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  1. #1
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Noam Chomsky - La nuova Intifada

    In anteprima un brano dell'introduzione di Noam Chomsky al volume in uscita per edizioni Tropea
    La nuova Intifada
    Il conflitto mediorientale come tassello della guerra infinita di Bush


    di NOAM CHOMSKY

    L'ultima fase del conflitto israelo-palestinese si è aperta il 29 settembre 2000, giorno di preghiera musulmana, quando il Primo ministro Ehud Barak ha dispiegato una forza massiccia e terrificante di polizia e militari nella spianata di Al-Aqsa. Com'era prevedibile, il gesto ha provocato scontri violenti a mano a mano che migliaia di persone si riversavano fuori dalla moschea, scontri in cui numerosi palestinesi sono morti e circa duecento sono rimasti feriti. Quali che fossero le intenzioni di Barak, è difficile immaginare un modo più efficace per preparare il campo agli orrori che sono seguiti, soprattutto dopo la visita del giorno prima di Ariel Sharon e del suo seguito militare alla spianata, che avrebbe anche potuto non avere conseguenze tanto gravi.
    I primi eventi hanno costituito la base su cui si è sviluppato il seguito. Secondo un'importante indagine dell'Onu, «in queste giornate cruciali non vi è alcuna prova che da parte palestinese si sia aperto il fuoco». Nei mesi successivi, per quanto è stato possibile determinare «a seguito delle dimostrazioni palestinesi l'Fdi (l'esercito israeliano), che operava protetto da fortificazioni e utilizzava armamenti ben superiori, non ha subito una sola perdita rilevante, e per di più, nel corso di questi fatti, i soldati non sono mai apparsi in serio pericolo di vita», il tutto mentre massacravano centinaia di palestinesi e imponevano un regime ancora più brutale di prima infliggendo loro punizioni collettive e umiliazioni durissime, caratteristica del regime di occupazione già da molti anni. (Secondo il rapporto dell'Onu «la maggioranza delle perdite israeliane deriva da scontri lungo le strade che collegano gli insediamenti e in posti di blocco relativamente isolati... in conseguenza dell'espansione delle colonie e della rabbia che indirettamente ne scaturiva. In questo senso bisogna tenere conto delle violenze operate contro i civili palestinesi nelle zone vicine agli insediamenti e della complicità dell'Fdi nelle stesse»). Le odierne pratiche israeliane, oltre a quelle passate, sono state illustrate in dettaglio e condannate duramente dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani. Proprio come il rapporto delle Nazioni unite, gli Stati Uniti hanno praticamente ignorato gli studi in merito.

    I rapporti delle organizzazioni per i diritti umani ricevono grande attenzione solo quando sono utili in senso dottrinale, non altrimenti, e in questo senso l'Intifada di Al-Aqsa non dice nulla di nuovo. Per citare l'esempio più recente al momento in cui scrivo, nell'aprile 2001 Human Rights Watch ha pubblicato uno studio approfondito rivolto primariamente alle atrocità israeliane nel distretto di Hebron, in cui decine di migliaia di palestinesi si sono visti imprigionare praticamente per mesi mentre qualche centinaio di coloni sono liberi di maltrattarli, umiliarli e distruggere ogni loro proprietà sotto protezione dei militari. Lo studio in questione è stato immediatamente trasmesso dalle agenzie stampa. Negli Stati Uniti se n'è parlato per la prima, e forse unica, volta nel quindicesimo paragrafo di un articolo del Washington Post di cinque giorni dopo.

    Il corso seguito dagli eventi sottolinea un fatto di importanza cruciale. E' assai fuorviante usare la frase "conflitto israelo-palestinese", come ho fatto io all'inizio: andrebbe definito "conflitto americano/israelo-palestinese". Per motivi simili è sconveniente, soprattutto negli Stati Uniti, condannare le "atrocità israeliane", proprio come lo sarebbe stato in passato per quanto riguardava i crimini compiuti in Europa orientale e avallati dalla Russia, quelli compiuti in Centroamerica e avallati dagli Stati Uniti e per innumerevoli altri esempi del genere.

