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    Predefinito F.T.: L'Italia come l'Argentina di fine anni '90

    Il quotidiano commenta la relazione di Mario Draghi

    Italy follows Argentina down road to ruin
    By Desmond Lachman
    Published: March 16 2006 20:14 | Last updated: March 16 2006 20:14


    An irony of Italy's unfolding political and economic drama is that many of the current holders of the country's bloated and ever-increasing government debt were once proud holders of Argentina's now-defaulted sovereign bonds. As Mario Draghi, Italy's new central bank governor, warns that the Italian economy has "run aground", and as prime minister Silvio Berlusconi vents about "the euro having been a disaster for Italy" in the run-up to next month's election, one has to wonder at what stage Italy's bondholders will get the feeling that they have been to this sad movie before.

    For quite aside from Italy's disturbing political and institutional weaknesses – as exemplified by the current fractious and polemical election campaign and by yet another big banking scandal that further besmirches the Italian financial system's reputation – the country's economic predicament is remarkably similar to that of Argentina in the late 1990s. Mr Draghi himself implicitly recognises this similarity when he asserts that Italy must improve its productivity performance if it is to have any hope of reversing the country's relative decline.

  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da DelegatoZero
    Il quotidiano commenta la relazione di Mario Draghi

    Italy follows Argentina down road to ruin
    By Desmond Lachman
    Published: March 16 2006 20:14 | Last updated: March 16 2006 20:14


    An irony of Italy's unfolding political and economic drama is that many of the current holders of the country's bloated and ever-increasing government debt were once proud holders of Argentina's now-defaulted sovereign bonds. As Mario Draghi, Italy's new central bank governor, warns that the Italian economy has "run aground", and as prime minister Silvio Berlusconi vents about "the euro having been a disaster for Italy" in the run-up to next month's election, one has to wonder at what stage Italy's bondholders will get the feeling that they have been to this sad movie before.

    For quite aside from Italy's disturbing political and institutional weaknesses – as exemplified by the current fractious and polemical election campaign and by yet another big banking scandal that further besmirches the Italian financial system's reputation – the country's economic predicament is remarkably similar to that of Argentina in the late 1990s. Mr Draghi himself implicitly recognises this similarity when he asserts that Italy must improve its productivity performance if it is to have any hope of reversing the country's relative decline.
    Così imparate a opporvi alla secessione e a entrare nell'euro senza avere i parametri in ordine.
    Italien kaputt.

  3. #3
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    Le politiche della CdL sono state incredibilmente simili, a quelle tenute dei governi argentini a partire da Menem. Questo non è l'unico articolo di Lachman sull'argomento ed è da almeno 3 anni che numerosi economisti lanciano l'allarme sulla folle corsa al disastro del peggiore governo che l'Italia abbia avuto in 60 anni.
    Qui, un'altro contributo da un altro economista,

    qui

    tra l'altro aggredito pubblicamente da Tremonti mentre leggeva la sua realzione a Davos:

    qui

    La conclusione del commento sul suo blog dice tutto:

    " the Italian press, starting with the respected Corriere della Sera, has now reported this sad incident and scorned the minister for publicly embarassing Italy in a major international forum. Hopefully, since Italy and Italians deserve better rulers than this buffoon that made a fool of himself in public and embarrassed his own entire country, in April they will vote into the dustbin of history this mediocre individual and his entire administration. Certainly with pathetic rulers such himself Italy would be certainly bound to face economic disaster and eventually be forced to ignominiously exit EMU. Italy and Italians deserve better."

  4. #4
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    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da Nelson
    " the Italian press, starting with the respected Corriere della Sera, has now reported this sad incident and scorned the minister for publicly embarassing Italy in a major international forum. Hopefully, since Italy and Italians deserve better rulers than this buffoon that made a fool of himself in public and embarrassed his own entire country, in April they will vote into the dustbin of history this mediocre individual and his entire administration. Certainly with pathetic rulers such himself Italy would be certainly bound to face economic disaster and eventually be forced to ignominiously exit EMU. Italy and Italians deserve better."
    Comunista!

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da DelegatoZero
    Comunista!
    Incredibile dove si annidino eh?


