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  1. #1
    Gaeta resiste ancora!
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    Nvceria Constantia
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    Predefinito i primi nomi dei militari Napoletani sterminati a Fenestrelle

    DAL CAMPO DI PRIGIONIA DI FENESTRELLE I PRIMI NOMI DEI SOLDATI NAPOLETANI MORTI DURANTE LA FORZATA DETENZIONE

    Il nostro primo studio sui campi di prigionia per soldati Napolitani, apparso sulla rivista L'Alfiere, diede origine ad un piú ampio saggio di Fulvio Izzo sull'argomento (I Lager dei Savoia). Le due ricerche, integrandosi, sono state alla base di una nuova messa a fuoco dell'ultima storia militare del Sud indipendente. Indro Montanelli negò l'esistenza dei campi di concentramento al Nord per soldati meridionali durante le fasi costitutive dell'unità d'Italia; ma, la sua, fu una difesa aprioristica e settaria del principio risorgimentale perché se avesse avuto voglia di documentarsi, ed i nostri studi offrivano la bibliografia inoppugnabile, avrebbe potuto consultare i Carteggi di Cavour, base di partenza per conoscere il problema. Bastava limitarsi al solo volume dedicato all'indice dei precedenti 15 volumi, per trovare a pag. 188 il titolo "prigionieri di guerra Napoletani" con l'indicazione di ben 19 dispacci riportati nel terzo volume "La liberazione del Mezzogiorno" dove si parla diffusamente dei soldati del Sud e del loro triste destino.
    Piú autorevoli studiosi della materia hanno invece accolte le nostre ricerche con maggior serietà ed il prof. Roberto Martucci, storico dell'Università di Macerata, ha scritto con coraggio: "il silenzio della piú consolidata riflessione storiografica sull'argomento appena evocato, consentirebbe di ipotizzare l'inesistenza o la non rilevanza del fenomeno dei prigionieri nelle guerre risorgimentali, anche a causa della stessa brevità degli eventi bellici di quella fase storica, generalmente limitati a poche settimane di conflitto. Impressione che risulta rafforzata dalla lettura di testi coevi quali quelli del borbonico Giacinto De Sivo, che dedica poche righe alla questione, o del liberale Nicola Nisco che in proposito tace. Meraviglia di piú il silenzio conservato dal giornalista e politico liberale Raffaele De Cesare, che ha scritto a pochi decenni dagli avvenimenti, sulla base di testimonianze dirette integrate da un'interessante bibliografia, senza tuttavia prestare la minima attenzione al problema. Il fatto poi che neppure il compiuto affresco legittimista di Sir Harold Acton, tracciato in anni a noi piú vicini, si riferisca al tema crepuscolare della prigionia, sembrerebbe autorizzare una presa di distanza dalle poche righe con cui padre Buttà tentò a suo tempo di sfidare l'oblio dei posteri".
    La questione assume però contorni del tutto differenti se, abbandonato l'alveo della ricostruzione storiografica, proviamo ad interrogare quell'inesplorato e vasto microcosmo costituito dall'imponente Carteggio del conte di Cavour. Occultati tra migliaia di dispacci troviamo, infatti, una ventina di documenti che evocano a grandi linee una questione non marginale, suggerendo approfondimenti archivistici tali da riempire una pagina restata finora bianca nella storia militare dell'unificazione italiana. Essi aprono anche interessanti prospettive di ricerca riguardo alle relazioni interpersonali tra settentrionali e meridionali e all'uso di alcuni stereotipi divenuti di uso frequente nei decenni postunitari, per qualificare gli appartenenti ai ceti piú umili del cessato Regno delle Due Sicilie.
    Sottoscriviamo le parole dello storico con una riserva: la conoscenza del problema relativo alla prigionia dei soldati Napolitani colmerà certamente "una pagina restata finora bianca nella storia militare dell'unificazione italiana" ma andrà a formare, principalmente, il capitolo ricostruito a peritura vergogna di una classe politica e di una dinastia che unificarono in quel modo, "col ferro e col fuoco", Stati di tradizione italiana di gran lunga superiore a quella del Piemonte.
    Tornando ai nostri studi dobbiamo registrare un passo in avanti della ricerca, divenuta ormai un tema caro a tanti studiosi che si sentono eredi, oltre che discendenti, del cessato Regno delle Due Sicilie. Il passo in avanti riguarda la situazione del campo di concentramento di Fenestrelle. Questo luogo, situato a quasi duemila metri di altezza, sulle montagne piemontesi, divenne la base di raggruppamento dei soldati borbonici piú ostinati: quelli, per intenderci, che non vollero finire il servizio militare obbligatorio nell'esercito sabaudo, quelli che si dichiararono apertamente fedeli al Re Francesco II, quelli che giurarono aperta resistenza ai piemontesi.
    Il luogo non era nuovo a situazioni del genere perché già Napoleone se ne era servito per detenervi i prigionieri politici ed un illustre Napoletano, don Vincenzo Baccher, il padre degli eroici fratelli realisti fucilati dalla repubblica partenopea il 13 giugno del 1799, vi aveva passato 9 anni, dal 1806 al 1815, tornando a Napoli alla venerabile età di 82 anni.
    A Fenestrelle, quindi, giunsero i primi "terroni" ed in questo luogo molti di essi cessarono di vivere. Il numero di coloro che trovarono la morte non è certo perché le cronache locali parlano di migliaia di soldati prigionieri morti ma non registrati. I loro corpi venivano gettati, "per motivi igienici", nella calce viva collocata in una grande vasca situata nel retro della chiesa che sorgeva all'ingresso del Forte. Il personale addetto alla fortezza conferma ancora oggi l'esistenza della vasca.
    Ma a Fenestrelle funzionava anche un ospedale da campo dove furono ricoverati alcuni prigionieri. Coloro che morirono nell'ospedale vennero annotati nel libro dei morti di Fenestrelle e la Provvidenza ha permesso che alcune annate del libro parocchiale dei morti si sia potuto consultare, anche se molto velocemente.
    Il dottor Antonio Pagano, accompagnato dal dott Piergiorgio Tiscar, discendente del maggiore don Raffaele Tiscar de los Rios, capitolato a Civitella del Tronto, recatosi il 22 maggio scorso a Fenestrelle in sopralluogo per organizzare la commemorazione dei nostri prigionieri che si terrà sabato 24 giugno, ha visionato il libro dei morti ed ha stilato velocemente l'elenco che ora si pubblica. I registri del 1860 e del 1861 sono scritti in francese ed i nostri soldati vengono definiti "prigionieri di guerra napoletani". I registri del 1862, del 1863, del 1864 e del 1865 sono scritti in italiano e definiscono i prigionieri morti "soldati cacciatori franchi". Mancano all'appello i registri dal 1866 al 1870 perché prestati ad uno studioso di Torino. Avremmo modo, in futuro, di colmare la lacuna e correggere eventuali errori di trascrizione
    Elenchiamo ora i nomi dei nostri Caduti con religiosa emozione al fine di restituire alla loro memoria, dopo 140 anni, gli onori ed il rispetto che meritano per il sacrificio sopportato.


