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  1. #1
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito D'Alema, "l'inemendabile"

    D'Alema, "l'inemendabile"

    Rina Gagliardi

    Ai vertici dell’Ulivo, Ds e Margherita, i girotondini in tutta evidenza non piacciono: li percepiscono come estremisti, anche se nella realtà sono portatori di istanze semplicemente democratiche. Li avvertono come “disordine” dei percorsi “ordinati” (?) della Politica, quella con la P maiuscola. Li vivono, insomma, come gente che disturba il manovratore. Perciò, nei loro confronti, oscillano tra diffidenza e arroganza, tra toni paternalistici e messaggi di malevolenza. Che dire del sublime Rutelli quando avverte, dalle colonne della Repubblica che «i girotondi non bastano»? Se fossi uno dei promotori della manifestazione del 14 settembre, mi sentirei alquanto offesa da un’osservazione così ridondante e così banalotta - nemmeno Nanni Moretti (che pure non scherza quanto a senso d’onnipotenza di sé) può aver mai pensato davvero di stare svolgendo una missione politica risolutiva. Ma che dire, soprattutto, di Massimo D’Alema che, da un altro importante quotidiano, il Corriere della sera, lancia una specie di scomunica? ll presidente dei Ds non solo fa sapere che, lui, il 14 settembre non ci sarà (e questa libertà di scelta appartiene in effetti agli inalienabili diritti di ogni persona), ma spiega che, nella sostanza, il movimento dei *girotondini* aiuta soprattutto il governo Berlusconi. Finalmente, un po’ di chiarezza. Manca solo un avverbio, tante volte detto e nel ’900 sentito: oggettivamente. Ma il concetto è proprio quello lì: la radicalità è sempre complice (appunto "oggettivamente") del nemico. E chi protesta troppo fa, "oggettivamente" il gioco dei padroni. Come dire: D’Alema perde il pelo, ma non il vizio

    In realtà, la vera novità di questo ultimo D’Alema a tutto campo è un’altra: la sua adesione ad un’idea espliicitamente neo-autoritaria, ultradecisionista, quasi schmittiana, della politica. Nell’intervista al Corriere, il leader della Quercia dichiara testualmente: «Sono così favorevole al sistema maggioritario che, fosse in me, la legge finanziaria non dovrebbe essere emendabile». Un’affermazione che ha dell’incredibile, ma che non ha nulla di casuale: è il punto di arrivo di una cultura politica dove l’assolutizzazione della dimensione del governo si salda “logicamente” con la rinuncia ad ogni ottica di classe e con l’idea, conseguente, della neutralità delle «leggi dell’economia». Alla politica in senso proprio resta solo uno spazio, quello riservato alle questioni di coscienza, alla morale. Perché D’Alema vorrebbe una finanziaria non emendabile? Perché, nella visione postcomunista (e nella sua), la politica sociale ed economica, appunto definita da questo tipo di legge, è una prerogativa per eccellenza dell’esecutivo, del governo: il quale deve poter esercitare le sue scelte fuori e oltre ogni mediazione, e ogni concessione alla logica della rappresentanza. E perché è concepita come un’operazione di natura sostanzialmente tecnica, non connessa cioé a un’idea di società, a ideologie politiche, o a rapporti di classe. In effetti, non è questa la modalità con la quale i governi di centrosinistra hanno presentato le loro ultime finanziarie? Più in generale, la sinistra moderata ha davvero rotto con la sua storia quando ha assunto il capitalismo come l’unico modo di produzione possibile. Correggibile, magari, in qualcuna delle sue storture più gravi, ma pur sempre nella sua essenza eterno - anzi, “naturale”, proprio come le leggi dell’economia (?). Proprio come le leggi finanziarie.
    Quello di D’Alema, in fondo, è un approdo politico annunciato: un conservatorismo che ha pochissimo di liberale e ancor meno di democratico. Solo una domanda: ma da dove gli viene la persuasione, così pertinace e insistita, di avere «governato bene» quando ha governato, di essere ancor oggi a a capo di una una «classe dirigente» credibile, insomma di essere il migliore? Non è forse vero che, almeno negli ultimi dieci anni anni, non ne ha azzeccata una?

