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    Roderigo
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    Predefinito L'11 settembre contro i lavoratori

    A un anno di distanza si moltiplicano gli attacchi contro il sindacato causati dall'emergenza della lotta al terrorismo
    L'11 settembre contro i lavoratori


    Chris Kutalik

    L'articolo è stato pubblicato in collaborazione con Labor Notes, ... Il 12 settembre 2001, i commentatori già spiegavano agli americani che "niente sarebbe stato più come prima". Da allora, nell'anno trascorso, i lavoratori si sono accorti che, se alcune cose sono cambiate parecchio ed altre per niente, vige ormai comunque un'altra logica di ragionamento: la guerra dichiarata al terrorismo. Sempre più sistematicamente, si invoca la sicurezza nazionale per mascherare l'indirizzo antisindacale dell'amministrazione Bush e degli imprenditori.

    I progetti volti a ristrutturare le relazioni tra i lavoratori e la direzione, sia nei settori pubblici sia in quelli privati, e che il più delle volte esistevano ben prima dell'11 settembre, sono entrati inscindibilmente a far parte del nuovo ordine. Che questo si verifichi attraverso i massicci licenziamenti ed altre forme economiche di delocalizzazione, oppure tramite le ripercussioni più immediate della politica governativa, i lavoratori scoprono che sono entrate in azione forze in grado di cambiare notevolmente le loro vite di ogni giorno e i loro luoghi di lavoro.

    A un anno di distanza, Labor Notes ha constatato gli effetti cumulativi degli avvenimenti dell'11 settembre e la risposta fornita ad essi dal governo.

    Ripercussioni immediate

    Per molti lavoratori le ripercussioni di quanto accaduto l'11 settembre sono state immediate. Il rapido precipitare nella recessione di un'economia già piuttosto malandata, per la sua debolezza strutturale, ha suscitato una massiccia ondata di licenziamenti. Nelle 18 settimane successive all'11 settembre, come frutto diretto degli attacchi, sono stati congedati 125.637 operai, provenienti da 430 luoghi di lavoro, che per la maggior parte lavoravano in compagnie aeree e in aziende operanti nel turismo e nell'industria alberghiera. Le perdite di bilancio conseguenti hanno inoltre comportato il congelamento dei salari per gli impiegati del settore pubblico. A Miami, ad esempio, professori e funzionari hanno risposto di recente organizzando un congedo in massa per malattia.

    Ben prima del crollo del World Trade Center, esisteva già un movimento per esigere concessioni da parte dei sindacati, ma alcune compagnie, soprattutto aeree, hanno approfittato della crisi per imporre ulteriori sacrifici. Secondo Joshua Freeze, membro dell'Associazione del personale di bordo, «mesi prima dell'11 settembre, le compagnie aeree hanno cominciato a chiedere concessioni ai sindacati degli impiegati. Va notato che la ragione per cui si sono premurate di avanzare tale richiesta è che la sindacalizzazione del personale delle compagnie aeree supera l'80%, il che ne fa probabilmente il comparto più saldamente organizzato negli Stati Uniti».

    Oltre a subire l'immediato contraccolpo degli avvenimenti dell'11 settembre, migliaia di lavoratori sono stati direttamente investiti da politiche governative dettate dalla guerra al terrorismo, il cui impatto - dal prendere di mira chi non possiede la cittadinanza, al ritiro della copertura sindacale per 170.000 impiegati federali, passando per l'arruolamento dei lavoratori in un sistema nazionale di spionaggio - è ormai del tutto evidente.

    Sicurezza della patria

    Gli sforzi spesi per creare il nuovo Dipartimento per la Sicurezza della Patria (Department of Homeland Security - Dsp) hanno comportato per i lavoratori conseguenze ben più importanti del formarsi di uno strato di nuova fiammante burocrazia. Celata nelle 35 pagine dell'originale del progetto di legge destinato a creare la superagenzia del Dsp, un passaggio di 68 parole (par. 730) consente - a giudizio del presidente - di privare i 170.000 nuovi impiegati del Dipartimento di ogni diritto derivante dai contratti collettivi e dalle prestazioni garantite per la funzione pubblica, riportati al Titolo 5.

    Il passaggio impone un nuovo sistema di gestione «flessibile», «moderno» e «basato su criteri meritocratici e di convenienza della pubblica amministrazione».

