Risultati da 1 a 2 di 2
  1. #1
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Prezzi - Il fallimento delle privatizzazioni

    Il fallimento del neoliberismo

    Edo Rossi

    In queste settimane di polemica sull'andamento dell'inflazione e sul rincaro continuo dei prezzi si è finalmente preso coscienza che il sistema voluto dal centrosinistra è fallito perché profondamente sbagliato. Questo sistema basato totalmente sulle leggi del mercato ha imposto l'eliminazione della presenza delle aziende dello stato che svolgevano funzioni calmieratici nonché la liberalizzazione dei settori (bancario assicurativo, autostrada, telefonico, energia liquida gassosa elettrica ecc.). Il sistema inventato dall'Ulivo ma sostenuto anche dalla destra per uscire dai prezzi sorvegliati e amministrati dal Cipe era motivato dal fatto che la liberalizzazione dei mercati e la privatizzazione delle aziende pubbliche avrebbe prodotto la concorrenza tra le imprese favorendo i consumatori.
    Per garantire che ciò avvenisse sono state istituite per legge alcune "authority" cosiddette indipendenti e si è inventato un meccanismo di controllo: il Price Cup, secondo il quale i prezzi e le tariffe dei beni e servizi di più largo consumo dovevano aumentare meno del tasso programmato di inflazione. Il tutto guardato dall'ennesimo e inutile osservatorio nazionale presso la presidenza del Consiglio. I risultati negativi e fallimentari sono sotto gli occhi di tutti.

    Con queste liberalizzazioni sono aumentati tutti prezzi ma soprattutto i cittadini meno abbienti hanno avuto la peggio perché le protezioni che esistevano prima (es. l'erogazione dell'energia elettrica fino a 3 kw era a prezzi molto contenuti) sono saltate a beneficio delle imprese che, come noto, in questi anni hanno presentato dei bilanci con profitti elevatissimi. Di fronte a questo fallimento il governo Berlusconi cerca di metterci una pezza bloccando per decreto temporaneamente l'aumento di alcuni prezzi e di questi beni o servizi.

    Ritengo che questo blocco, sia che avvenga per 3-6 o 12 mesi è solo propaganda per tentare di dimostrare che si è paladini nei confronti delle aspettative dei consumatori. Finito il blocco, tutto torna come prima lasciando inalterato il problema degli aumenti. Il tutto può essere così riassunto: le liberalizzazioni non hanno prodotto la concorrenza, i benefici per i consumatori non ci sono stati mentre i profitti per le imprese sono stati enormi basta pensare ai 5mila miliardi di Enel nel 2001 ai 8mila di Eni.

    La stessa Antitrust è dovuta intervenire più volte, multando sia le compagnie petrolifere sia le compagnie assicurative sia le compagnie telefoniche e molte altre aziende che nei singoli settori hanno costituito dei veri e propri cartelli, non essendoci più le imprese dello stato con la loro azione calmieratrice dei prezzi hanno dato libero sfogo alla loro ingordigia.

    Credo quindi che più che cimentarsi sulla durata del blocco delle tariffe dovremmo riproporre l'idea elaborata nella precedente legislatura nella proposta di legge tesa a recuperare i diritti negati da questa situazione di mercato. In tale proposta avevamo affermato che ogni nucleo familiare con un reddito inferiore ai 45mila euro annui ha diritto di accedere a prezzi molto contenuti a servizi e beni indispensabili che avevamo così riassunto energia elettrica, gas da alimentazione e riscaldamento raccolta e smaltimento rifiuti, acqua e depurazione della stessa, telefono, trasporti.

    Per questi consumi di beni e servizi indispensabili alla vita di ogni giorno avevamo indicato un prezzo di mercato che escludeva la quota finanziaria riconducibile all'ammortamento degli impianti e delle reti produttive e di distribuzione, la quota fiscale o parafiscale che viene applicata su questi beni, la quota del profitto delle imprese.

    Penso che questa proposta sia ancora attuale perché in assoluta controtendenza rispetto al pensiero unico del mercato in quanto intende affermare i diritti dei cittadini specialmente meno abbienti ad avere l'accesso ai servizi e beni indispensabili a prezzi contenuti.

    Infine in tale proposta esprimevamo un concetto in controtendenza al mercato secondo il quale "chi più consuma meno paga", introducendo una normativa nella quale avviene esattamente il contrario cioè devono essere penalizzati gli sprechi e i consumi di servizi e beni che superano nei vari settori una determinata soglia. Era proprio questa penalizzazione di ordine economico che avrebbe contribuito a recuperare in parte le risorse e a diminuire sprechi e abusi.