  6. #6
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    Predefinito La notizia e' ripresa da RaiNews24

    Roma, 17 marzo 2006


    Un nuovo durissimo attacco alla gestione dell'economia italiana proviene dall'autorevole Financial Times. "L'Italia sta seguendo la stessa strada dell'Argentina verso la rovina", è il titolo di un durissimo commento pubblicato oggi dal quotidiano sulla situazione delle finanze pubbliche dell'Italia e le similitudini con quelle del paese sud americano a fine anni '90 - dissesto che per Buenos Aires si concluse con un disastroso default e milioni di risparmiatori coinvolti. L'articolo porta la firma di Desmond Lachman, membro dell'American Enterprise Institute, uno dei maggiori think-tank di oltreoceano, e già vice direttore del Policy and Review Department del fondo Monetario Internazionale.

    Un'ironia del dramma politico ed economico dell'Italia è che molti di coloro che nel paese detengono un debito e il debito sempre crescente del governo del paese, è che una volta erano fieri di possedere bond argentini. Poichè Mario Draghi, nuovo governatore della banca dell'Italia, avverte che l'economia italiana "si è arenata" e Silvio Berlusconi sostiene che "l'euro è stato un disastro per l'Italia" nella corsa alle elezioni del mese prossimo, ci si deve domandare fino a dove la sensazione di non aver mai visto un film così triste porterà i possessori di bond italiani.

    A parte le debolezze politiche ed istituzionali che disturbano l'Italia - come dimostra l'attuale campagna elettorale polemica e un altro grande scandalo bancario che ha rovinato ulteriormente la reputazione del sistema finanziario italiano - la difficile situazione economica del paese è notevolmente simile a quella dell'Argentina verso la fine degli anni 90. Draghi stesso riconosce implicitamente questa somiglianza quando asserisce che l'Italia deve migliorare il suo rendimento se si vuole avere qualche speranza di invertire il declino del paese.

    http://www.rainews24.it/Notizia.asp?NewsID=60482

  7. #7
    Mai l'altra guancia
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    Ad integrazione, segnalo:

    30-01-2006
    OLTRE IL GIARDINO
    Vecchie glorie in campo per salvare lo Stato dal crac
    di ALBERTO STATERA

    (Testo completo: Repubblica - Affari e Finanza)


    [...]
    E allora? Non resta che affannarsi intorno al patrimonio dello Stato, di cui finalmente esiste una parvenza di censimento. Settecentotrentadue miliardi, la metà del Pil e del debito, divisi tra Stato (232 miliardi) e Regioni (500 miliardi). Si tratta di partecipazioni societarie quotate e non quotate, di immobili, di edilizia residenziale pubblica, di infrastrutture, di risorse naturali, di frequenze, di crediti fiscali e non fiscali. Cedendo buona parte di questo patrimonio si potrebbe abbattere fino al 47 per cento il debito complessivo e forse bloccare la deriva sudamericana, se qualcuno finalmente penserà che ne valga la pena.
    Sulla falsariga di Guarino, Reviglio stima che i beni più facilmente appetibili valgano 225 miliardi. Questi beni, con crediti fiscali e non fiscali, andrebbero conferiti a una new company con capitale iniziale di 300 miliardi, trasformando così il patrimonio mobile e immobile dello Stato in patrimonio mobiliare di pari valore.
    Che l’operazione non sia proprio una passeggiata è piuttosto evidente: lo Stato, per creare un valore di mercato, dovrebbe procurare un reddito ai beni che trasferisce con un contratto di locazione, dovrebbe assumersi le spese di gestione e, una volta costituita, la nuova società (o le nuove società) dovrebbe indurre i risparmiatori a investire sulle proprie azioni offrendo rendimenti superiori a quelli dei Bot.
    Una «grande operazione complessiva» di questa natura appare comunque a Reviglio l’unica «exit strategy» dal debito, l’unica strada per evitare l’espulsione dall’Europa e il «default» della Repubblica italiana.
    [...]

