione delle cerimonie religiose, credo che un sistema riesca a mantenersi grazie anche a delle credenze religiose costruite o manipolate ad arte affinchè tale religione giustifichi il mantenimento del sistema vigente. Ne segue che la rivoluzione può configurarsi anche come guerra di religione, per sostituire la religiosità dominante con una nuova o modificata, che conferisca sacralità all' ordine rivoluzionario.
    Ma se sostituiamo una religione costruita al fine di sostenere un ordine con una religione destinata sostenere un altro ordine siamo sempre allo stesso punto: ovvero la religione come forza conservatrice (anche se di un ordine rivoluzionario).
    Non mi piace...... però l'argomento della religione è interessante, adesso apro un 3D

    P.S.
    Viva i maoisti del Nepal e la loro lotta di liberazione rivoluzionaria e nazionalitaria.

 

 
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