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  1. #1
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    Predefinito Maroni querela nuovamente "Liberazione". Curzi: "Allora è vizio!".

    Riporto questa notizia trovata or ora su www.ilnuovo.it
    La mia personale e più completa solidarietà ai compagni di "Liberazione"!

    MARCO

    www.liberazione.it

    www.geocities.com/prcsvcentro

    www.geocities.com/rossebandiere
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    Maroni querela Liberazione. Curzi: è un vizio


    Il ministro del welfare muove gli avvocati contro l'organo di Rifondazione: "Insulti gratuiti". Il direttore: "Vuole intimidirci".


    ROMA - Maroni querela Liberazione. I vertici dell'organo di Rifondazione comunista replicano: "Tenta di intimidirci".

    La decisione di muovere gli avvocati, il ministro del Welfare l'ha presa questa mattina dopo aver letto il servizio pubblicato dal quotidiano sul tema dell'immigrazione. ''Ormai - afferma Maroni in un comunicato difuso dal ministero - l'insulto gratuito è diventato la linea politica del quotidiano Liberazione: l'ennesimo esempio è testimoniato oggi da un articolo a pagina 16 intitolato 'Clandestinità o morte. Retate e pestaggi: la 'mano dura' promessa da Maroni'. Credo - prosegue il ministro - che il
    confronto critico, per quanto aspro possa essere, non possa mai trasformarsi, come nel caso di Liberazione di oggi, in un'aggressione tipicamente stalinista personale e falsificatoria nei confronti di chi la pensa in modo diverso. Non intendo replicare a simili aggressioni se non, come è giusto, in sede giudiziaria. Ho dato quindi mandato ai miei legali di presentare querela per diffamazione aggravata nei confronti del quotidiano Liberazione, del direttore responsabile e dell'autore''.

    Ma la risposta del giornale non si è fatta attendere. Il direttore di 'Liberazione', Sandro Curzi, e la condirettrice responsabile, Rina Gagliardi, respingono la querela annunciata dal ministro Roberto Maroni come un tentativo di intimidazione, e sollecitano la solidarietà dei giornalisti di tutti gli orientamenti politici. ''Allora è un vizio'', esordiscono nel loro comunicato Sandro Curzi e Rina Gagliardi, per il quali il ministro del lavoro ''sembra non sopportare nessuna critica alle sue leggi e alle sue proposte'', visto che è la seconda querela annunciata contro il quotidiano del Prc in pochi giorni.

    Questa volta, sottolineano i due direttori, la querela si riferisce a ''un articolo di cronaca per alcuni tristi episodi che riguardano un lavoratore extracomunitario'', e ''l'unico riferimento nell'articolo al ministro è la citazione di una sua frase sull'uso della mano dura''.

    ''Evidentemente il ministro tenta di intimidirci e di limitare l'esercizio della nostra autonomia professionale e politica'', affermano Curzi e Gagliardi, che richiamano ''l'attenzione del nostro sindacato e dell'ordine dei giornalisti e dei colleghi tutti'', contro quello che considerano ''una minacciosa offensiva contro l'art. 21 della Costituzione, che tutela la libertà di stampa e di critica''.

    (12 SETTEMBRE 2002) www.ilnuovo.it

  2. #2
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    Predefinito Maroni querela nuovamente "Liberazione". Curzi: "Allora è vizio!".

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    Maroni querela Liberazione. Curzi: è un vizio


    Il ministro del welfare muove gli avvocati contro l'organo di Rifondazione: "Insulti gratuiti". Il direttore: "Vuole intimidirci".


    ROMA - Maroni querela Liberazione. I vertici dell'organo di Rifondazione comunista replicano: "Tenta di intimidirci".

    La decisione di muovere gli avvocati, il ministro del Welfare l'ha presa questa mattina dopo aver letto il servizio pubblicato dal quotidiano sul tema dell'immigrazione. ''Ormai - afferma Maroni in un comunicato difuso dal ministero - l'insulto gratuito è diventato la linea politica del quotidiano Liberazione: l'ennesimo esempio è testimoniato oggi da un articolo a pagina 16 intitolato 'Clandestinità o morte. Retate e pestaggi: la 'mano dura' promessa da Maroni'. Credo - prosegue il ministro - che il
    confronto critico, per quanto aspro possa essere, non possa mai trasformarsi, come nel caso di Liberazione di oggi, in un'aggressione tipicamente stalinista personale e falsificatoria nei confronti di chi la pensa in modo diverso. Non intendo replicare a simili aggressioni se non, come è giusto, in sede giudiziaria. Ho dato quindi mandato ai miei legali di presentare querela per diffamazione aggravata nei confronti del quotidiano Liberazione, del direttore responsabile e dell'autore''.

    Ma la risposta del giornale non si è fatta attendere. Il direttore di 'Liberazione', Sandro Curzi, e la condirettrice responsabile, Rina Gagliardi, respingono la querela annunciata dal ministro Roberto Maroni come un tentativo di intimidazione, e sollecitano la solidarietà dei giornalisti di tutti gli orientamenti politici. ''Allora è un vizio'', esordiscono nel loro comunicato Sandro Curzi e Rina Gagliardi, per il quali il ministro del lavoro ''sembra non sopportare nessuna critica alle sue leggi e alle sue proposte'', visto che è la seconda querela annunciata contro il quotidiano del Prc in pochi giorni.

