Risultati da 1 a 2 di 2
  1. #1
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Lettera ai piloti israeliani

    Da "Maariv" stralci dell'articolo di Uri Avnery contro i raid dell'aviazione nei Territori occupati

    Lettera ai piloti israeliani



    Pubblichiamo alcuni estratti dell'articolo "Lettera ai piloti" con cui il pacifista Uri Avnery ha risposto al generale dell'aviazione israeliana Dan Halutz che aveva rivendicato la legittimità del massacro di Gaza.

    A scuola lei ha certamente appreso le parole della famosa poesia di Bialik, il poeta nazionale, "Nemmeno Satana ha mai immaginato la vendetta di un bambino". Io ho pensato che lei fosse tormentato dal dubbio a proposito della sua missione, che guardasse i suoi figli e dicesse a se stesso «i bambini sono bambini. Come può un bambino essere responsabile della situazione?».

    Ed ecco che arriva il vostro comandante e dice che lei non ha rimorsi di coscienza, nessuno di nessun genere. Io non so se dice la verità o se stala calunniando. Il generale dice di averle detto: la vostra esecuzione è stata perfetta... Voi avete fatto esattamente quel che vi si era detto di fare... non avete deviato di un pollice né a sinistra né a destra... non avete nessun problema». Coloro che hanno problemi a proposito di questa missione e protestano contro di essa (come io stesso) sono chiamate dal generale "cuori sanguinanti", un'insignificante e vocifera minoranza... Questo linguaggio non attesta la tranquillità mentale del generale, ogni sua parola tradisce isterismo.

    Ma il suo stile genera profonda ansietà. Le sue parole sarebbero suonate naturali se pronunciate da un generale argentino o cileno durante la dittatura militare, o da un ufficiale turco in procinto di rovesciare il governo civile. Quando un generale israeliano adopera queste parole contro l'informazione e la società civile una spia rossa si accende... La democrazia israeliana perde quota. Ma io non voglio parlarle di Halutz, bensì di lei stesso. Chi è lei? Che cosa è? Uno dei piloti ha spiegato all'intervistatore «il carattere unico e la bellezza del mondo del pilota. Voi ve ne state in alto tranquilli in un vasto spazio. Non ci sono rumori, non ci sono sparatorie, nè grida umane. Siete totalmente concentrati sul bersaglio, non avete la sporcizia e l'orrore del campo di battaglia. Fate la vostra operazione e ve ne tornate a casa».

    «E' tutto». Sotto accadono orribili cose, corpi mutilati volano in aria, esseri umani feriti, si contorcono nel dolore, gente sepolta dalle rovine esprime l'ultimo lamento, le donne piangono sui corpi dei bambini, una scena d'inferno, non diversa dalla scena del bombardiere suicida e «è tutto». Un leggero sobbalzo dall'aeroplano, e poi a casa, a fare una doccia calda e a letto.

    ... Questo pilota - lei - è afflitto da dubbi? C'è qualcosa che lo tormenta? Si chiede se una certa azione è permessa, morale, giusta? Oppure lui - lei? - diventa un automa, un "professionista" orgoglioso del perfetto controllo di un'orribile macchina di morte a lui affidata e della "esatta" esecuzione dei suoi ordini?

    So che non tutti i piloti sono automi. Ho sempre davanti agli occhi il colonnello Yigal Shohat che legge dalla sua relazione, con voce tremante per l'emozione, il suo storico appello ai compagni piloti e agli allievi dell'aviazione affinché rifiutino di eseguire ordini manifestamente illegali, come è precisamente questa missione su Gaza. Shohat un eroe di guerra che è stato abbattuto nei cieli dell'Egitto e ha avuto una gamba amputata da un chirurgo egiziano, è esattamente il contrario di Halutz.

    ... Le regole di guerra nacquero dopo la Guerra dei Trent'anni, una delle più orribili negli annali dell'Europa, un olocausto in cui un terzo della nazione tedesca fu spazzato via e due terzi del paese rimasero deserti. Le convenzioni internazionali si basano sulla convinzione che anche in una guerra dura, quando ognuna delle parti combatte per l'esistenza, i comandamenti della moralità umana devono avere obbedienza.

    In queste circostanze avreste detto al vostro comandante: «rifiuto di obbedire all'ordine che è manifestamente illegale?». La legge israeliana e la moralità umana vi obbligano a farlo, ma Dan Halutz dice: «Il rifiuto di compiere una missione non è parte delle regole del mio gioco».

    E quali sono le regole del vostro gioco?