    Liberazione 5 settembre 2002
    http://www.liberazione.it

  2. #2
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito D'Alema, "l'inemendabile"

    D'Alema, "l'inemendabile"

    Rina Gagliardi

    Ai vertici dell’Ulivo, Ds e Margherita, i girotondini in tutta evidenza non piacciono: li percepiscono come estremisti, anche se nella realtà sono portatori di istanze semplicemente democratiche. Li avvertono come “disordine” dei percorsi “ordinati” (?) della Politica, quella con la P maiuscola. Li vivono, insomma, come gente che disturba il manovratore. Perciò, nei loro confronti, oscillano tra diffidenza e arroganza, tra toni paternalistici e messaggi di malevolenza. Che dire del sublime Rutelli quando avverte, dalle colonne della Repubblica che «i girotondi non bastano»? Se fossi uno dei promotori della manifestazione del 14 settembre, mi sentirei alquanto offesa da un’osservazione così ridondante e così banalotta - nemmeno Nanni Moretti (che pure non scherza quanto a senso d’onnipotenza di sé) può aver mai pensato davvero di stare svolgendo una missione politica risolutiva. Ma che dire, soprattutto, di Massimo D’Alema che, da un altro importante quotidiano, il Corriere della sera, lancia una specie di scomunica? ll presidente dei Ds non solo fa sapere che, lui, il 14 settembre non ci sarà (e questa libertà di scelta appartiene in effetti agli inalienabili diritti di ogni persona), ma spiega che, nella sostanza, il movimento dei *girotondini* aiuta soprattutto il governo Berlusconi. Finalmente, un po’ di chiarezza. Manca solo un avverbio, tante volte detto e nel ’900 sentito: oggettivamente. Ma il concetto è proprio quello lì: la radicalità è sempre complice (appunto "oggettivamente") del nemico. E chi protesta troppo fa, "oggettivamente" il gioco dei padroni. Come dire: D’Alema perde il pelo, ma non il vizio

    In realtà, la vera novità di questo ultimo D’Alema a tutto campo è un’altra: la sua adesione ad un’idea espliicitamente neo-autoritaria, ultradecisionista, quasi schmittiana, della politica. Nell’intervista al Corriere, il leader della Quercia dichiara testualmente: «Sono così favorevole al sistema maggioritario che, fosse in me, la legge finanziaria non dovrebbe essere emendabile». Un’affermazione che ha dell’incredibile, ma che non ha nulla di casuale: è il punto di arrivo di una cultura politica dove l’assolutizzazione della dimensione del governo si salda “logicamente” con la rinuncia ad ogni ottica di classe e con l’idea, conseguente, della neutralità delle «leggi dell’economia». Alla politica in senso proprio resta solo uno spazio, quello riservato alle questioni di coscienza, alla morale. Perché D’Alema vorrebbe una finanziaria non emendabile? Perché, nella visione postcomunista (e nella sua), la politica sociale ed economica, appunto definita da questo tipo di legge, è una prerogativa per eccellenza dell’esecutivo, del governo: il quale deve poter esercitare le sue scelte fuori e oltre ogni mediazione, e ogni concessione alla logica della rappresentanza. E perché è concepita come un’operazione di natura sostanzialmente tecnica, non connessa cioé a un’idea di società, a ideologie politiche, o a rapporti di classe. In effetti, non è questa la modalità con la quale i governi di centrosinistra hanno presentato le loro ultime finanziarie? Più in generale, la sinistra moderata ha davvero rotto con la sua storia quando ha assunto il capitalismo come l’unico modo di produzione possibile. Correggibile, magari, in qualcuna delle sue storture più gravi, ma pur sempre nella sua essenza eterno - anzi, “naturale”, proprio come le leggi dell’economia (?). Proprio come le leggi finanziarie.
    Quello di D’Alema, in fondo, è un approdo politico annunciato: un conservatorismo che ha pochissimo di liberale e ancor meno di democratico. Solo una domanda: ma da dove gli viene la persuasione, così pertinace e insistita, di avere «governato bene» quando ha governato, di essere ancor oggi a a capo di una una «classe dirigente» credibile, insomma di essere il migliore? Non è forse vero che, almeno negli ultimi dieci anni anni, non ne ha azzeccata una?

