Era contento la sera del 20 gennaio, Ilan Halimi. Una bella ragazza era entrata nel negozio di telefoni cellulari di Parigi dove il ventitreenne ebreo lavorava come commesso. L’aveva “dragué”, corteggiato. Gli aveva dato appuntamento in una zona di periferia. Una trappola. Da quella notte Ilan sparisce nel nulla. Alla famiglia, i suoi sequestratori, la “Gang dei barbari”, chiedono uno, due, tre riscatti, cifre variabili: 300 mila, poi 50 mila, infine 6 mila euro. Ma le trattative non portano a nulla. Un balletto di telefonate. Voci che chiamano la famiglia da numeri mai identificabili. Messaggi inviati da caselle di posta elettronica che cambiano e vengono cancellate. Sms spediti da cabine telefoniche vicine a una fermata del metro. Un rompicapo per la polizia che dispiega un centinaio di uomini (della brigata criminale, antiterrorismo e scientifica). Tre settimane dopo, il 13 febbraio, Ilan viene trovato agonizzante da un passante, vicino alla stazione di Saint-Geneviève-des- Bois (nell’Essonne). Seminudo, con tracce di maltrattamenti, ferite e bruciature di sigarette spente sulla carne viva su quasi tutto il corpo. Secondo il rapporto della polizia ha vissuto un martirio: torturato, affamato, picchiato selvaggiamente, è morto nell’ambulanza che lo trasportava all’ospedale. La madre Ruth dice chiaro quel che pensa: “Se Ilan non fosse stato ebreo, non sarebbe stato assassinato”. Per la Francia è un rapimento complesso, difficile da comprendere e spiegare. Il ragazzo non è di famiglia benestante. C’è l’ombra dell’antisemitismo. Ma la polizia e il governo procedono con cautela. Il ricordo delle rivolte della banlieue di ottobre è ancora fresco. Non si vuole urtare la suscettibilità della comunità musulmana delle periferie. Il Crif, il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche della Francia (massimo organismo delle comunità ebree), invita alla calma e al sangue freddo. Ma pone la domanda: “Ilan è morto perché ebreo?”. Emmanuel Weintraub, membro del direttivo del Crif, dice al Foglio che c’è il movente antisemita. E’ chiaro. Quando un giorno la madre dice ai rapitori che non ha il denaro del riscatto, loro le rispondono secondo l’equazione ebreo uguale denaro: “Vai a prenderlo alla sinagoga”. Ma non è l’unico aspetto: “Siamo stati colpiti dal fatto che le 18 persone arrestate sono molto diverse tra loro. Ci sono antillesi, nordafricani, anche francesi. Non “beurs”. Una specie di cross section della società, persone violente, unite dal banditismo, che avevano già colpito per ottenere un riscatto. Una gang della quale non conosciamo ancora tutte le ramificazioni. Sorprende, è nuova”. Il presidente del Crif, Roger Cukierman, chiede: “Il governo deve fornire la verità al nostro paese. Domando di fornirci la verità, nient’altro che la verità, tutta la verità su questa vicenda e soprattutto sulle motivazioni degli assassini”. Il presidente di Francia, Jacques Chirac, telefona ai genitori del ragazzo assicurando che “sarà fatta piena luce” sulla morte, e “in particolare se si tratta di un atto antisemita”. Ieri ha detto che parteciperà alla cerimonia funebre. Il premier, Dominique de Villepin, promette che farà “di tutto affinché gli autori di questo barbaro crimine siano arrestati”. Il ministro dell’Interno, Nicolas Sarkozy, rincara: “E’ un crimine vile, odioso e barbaro. Inqualificabile. Bisognerà capire come tutto ciò è possibile. Hanno utilizzato mezzi Internet sofisticati. Ne ho abbastanza di sentir definire come semplici ‘giovani’ dei farabutti, assassini, barbari. Sarebbe creare un’amalgama intollerabile”. La banda – fa notare Weintraub – capeggiata da un ivoriano ventiquattrenne, Yussuf Fofana, non è fatta di poveri e analfabeti, ma è ben preparata. Come ha svelato la ragazza- esca, che si è recata in un commissariato di Polizia dichiarando di essere stata lei ad attirare Ilan. Ma di non sapere che l’intenzione era quella di rapirlo e torturarlo. “Il fatto ha gettato molta preoccupazione nella nostra comunità, anche nella mia famiglia. Io sono un superstite della Shoah e da oltre 60 anni a questa parte niente mi ha fatto più impressione di quanto avvenuto in questi giorni”, dice Wientraub. “E’ innegabile che di fronte al fondamentalismo islamico siamo costretti ad arretrare”. Senza la ricetta per affrontarlo, “per il momento facciamo un po’ come nei film del Far West. Quando gli indiani attaccavano, si mettevano i carri in cerchio e ci si difendeva alla meno peggio al centro”.
da Il Foglio
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La deriva francese, fatta d'isterie a senso unico, ci porta la morte d'un poveraccio in calore fatta da un un altro miserabile, con passaporto francese, che sono andati a scovare fino in Costa d'Avorio!
Le Monde da giorni fa i titoli di prima pagina, oggi pomposamente titolava sull'arresto e l'imminente estradizione di Youssouf Fofana (uno dei negri assassini, forse il capo) neanche si trattasse del capo di qualche cupola mondiale della deliquenza.
Presidente della République e Primo Ministro, in un paese dove simboli e cariche contano, si sono precipitati alla Grande Sinagoga di Parigi per una preghiera sul morto; il Gran Rabbino Sitruk, da giorni, martella sulla televisoni contro "l'inenarrabile abisso nel quale è caduta la Francia" quando perfino il CRIF invita alla moderazione dei toni perchè non è palesato l'antisemitismo ma solo la crapula del danaro.
Il Ministro Sarkozy ha detto, udite udite: "Non è evidente che è stato ucciso perchè è ebreo ma in quanto ebreo è stato rapito perchè obbiettivo lucroso!".
Mezzo governo e perfino membri del Front saranno alla manifestazione, che già si vuole imponente, contro l'anti-semitismo.
Il negro assassino, fatto come una carogna di droga (per le modalità della morte dell'ebreo non c'è altra spiegazione), arriverà a Parigi in aereo militare e sarà sepolto in qualche carcere, l'ebreo che voleva solo farsi una chiavata è già sotto-terra, la propaganda a senso unico è sotto-sopra!
Signori, la Francia nel 2005!
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