    Queste conclusioni sono dimostrate in modo lampante dagli eventi dei primi giorni dell'Intifada di Al-Aqsa. Il 30 settembre l'Fdi ha ucciso Muhammad Al-Durra, un ragazzo di dodici anni, in risposta a un lancio di pietre (al quale il ragazzo non stava partecipando) nei dintorni del piccolo insediamento di Netzarim, che in pratica è solo un alibi per la presenza di un'importante base militare e un sistema di strade che ha tagliato in due la Striscia di Gaza, solo una delle numerose barriere che separano la città di Gaza dal sud (e dall'Egitto). Secondo il rapporto di Human Rights, Watch «i soldati dell'Fdi hanno aperto ripetutamente il fuoco da un bunker fortificato sulle ambulanze della mezzaluna Rossa (Prcs) che tentavano di evacuare» il ragazzo e gli altri feriti. «Gli spari dall'avamposto dell'Fdi sono continuati per almeno quarantacinque minuti, nonostante nel frattempo non vi fosse evidenza che i manifestanti o la polizia palestinese stessero rispondendo al fuoco». Le ambulanze hanno cercato invano di «evacuare un gran numero di palestinesi feriti dal fuoco dell'Fdi e forse anche dai cecchini appostati nell'insediamento di Netzarim»; sono stati eretti argini di terra «per garantire un minimo di protezione dal fuoco dei cecchini dall'insediamento di Netzarim». Amnesty International ha riscontrato che «apparentemente, l'Fdi ha bersagliato anche chi aiutava a rimuovere i feriti», e che l'autista di un'ambulanza della Prcs «è morto per un colpo al torace sparatogli dalle truppe israeliane» mentre cercava di evacuare le vittime.

    Tutto questo si svolge grazie al sostegno diretto, alla tolleranza e all'evasività degli Stati Uniti.

    Il giorno successivo, primo ottobre, «le forze speciali israeliane hanno aperto il fuoco da una postazione sicura su un tetto» uccidendo due palestinesi, senza essere stati minacciati. Lo stesso giorno Israele ha alzato il livello dello scontro quando «un elicottero dell'Fdi ha ripetutamente aperto il fuoco sulle aree immediatamente adiacenti l'ospedale da campo (della Prcs) a Netzarim, costringendo i medici a interrompere le operazioni chirurgiche», questo attacco è avvenuto ad almeno 400 metri da qualsiasi scontro in atto; e lungo il confine fra Egitto e Gaza, degli elicotteri hanno lanciato missili che hanno ucciso due palestinesi e ferito altre decine. Il giorno dopo, due ottobre, gli elicotteri hanno lanciato missili contro edifici e automobili nella zona di Netzarim, uccidendo dieci palestinesi e ferendone trentacinque.

    Gli elicotteri dell'Fdi sono elicotteri americani pilotati da israeliani. Gli aiuti americani sono di importanza fondamentale, dato che «è impraticabile pensare di poter costruire elicotteri o armamenti di questo tipo in Israele», per usare le parole del ministero della Difesa israeliano.

    Il tre ottobre, il corrispondente per la difesa del più prestigioso quotidiano israeliano annunciava la firma di un accordo con l'amministrazione Clinton per «l'acquisto più consistente da un decennio a questa parte di elicotteri militari da parte dell'Aviazione israeliana», insieme a varie parti di ricambio per elicotteri da guerra Apache per i quali l'accordo era stato firmato a metà settembre. Sempre a metà settembre, da notizie apparse sulla stampa israeliana, i Marines statunitensi hanno svolto un'esercitazione congiunta con l'Fdi nel deserto del Negev, volta alla riconquista dei territori trasferiti all'Autorità palestinese. I marines hanno offerto addestramento in armamenti che all'Fdi ancora mancava e in «tecniche di combattimento americane».

    Il quattro ottobre la principale rivista militare del mondo ha dato la notizia che Washington ha approvato la richiesta di elicotteri Apache e equipaggiamenti d'attacco più sofisticati. Lo stesso giorno, la stampa americana riportava che gli Apache venivano usati per bersagliare con razzi i complessi residenziali di Netzarim. In risposta alle domande dei giornalisti i portavoce del governo americano hanno affermato che «nei contratti di vendita di armi firmati dagli Stati Uniti non è compresa la clausola che le armi in questione non vadano usate contro i civili. Non possiamo sapere in anticipo per quale motivo un comandante israeliano dispiega uno squadrone di elicotteri». P. J. Crowley, portavoce della Casa Bianca per la sicurezza nazionale, ha aggiunto: «Non siamo in posizione di giudicare le decisioni prese da una parte o dall'altra», dopo di che ha esortato entrambe le parti in causa a esercitare un più stretto controllo. Qualche settimana dopo Hussein Abayat, leader locale palestinese, è stato ucciso (insieme a due donne che si trovavano vicino a lui) da un missile lanciato da un elicottero Apache, e così ha avuto inizio la campagna di assassinio politico contro i leader palestinesi.