    Questa volta, sottolineano i due direttori, la querela si riferisce a ''un articolo di cronaca per alcuni tristi episodi che riguardano un lavoratore extracomunitario'', e ''l'unico riferimento nell'articolo al ministro è la citazione di una sua frase sull'uso della mano dura''.

    ''Evidentemente il ministro tenta di intimidirci e di limitare l'esercizio della nostra autonomia professionale e politica'', affermano Curzi e Gagliardi, che richiamano ''l'attenzione del nostro sindacato e dell'ordine dei giornalisti e dei colleghi tutti'', contro quello che considerano ''una minacciosa offensiva contro l'art. 21 della Costituzione, che tutela la libertà di stampa e di critica''.

    (12 SETTEMBRE 2002) www.ilnuovo.it

  3. #3
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Il secondo corpo del reato

    C'è chi si è suicidato e chi è finito all'ospedale. Effetti collaterali della sanatoria
    Clandestinità o morte


    Dino Frisullo

    Retate e pestaggi: la "mano dura" promessa da Maroni
    Abul Kalam lavorava da anni dodici ore al giorno e anche più nel negozio di un italiano nel quartiere Casilino di Roma. Quattrocento euro al mese, e da cinque mesi neppure quelli. Ma quando ha affrontato il suo padrone per chiedere almeno la regolarizzazione, quello l'ha massacrato di botte. Ora è in ospedale: se esce, sabato sarà al fianco di don Ciotti sul palco di piazza S. Giovanni per denunciare la "sanatoria padronale".
    Non ci sarà invece un'amica eritrea della brasiliana Rosa Mendez, dell'associazione Nostri Diritti. Da vent'anni in Italia, dopo che la legge del centrosinistra le ha negato il rinnovo del soggiorno perché disoccupata e la legge del centrodestra le ha negato la regolarizzazione perché destinataria di due fogli di via, si è uccisa nella tromba delle scale.

    Quanti altri drammi si consumano in questi giorni sulla filigrana delle diatribe tra Bossi e Buttiglione? Nella tesa conferenza stampa di martedì scorso, nella sede romana della Uil, sindacati e associazioni degli immigrati facevano i conti. La questura di Roma ha comminato 20mila espulsioni in quattro anni, e gli immigrati romani lavorando in giro per l'Italia ne hanno rimediate almeno altrettante da altre questure.

    Dunque oltre metà dei 70-80mila "irregolari" romani non potranno emergere alla legalità, stando all'ultima circolare del Viminale che sposa la linea Maroni sul kafkiano circolo vizioso che ammette alla "sanatoria" solo chi nella sua vita clandestina non abbia casualmente rimediato un'espulsione. Ad eccezione di chi, una minoranza, aveva in precedenza un permesso di soggiorno per lavoro, o forse anche per richiesta di asilo politico. E Pisanu fa platealmente marcia indietro anche rispetto alla possibilità, prevista da una sua circolare del 2 luglio, di "sanarsi" anche avendo lavorato per meno di tre mesi continuativi.

    «Così restano beffati anche i licenziati che in queste settimane hanno cercato e trovato un altro datore di lavoro», si adira Lidia Obando delle Acli-colf. E racconta della "signora" che ha fatto a pezzi il nuovo passaporto della sua "serva" quando ha visto che vi figurava il suo domicilio. Solo tra i bengalesi di Roma, dice il loro leader Mohammed Kibria, si contano 700 licenziati nell'ultimo mese da parte di datori di lavoro che temono di dover sborsare i contributi. Tutta merce umana per gli speculatori che già offrono a 5mila euro falsi contratti di lavoro sul mercato delle illusioni. Del resto l'ex deputata del Prc Angela Bellei segnala che a Modena, nella civile Emilia i padroni legalizzano solo chi si accolla i contributi dei tre mesi pregressi e di tutto il prossimo anno, più l'importo del biglietto di ritorno perché non si sa mai.

    «E' una legge schiavista, non si è mai sentito che se il padrone non vuole uno non possa legalizzarsi neppure se apre una vertenza», dice Kurosh Danesh della Cgil. Il suo collega africano Romanus, della Uil, racconta della ragazza guineana che telefona al sindacato, una voce italiana «ma chi chiami, disgraziata?», e dopo due ore era lì piangente e licenziata. Un'altra ragazza piangeva ieri nel piccolo ufficio di Kibria: cinese, schiavizzata anche sessualmente per tre anni in casa di un pensionato e buttata giù per le scale alla vigilia della sanatoria.

    Allora le "fiere strida" lanciate ancora ieri dai capigruppo leghisti Cè e Moro contro i "clandestini furbi" assumono un tono sinistro. E le promesse dei Buttiglione di migliorare il decreto in parlamento sono prese in giro, a meno che non si voti anche una proroga. Perché per il lavoro dipendente, senza sanare il quale secondo il presidente degli industriali veneti Rossi Luciani «l'industria veneta chiude i battenti», la scadenza è vicina: il 10 ottobre, e solo un mese più tardi per il lavoro familiare e di cura.

    E dopo? Retate, espulsioni, terrore: la "mano dura" promessa da Maroni. Del resto i rastrellamenti non si fermano affatto: due giorni fa nella questura di Roma erano scortati in lunga fila 20 manovali rumeni, gli abiti da lavoro indosso. Negando l'evidenza l'ispettrice chiedeva: «Hai un datore di lavoro che ti voglia regolarizzare?» e a risposta negativa, foglio di via. Tanto per cancellare anche la speranza.


    Liberazione 12 settembre 2002
    http://www.liberazione.it

 

 

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