    ----------
    ----------

    L'organizzazione di Washington chiede riforme strutturali
    Il Pil dovrebbe tornare ad accelerare nel 2006
    Conti, le raccomandazioni dell'Fmi
    "Italia riduca debito e deficit"

    Fonte: La Repubblica
    07.02.06


    WASHINGTON - Migliora la situazione economica italiana ma la strada resta in salita. Secondo il Fondo monetario internazionale, il Pil dovrebbe tornare ad accelerare nel 2006: l'anno in corso dovrebbe terminare con un rimbalzo dell'1,5%. L'elevato debito pubblico, però, resta un ostacolo all'economia. Per questo, dice l'Fmi, l'Italia deve "portare avanti un significativo aggiustamento di bilancio nel medio termine per ridurre l'alto debito e il deficit, accompagnandolo anche con profonde riforme strutturali". In pratica il programma del Governo che punta a ridurre il deficit sotto il 3% del Pil nel 2007 viene giudicato "insufficiente per assicurare la sostenibilità del debito". Secondo l'Fmi, poi, nel 2006 il rapporto fra deficit/Pil sarà del 4,3%.

    Resta aperta la partita per il 2006: l'esecutivo prevede un indebitamento al 3,5%, ma per ora Washington ci vede in zona 3,9%. E anche il debito si manterrà sopra il 108%, al 108,3 contro il 108,7% del'anno scorso. Per questo, scrive il Fondo, "la priorità della politica economica deve essere quella di assicurare credibilità agli obiettivi di aggiustamento dei conti" concordati in sede europea. Con l'auspicio che la coalizione che uscirà vincente dalle elezioni di aprile si impegni a portare il bilancio in equilibrio "entro il 2010, prima della fine prossima legislatura". Stabile al 2,3% l'inflazione. In calo al 7,8% dall'8,1% la disoccupazione.

    L'appello dell'Fmi ad "allargare e approfondire le riforme strutturali" è stringente. Serve, scrive l'organizzazione, "un forte impegno a favore di un programma di liberalizzazione e deregolamentazione che rilanci la concorrenza, elimini le rendite economiche e promuova la libertà di scelta dei consumatori". E mentre viene apprezzata la riforma del risparmio l'Fmi raccomanda molte misure: le protezioni di cui ancora godono molte libere professioni, la maggiore competizione nel commercio, riduzione della presenza pubblica nelle aziende privatizzate. Ed ancora più poteri ad Antitrust e authority di settore, un nuovo sistema di garanzie per disoccupati e cassintegrati e una maggiore flessibilità salariale.

    ------------
    ------------

    «Riforme, l'imperativo del dopo voto»
    Di Alessandro Merli (IlSole24Ore)

    [...]

    Il direttore del Fondo monetario internazionale, Rodrigo Rato, è arrivato in Italia all'indomani della pubblicazione dello studio dell'istituzione di Washington sul nostro Paese. E ci tiene a sottolineare di esser convinto che l'analisi dell'Fmi sia servita nella discussione sia sulla legge finanziaria, sia sulle riforme strutturali. Gli piace ricordare che «le riforme, come quella del mercato del lavoro, hanno prodotto risultati», ma ammonisce anche che «c'è ancora molta strada da fare». E il Fondo, che per quest'anno prevede un deficit pubblico ancora al 3,9%, dopo il 4,3% dell'anno scorso, non allenta la presa sulla necessità di disciplina fiscale.

    [...]