    Liberazione 9 settembre 2002
    http://www.liberazione.it

  2. #2
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Noam Chomsky - La nuova Intifada

    In anteprima un brano dell'introduzione di Noam Chomsky al volume in uscita per edizioni Tropea
    La nuova Intifada
    Il conflitto mediorientale come tassello della guerra infinita di Bush


    di NOAM CHOMSKY

    L'ultima fase del conflitto israelo-palestinese si è aperta il 29 settembre 2000, giorno di preghiera musulmana, quando il Primo ministro Ehud Barak ha dispiegato una forza massiccia e terrificante di polizia e militari nella spianata di Al-Aqsa. Com'era prevedibile, il gesto ha provocato scontri violenti a mano a mano che migliaia di persone si riversavano fuori dalla moschea, scontri in cui numerosi palestinesi sono morti e circa duecento sono rimasti feriti. Quali che fossero le intenzioni di Barak, è difficile immaginare un modo più efficace per preparare il campo agli orrori che sono seguiti, soprattutto dopo la visita del giorno prima di Ariel Sharon e del suo seguito militare alla spianata, che avrebbe anche potuto non avere conseguenze tanto gravi.
    I primi eventi hanno costituito la base su cui si è sviluppato il seguito. Secondo un'importante indagine dell'Onu, «in queste giornate cruciali non vi è alcuna prova che da parte palestinese si sia aperto il fuoco». Nei mesi successivi, per quanto è stato possibile determinare «a seguito delle dimostrazioni palestinesi l'Fdi (l'esercito israeliano), che operava protetto da fortificazioni e utilizzava armamenti ben superiori, non ha subito una sola perdita rilevante, e per di più, nel corso di questi fatti, i soldati non sono mai apparsi in serio pericolo di vita», il tutto mentre massacravano centinaia di palestinesi e imponevano un regime ancora più brutale di prima infliggendo loro punizioni collettive e umiliazioni durissime, caratteristica del regime di occupazione già da molti anni. (Secondo il rapporto dell'Onu «la maggioranza delle perdite israeliane deriva da scontri lungo le strade che collegano gli insediamenti e in posti di blocco relativamente isolati... in conseguenza dell'espansione delle colonie e della rabbia che indirettamente ne scaturiva. In questo senso bisogna tenere conto delle violenze operate contro i civili palestinesi nelle zone vicine agli insediamenti e della complicità dell'Fdi nelle stesse»). Le odierne pratiche israeliane, oltre a quelle passate, sono state illustrate in dettaglio e condannate duramente dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani. Proprio come il rapporto delle Nazioni unite, gli Stati Uniti hanno praticamente ignorato gli studi in merito.

    I rapporti delle organizzazioni per i diritti umani ricevono grande attenzione solo quando sono utili in senso dottrinale, non altrimenti, e in questo senso l'Intifada di Al-Aqsa non dice nulla di nuovo. Per citare l'esempio più recente al momento in cui scrivo, nell'aprile 2001 Human Rights Watch ha pubblicato uno studio approfondito rivolto primariamente alle atrocità israeliane nel distretto di Hebron, in cui decine di migliaia di palestinesi si sono visti imprigionare praticamente per mesi mentre qualche centinaio di coloni sono liberi di maltrattarli, umiliarli e distruggere ogni loro proprietà sotto protezione dei militari. Lo studio in questione è stato immediatamente trasmesso dalle agenzie stampa. Negli Stati Uniti se n'è parlato per la prima, e forse unica, volta nel quindicesimo paragrafo di un articolo del Washington Post di cinque giorni dopo.

    Il corso seguito dagli eventi sottolinea un fatto di importanza cruciale. E' assai fuorviante usare la frase "conflitto israelo-palestinese", come ho fatto io all'inizio: andrebbe definito "conflitto americano/israelo-palestinese". Per motivi simili è sconveniente, soprattutto negli Stati Uniti, condannare le "atrocità israeliane", proprio come lo sarebbe stato in passato per quanto riguardava i crimini compiuti in Europa orientale e avallati dalla Russia, quelli compiuti in Centroamerica e avallati dagli Stati Uniti e per innumerevoli altri esempi del genere.