    Liberazione 5 settembre 2002
    http://www.liberazione.it

  2. #2
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Prezzi - Il fallimento delle privatizzazioni

    Il fallimento del neoliberismo

    Edo Rossi

    In queste settimane di polemica sull'andamento dell'inflazione e sul rincaro continuo dei prezzi si è finalmente preso coscienza che il sistema voluto dal centrosinistra è fallito perché profondamente sbagliato. Questo sistema basato totalmente sulle leggi del mercato ha imposto l'eliminazione della presenza delle aziende dello stato che svolgevano funzioni calmieratici nonché la liberalizzazione dei settori (bancario assicurativo, autostrada, telefonico, energia liquida gassosa elettrica ecc.). Il sistema inventato dall'Ulivo ma sostenuto anche dalla destra per uscire dai prezzi sorvegliati e amministrati dal Cipe era motivato dal fatto che la liberalizzazione dei mercati e la privatizzazione delle aziende pubbliche avrebbe prodotto la concorrenza tra le imprese favorendo i consumatori.
    Per garantire che ciò avvenisse sono state istituite per legge alcune "authority" cosiddette indipendenti e si è inventato un meccanismo di controllo: il Price Cup, secondo il quale i prezzi e le tariffe dei beni e servizi di più largo consumo dovevano aumentare meno del tasso programmato di inflazione. Il tutto guardato dall'ennesimo e inutile osservatorio nazionale presso la presidenza del Consiglio. I risultati negativi e fallimentari sono sotto gli occhi di tutti.

    Con queste liberalizzazioni sono aumentati tutti prezzi ma soprattutto i cittadini meno abbienti hanno avuto la peggio perché le protezioni che esistevano prima (es. l'erogazione dell'energia elettrica fino a 3 kw era a prezzi molto contenuti) sono saltate a beneficio delle imprese che, come noto, in questi anni hanno presentato dei bilanci con profitti elevatissimi. Di fronte a questo fallimento il governo Berlusconi cerca di metterci una pezza bloccando per decreto temporaneamente l'aumento di alcuni prezzi e di questi beni o servizi.

    Ritengo che questo blocco, sia che avvenga per 3-6 o 12 mesi è solo propaganda per tentare di dimostrare che si è paladini nei confronti delle aspettative dei consumatori. Finito il blocco, tutto torna come prima lasciando inalterato il problema degli aumenti. Il tutto può essere così riassunto: le liberalizzazioni non hanno prodotto la concorrenza, i benefici per i consumatori non ci sono stati mentre i profitti per le imprese sono stati enormi basta pensare ai 5mila miliardi di Enel nel 2001 ai 8mila di Eni.

    La stessa Antitrust è dovuta intervenire più volte, multando sia le compagnie petrolifere sia le compagnie assicurative sia le compagnie telefoniche e molte altre aziende che nei singoli settori hanno costituito dei veri e propri cartelli, non essendoci più le imprese dello stato con la loro azione calmieratrice dei prezzi hanno dato libero sfogo alla loro ingordigia.

    Credo quindi che più che cimentarsi sulla durata del blocco delle tariffe dovremmo riproporre l'idea elaborata nella precedente legislatura nella proposta di legge tesa a recuperare i diritti negati da questa situazione di mercato. In tale proposta avevamo affermato che ogni nucleo familiare con un reddito inferiore ai 45mila euro annui ha diritto di accedere a prezzi molto contenuti a servizi e beni indispensabili che avevamo così riassunto energia elettrica, gas da alimentazione e riscaldamento raccolta e smaltimento rifiuti, acqua e depurazione della stessa, telefono, trasporti.

    Per questi consumi di beni e servizi indispensabili alla vita di ogni giorno avevamo indicato un prezzo di mercato che escludeva la quota finanziaria riconducibile all'ammortamento degli impianti e delle reti produttive e di distribuzione, la quota fiscale o parafiscale che viene applicata su questi beni, la quota del profitto delle imprese.

    Penso che questa proposta sia ancora attuale perché in assoluta controtendenza rispetto al pensiero unico del mercato in quanto intende affermare i diritti dei cittadini specialmente meno abbienti ad avere l'accesso ai servizi e beni indispensabili a prezzi contenuti.

    Infine in tale proposta esprimevamo un concetto in controtendenza al mercato secondo il quale "chi più consuma meno paga", introducendo una normativa nella quale avviene esattamente il contrario cioè devono essere penalizzati gli sprechi e i consumi di servizi e beni che superano nei vari settori una determinata soglia. Era proprio questa penalizzazione di ordine economico che avrebbe contribuito a recuperare in parte le risorse e a diminuire sprechi e abusi.


    Liberazione 5 settembre 2002
    http://www.liberazione.it

 

 

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