"Legittimo sospetto", legge su misura per imputati eccellenti
Graziella Mascia
Prima ci ha provato il presidente della Camera Casini a frenare la corsa contro il tempo che la compagine governativa ha intrapreso dal luglio scorso, facendo approvare al Senato, in fretta e furia, la proposta di legge Cirami che reintrodurrebbe nel nostro paese l'istituto del "legittimo sospetto".
Ora ci prova il presidente della Repubblica, che, in un incontro con Berlusconi, avrebbe evidenziato la delicatezza di un tale provvedimento, soprattutto nella parte relativa alla sospensione dei processi.
Anche i membri del Csm chiedono di mettere all'ordine del giorno la questione, e subito replicano stizziti esponenti del centro destra.
Il "legittimo sospetto" viene propagandato dai parlamentari della maggioranza come istituto a tutela dell'imputato, ma fino al 1989, quando il nuovo codice di procedura penale ha sostituito il codice Rocco dell'epoca fascista, la rimessione è stata utilizzata per spostare processi scomodi - dall'omicidio Matteotti, alla strage di piazza Fontana, alle schedature Fiat.
Dopo l'introduzione del nuovo codice solo due processi sono stati spostati in altra sede, su richiesta dell'imputato, ed entrambe le decisioni di accoglimento sono state criticate dalla dottrina processual-penalistica.
Il nuovo codice prevede infatti che il processo può essere rimesso ad altro giudice, quello del tribunale territorialmente più vicino, solo «quando la sicurezza o l'incolumità pubblica ovvero la libertà di determinazione delle persone che partecipano al processo sono pregiudicate da gravi situazioni locali da turbare lo svolgimento del processo e non altrimenti eliminabile».
L'assoluta straordinarietà con cui dovrebbe essere concepita la rimessione deriva infatti dalla necessità di ottemperare al mandato costituzionale (art. 25), che stabilisce che il giudice deve essere quello «naturale e precostituito», cioè quello territorialmente competente, poiché l'esperienza dei decenni precedenti (e ancor più del ventennio) ha confermato che solo così si possono effettivamente tutelare i diritti degli imputati e delle vittime dei reati, senza che qualcuno (normalmente un potente) possa discrezionalmente modificare la sede processuale sulla base di criteri diversi da quelli di voler stabilire la verità.
La Casa delle Libertà non solo vorrebbe reintrodurre il "legittimo sospetto", che il nuovo codice non prevede, anche per la formulazione assolutamente vaga, ma pretenderebbe che in caso di richiesta di rimessione il processo venisse sospeso.
Una situazione che potrebbe determinare un abuso delle richieste di rimessione e trascinare i processi all'infinito, violando così anche l'art. 111 della Costituzione che, accanto al principio del giudice terzo imparziale, stabilisce altresì il principio di ragionevole durata del processo.
E' risaputo che questo è il punto che potrebbe immediatamente avere delle ricadute sul processo Previti, e che verosimilmente ha determinato la corsa sfrenata della maggioranza governativa per fare approvare il testo al Senato. Ma, appunto, è materia assai delicata, perché palesemente incostituzionale, sulla base di sentenze della Corte nel '96, e che perciò ha provocato l'intervento di Ciampi.
Ora si vedrà quali saranno i tempi e le modalità con cui la maggioranza governativa vuole gestire il provvedimento alla Camera.
Ieri i due relatori, per le commissioni Affari costituzionali e Giustizia che lavorano congiuntamente, hanno illustrato le proposte di legge. Da lunedì si entrerà nel vivo e si comprenderà se sarà scontro o disponibilità a un confronto vero.
Le premesse fin qui non sono buone: i presidenti delle due commissioni hanno preannunciato un calendario totalizzante, dal lunedì mattina al venerdì sera le commissioni dovrebbero riunirsi in sedute antimeridiane, pomeridiane e notturne per esaurire il dibattito generale in una settimana, e tentare di essere pronti per l'aula il 23. Il contrario di quanto aveva annunciato il presidente della Camera che aveva auspicato un confronto sereno, senza necessità di urgenza.
Le opposizioni, centro sinistra e Rifondazione comunista, hanno già annunciato richieste di audizioni di esperti, figure istituzionali, rappresentanti dell'Unione Europea, al fine di approfondire un raffronto con le legislazioni di altri paesi, nonché la necessità di verificare rigorosamente tutti i risvolti giuridico - costituzionali.
La battaglia parlamentare sarà da parte nostra assolutamente determinata: non si tratta solo di disvelare e denunciare la gravità del possibile utilizzo del Parlamento a vantaggio di un deputato (on. Previti), ma soprattutto di impedire una modifica nel codice di procedura penale che, semmai, meriterebbe forse un'ipotesi di restringimento ulteriore dell'ambito della rimessione.
Il progresso e la potenza dei mezzi di comunicazione rendono infatti questo istituto pressoché residuale e nel caso in cui l'imparzialità del giudice non fosse garantita, l'imputato dispone di altri rimedi, quale la ricusazione.
Questioni delicate che fanno discutere il Parlamento e mobilitare le piazze, perché, almeno da parte nostra, sono parte di una piattaforma alternativa al governo delle destre per garantire uno Stato di diritto e l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
Liberazione 7 settembre 2002
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