    Queste conclusioni sono dimostrate in modo lampante dagli eventi dei primi giorni dell'Intifada di Al-Aqsa. Il 30 settembre l'Fdi ha ucciso Muhammad Al-Durra, un ragazzo di dodici anni, in risposta a un lancio di pietre (al quale il ragazzo non stava partecipando) nei dintorni del piccolo insediamento di Netzarim, che in pratica è solo un alibi per la presenza di un'importante base militare e un sistema di strade che ha tagliato in due la Striscia di Gaza, solo una delle numerose barriere che separano la città di Gaza dal sud (e dall'Egitto). Secondo il rapporto di Human Rights, Watch «i soldati dell'Fdi hanno aperto ripetutamente il fuoco da un bunker fortificato sulle ambulanze della mezzaluna Rossa (Prcs) che tentavano di evacuare» il ragazzo e gli altri feriti. «Gli spari dall'avamposto dell'Fdi sono continuati per almeno quarantacinque minuti, nonostante nel frattempo non vi fosse evidenza che i manifestanti o la polizia palestinese stessero rispondendo al fuoco». Le ambulanze hanno cercato invano di «evacuare un gran numero di palestinesi feriti dal fuoco dell'Fdi e forse anche dai cecchini appostati nell'insediamento di Netzarim»; sono stati eretti argini di terra «per garantire un minimo di protezione dal fuoco dei cecchini dall'insediamento di Netzarim». Amnesty International ha riscontrato che «apparentemente, l'Fdi ha bersagliato anche chi aiutava a rimuovere i feriti», e che l'autista di un'ambulanza della Prcs «è morto per un colpo al torace sparatogli dalle truppe israeliane» mentre cercava di evacuare le vittime.

    Tutto questo si svolge grazie al sostegno diretto, alla tolleranza e all'evasività degli Stati Uniti.

    Il giorno successivo, primo ottobre, «le forze speciali israeliane hanno aperto il fuoco da una postazione sicura su un tetto» uccidendo due palestinesi, senza essere stati minacciati. Lo stesso giorno Israele ha alzato il livello dello scontro quando «un elicottero dell'Fdi ha ripetutamente aperto il fuoco sulle aree immediatamente adiacenti l'ospedale da campo (della Prcs) a Netzarim, costringendo i medici a interrompere le operazioni chirurgiche», questo attacco è avvenuto ad almeno 400 metri da qualsiasi scontro in atto; e lungo il confine fra Egitto e Gaza, degli elicotteri hanno lanciato missili che hanno ucciso due palestinesi e ferito altre decine. Il giorno dopo, due ottobre, gli elicotteri hanno lanciato missili contro edifici e automobili nella zona di Netzarim, uccidendo dieci palestinesi e ferendone trentacinque.

    Gli elicotteri dell'Fdi sono elicotteri americani pilotati da israeliani. Gli aiuti americani sono di importanza fondamentale, dato che «è impraticabile pensare di poter costruire elicotteri o armamenti di questo tipo in Israele», per usare le parole del ministero della Difesa israeliano.

    Il tre ottobre, il corrispondente per la difesa del più prestigioso quotidiano israeliano annunciava la firma di un accordo con l'amministrazione Clinton per «l'acquisto più consistente da un decennio a questa parte di elicotteri militari da parte dell'Aviazione israeliana», insieme a varie parti di ricambio per elicotteri da guerra Apache per i quali l'accordo era stato firmato a metà settembre. Sempre a metà settembre, da notizie apparse sulla stampa israeliana, i Marines statunitensi hanno svolto un'esercitazione congiunta con l'Fdi nel deserto del Negev, volta alla riconquista dei territori trasferiti all'Autorità palestinese. I marines hanno offerto addestramento in armamenti che all'Fdi ancora mancava e in «tecniche di combattimento americane».

    Il quattro ottobre la principale rivista militare del mondo ha dato la notizia che Washington ha approvato la richiesta di elicotteri Apache e equipaggiamenti d'attacco più sofisticati. Lo stesso giorno, la stampa americana riportava che gli Apache venivano usati per bersagliare con razzi i complessi residenziali di Netzarim. In risposta alle domande dei giornalisti i portavoce del governo americano hanno affermato che «nei contratti di vendita di armi firmati dagli Stati Uniti non è compresa la clausola che le armi in questione non vadano usate contro i civili. Non possiamo sapere in anticipo per quale motivo un comandante israeliano dispiega uno squadrone di elicotteri». P. J. Crowley, portavoce della Casa Bianca per la sicurezza nazionale, ha aggiunto: «Non siamo in posizione di giudicare le decisioni prese da una parte o dall'altra», dopo di che ha esortato entrambe le parti in causa a esercitare un più stretto controllo. Qualche settimana dopo Hussein Abayat, leader locale palestinese, è stato ucciso (insieme a due donne che si trovavano vicino a lui) da un missile lanciato da un elicottero Apache, e così ha avuto inizio la campagna di assassinio politico contro i leader palestinesi.

    Liberazione 9 settembre 2002
    http://www.liberazione.it

 

 

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