    • ANNO 1860
      1. Garloschini Pietro, m. 1.10, di Montesacco (?)
      2. Conte Francesco, m. 11.11, di Isernia, anni 24
      3. Leonardo Valente, m. 23.11, di Carpinosa, anni 23
      4. Palatucci Salvatore, m. 30.11, di Napoli, anni 26
      5. Suchese (?) Francesco, m. 30.11, di Napoli
    • ANNO 1861
      1. Scopettino Matteo, m. 24.8, di Chieti, anni 22
      2. Miggo Salvatore, m. 7.10, di Galatina (Lecce) anni 24
    • ANNO 1862
      1. Donofrio Carmine, m. 16.1, di Villamagna (Chieti) , anni 27
      2. Caviglioli Marco, m. 29.1, di Cosciano (?)
      3. Palmieri Biagio, m. 5.2, di Teano, anni 23
      4. Visconti Domenico, m. 16.4, di Cosenza, anni 28
      5. Mulinazzi Francesco, m. 20.7, di Benevento, anni 24
      6. Gentile Rocco, m. 24.7, di Avellino, anni 25
      7. Leo Vincenzo, m. 18.9, di Veroli (Frosinone), anni 26
      8. Lombardi Nicola, m. 25.9, di Modigliano (?)
      9. Vettori Antonio, m. 7.11, di Amantea, anni 26
    • ANNO 1863
      1. Mazzacane Cristoforo, m. 18.2, di (?)
      2. Pripicchio Raffaele, m. 21.3, di Paola, anni 23
      3. Giampietro Giovanni, m. 9.5, di Moliterno, anni 28
      4. Milotta Giuseppe, m. 23.5, di Sala, anni 24
      5. Spadari Ruggero, m. 25.5, di Barletta, anni 24
      6. Serbo Tommaso, m. 17.8, di Triolo - Gareffa (?), anni 26
      7. Gaeta Giordano, m. 11.10, di Pellizzano (Salerno), anni 32
      8. Gorace Domenico, m. 15.12, di Palma, anni 32
      9. Grossetti Angelo, m. 23.12, di Mura (Vestone), anni 25
    • ANNO 1864
      1. Masareca Giuseppe, m. 20.1, di Basilicata, anni 22
      2. Morino Santo, m. 29.1, di Mussano (Lecce), anni 26
      3. Pastorini Andrea, m. 16.2, di Maregno (?), anni 27
      4. Montis Salvatore, m. 24.4, di Tramalza (?)
      5. Palermo Giovanni, m. 12.5, di Atripalda, anni 32
      6. Cirillo Salvatore, m. 17.5, di Boscotrecase (Napoli), anni 32
      7. Pellegrini Massimiliano, m. 11.6, di Colorno (?), anni 26
      8. Mossetti Antonio, m. 5.7, di Montalbano Jonico, anni 22
      9. Di Giacomo Pasquale, m. 8.7, di Sessa Aurunca, anni 23
      10. Giannetto Antonio, m. 19.7, di Zarca (?), anni 30
      11. Davarone Francesco, m. 25.7, di Avellino, anni 26
      12. Carpinone Cosimo, m. 4.11, di Fossaceca, anni 31
      13. Bononato Carmelo, m. 17.11, di Belvedere, anni 27
      14. Melloni Antonio, m. 20.11, di Sersini (?), anni 24
    • ANNO 1865
      1. Laise Nunziato, m. 25.1, di Cetrara, anni 24
      2. Barese Sebastiano, m. 30.1, di Montecuso, anni 26
      3. Catania Angelo, m. 11.2, di Ischitella, anni 22
      4. Pessina Luigi, m. 21.2, di Gragnano, anni 27
      5. Mossuto Giuseppe, m. 1.4, di Moriale, anni 25
      6. Guaimaro Mariano, m. 8.4, di Sala Consilina, anni 30
      7. Torrese Andrea, m. 11.5, di Avenza, anni 21
      8. Colacitti Salvatore, m. 15.5, Montepaone, anni 24
      9. Santoro Giuseppe, m. 20.5, di Sattaraco (?), anni 27
      10. Tarzia Pietro, m. 31.5, di Valle d'Olmo, anni 24
      11. Palmese Tommaso, m. 6.9, di Saviano, anni 24
      12. Ferri Marco, m. 11.10, di Venafro, anni 24