    «La nostra diagnosi - afferma Rato - è che l'Italia è di fronte a sfide importanti (nel gergo della diplomazia economica l'espressione significa "problemi seri", ndr). Alcune sono comuni all'Europa, come la mancanza di dinamismo, l'insufficiente potenziale di crescita, l'invecchiamento della popolazione, la maggior concorrenza esterna per l'industria. In qualche area il problema italiano è più grave, in altre l'Italia ha fatto maggiori passi avanti, come appunto sul mercato del lavoro, dove ora l'occupazione mostra maggior dinamismo. Ma c'è ancora molta strada da fare per portare il potenziale di crescita dell'economia alla pari o sopra la media europea, non al di sotto come ora. Ed è necessario vigilare sui conti pubblici, soprattutto considerato che la popolazione invecchia e il debito è alto. Gli sforzi per ridurre il deficit pubblico vanno assommati a grandi sforzi strutturali, alla liberalizzazione del mercato dei prodotti, quella delle professioni. Per noi l'agenda delle cose da fare è molto chiara».
    L'analisi del Fondo mette l'accento sul controllo rigoroso della spesa. Alcune proposte emerse in campagna elettorale, come la riduzione del cuneo fiscale o l'abbassamento dell'aliquota massima delle imposte sui redditi e l'aumento delle pensioni minime, sono costose.
    «La prima cosa da fare - interviene, su indicazione di Rato, Alessandro Leipold, capo della missione Fmi in Italia, che lo ha accompagnato nella visita - è riportare la spesa sotto controllo per potersi permettere di ridurre il cuneo fiscale, che è senz'altro una misura opportuna».
    «E poi - aggiunge Rato - se lo sforzo di bilancio non ha come complemento le riforme strutturali che facciano ripartire la crescita, la situazione dei conti, se la crescita è zero, peggiorerà comunque. Anche una crescita all'1,5% non basta a risolvere nel medio periodo i problemi di bilancio. Non si possono separare la situazione dei conti pubblici e le riforme strutturali. Va fatto un risanamento dei conti molto credibile, il che aiuta anche a formare le aspettative dei mercati finanziari e degli operatori economici, ma al tempo stesso va migliorata la credibilità facendo la riforme strutturali. Quelle realizzate recentemente, per esempio della legge fallimentare e della Banca d'Italia, vanno certamente nella giusta direzione, ma bisogna fare molto di più, per il bene dell'economia italiana».


    [...]

    Il vecchio detto secondo cui "quel che è bene per la General Motors, è un bene per l'America", non è più vero, tanto meno all'inizio del 21esimo secolo e forse non lo era nemmeno all'inizio del 20esimo. Non era un buon affare sostenere le imprese con delle protezioni, sulle spalle dei consumatori, quando i mercati erano locali, in un mercato globale è addirittura disastroso. È una posizione perdente. E questo vale per il tessile, come le utilities, le assicurazioni o le banche. Si sentono questi discorsi non solo in Italia, o in Europa, ma penso che sia chiaro che l'integrazione finanziaria in Europa è molto importante e può beneficiare la crescita».

    [...]

    In un mondo di abbondanti capitali privati, in cui Paesi che erano fra i più grandi debitori dell'Fmi, come Brasile e Argentina, rimborsano i prestiti, il Fondo riuscirà ancora a far sentire la propria voce?

    «Il nostro compito, ancor prima dei finanziamenti, è la sorveglianza sulle politiche economiche dei Paesi. Se in questo momento le condizioni finanziarie sono favorevoli e gli spread bassi, è un bene. Dobbiamo affinare la nostra capacità di sorveglianza e di assistere i Paesi anche quando non hanno bisogno di prestiti. E poi temo che non possiamo escludere che in futuro si saranno altri crisi finanziarie».


    [...]

    Le riforme da fare. Il Fondo monetario suggerisce all'Italia: la liberalizzazione delle professioni; una maggior concorrenza nel commercio al dettaglio; un'ulteriore deregolamentazione dei servizi di pubblica utilità con la riduzione delle partecipazioni nelle aziende privatizzate; un rafforzamento dell'antitrust e delle authority di settore. Ma c'è anche l'invito a creare un clima più favorevole all'attività imprenditoriale con la riduzione della burocrazia e l'accelerazione dei procedimenti legali.
    Le riforme fatte. Plauso alle novità introdotte per il mercato del lavoro ma anche qui le cose da fare non sono finite: bisogna combinare un miglior sistema di sussidi di disoccupazione con regole più flessibili, introducendo anche il principio di salari più differenziati per regione


    ------------------
    ------------------

    Reporter's Notebook from Argentina
    by Jon Hillson, New York Transfer

    April 24, 2002
    BUENOS AIRES, April 24 (NY Transfer)--"Don't cry for me, Argentina, the truth is I never left you," implores the romanticized persona of Eva Duarte in the musical "Evita." But the powerful fact today is that millions do not long for her, or her husband, deceased dictator Juan Domingo Perón. The cry instead is for justice, and struggles breaks out everywhere as the velocity of the crisis impelling them continues to accelerate at a breathtaking pace.

    In April, a top delegation of representatives of the International Monetary Fund, headed by Anoop Singh, arrives in Buenos Aires to impose draconian conditions for loans, billions of dollars that will only increase the country's impossible $142 billion foreign debt-funds destined for the coffers of so-called lenders and the country's rich. The marching orders, which include demands for provincial budget cuts of up to 60 percent -- meaning bone-deep -- public service sector layoffs and further slashes of already eviscerated social programs-are leaked to the media, some of whose representatives confront Singh. They are written in English.