    Bobby Harnage, presidente della Federazione americana dei Dipendenti governativi (Afge), ha definito il linguaggio utilizzato nel testo come «cifrario di un'impostazione che si predispone a compromettere il salario del pubblico impiego, l'assicurazione per malattia, i sistemi pensionistici, il reclutamento in base alle competenze, il diritto a ricorrere in caso di licenziamenti, i diritti all'assistenza in caso di denuncia e quelli all'organizzazione e alla contrattazione collettiva».

    Il nuovo progetto di legge fa seguito al decreto presidenziale del 7 gennaio 2002, che ha privato circa un migliaio di impiegati del ministero della Giustizia del diritto alla contrattazione collettiva.

    In alcuni casi, le finalità antisindacali di questi tentativi sono state esplicitamente dichiarate. Michel Franc, vicepresidente dell'influente gruppo di destra dell'Heritage Foundation, dichiara nell'Huston Chronicle del 20 giugno: «Questa nuova agenzia e la guerra al terrorismo costituiscono l'ordine del giorno dei conservatori fino alle elezioni». Egli soggiunge che «larga parte del dibattito consisterà nello stabilire la preminenza dei diritti manageriali nei confronti dei sindacati e nel garantire che non vi sarà quota di razza o di sesso che possa interferire nel reclutamento e impedire i tentativi di applicare le leggi sui salari». Franc mantiene ottimi rapporti con il repubblicano texano Richard Armey, che ha presieduto il Comitato designato dalla Camera per far passare al Congresso il progetto di legge.

    L'Afge rappresenta attualmente circa 50.000 lavoratori assegnati a una serie di organizzazioni che verranno associate al Dsp, provenienti dall'Ufficio federale per la gestione del Pronto Soccorso, dai Guardacoste, dal Servizio federale per l'Immigrazione e la Naturalizzazione (incluse le Guardie di confine) e dal Servizio per la Protezione federale. Jackie Simons, dell'Afge, dichiara che il sindacato sta mobilitando gli iscritti per una campagna di pressione, perché venga soppressa dalla versione finale la parte del progetto di legge relativa all'attività antisindacale.

    I democratici del Senato si sono mobilitati per respingere le disposizioni antisindacali, ma l'esito finale del progetto di legge resta incerto, visto che il Congresso non si riunisce nella pausa estiva. Il presidente Bush ha comunque previsto il veto al progetto di legge se il paragrafo 730 verrà respinto nelle deliberazioni delle prossime sessioni.

    Licenziamento degli immigrati in regola

    La Legge sulla Sicurezza aerea e dei trasporti vieta ai lavoratori che non siano cittadini americani di effettuare negli aeroporti lavori di rilevazione e di controllo. Saranno forse oltre 6.000 i non-cittadini attualmente impiegati (circa il 25% della manodopera nazionale addetta a questo tipo di lavoro) ad essere così buttati fuori quando la legislazione entrerà pienamente in vigore, il prossimo 19 novembre.

    La stragrande maggioranza di questi non-cittadini sono residenti stabili in regola con la legge, molti dei quali con parecchi anni di esperienza. A parte l'ingiustizia perpetrata ai danni di questi lavoratori che verranno licenziati, gli attivisti sindacali temono che questo problema della cittadinanza "dilaghi a macchia d'olio in altri settori di attività", negli aeroporti e altrove.

    Ad essere quello più colpito sarà il personale addetto ai compiti di controllo negli aeroporti della Costa occidentale. In molti dei maggiori aeroporti californiani l'80% circa di questo tipo di personale è costituito da immigrati, perlopiù filippini. Il Sindacato degli Impiegati dei Servizi (Service Employees Union), che rappresenta gran parte di questi controllori, ha ufficialmente avviato in gennaio, per conto dei lavoratori colpiti, un ricorso legale, insieme al Sindacato per le Libertà civili americane (American Civil Liberties Union). Nella regione della Baia di San Francisco è stata organizzata su questa questione una campagna popolare, che coinvolge Filippini e militanti per la Pace e la Giustizia.

    Operazioni Tips

    I cambiamenti politici destinati a investire direttamente le vite dei lavoratori non si limitano alla sfera economica. Il ministero della Giustizia ha rivelato un piano dal titolo "Operazioni Tips" (Terrorism Information and Prevention System - Sistema informativo e di prevenzione del terrorismo), mirante a ingabbiare in un'ampia rete di sorveglianza milioni di lavoratori.