    Liberazione 5 settembre 2002
    http://www.liberazione.it

  3. #3
    Ospite

    Predefinito

    Come avrebbe detto Eduardo De Filippo, D'Alema ha annusato il fieto del miccio : se, infatti, si presentasse alla manifestazione, sarebbe subissato di fischi e pernacchie. Come potrebbe andara là dove si protesta contro Berlusconi se proprio lui ha contribuito a reggergli il moccolo in quella disgraziata bicamerale, per avere visibilità contro Prodi e passare alla Storia come statista? ahahahhaahahah Quanto all'impostazione della sua politica, economica e non, mi pare evidente che in essa non ci fosse, e non ci sia, assolutamente niente di sinistra: è, ormai, un prefetto rappresentante di quel "moderatismo italiano", dove non si distinguono più la destra dalla sinistra, salvo che per l'autodefinizione.

  4. #4
    Ospite

    Predefinito

    Come avrebbe detto Eduardo De Filippo, D'Alema ha annusato il fieto del miccio : se, infatti, si presentasse alla manifestazione, sarebbe subissato di fischi e pernacchie. Come potrebbe andara là dove si protesta contro Berlusconi se proprio lui ha contribuito a reggergli il moccolo in quella disgraziata bicamerale, per avere visibilità contro Prodi e passare alla Storia come statista? ahahahhaahahah Quanto all'impostazione della sua politica, economica e non, mi pare evidente che in essa non ci fosse, e non ci sia, assolutamente niente di sinistra: è, ormai, un prefetto rappresentante di quel "moderatismo italiano", dove non si distinguono più la destra dalla sinistra, salvo che per l'autodefinizione.

  5. #5
    Quin igitur expergiscimini?
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    09 Mar 2002
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    "Publicam miserorum causam pro mea consuetudine suscepi"
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    Predefinito

    Ma è vero che, per non saper che fare, D'Alema fra qualche giorno farà uscire un suo quotidiano, intitolato "Il Riformista", in concorrenza con "l'Unità"? Qualcuno ha notizie più precise a riguardo? E' forse il preludio di un suo abbandono dei Ds?

  6. #6
    Quin igitur expergiscimini?
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    Predefinito

    Ma è vero che, per non saper che fare, D'Alema fra qualche giorno farà uscire un suo quotidiano, intitolato "Il Riformista", in concorrenza con "l'Unità"? Qualcuno ha notizie più precise a riguardo? E' forse il preludio di un suo abbandono dei Ds?

  7. #7
    agaragar
    Ospite

    Predefinito Re: D'Alema, "l'inemendabile"

    Originally posted by Roderigo
    D'Alema, "l'inemendabile"
    : ma da dove gli viene la persuasione, così pertinace e insistita, di avere «governato bene» quando ha governato, di essere ancor oggi a a capo di una una «classe dirigente» credibile, insomma di essere il migliore?
    ma roderigo di castiglia, non era il Togliatti (il nonnò di maxim)?

  8. #8
    agaragar
    Ospite

    Predefinito Re: D'Alema, "l'inemendabile"

    Originally posted by Roderigo
    D'Alema, "l'inemendabile"
    : ma da dove gli viene la persuasione, così pertinace e insistita, di avere «governato bene» quando ha governato, di essere ancor oggi a a capo di una una «classe dirigente» credibile, insomma di essere il migliore?
    ma roderigo di castiglia, non era il Togliatti (il nonnò di maxim)?

  9. #9
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Re: D'Alema, "l'inemendabile"

    Originally posted by agaragar
    ma roderigo di castiglia, non era il Togliatti (il nonnò di maxim)?
    Grazie a quella ... incantevole, dolcissima, amabiilssima ... di Gabriella (gdr), questo è ormai il segreto di Pulcinella.

    R.

  10. #10
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Re: D'Alema, "l'inemendabile"

    Originally posted by agaragar
    ma roderigo di castiglia, non era il Togliatti (il nonnò di maxim)?
    Grazie a quella ... incantevole, dolcissima, amabiilssima ... di Gabriella (gdr), questo è ormai il segreto di Pulcinella.

    R.

 

 
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