    Elenco compilato a Fenestrelle
    Il giovedí 25 maggio 2000, alle ore 12,30, da:
    - Antonio Pagano
    - Pier Giorgio Tiscar

    Questi soldati del Sud finirono i loro giorni in terra straniera ed ostile, certamente con il commosso ricordo e la struggente nostalgia della Patria lontana. Erano poco piú che ragazzi: il piú giovane aveva 22 anni, il piú vecchio 32. Se non fossero stati relegati a Fenestrelle probabilmente sarebbero divenuti "briganti" e, forse, anche per questo motivo, furono relegati a Fenestrelle, fortezza del liberale piemonte, dove, entrando, su un muro è ancora visibile l'iscrizione: "OGNUNO VALE NON IN QUANTO E' MA IN QUANTO PRODUCE" . Motto antesignano del piú celebre e sinistro slogan che si poteva leggere nei lager nazisti: "ARBEIT MACHT FREI".
    Non deve destare meraviglia l'abbinamento perché la guerra del risorgimento, come ha giustamente osservato di recente Ulderico Nisticò, fu una guerra ideologica. E la guerra ideologica non può che concludersi con lo sterminio del "nemico".
    FRANCESCO MAURIZIO DI GIOVINE

  2. #2
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    http://www.brigantaggio.net/Briganta...i/Generali.htm

    GLI AGUZZINI AL SERVIZIO DEI SAVOIA:

    Il Generale SOLAROLI aiutante di campo di Vittorio Emanuele II definiva i contadini "la più grande canaglia dell'ultimo ceto". I contadini dovevano essere tutti fucilati, senza far sapere niente alle autorità. Imprigionarli non era conveniente perché, una volta in galera, lo Stato doveva provvedere al loro sostentamento.

