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    Exclamation Lega/ Giorgetti si è dimesso. Reguzzoni ad Affari: "I militanti sono sconcertati"

    Prosegue il terremoto nel Carroccio all'indomani della sonora sconfitta al referendum costituzionale. Secondo quanto risulta ad Affari, il segretario della Lega Lombarda, Giancarlo Giorgetti, ex presidente della Commissione Bilancio della Camera, si è dimesso dal suo incarico pochi giorni prima del voto sulla devolution. Le motivazioni sono soprattutto di carattere personale, legate alla stanchezza per un ruolo di eccessiva responsabilità. A spingere Giorgetti a lasciare sono state anche le recenti divisioni all'interno del movimento. Subito dopo l'esito del referendum, però, Umberto Bossi ha congelato le dimissioni del suo delfino. In questo momento la palla è nelle mani del Senatur. Spetta infatti a lui decidere se e quando sbloccare le dimissioni. Al posto di Giorgetti l'unico candidato a ricoprire il ruolo di segretario della Lega Lombarda è Matteo Salvini, capogruppo leghista a Palazzo Marino e per otto anni alla guida del Carroccio milanese.

    "Credo che l'elettorato della Lega e anche i militanti siano in questo momento in una fase di attesa e, sicuramente, sono un po' sconcertati per la sconfitta al referendum e per aver posticipato il raduno di Pontida. La base non capisce il senso di questa decisione. Ora Bossi deve dire come rilanciare il movimento e come portare avanti la battaglia per il federalismo, il capo è lui. Io faccio parte di quelli che sono un po' sconcertati e aspettano indicazioni". Parola di Marco Reguzzoni, presidente della provincia di Varese, uno dei leader leghisti più ascoltati dal Senatur, intervistato da Affari. "Ogni cosa può essere vista in modo diverso in base alla strategia complessiva. D'altronde Gianfranco Miglio diceva di essere disposto ad accordarsi anche con il diavolo pur di ottenere quello che voleva. Io questo l'ho sempre sostenuto. L'alleanza con la Casa delle Libertà è un mezzo, non un fine. Dalle nostre parti, a Varese, il sì ha vinto con il 60% e sono pronti ad avere il federalismo domani mattina. Ma il problema è che non arriva. Da questo punto di vista si capiscono gli sfoghi di Speroni ('l'Italia e gli italiani fanno schifo'). Bossi ha preso un periodo di riflessione, anche perché non dobbiamo decidere domani che cosa fare. Voglio capire e voglio sentire che cosa dice il capo, quando sarà il momento. E deve essere lui a far la mossa. Escludo un accordo con la sinistra, hanno votato contro la devolution, quindi il dialogo mi sembra impossibile. E poi Bossi è andato da Berlusconi il giorno del referendum. Non si può dire che abbiamo perso per colpa del Cavaliere, perché comunque si è impegnato. La prossima partita saranno le Amministrative, che ci saranno tra un anno e fino ad allora non succederà nulla".

  2. #2
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    Lega/ Pontida rinviata per la seconda volta
    Martedí 27.06.2006 20:13
    Rimandata per la seconda volta. Brutto segno, per la Lega Nord. Il raduno di Pontida, happening atteso da mesi che dovrebbe dare la linea al partito, che sta vivendo un grande momento di confusione, era in programma per domenica prossima.

    Ma è stato rinviato a data da destinarsi, probabilmente a fine estate. A quanto si è appreso la decisione è stata presa oggi pomeriggio da Umberto Bossi. L'appuntamento di Pontida é al secondo rinvio per quest'anno. Inizialmente fissato per domenica 18 giugno, era già stata posticipato al 2 luglio.

  3. #3
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    Lega/ Galli contro Ferrari: "Solo una persona con problemi mentali può pensare di avvicinare il mio nome al partito di Berlusconi"
    Martedí 27.06.2006 176

    "A proposito delle dichiarazioni di Ferrari (ex direttore di TelePadania) ad Affaritaliani.it basterebbe citare le centinaia di interventi pubblici, in Parlamento, in televisione, alla radio per chiarire la mia posizione sempre estremamente critica nei confronti di Forza Italia". Così l'onorevole leghista Dario Galli ad Affari. "Solo una persona con problemi mentali può pensare di avvicinare il mio nome al partito di Berlusconi. Sono entrato nella Lega alla fine degli anni '80, sono stato eletto due volte sindaco in una giunta monocolore leghista e oggi, finito il secondo mandato, la mia città, Tradate, è ancora saldamente in mano a un sindaco della Lega".

    "Quando sono entrato nella Lega, pur giovane - spiega Galli -, ero già laureato e giovane dirigente d'azienda. Ho passato in prima linea il periodo federalista, il periodo secessionista e l'avventura della CdL. Sempre esclusivamente agli ordini di Umberto Bossi. Conosco Max Ferrari da quando aveva i calzoni corti e scriveva sul giornalino di sezione. Da allora, lui che critica i poltronari, ha fatto carriera nei meandri di partito, sputando alla fine nel piatto in cui ha mangiato solo perché non gli è stata data la cadrega. Io, nel frattempo, ho rinunciato alla mia vita privata e a una carriera che all'età di Ferrari di oggi era già lanciatissima. Di uomini come Ferrari, non se ne fa nulla. Figuriamoci la secessione".

