VARESE
Scoppia la polemica sulla mancata candidatura di Max Ferrari
Voto, fuori il «re» di Telepadania «Hanno preferito i maneggioni»
I duri e puri della Lega: ci prenderemo la rivincita nelle liste per le comunali

VARESE — Era un passaparola tra militanti, era uno scambio di messaggi su Internet. Da ieri è un caso politico ufficiale che scoppia sul tavolo della Lega Nord, sezione di Varese, quella tanto per intenderci, a cui è iscritto anche Roberto Maroni e che occupa i locali in cui mosse i primi passi il movimento di Umberto Bossi. La mancata candidatura di Massimiliano «Max» Ferrari, volto di Telepadania, interprete ortodosso dell'identità leghista, è all'ordine del giorno di una riunione del direttivo di sezione. Fino all'ultimo i militanti di Varese avevano sperato nell'inserimento di Ferrari nelle liste per Montecitorio, ma la lettura della «griglia di partenza» per la campagna elettorale ha fatto saltare il tappo del malcontento: l'argomento è ora sul tavolo del vertice del Carroccio. Il primo a sfogarsi è il diretto interessato: «Hanno preferito inserire in lista maneggioni e personaggi dubbi anziché quelli come me che per anni si sono esposti di persona per il movimento», dice Ferrari. Che subito aggiunge: «Non parlo solo per me, penso ad esempio a una zona come la Valtellina, che non avrà alcun rappresentante in Parlamento». La prende più alla larga Fabio Binelli, segretario della sezione di Varese, che si trova a gestire la partita stretto tra gli slanci della base e il potere dei «colonnelli» di partito: «La candidatura di Max Ferrari — racconta — era stata ufficialmente proposta dalla sezione. Non voleva essere una bocciatura del gruppo parlamentare uscente, ci mancherebbe, tanto che avevamo chiesto anche la riconferma di Maroni e Giorgetti. Però ci sembravano importanti due fattori: premiare chi ha lavorato sul territorio per promuovere la politica della Lega e dare un segnale di ricambio del gruppo dirigente. Così non è stato. Da segretario cittadino adesso guardo con molta attenzione alle elezioni amministrative: a questo punto diventa importantissimo scegliere un sindaco che sia nettamente identificabile come leghista, che consenta al nostro movimento di distinguerci dal resto della Casa delle Libertà». È dunque lì, alle comunali, che i leghisti varesini contano ora di mettere in atto la loro rivincita. Il concetto chiave, quello rimbalzato per settimane nei dibattiti tra i militanti è proprio quello: la presa di distanza da Roma, dai partiti tradizionali, da Berlusconi. E sembrava che in queste settimane il gesto politico in grado di marcare il passaggio del Rubicone fosse la candidatura del giornalista di Telepadania. «Sapeste quanti messaggi, quante telefonate ho ricevuto in queste ore da amici e militanti — racconta Ferrari — ma non è servito a nulla. Peccato, perché è la prova che nella base c'è ancora grande compattezza, ci sono persone che fanno politica per pura passione e non per tornaconto. Ma questi sentimenti faticano a emergere, faticano a circolare: lo sapete che io a Radio Padania non posso intervenire e che gli interventi a mio favore vengono tagliati? E a cosa serve impegnarsi se poi basta la parola di qualche segretaria di via Bellerio a mettere tutto a tacere?»

Claudio Del Frate