    Il Generale ENRICO CIALDINI dopo aver massacrato Gaeta telegrafò al governatore del Molise: "Faccia pubblicare un bando che fucilo tutti i paesani che piglio armati e do quartiere solo alla truppa. Oggi ho già cominciato".

    Il Generale FANTI emanò un bando che sanciva la competenza dei tribunali militari straordinari per i colpevoli di brigantaggio, saccheggio, incendi e uccisioni.

    Il Generale DELLA ROCCA impartì l'ordine che: "…. non si perdesse tempo a far prigionieri, dato che i governatori avevano fatto imprigionare troppi contadini". In una settimana nel Teramano furono fucilati 526 contadini e a Scurcula altrettanti, e così a Isernia e Rionero Sannitico e in mille altri paesi del Sud. Lo stesso Generale così scriveva in un suo memoriale: "erano tanti i ribelli, che numerose furono le fucilazioni; da Torino mi scrissero di moderare queste esecuzioni, riducendole ai soli capi, ma, i miei comandanti di distaccamento che avevano riconosciuto la necessità dei primi provvedimenti, in certe regioni dove non era possibile governare, se non incutendo terrore, vedendosi arrivare l'ordine di fucilare solo i capi telegrafavano con questa formula "arrestati, armi in mano, nel luogo tale, tre, quattro, cinque capi briganti" ed io rispondevo: "FUCILATE". Poco dopo il Fanti, a cui il numero dei capi sembrava esagerato mi invitò a sospendere le fucilazioni e a trattenere prigionieri tutti gli arrestati. Le prigioni e le caserme rigurgitavano".


    Il Colonnello PIETRO FUMEL si vantava di aver fatto fucilare "trecento briganti e non briganti" e sottoponeva a torture e sevizie inaudite i prigionieri.

    Il Capitano CREMA comandante di una colonna mobile del 45° fanteria nel Molise emanò il seguente bando: " IN NOME DI VITTORIO EMANUELE RE ELETTO DALLA NAZIONE - il sottoscritto. Comandante la colonna mobile, incaricata dal superiore governo di ripristinare l'ordine in questo mandamento, avvisa indistintamente tutti gli abitanti di Casalciprano e dei suoi contorni che, da oggi fino a nuove disposizioni, saranno posti in esecuzione i seguenti rigori di legge eccezionale: 1) Chiunque tratterà o alloggerà briganti sarà fucilato. 2) Chiunque darà segno di tollerare o favorire il più piccolo tentativo di reazione sarà fucilato. 3) Chiunque sarà incontrato per le vie interne o per le campagne con provvigioni alimentari superiori ai propi bisogni, o con munizioni da fuoco per ingiustificato uso, sarà fucilato. 4) Chiunque, avendo notizie dei movimenti delle bande non sarà sollecitato di avvisare il sottoscritto, verrà considerato manutengolo o come tale fucilato". Il Crema fu richiamato a Campobasso in quanto i comandi superiori vennero a conoscenza che era suo costume saccheggiare chiese ed esattorie comunali, fattorie e monti frumentari e non sempre per sostenere la propria truppa.

    Il Generale FERDINANDO PINELLI (Roma 29 dicembre 1810 - Bologna 5 marzo 1865) fu decorato con medaglia d'oro con regio decreto del 9 febbraio 1862 con la motivazione "Per i soddisfacenti risultati ottenuti col suo coraggio e per l'instancabile sua operosità nella persecuzione del brigantaggio nelle provincie napoletane nel 1861". Il Generale estese la pena di morte a chi avesse "… con parole o con danaro o con altri mezzi eccitato i villici ad insorgere, nonché a coloro che con parole od atti insultassero lo stemma dei Savoia, il ritratto del re o la bandiera nazione".

  3. #3
    la ricerca della bellezza nascosta
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    Che impressione vedere il cognome di un mio compaesano. Un povero ragazzo di 23 anni .... conosco anche la famiglia.

    Onore a tutti i caduti delle Due Sicilie.

 

 

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