    Liberazione 3 settembre 2002
    http://www.liberazione.it

  2. #2
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito Lettera ai piloti israeliani

    Da "Maariv" stralci dell'articolo di Uri Avnery contro i raid dell'aviazione nei Territori occupati

    Lettera ai piloti israeliani



    Pubblichiamo alcuni estratti dell'articolo "Lettera ai piloti" con cui il pacifista Uri Avnery ha risposto al generale dell'aviazione israeliana Dan Halutz che aveva rivendicato la legittimità del massacro di Gaza.

    A scuola lei ha certamente appreso le parole della famosa poesia di Bialik, il poeta nazionale, "Nemmeno Satana ha mai immaginato la vendetta di un bambino". Io ho pensato che lei fosse tormentato dal dubbio a proposito della sua missione, che guardasse i suoi figli e dicesse a se stesso «i bambini sono bambini. Come può un bambino essere responsabile della situazione?».

    Ed ecco che arriva il vostro comandante e dice che lei non ha rimorsi di coscienza, nessuno di nessun genere. Io non so se dice la verità o se stala calunniando. Il generale dice di averle detto: la vostra esecuzione è stata perfetta... Voi avete fatto esattamente quel che vi si era detto di fare... non avete deviato di un pollice né a sinistra né a destra... non avete nessun problema». Coloro che hanno problemi a proposito di questa missione e protestano contro di essa (come io stesso) sono chiamate dal generale "cuori sanguinanti", un'insignificante e vocifera minoranza... Questo linguaggio non attesta la tranquillità mentale del generale, ogni sua parola tradisce isterismo.

    Ma il suo stile genera profonda ansietà. Le sue parole sarebbero suonate naturali se pronunciate da un generale argentino o cileno durante la dittatura militare, o da un ufficiale turco in procinto di rovesciare il governo civile. Quando un generale israeliano adopera queste parole contro l'informazione e la società civile una spia rossa si accende... La democrazia israeliana perde quota. Ma io non voglio parlarle di Halutz, bensì di lei stesso. Chi è lei? Che cosa è? Uno dei piloti ha spiegato all'intervistatore «il carattere unico e la bellezza del mondo del pilota. Voi ve ne state in alto tranquilli in un vasto spazio. Non ci sono rumori, non ci sono sparatorie, nè grida umane. Siete totalmente concentrati sul bersaglio, non avete la sporcizia e l'orrore del campo di battaglia. Fate la vostra operazione e ve ne tornate a casa».

    «E' tutto». Sotto accadono orribili cose, corpi mutilati volano in aria, esseri umani feriti, si contorcono nel dolore, gente sepolta dalle rovine esprime l'ultimo lamento, le donne piangono sui corpi dei bambini, una scena d'inferno, non diversa dalla scena del bombardiere suicida e «è tutto». Un leggero sobbalzo dall'aeroplano, e poi a casa, a fare una doccia calda e a letto.

    ... Questo pilota - lei - è afflitto da dubbi? C'è qualcosa che lo tormenta? Si chiede se una certa azione è permessa, morale, giusta? Oppure lui - lei? - diventa un automa, un "professionista" orgoglioso del perfetto controllo di un'orribile macchina di morte a lui affidata e della "esatta" esecuzione dei suoi ordini?

    So che non tutti i piloti sono automi. Ho sempre davanti agli occhi il colonnello Yigal Shohat che legge dalla sua relazione, con voce tremante per l'emozione, il suo storico appello ai compagni piloti e agli allievi dell'aviazione affinché rifiutino di eseguire ordini manifestamente illegali, come è precisamente questa missione su Gaza. Shohat un eroe di guerra che è stato abbattuto nei cieli dell'Egitto e ha avuto una gamba amputata da un chirurgo egiziano, è esattamente il contrario di Halutz.

    ... Le regole di guerra nacquero dopo la Guerra dei Trent'anni, una delle più orribili negli annali dell'Europa, un olocausto in cui un terzo della nazione tedesca fu spazzato via e due terzi del paese rimasero deserti. Le convenzioni internazionali si basano sulla convinzione che anche in una guerra dura, quando ognuna delle parti combatte per l'esistenza, i comandamenti della moralità umana devono avere obbedienza.

    In queste circostanze avreste detto al vostro comandante: «rifiuto di obbedire all'ordine che è manifestamente illegale?». La legge israeliana e la moralità umana vi obbligano a farlo, ma Dan Halutz dice: «Il rifiuto di compiere una missione non è parte delle regole del mio gioco».

    E quali sono le regole del vostro gioco?

    Liberazione 3 settembre 2002
    http://www.liberazione.it

 

 

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