Bertinotti-Cofferati, una discussione a tutto campo.
Partecipazione enorme alla Festa di Liberazione
Quale sinistra? Alternativa, naturalmente...


Rina Gagliardi

Ma che differenza c'è tra il centro moderato e i cattolici? Per Cofferati la nozione di centro sembra coincidere con quella di Mondo cattolico (se non addirittura con la vecchia e scomparsa Democrazia cristiana), ma Bertinotti gli ricorda che il centro si qualifica sui contenuti, sulla strategia, sulle scelte, come per esempio quelle di Tony Blair di piena adesione alla guerra, alle politiche neoliberiste, alla piena subalternità alla politica di Bush. E' centrista, nei fatti, anche una parte di quella sinistra che si dichiara "riformista": l'allusione, chiarissima, è a Massimo D'Alema. Sono queste alcune delle battute salienti del dibattito tra Fausto Bertinotti e Sergio Cofferati, che si è svolto ieri sera, fino a tarda ora. La cornice è quella di una folla strabocchevole, che occupa tutti gli spazi possibili attorno a Castel S. Angelo, dagli spalti del lungotevere a via della Conciliazione. Un dibattito che non risparmia nessuna delle questioni centrali e scottanti poste oggi davanti alla sinistra e alle sinistre. Un confronto franco, aperto, che fa emergere una differenza non solo di analisi ma di strategia politica generale. Mentre scriviamo, sono le 22, la discussione va avanti. Ma una questione cruciale è già emersa: quale sinistra? Quale destino e prospettiva politica per l'opposizione sociale e politica, anche alla luce delle lotte sociali in corso, e dopo la manifestazione di piazza S. Giovanni? Con quale fisionomia, con quale identità e con quali caratteristiche riconoscibili? Questi gli stimolanti interrogativi proposti, all'inizio del confronto, da Stefano Folli, notista politico del Corriere della sera. E' chiaro che un dibattito di questa natura, e con una folla così inconsueta, è destinato a diventare, giocoforza, non solo un dibattito a tutto campo ma anche un confronto tra leadership. Un confronto tra culture. Fausto Bertinotti l'ha detto con chiarezza, a un certo punto del suo primo intervento: non è detto che la sinistra alternativa sia condannata per sempre a essere una forza minore rispetto ai "fratelli maggiori riformisti". Perché escludere che, nell'alleanza futura, non sia proprio il punto di vista - antiliberista, anticapitalista, pacifista, ambientalista - che la sinistra alternativa rappresenta a guidare lo schieramento più generale delle sinistre? Una "provocazione" (che è molto piaciuta alla folla che applaudiva) che riconduceva, in realtà, al tema dell'organizzazione degli schieramenti oggi in campo. Un confronto davvero appassionato, di cui vi proponiamo un resoconto soltanto parziale.
L'ormai ex segretario della Cgil rilancia la proposta già illustrata nell'intervista al Corriere della sera di questo agosto: un patto tra riformisti e sinistra anticapitalista. Cofferati ribadisce, in questo ragionamento e in questa proposta, la sua adesione all'attuale sistema elettorale, anche se specifica che non è fondata l'interpretazione che gli è stata attribuita di optare per un soggetto analogo a quello del partito democratico americano. No, dice Cofferati, non si tratta di questo: si tratta di rinnovare una coalizione, che va dai partiti che finora hanno fatto parte dell'Ulivo fino al partito di Di Pietro, di costruire un progetto di tipo riformista (fondato sui diritti dei lavoratori e non solo) senza escludere l'apporto di radicalità che è già venuto dai movimenti e dalla nuova stagione di conflitto sociale di questi mesi. Questo Ulivo rinnovato potrà avere un rapporto positivo anche con Rifondazione comunista, una forza di cui Cofferati rispetta l'alterità e l'identità.

La proposta di Fausto Bertinotti rovescia l'ordine dei fattori: non si tratta, dice il segretario di Rifondazione comunista tra gli applausi, di ragionare oggi di un'alleanza "a bocce ferme", quindi tra l'Ulivo e Rifondazione, ma di mettere in campo prima di tutto il tema della rottura del centrosinistra, che è una gabbia per le stesse forze di trasformazione che si collocano dentro questo schieramento. E' sbagliato, dice Bertinotti, essere così subalterni al sistema elettorale maggioritario, che a sua volta si è dimostrato (anche e soprattutto in un paese come gli Usa) un ostacolo gravissimo al dispiegamento della democrazia e della partecipazione. Quindi, nel quadro di una battaglia (nient'affatto nostalgica) da riaprire per un diverso sistema elettorale di tipo proporzionale, la centralità è quella di scomporre l'attuale equilibrio politico tra tre soggetti: il centro moderato, la sinistra riformista, la sinistra alternativa e comunista. Qui, si potrebbe collocare un'alleanza tra le due sinistre. Da qui, si potrebbe decidere l'eventuale rapporto con il centro, su rigorose discriminanti programmatiche e di contenuto. La prima, la più immediata e la più pressante, Bertinotti l'ha quasi gridata, tra le ovazioni del pubblico: no alla guerra, no a qualsiasi guerra, da chiunque dichiarata, contro chiunque dichiarata.

Liberazione 17 settembre 2002
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