Trentacinque ore, adieu
Il governo di destra francese cancella la legge-simbolo dell'era Jospin. Il padronato non si accontenta ma incassa
Il decreto Le ore di straordinario aumenteranno da 130 a 200 annullando la riduzione d'orario. Ma in pochi hanno difeso la legge
ANNA MARIA MERLO - PARIGI
Funerale senza fanfara per le 35 ore. La legge-simbolo del governo di Lionel Jospin verrà sotterrata in fretta, ma senza fare troppo rumore. Il ministro del lavoro del nuovo governo di destra francese, François Fillon, ha annunciato che in tempi brevissimi ci sarà un decreto governativo che permetterà di aumentare gli straordinari dalle 130 ore attuali a 180-200 ore, per un periodo provvisorio di 12-18 mesi. In altri termini, sarà legale lavorare 4-5 ore in più al giorno: in sostanza, l'orario «normale» tornerà a essere di 39 ore. In più, in vista c'è anche l'annualizzazione del tempo di lavoro, cioè un calcolo su base annua che permetterà cosi' di «salvare» la parte della legge Aubry che riguarda la flessibilità del lavoro. Il progetto di riforma sarà presentato da Fillon in consiglio dei ministri già il 18 settembre. Poi ci sarà spazio per le trattative tra padronato e sindacati per accordarsi sulle modalità della fine della riduzione del tempo di lavoro. Il progetto di Fillon ha il merito di scontentare tutti. I sindacati protestano per una scelta fatta dall'alto, che lascia solo l'illusione della trattativa. Ma anche il padronato non è contento: il presidente del Medef (la Confindustria francese), Ernest Antoine de Seillière, accusa il governo di non mantenere le promesse elettorali. Per Seillière, c'era bisogno di una legge che abolisse senza mezzi termini le leggi Aubry, il più in fretta possibile. «Il Medef considera la situazione molto preoccupante - ha affermato Seillière lunedi' sera, dopo un'ora e mezza di dialogo teso con Fillon - leggi e regolamenti adottati negli ultimi anni hanno fatto torto alle imprese. Non abbiamo mai smesso di chiedere che vengano riformati per essere in grado di riprendere la strada della crescia e dell'occupazione». Ma per il presidente del Medef, il governo Raffarin ha scelto la strada del temporeggiamento. Il governo prevede, difatti, una riduzione da sei a tre del numero dei salari minimi, per arrivarne a un solo nel 2005, promettendo un allineamento sui livelli superiori. Per il Medef, sarà un costo insopportabile per le imprese, che non sarà compensato dalle riduzioni dei contributi sui bassi salari, altra promessa di Fillon. Queste riduzioni dei contributi «non corrispondono alle attese delle imprese - ha insistito Seillière - non servono né alla crescita né all'occupazione». La compensazione del rialzo dello smic attraverso una riduzione dei contributi padrionali è «illusoria» per il presidente del Medef, che pesta i piedi in nome del fatto che «c'è ben stata un'alternanza politica!» ma, secondo Seillière, non si vede abbastanza.
Il partito socialista, che aveva fatto delle 35 ore il simbolo del governo Jospin, accusa la destra di volere «forzare» per rimettere in causa la riduzione del tempo di lavoro. Per il segretario del Ps, François Hollande, la riforma Fillon significherà «lavorare di più senza guadagnare di più». Per il segretario del sindacato moderato Force ouvrière, Marc Blondel, «avremmo dovuto trattare» sull'aumento degli straordinari, «se il governo impone un decreto, anche provvisorio, che determina il numero delle ore di straordinario, su cosa dovremmo trattare? Bisognava fare un decreto per incoraggiarci a trattare e avremmo definito da soli i nostri obiettivi». Bernard Thibault, segretario della Cgt, aveva già messo in guardia il governo la scorsa settimana sull'abolizione delle 35 ore e minacciato un autunno caldo. Per Thibault c'è, inoltre, un altro grosso rischio: «l'aumento della subordinazione dei dipendenti», che verrà alla luce il 18 settembre prossimo con il decreto-legge che riguarderà anche la limitazione dell'applicazione delle legge socialista di «modernizzazione sociale», che rendeva più difficili i licenziamenti.
Fillon intende fare al padronato un regalo, in mancanza di un azzeramento immediato della riduzione del tempo di lavoro: «E' già venuto alla luce in numerosi casi che i tempi per la realizzazione di un piano sociale sono tali che la dichiarazione di fallimento a volte è ineluttabile. La legge, fatta per proteggere i lavoratori dipendenti, si rivolge contro di essi».
In breve verrà messa una pietra sopra la legge che più aveva simboleggiato il governo socialista. I sindacati portestano, certo, ma fino a ieri sera non avevano annunciato azioni precise. Questi indugi rivelano la doppiezza di una legge di riduzione d'orario, che era andata soprattutto a vantaggio dei lavoratori dipendenti di grosse aziende, con contratti a tempo indeterminato. Per gli altri, precari, flessibili, malpagati, le 35 ore avevano sottolineato le inseguaglianze.
il manifesto 4 settembre 2002
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