  4. #4
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    Lega sotto choc/ Speroni ad Affari: non mi pento, gli italiani fanno schifo. La CdL? E' inutile

    Pentito? "Assolutamente no". All'indomani della bufera scatenata dalla frase 'l'Italia e gli italiani fanno schifo', l'eurodeputato della Lega Nord Francesco Speroni, intervistato da Affari, non fa alcuna marcia indietro. Ma solo una precisazione: "A fare schifo non sono tanto gli italiani quanto il loro voto".

    L'esponente del Carroccio si dice "sotto choc" dopo la sconfitta del 'sì' alla devolution. "Non ho la mente abbastanza lucida. Gli italiani hanno quelle idee, non vogliono la libertà della Padania. La maggioranza del Sud vuole prendere i nostri soldi e la maggiorana del Nord è d'accordo a darglieli".

    A questo punto la Lega deve solo "cercare di prendere più voti, perché la gente non ha capito come è fatto il nostro Stato". Andare da soli? "Possiamo anche prendere il 10% ma poi non facciamo niente. O diventiamo come la Svp e otteniamo oltre il 60% nelle nostre zone, ma non ci siamo mai riusciti, oppure dobbiamo cercare di essere più convincenti migliorando la propaganda".

    Il rapporto con gli alleati del Centrodestra? "L'accordo con la CdL non serve a niente, perché tanto siamo all'opposizione. A livello nazionale è inutile stare insieme. E noto che già su alcuni temi, come le missioni all'estero, non c'è più la Casa delle Libertà. Di tornare da soli non ci penso neanche per idea, ma se qualcuno si sfila dalla coalizione per dare una mano a Prodi, allora dobbiamo fare qualche riflessione. La CdL è una cosa accessoria, i frutti li ha portati a livello locale, in Lombardia e in Veneto. Poi di quello che succede a Roma non me ne frega niente".

  5. #5
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    Lega sotto choc/ Borghezio ad Affari: l'accordo con la CdL ha annacquato la nostra identità. Serve un ritorno alle origini. Ma veloce...


    "E' necessaria una bella riflessione. Quando la Lega si muoveva in base al suo spirito originario e sfruttando appieno la spinta propulsiva delle sue idee forti, come sull'immigrazione e su 'Roma ladrona', otteneva risultati brillantissimi. L'aver annacquato il nostro messaggio politico in un discorso nazionale, irrimediabilmente, appanna la nostra identità e ci rende elettoralmente molto più vulnerabili". L'eurodeputato della Lega Nord, Mario Borghezio, intervistato da Affari, apre il dibattito interno al movimento dopo il successo del 'no' al referendum costituzionale.

    Va rivisto il rapporto con la Casa delle Libertà?
    "Va ripensata un'impostazione che allunga il brodo dei nostri temi vincenti in un discorso più ampio che, forzatamente, riguarda temi rispetto ai quali il nostro elettorato si sente completamente estraneo. Ci ha penalizzato il fatto di aver realizzato l'accordo con la CdL senza che rimanessero portanti i nostri temi".

    Insomma, serve un ritorno alle origini...
    "Diciamo un riappropiarci delle nostre idee forza. Gli accordi non possono avvenire a scapito dell'attenuazione dei nostri temi chiave. Abbiamo il dovere rispetto ai nostri elettori di mantenere intatta la nostra identità e soprattutti i nostri punti offensivi".

    Qual è il sentimenti della base?
    "Si fida di Bossi e sa che le scelte che verranno fatte da lui saranno ottimali. Certamente abbiamo scottato anche in questo frangente elettorale il venir meno dell'entusiasmo e della spinta di tutta l'area più patriottica e indipendentista, che è un elemento essenziale della forza rivoluzionaria della Lega. Bisogna recuperare rapidamente questa componente che si è sentita emarginata e umiliata ingiustamente".

    Un ritorno alla secessione?
    "Un recupero dei nostri temi. Non possiamo fare la campagna elettorale mettendo sullo stesso piano le nostre idee forza con altre cose come il presidenzialismo, di cui al nostro elettorato importa meno di niente".

    Che cosa si aspetta dal gruppo dirigente della Lega?
    "Sarà il Consiglio Federale che darà le indicazioni a queste persone. Dovrà trarre le meditate conclusioni di questa situazione e correggere velocemente il tiro".

    Come spiega la schiacciante vittoria del 'no' al referendum?
    "Intanto vorrei sapere come i difensori della vecchia Costituzione spiegano il 40% di 'sì', che mi pare pesi parecchio perché si traduce in un 30% di media nelle zone in cui la Lega sostanzialmente non esiste. Vuol dire che comunque c'è una parte del Paese che vuole il federalismo e il cambiamento".

    Ma anche al Nord il 'sì' non ha sfondato...
    "Indibbiamente ha pesato la stanchezza per i continui appelli elettorali e naturalmente la partecipazione non plebiscitaria al voto che è dovuta anche a questo oltre al fattore climatico. Però le nostre aree forti hanno tenuto. Il quadro che emerge è di un Paese profondamente spaccato".

    Perché?
    "C'è l'area che va da una parte del Piemonte fino a tutto il Veneto che vuole le riforme e invece tutta la parte alla quale questo governo vuole dare espressione che è addirittura terrorizzata dall'idea che possano venire meno quelle tutele di carattere burocratico-statalista che garantiscono altissimi ritorni elettorali".

 

 

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