    Secondo il Citizen Corp di recente costituzione (un gruppo di volontari sottoposti all'autorità del Governo federale), le operazioni Tips costituiranno «un sistema nazionale che consentirà a questi lavoratori che, abitualmente si trovano nelle condizioni per farlo, di individuare avvenimenti non abituali e di riferire su qualsiasi attività sospetta».

    A metà luglio sono stati avviati incontri tra il ministero della Giustizia e i dirigenti delle principali aziende i cui operai hanno frequenti contatti con il pubblico: messaggerie, addetti ai pubblici servizi, fattorini, capitani di nave, camionisti e macchinisti ferroviari. Obiettivo finale delle Operazioni Tips è quello di inserire milioni di operai nel sistema come gruppo di potenziali informatori.

    È già sorto un movimento di resistenza al progetto ad opera dei difensori delle libertà civili e di varie categorie di sindacati operai. Una risoluzione votata il 24 luglio dalla Federazione del Lavoro californiana ha condannato con forza il progetto, paragonando le operazioni Tips ai tentativi della Germania nazista di trasformare la manodopera nazionale in una rete di informatori e di spie. La National Association of Letter Carriers (Associazione nazionale dei Trasportatori di posta - Nalc) ha annunciato il 17 luglio che non avrebbe collaborato al progetto. I rappresentanti dei lavoratori del Pubblico Impiego degli Stati Uniti hanno dichiarato poco dopo "di non tollerare l'idea di vedere i propri iscritti operare come informatori".

    Alcuni operai non qualificati sono stati ancora più duri nelle loro critiche. Butch Traylor, un camionista pubblico dipendente e membro di Teamsters for a Democratic Union (Camionisti per un sindacato democratico), così commentava, a proposito della Operazioni Tips, in una lettera del New York Times: «Sono preoccupato di quale definizione di "sospetto" verrà utilizzata. Mi preoccupa che chi ha il compito di difendere la nostra libertà incoraggi con tanta disinvoltura un simile clima di paura e di sospetto. […] Mi manda in bestia pensare che il mio fattorino faccia più attenzione alla provenienza della mia posta che non alla sua destinazione. Un programma che chiede a gente come noi di svolgere una funzione di sorveglianza compromette la fiducia che abbiamo instaurato nelle collettività che serviamo quotidianamente».

    Non tutte le sezioni del movimento sindacale, tuttavia, disapprovano le Operazioni Tips: James Hoffa, presidente di Traylor, ha assunto il progetto. Secondo il portavoce di Teamsters (i camionisti sindacalizzati), Rob Black, «il signor Hoffa sostiene che dei camionisti possano essere gli occhi e le orecchie della guerra al terrorismo».

    L'opposizione crescente ha già ridimensionato i progetti originari. Il 9 agosto il ministero della Giustizia ha annunciato che non avrebbe più cercato di inserire nell'operazione i lavoratori della Poste e gli addetti ai pubblici servizi

    Raffreddare gli scioperi

    Con la scusa della sicurezza nazionale, l'amministrazione Bush è intervenuta direttamente in trattative per il contratto di uno dei pilastri del movimento sindacale: i portuali (dockers) della Costa occidentale.

    Fin dalla metà di maggio, quando gli incaricati delle trattative dell'International Longshore and Warehouse Union (Ilwu) e gli impiegati si sono seduti al tavolo dei negoziati, l'amministrazione aveva già cominciato a elaborare una risposta, basandosi molto ostentatamente su un'ingiunzione della legge Taft-Hartley. Un simile ricorso ai dispositivi di "soccorso nazionale" di questa legge non ha mai avuto precedenti. Jmmy Carter ci aveva provato, al momento dello sciopero dei minatori nel 1978 ma, paradossalmente, una delle risposte più forti all'ingiunzione, nel 1978, era venuta proprio dall'Ilwu, che aveva preannunciato uno sciopero generale di un giorno sulla Costa occidentale se si fosse fatto ricorso all'esercito per fare funzionare le miniere.

    L'articolo è stato pubblicato in collaborazione con Labor Notes, rivista mensile con base a Detroit (Usa), impegnata nella riforma e nella rivitalizzazione del movimento dei lavoratori: www.labornoetes.org
    (traduzione dal francese di Titti Pierini)



    Liberazione 14 settembre 2002
    http://www.liberazione.it

  2. #2
    Roderigo
    Ospite

 

 

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