    The daily newspaper Página 12 captures the scene in a front page photo. The headline: "Si, bwana," "Yes boss" -- the caricatured, servile expression popularized by Hollywood of the African colonial to his metropolitan master, many years ago.


    [...]

    The statistics of the financial collapse of the Argentine economy here -- the third largest in Latin America, after Mexico with three times, and Brazil, double the population of Argentina-provide a context to understand explains the breadth of popular anger.

    The currency "adjustment," which shattered the one-to-one convertibility of the peso to the dollar last December, has devalued money here by 70 percent. This sparked an immense, decentralized, virtually anarchic mass uprising which, coupled with a general strike and the events of December 19-20, led to a sequence of five presidents in a matter of weeks.

    Since then, prices have risen 42 percent. This has gutted wages and evaporated pensions. During the week of April 1, the costs of goods and services rises 3.5 percent, indicating an annual rate of 180 percent.

    More than three million Argentine workers are unemployed, a percentage of over 23 percent of the workforce. This is the "official" figure. More than 170,000 workers have been laid of since January 1, 2002, including 65,000 March alone -- an increase of 1,800 percent since the same month last year.

    Building and home construction and repair has ground to a halt, with some 300,000 construction workers unemployed. "We want to work," says a new poster, pasted to walls in downtown Buenos Aires, put up by union members.

    Since January, 30,000 shops in the province of Buenos Aires, with about a third of the country's population, have closed -- 13 an hour, everyday, since the beginning of 2002.


    [Articolo completo]

    -------------
    -------------

    Invito alla lettura di

    Confessioni di un sicario dell’economia
    John Perkins
    Scheda ed eventuale acquisto: QUI


    -----------------------------------------------------
    -----------------------------------------------------

    L'Argentina pian piano è riuscita a risollevarsi.
    Il saccheggio non è proseguito oltre.

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da DelegatoZero
    Il quotidiano commenta la relazione di Mario Draghi

    Italy follows Argentina down road to ruin
    By Desmond Lachman
    Published: March 16 2006 20:14 | Last updated: March 16 2006 20:14


    An irony of Italy's unfolding political and economic drama is that many of the current holders of the country's bloated and ever-increasing government debt were once proud holders of Argentina's now-defaulted sovereign bonds. As Mario Draghi, Italy's new central bank governor, warns that the Italian economy has "run aground", and as prime minister Silvio Berlusconi vents about "the euro having been a disaster for Italy" in the run-up to next month's election, one has to wonder at what stage Italy's bondholders will get the feeling that they have been to this sad movie before.

    For quite aside from Italy's disturbing political and institutional weaknesses – as exemplified by the current fractious and polemical election campaign and by yet another big banking scandal that further besmirches the Italian financial system's reputation – the country's economic predicament is remarkably similar to that of Argentina in the late 1990s. Mr Draghi himself implicitly recognises this similarity when he asserts that Italy must improve its productivity performance if it is to have any hope of reversing the country's relative decline.
    Diciamo che potrei essere d'accordo con l'analisi...e quindi?
    Quale sarebbe la ricetta magica di voi sinistri?Andare in pellegrinaggio in Chiapas?

  9. #9
    14dicembre
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    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da Dragonball
    Diciamo che potrei essere d'accordo con l'analisi...e quindi?
    Quale sarebbe la ricetta magica di voi sinistri?Andare in pellegrinaggio in Chiapas?
    no togliere dal governo la feccia leghista e far governare persone capaci.

    (per correttezza devo escludere dalla feccia maroni, per quanto ne so, pur avendo fatto cagate pazzesche, le ha fatte relativamente in buona fede)

  10. #10
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    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da 14dicembre
    no togliere dal governo la feccia leghista e far governare persone capaci.

    (per correttezza devo escludere dalla feccia maroni, per quanto ne so, pur avendo fatto cagate pazzesche, le ha fatte relativamente in buona fede)
    Quindi non solo i leghisti (per quanto scarsi non hanno mica fatto tutto loro) vanno tolti, ma tutta la CdL.

 

 
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